Serie TV
Iniziano oggi le riprese della quarta stagione di MARE FUORI

Dopo lo straordinario successo che ha segnato le prime tre stagioni della serie prodotta da Rai Fiction e Picomedia, iniziano oggi le riprese della quarta stagione di MARE FUORI.
Il cast torna a girare a Napoli, diretto nuovamente da Ivan Silvestrini.
La serie, una coproduzione Rai Fiction – Picomedia e prodotta da Roberto Sessa, è nata da un’idea di Cristiana Farina scritta con Maurizio Careddu.
Sii il primo a lasciare una recensione.
Il tuo browser non supporta il caricamento delle immagini. Scegline uno più moderno.
You may like
-
Elle Fanning indossa Vivetta FW23
-
La Regina Carlotta: Una storia di Bridgerton: Tra Marie Antoinette e Lady Diana
-
Citadel: Una grande spy story in una serie tv? Non è una missione impossibile!
-
Inseparabili (Dead Ringers): Rachel Weisz è doppia, e irresistibile, nella serie tratta dal film di Cronenberg
-
The Marvelous Mrs. Maisel 5: Goodbye Midge, ti auguriamo una vita meravigliosa
-
La legge di Lidia Poët: Matilda De Angelis è un’eroina senza tempo
Serie TV
La Regina Carlotta: Una storia di Bridgerton: Tra Marie Antoinette e Lady Diana
Published
4 settimane agoon
4 Maggio 2023
Come sapete, La Regina Carlotta: Una storia di Bridgerton, la nuova serie in arrivo in streaming su Netflix dal 4 maggio, non è la terza stagione di Bridgerton, cioè la serie che continua le vicende della famiglia del titolo, ma uno spin-off e allo stesso tempo un prequel. La nuova serie targata Shondaland, la casa di produzione fondata da Shonda Rhimes (Scandal, Grey’s Anatomy, Private Practice) è la storia della Regina Carlotta, che abbiamo visto reggere le fila della società londinese ai tempi della Reggenza in Bridgerton. Ma è raccontata dall’inizio: è la sua origin story, per usare un termine caro ai supereroi. La Regina Carlotta, quella matura, che abbiamo conosciuto nelle prime due stagioni di Bridgerton, appare spesso in scena. La vediamo mentre è alla ricerca di un erede: nessuno dei suoi figli ha procreato, e il timore è l’estinzione del suo casato. Ma si tratta di un contrappunto, e di un legame con Bridgerton, che scorre accanto alla storyline principale. Questo prequel dell’universo Bridgerton racconta come il matrimonio della giovane Regina con il Re Giorgio abbia rappresentato non solo una grande storia d’amore, ma anche un cambiamento sociale, portando alla nascita dell’alta società inglese in cui vivono i personaggi di Bridgerton.
Al centro c’è la storia di Carlotta. È una ragazza giovanissima, che arriva in Inghilterra da una cittadina della Germania, dopo che è stata scelta per unirsi in matrimonio al Re del Paese più importante del mondo, Re Giorgio d’Inghilterra. Arriva al matrimonio senza conoscerlo, da un Paese lontano, dopo un lungo viaggio, e viene catapultata in un mondo di cui non sa niente. Ci ricorda moltissimo la giovane Maria Antonietta, raccontata mirabilmente da Sofia Coppola in Marie Antoinette, che dall’Austria (certo, era la figlia della Regina e di un nobile qualsiasi) arrivava in Francia per sposare il Re.
Ma la Regina Carlotta ci ricorda anche molto la giovane Lady Diana Spencer. Una ragazza che, alla corte della Regina d’Inghilterra, ha sofferto spesso di solitudine, incomprensione, incomunicabilità. Guardate il primo episodio, e la prima notte di nozze. La giovane Carlotta, dopo un matrimonio combinato ma che, tutto sommato, ha mostrato di apprezzare, si trova accompagnata nella sua dimora, mentre il marito, Re Giorgio, le comunica che alloggerà in un’altra. Ricorda davvero la storia di Carlo e Diana che, una volta sposati, hanno vissuto a lungo in dimore diverse, facendo vite separate. È in questo che La Regina Carlotta: A Bridgerton Story, appare interessante e attuale.
