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Arriva il Mia -Milan Imagine Art – Fair

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Arriva a Milano e diventa uno strepitoso successo, la Fiera internazionale d’arte dedicata alla fotografia ed all’immagine in movimento MIA acronimo di Milan Imagine Arte. Come una grande festa della fotografia, addentrarsi tra gli stand delle gallerie nazionali ed internazionali è come imparare un lessico fotografico dai suoi stessi protagonisti, declinandolo.
Una grande fiera internazionale, giunta alla sua ottava edizione nella splendida location di The Mall, dedicata alla fotografia d’arte con 130 espositori, di cui 90 gallerie e ben 37 provenienti dall’estero numero raddoppiato dallo scorso anno. Grazie anche ad importanti sponsor, come BNL Gruppo BNP Paribas e Lavazza oltre che Eberhard & Co.,il successo probabilmente è stato decretato anche dal fittissimo programma culturale, dove al lessico fotografico si affiancavano anche approfondimenti su psicanalisi e sul tema del collezionismo, grazie anche alla lectio magistralis di Massimo Recalcati, nell’ambito del nuovo format “Arte e Scienza”.

Il viaggio parte dalle foto, tutte autentiche, ovvero foto con tutte quella serie di caratteristiche che le permettono di essere collocate all’interno di un mercato. Sia che si tratti di un’opera d’arte o un singolo scatto d’autore.
Anche quest’anno quindi il MIA Photo Fair si è rivelato una realtà su di un mercato, come quello fotografico, sempre alla ricerca di novità pronte per essere offerte ai propri clienti ed al suo pubblico.
Tra i tanti progetti, tutti molto interessanti quelli che vertono sugli approfondimenti tematici ed in particolare per un approfondimento della storia della fotografia. Interessante quello presentato dalla galleria Jörg Maaß Kunsthandel di Berlino . La scelta infatti dei fotografi storici sia americani tra cui BereniceAbbott, Robert Adams, Robert Frank, William Egglestone Man Ray, sia europei come Andreas Feininger ed Helmut Newton o Gilles Lorin permettono di conoscere la stampa di un’opera di artisti famosi.
Altro spazio degno di nota, è quello della fondazione ungherese del famoso fotoreporter

Stvan Mizerak che ha scelto un allestimento di fotografie tutte in biano e nero e con soggetti “al femminile” dell’artista (la fiera infatti si è aperta il giorno della celebrazione internazionale della Donna) offrendo allo spettatore un raro punto di vista sul regime comunista del secolo scorso: arte e vita di donne incredibili e forti, perchè vere.
Oppure la nota galleria d’arte milanese, il MA-EC milan art e event center, con il suo progetto di focus cinese su quattro giovani fotografi cercando di promuove l’arte e la cultura e creare collegamenti tra artisti e collezionisti; senza tralasciare Alidem-L’arte della Fotografia con il suo direttore, Pompeo Locatelli, che, reduce dal successo alla Triennale di Milano, ha proposto un progetto ambizioso e sapientemente cucito sulla moda delle foto re-trouvèe con la collezione dei “grandi anonimi”.
Oppure le Officine dell’Immagine e le foto di Maimouna Guerresi o come recita il comunicato stampa “Spazio Damiani di Bologna con Hiroshi Sugimoto, Joel Meyerovitz,Larry Fink, da Contrasto Galleria di Milanocon grandi maestri comeMario Giacomelli,William Klein,Sebastião Salgado, Ferdinando Scianna, daPhoto&Codi TorinoconLuigi Ghirri, Mimmo Jodice, GabrieleBasilico, Giovanni Gastel, da Suite59 di Amsterdamcon André Villers e Edward Quinn,dallaGalerieFrederic Got di Parigi con Annie Leibovitz, Harry Benson e Steve McCurry”.

E moltro altro ancora. E’ arrivato il MIA Fair con lo splendido intento di portare all’attenzione del pubblico progetti tra fotografia ed installazioni, video e novità di postproduzione , sia che si tratti di specifiche aree geografiche oppure no.
Un successo di pubblico e di contenuti che ha sapientemente sviluppato su tanti piani il concetto di fotografia contemporanea senza sacrificarne la genialità della tradizione più viva declinandola con rispetto.

di Cristina T. Chiochia per DailyMood.it

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Yumi Karasumaru Yumi’s New School – ユミの新しい学校

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Venerdì 10 maggio 2024 alle ore 19, a Palazzo Vizzani, sede dell’associazione bolognese Alchemilla, apre al pubblico Yumi’s New School – ユミの新しい学校, mostra personale di Yumi Karasumaru, a cura di Roberto Pinto.