L’altro lato dell’attualità è quello sforzarsi di rendere tutto inclusivo. Il fatto della regina di colore, che già aveva fatto molto discutere nella prima stagione di Bridgerton, qui viene risolta con un paio di battute e in un paio di scene. In più c’è l’omosessualità del servitore personale di Carlotta e di quello di Re Giorgio. Che non è ovviamente un problema, ma nel contesto della storia sembra inserita piuttosto forzatamente, con il solo scopo dell’inclusività.
Ovviamente Giorgio non è cattivo. È che lo disegnano così. Infantile, ingenuo, inesperto. Dedito alla sua passione, l’astronomia, come il Re Luigi XVI di Marie Antoinette era dedito alle chiavi. Certo, meglio le stelle delle chiavi, converrete tutti. E quello tra i due, al netto delle difficoltà, è un matrimonio d’amore. Ma la storia è scritta per raccontarci che i due giovani si amano e che c’è qualcosa tra loro che li divide. E allora, pur essedo una storia diversa, ritorna lo schema del primo Bridgerton: una giovane ingenua, la sua educazione sessuale, due persone che si amano ma che sono divise da qualcosa che rimane misterioso. È il romanzo di formazione di una ragazza che viene da altri tempi ma che in sé racchiude problemi della sua epoca, e anche della nostra. Come in ogni racconto della saga di Bridgerton, il racconto è brioso e piacevole, ma anche superficiale e a tratti eccessivo.
A brillare, nei panni di Carlotta, è la giovane India Amarteifio, un volto fresco, vispo, impertinente, un volto tipico da eroina dei nostri tempi: occhi allungati e una cascata ribelle di riccioli neri, potrebbe essere la protagonista di un film della Marvel. È un volto che istintivamente suscita simpatia e raggiunge il primo obiettivo, quello di farci parteggiare per lei. Corey Mylchreest, visto in The Sandman, è il giovane re Giorgio, e ha il volto e il fisico che il ruolo impongono. Guardate il loro primo incontro, con lei che è ignara di chi sia lui: un classico della commedia sentimentale. Colpisce anche Arsema Thomas, nel ruolo della la giovane Agatha Danbury, dama di corte della Regina e sua mentore. Nell’altra storyline, quella ambientata durante i fatti di Bridgerton, Golda Rosheuvel (Regina Carlotta), Adjoa Andoh (Lady Danbury) e Ruth Gemmell (Lady Violet Bridgerton) riprendono i loro ruoli di Bridgerton.
Per il resto, si sa, siamo in una storia di Bridgerton, e si tratta di stare al gioco, di fare il più grande sforzo di sospensione dell’incredulità possibile. E così, allora, si tratta di prendere o lasciare. Certo, gli anacronismi di Sofia Coppola in Marie Antoinette ci piacevano di più, perché i momenti di rottura, come le Converse accanto alle scarpe d’epoca, e la musica post punk (extradiegetica, ovviamente) erano degli squarci di vernice fluo su una tela classica, che però era rigorosamente e accuratamente costruita, e sempre coerente con la materia raccontata. Shonda Rhimes, invece, nella sua ricostruzione d’epoca si prende qualsiasi libertà a livello storico, visivo, concettuale. È uno di quei prodotti in cui vale tutto. E allora, va bene per intrattenere, ma siamo lontani da qualcosa di profondo, intenso, emozionante.
di Maurizio Ermisino per DailyMood.it
Questo slideshow richiede JavaScript.
Sii il primo a lasciare una recensione.
Il tuo browser non supporta il caricamento delle immagini. Scegline uno più moderno.
Serie TV
Citadel: Una grande spy story in una serie tv? Non è una missione impossibile!
Published
1 mese agoon
28 Aprile 2023
Chi ha detto che ci sono prodotti per il cinema e prodotti per le piattaforme di streaming? Finora avevamo sempre pensato che i grandi film d’azione fossero fatti apposta per il grande schermo e i prodotti più piccoli, meno spettacolari, fossero naturalmente destinati alle piattaforme. Citadel, la serie che trovate in streaming su Prime Video dal 28 aprile, sembra fatta apposta per rompere questa distinzione. Non è la prima serie spettacolare che approda in streaming, ma è forse il caso più eclatante che dimostra il fatto che oggi non esistono più confini. Abbiamo visto i primi due episodi di Citadel su un grande schermo, al cinema The Space Moderno di Piazza della Repubblica a Roma. E su quello schermo ci stavano benissimo. Citadel farà un figurone anche in tv, chiaro, ma vedetelo comunque sullo schermo più grande che avete. Non è un’opera da vedere al cellulare o su un tablet.
L’inizio di Citadel è di quelli che lasciano il segno: siamo sulle alpi italiane, su un treno di ultima generazione, alta velocità ed extra lusso, come in una versione 3.0 di Intrigo Internazionale. Un’affascinante donna vestita di rosso, Nadia Sinh (Priyanka Chopra Jonas), viene avvicinata da un affascinante uomo vestito di nero, Mason Kane (Richard Madden). I due si conoscono già, si conoscono molto bene, hanno un grande feeling. Lo capiamo dal loro dialogo, dalla chimica in atto ogni volta che si avvicinano. Su quel treno ci sono altre persone, è una trappola. C’è una bomba. Un vagone del treno salta in aria e… La storia riprende otto anni dopo. E sta a voi scoprirla.
Vi diciamo solo che Mason non ricorda nulla. Sì, proprio come Jason Bourne, il protagonista di The Bourne Identity che, citato anche da una simpatica battuta in sceneggiatura, è uno dei modelli di Citadel. Modelli che sono tanti, sono chiari, sono i più nobili. C’è ovviamente molto di Mission: Impossible, che è il riferimento più evidente; c’è, ma in misura minore, James Bond. E ci sono, accennati perché l’atmosfera è diversa, i classici di Hitchcock. Tutto questo è per dire che le ambizioni sono alte, gli standard produttivi e visivi anche. Ma Citadel, pur ispirandosi e richiamando il meglio degli spy game cinematografici, non sembra mai qualcosa di già visto, non sembra somigliare ad altre cose. Era il rischio più grande. Ed è stato evitato.
Nel caso di Citadel è il caso di parlare di un vero evento, perché alza l’asticella delle produzioni seriali e del mondo dello streaming, e inaugura una nuova formula produttiva. Anche se siamo in tv possiamo dire tranquillamente che si tratta di grande cinema. E non è un caso: a dirigere infatti ci sono i Fratelli Russo, coloro che avevano già trasformato il cinecomic della Marvel in una spy story anni Settanta con Captain America And The Winter Soldier. Il cinema di spionaggio è il loro terreno e non deludono. Ma il loro ambiente, appunto, è anche il cinecomic, il cinema di supereroi. E, come ha detto qualcuno, Citadel è questo: è un film degli Avengers, ma con le spie. Spie e supereroi, ci hanno spiegato i produttori, in fondo, sono la stessa cosa: personaggi in grado di andare oltre le nostre capacità, con doti e poteri speciali.
Tutto questo è racchiuso nei due protagonisti. Richard Madden, già uomo d’azione ne Il trono di spade, ma soprattutto in The Bodyguard, ha il physique du rôle per essere una nuova spia, anche se l’espressività, in confronto a mostri come Daniel Craig, Tom Cruise e Matt Damon, non è completamente all’altezza. Priyanka Chopra Jonas è una vera sorpresa. Sensualissima nei primi piani, con uno sguardo e delle labbra in grado di far sciogliere che guarda, è anche eccezionale nelle scene d’azione. Bernard, il loro capo, interpretato da Stanley Tucci, dice che Nadia e Mason da soli sono dei grandi agenti, ma insieme sono una bomba. Ed è vero anche per gli attori. La chimica e l’affiatamento tra i due è eccezionale.