Il progetto Yumi’s New School, è stato cucito su misura sulla figura dell’artista, per svelare alcuni degli aspetti più significativi del suo lavoro. Nel percorso artistico di Yumi Karasumaru si intrecciano la relazione con le sue radici, il Giappone, e il suo approdo in Italia. Proprio questa distanza con la sua cultura di provenienza le ha permesso di ripercorrere ricordi, memorie, drammi personali e collettivi, riti e abitudini del Paese del Sol Levante, senza cadere nella trappola della retorica o del celebrativo, ma con uno sguardo interrogativo e conoscitivo. Nelle sue opere –quadri, disegni e performance – troviamo la necessità di creare un dialogo con gli spettatori attraverso una contaminazione tra “Storia” e storie personali, tra collettivo, pubblico, e l’intimo, il privato.

Con Yumi’s New School, l’artista vuole ulteriormente assottigliare la distanza con il pubblico costruendo un’esperienza condivisa, attraverso due distinte performance ma anche trasformando una parte dello spazio espositivo in un suo studio temporaneo in cui i visitatori saranno invitati a lavorare accanto a lei per tutta la durata della mostra, condividendo i processi ideativi e realizzativi. La performance inedita che si potrà vedere in occasione dell’inaugurazione del 10 maggio, Pro-Memoria di Onoda – l’ultimo samurai, si incentra sull’incredibile esperienza di Hiroo Onoda, soldato giapponese, rimasto per quasi trenta anni nella giungla di una sperduta isola nell’arcipelago delle Filippine, credendo che la seconda guerra mondiale non fosse finita. La performance che sarà presentata il 22 maggio, The Double Pop Songs, è frutto di una selezione di canzoni pop giapponesi, denudate dalla musica, le cui parole saranno proiettate sul corpo dell’artista in kimono bianco, come fosse uno schermo.

Due sale verranno allestite con una serie di dipinti: la prima comprenderà una decina di lavori selezionati dalla vastissima serie “Facing Histories” realizzata nel 2015, in occasione dell’anniversario dell’esplosione atomica di Hiroshimae e Nagasaki; nella seconda sala troveranno spazio alcuni lavori di medie dimensioni su tela e su carta della nuova serie “Learning from the past”, ispirata all’arte giapponese del periodo Edo. Una terza sala sarà dedicata alla proiezione dei video delle performance realizzate dall’artista durante la sua carriera.
Una quarta sala, infine, ospiterà il suo atelier temporaneo, un laboratorio aperto a tutti il cui l’obiettivo è di lavorare insieme, discutere, offrire il proprio sguardo e accogliere lo sguardo altrui. Si potrà, dunque, assistere al processo di realizzazione di un’opera dell’artista, per capire dall’interno la sua poetica, e anche provare a disegnare accanto a lei.

Performance:
10 maggio, ore 21
Pro-Memoria di Onoda – l’ultimo samurai
22 maggio, ore 20 e 21 (necessaria la prenotazione)
The Storyteller – il narratore, The Double Pop Songs

Incontri:
16 maggio, ore 18, con Roberto pinto
23 maggio, ore 18, con Uliana Zanetti
30 maggio, ore 18, con Igort

Yumi Karasumaru Yumi’s New School – ユミの新しい学校
a cura di Roberto Pinto
10 maggio – 1 giugno 2024
Opening: venerdì 10 maggio, ore 19-22
Alchemilla, Palazzo Vizzani
Via Santo Stefano 43, Bologna

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10·Corso·Como e Yohji Yamamoto annunciano la mostra Yohji Yamamoto. Letter to the future

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Per la prima volta in Italia uno speciale progetto espositivo dell’emblematico designer.
10·Corso·Como Galleria, 16.5 – 31.7.24

Nel nuovo capitolo di 10·Corso·Como, secondo la visione di Tiziana Fausti, lo spazio espositivo della Galleria continua la sua programmazione dedicata alla cultura della moda con un progetto speciale del designer che ne ha provocato e ispirato estetiche e immaginari: Yohji Yamamoto. Conosciuto come il poeta del nero, fin dall’inizio della sua carriera, il lavoro di Yamamoto è stato riconosciuto per aver sfidato le convenzioni dello stile. Le sue collezioni hanno ridefinito l’idea di bellezza, sovvertendo gli stereotipi, alla ricerca di una nuova geografia del corpo e di una silhouette universale.