Citadel è un evento anche per la parte produttiva. Perché da questa serie verranno tratti alcuni spin off che saranno prodotti in altre parti del mondo. Una di queste è l’Italia. E la protagonista della Citadel italiana è Matilda De Angelis. Non vediamo l’ora di vederla come una nuova, sexy e tostissima spia. Siamo appena entrati nel mondo di Citadel, allora, e crediamo che ci resteremo molto a lungo.
Crediti: Courtesy of Prime Video
di Maurizio Ermisino per DailyMood.it
Sii il primo a lasciare una recensione.
Il tuo browser non supporta il caricamento delle immagini. Scegline uno più moderno.
Serie TV
Inseparabili (Dead Ringers): Rachel Weisz è doppia, e irresistibile, nella serie tratta dal film di Cronenberg
Published
1 mese agoon
20 Aprile 2023
“Sweet Dreams Are Made Of This” recitano le parole, quelle della famosa canzone degli Eurythmics, che aprono Inseparabili (Dead Ringers), rivisitazione in chiave contemporanea del thriller di David Cronenberg del 1988 con Jeremy Irons, mentre scorrono le immagini del luogo di lavoro delle protagoniste, la clinica per le nascite Mantle, resa sotto forma di diorama. Inseparabili vede Rachel Weisz nel doppio ruolo di Elliot e Beverly Mantle, due gemelle che condividono tutto: droghe, amanti e un desiderio sfacciato di fare tutto il necessario – anche spingersi oltre i confini dell’etica medica – nel tentativo di sfidare pratiche antiquate e portare in primo piano l’assistenza sanitaria alle donne. Inseparabili, con tutti i sei episodi, è disponibile dal 21 aprile in esclusiva su Prime Video.
Al centro della storia c’è una Rachel Weisz doppia, come lo era il Jeremy Irons al centro dell’indimenticabile film di Cronenberg, Inseparabili. L’attrice è bravissima nel tratteggiare due gemelle identiche, ma che non potrebbero essere più distanti una dall’altra. Una porta i capelli sciolti, mangia avidamente, in continuazione, e non smette mai di parlare, neanche quando mangia. “I’m the funny one”, “sono quella divertente”, dice a un uomo che le approccia in un ristorante. È sfrontata, estroversa, ama ballare sfrenata, ama fare sesso, altrettanto sfrenata. Impossibile non restarne conquistati.
L’altra Rachel Weisz ha i capelli raccolti, i modi compiti, eleganti. È timida, trattenuta, è tutto contegno. E si porta con sé il lavoro anche quando esce la sera. È l’idealista, quella che vuole una clinica non per il proprio successo ma per migliorare la condizione delle donne. Impossibile non restare conquistati anche da lei. Apparentemente fredda, cova dentro di sé passione e desiderio. E lo dimostra quando incontra una giovane donna, una sua paziente, per cui prova una forte attrazione. E forse amore. Qualcosa che rischia di rompere l’equilibrio sottile che tiene in piedi il rapporto con la sorella gemella. Elliot e Beverly sono lo yin e lo yang, opposte e complementari, forse incapaci di stare l’una senza l’altra. Si scambiano anche identità e ruoli sul posto di lavoro, come quando si tratta di vedere l’utero bellissimo, mai visto prima, di una paziente.
Dal film di Cronenberg alla serie rimangono i punti di partenza: due gemelli e il loro rapporto morboso, il loro lavoro nel campo della ginecologia. Ma virando la storia al femminile, cambia completamente il punto di vista, la chiave di lettura. Nel film di Cronenberg c’era un interesse maschile verso il corpo femminile, un interesse che era estetico e professionale insieme. I due gemelli Mantle cercavano la “bellezza interiore”, che non era intesa come sentimento, ma, letteralmente, la bellezza degli organi interni. Qui il punto di vista è femminile: la ginecologia, quindi, diventa la procreazione, la maternità, la nascita. Le gemelle Mantle vogliono provare a cambiare il modo in cui le donne mettono al mondo i bambini. E tutto questo viene raccontato, soprattutto nel primo episodio, con una serie di scene legate al parto che sono molto forti, realistiche e che, come ci avvisa in primis Prime Video, rischia di urtare la sensibilità di molte persone. Si tratta di momenti duri, ma che hanno un senso.
Il dualismo insisto nel rapporto tra le due gemelle Mantle è anche quello che caratterizza la nuova serie Prime Video, creata e scritta da Alice Birch, che è una serie duale, scissa, schizofrenica. Dead Ringers alterna momenti brillanti, costellati di un humour sottile, a momenti dolorosi, momenti estremamente sexy ad altri grotteschi, altri realistici al limite del disturbante. Si resta incollati allo schermo consapevoli di stare assistendo a qualcosa di forte, di importante, ma si resta anche piuttosto spiazzati ogni volta che la serie cambia direzione, tono, ambiente. La regia (Sean Durkin ha diretto i primi due episodi e ha co-diretto l’ultimo episodio, gli altri registi sono Karyn Kusama, Karena Evans e Lauren Wolkstein) e la fotografia mantengono il tono freddo del classico di Cronenberg ma a tratti lo accendono con tinte forti, come il rosso. Dove il film di Cronenberg era freddo, cerebrale, estetico, la serie è più calda, dura, realistica e vicina alla vita delle persone.
Rachel Weisz, che è anche produttrice della serie, in un doppio ruolo estremo, coraggioso, non perde assolutamente nulla della sua sensualità, anzi la porta a un livello ulteriore. Che sia sfrenata o contenuta, come vuole il copione, come prevede il ruolo, ha il sorriso arcaico di cui parlava Henri-Pierre Roché in Jules e Jim, ha quell’enigmaticità della Monna Lisa di Leonardo. Il suo è un volto così perfetto che sembra creato da un artista.
In Inseparabili, in primo piano, c’è lei. Che vuol dire che ci sono le gemelle Mantle, le loro vite, le loro passioni, le loro battaglie. Ma sullo sfondo, uno sfondo che a tratti arriva prepotentemente in primo piano ci sono le vite di altre donne: i loro sogni, le aspirazioni, le frustrazioni. Tutto, dall’inizio alla fine della serie, è molto intenso. Non abbiamo ancora deciso se ci è piaciuta o no. Ma è qualcosa che non lascia certo indifferenti.
di Maurizio Ermisino per DailyMood.it
Questo slideshow richiede JavaScript.
Sii il primo a lasciare una recensione.
Il tuo browser non supporta il caricamento delle immagini. Scegline uno più moderno.

adidas || Move For The Planet 2023

Sanctuary: Margaret Qualley, la figlia di Andie MacDowell è diventata grande

Etnia Barcelona presenta Alter Ego – SS23
Newsletter
Trending
- Beauty2 settimane ago
Barbiecore: il make-up che si ispira alla bambola più famosa del mondo
- Accessori3 settimane ago
Luciano Padovan Fall Winter 23/24 Collection
- Beauty3 settimane ago
Armani Beauty | Cofanetto Sì Eau de Parfum per la Festa della mamma
- Beauty3 settimane ago
Festa della Mamma by SVR – I prodotti perfetti anti-età con uno sconto speciale – 25%
- Cine Mood3 settimane ago
Arriva finalmente nei cinema italiani l’attesissimo THE FIRST SLAM DUNK
- Fashion News2 settimane ago
La nuova collezione The BonVant
- Beauty1 settimana ago
Tips e prodotti per la salute dei capelli e per contrastarne la caduta
- Fashion News3 settimane ago
Drôle de Monsieur SS23 Collection