Presentato da 10·Corso·Como e Yohji Yamamoto, il progetto curato da Alessio de’Navasques – curatore e docente di Fashion Archives presso Sapienza Università di Roma – raccoglie un dialogo tra capi iconici di sfilata, collezioni recenti e future, in un climax ascendente e immersivo. Dal 16 Maggio al 31 Luglio 2024 negli spazi della Galleria saranno protagonisti gli abiti in un flusso dove ogni forma, taglio e geometria, trasmette un’idea di futuro e oltre il tempo.

La luminosità della rinnovata Galleria di 10·Corso·Como – ritornata alla sua essenza di spazio industriale – evoca un allestimento puro e lineare, per restituire un’infinita e universale, misteriosa bellezza. In un percorso concepito come un’unica installazione, è chiaro il messaggio di Yohji Yamamoto a Milano e all’Italia, come luogo della creatività per antonomasia. “Io voglio disegnare il tempo” aveva affermato nell’idea di continuità tra passato e presente, che ha condiviso in tutta la sua carriera. Il percorso espositivo indaga l’opera dello stilista che ha fatto della poesia degli abiti strutturati, ma eterei, tagliati e riassemblati – dove penetra lo spazio dei nostri pensieri, delle nostre emozioni – la sua firma di riconoscimento.

Una dichiarazione sul senso universale della forma attraverso i colori assoluti del bianco, del nero e del rosso: gli abiti diventano parole di una letteratura sul rapporto tra corpo e spazio. Per il designer non è un corpo oggettivato da segni e codici di riconoscimento del genere, ma è un corpo che agisce sull’abito e lo trasforma: una moda radicale, che valorizza l’interiorità di chi li indossa.

Yohji Yamamoto.
Letter to the Future
A cura di Alessio de′ Navasques
10·Corso·Como Galleria
16.5 – 31.7.2024
Tutti i giorni: 10.30 – 19.30
Ingresso libero

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La mostra “QUEEN UNSEEN / Peter Hince” incontra il genio artistico di Marco Nereo Rotelli in occasione della Milano Design Week 2024 con l’evento “Freddie’s Mirrors”

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Dal 16 al 21 aprile 2024, in occasione della Milano Design Week 2024, presso Fondazione Luciana Matalon e nell’ambito della mostra “Queen Unseen | Peter Hince” il mondo della musica e del design si contaminano in “Freddie’s Mirrors”, un progetto artistico di Marco Nereo Rotelli in cui le parole delle canzoni dei Queen diventano cifra espressiva impressa su specchi vintage.

Il 16 aprile alle 11.00 in programma la live performance inaugurale dell’artista.

Si moltiplicano le proposte per il pubblico per vivere in maniera sempre nuova l’esperienza della mostra “QUEEN UNSEEN | Peter Hince”, ospitata e prorogata dato il grande successo sino al 5 maggio presso la Fondazione Luciana Matalon di Milano.

Anche in occasione della Milano Design Week 2024, uno degli eventi artistici e mediatici più importanti al mondo, il viaggio nel mondo della celebre band raccontato attraverso le bellissime immagini inedite di Peter Hince, road manager e assistente personale di Freddie Mercury, e da rari oggetti e cimeli, non poteva che essere arricchito da una proposta originale per offrire al pubblico un’esperienza aggiuntiva.

Dalla contaminazione della musica anni ’70 e del design di quell’epoca attualizzato in chiave moderna nasce l’idea di “Freddie’s Mirrors”, un progetto artistico di Marco Nereo Rotelli che sarà protagonista presso la Fondazione Luciana Matalon dal 16 al 21 aprile, all’interno della Mostra già in essere e che è pensato come omaggio ai testi delle canzoni di una band così simbolica.

Il concept consiste in una serie di iconici specchi ad unghia vintage (il famoso modello progettato dall’architetto Rodolfo Bonetto), tutti diversi e disposti in un cerchio magico, che verranno personalizzati con alcune parole tratte dalle canzoni dei Queen, secondo la cifra stilistica che contraddistingue Rotelli, la scrittura di/segnata.

La creazione delle opere avverrà durante una live-performance di Rotelli in occasione della inaugurazione il 16 aprile alle ore 11.00: gli specchi rimarranno allestiti per tutta la durata della Design Week e potranno anche essere successivamente acquistati.

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