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La tradizione manifatturiera italiana: Eleventy sfila ad Hoas

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Insegnare la bellezza della sartorialità italiana attraverso il mood dei fashion show degli stilisti.
Avvicinare i giovani all’idea della “moda su misura”, quella dei nostri nonni, in modo del tutto nuovo e “stiloso”. Partendo dal “dietro le quinte” dell’essere stilisti o brand famosi.
Cosi una nuova storia di stile si concretizza nel primo fashion event di ieri di Eleventy e di altri protagonisti tra cui Sartoria Daniel Robu, Ervè Jacques, Ivan Guerrer.
Presentata ieri a Torino durante la manifestazione Hoas: History of a style, le room delle sartorie ed il Fashion Show di Eleventy si sono rivelati un successo. Arriva con Eleventy in passerella l’arte ed un nuovo modo di intendere l’abito come vero e proprio “inedito contemporaneo” della moda uomo di questo brand.
Basta l’atmosfora e l’attesa per creare le prime suggestioni ed ecco che la prima giornata di Hoas, debutta con successo grazie all”imprenditore Domenico Barbano e Benny D’Emilio, che hanno di realizzare questo evento sotto la direzione di Alex Pacifico in modo inedito.
Mancava, infatti, forse in Italia, una sorta di “fiera” della moda, un modo più “emozionale” di intendere le sfilate, non come icona di stile ma aprendosi ai giovani e al loro mood di intendere invece le tendenze e le novità ma offrendo l’idea di ciò che significa essere sarti.
Non quindi solo un fashion show, ma un vero e proprio evento quello del brand Eleventy dove la multi sensorialità l’ha fatta da padrona.

Eleventy come moda “padrona di stile” e come recita il comunicato stampa, che ha scelto di essere presente all’evento perchè: “Torino è stata la sede di numerose invenzioni esportate nel mondo: penso a Fiat, alla compagnia telefonica SIP, alla lungimiranza di Adriano Olivetti, etc. Ma è stata anche una delle prime città a credere nella moda già dalla fine dell’800, consacrata poi con l’Expo del 1911. La forza del settore della moda torinese risiedeva nell’abilità sartoriale, un’eccellenza artigianale che ha un profondo legame con la vocazione del nostro Brand.
La nostra sfida è stata infatti, fin da subito, quella di portare oltre confini la grande tradizione manifatturiera italiana, scegliendo di basare la produzione su una rete di micro imprese artigiane che selezioniamo per eccellenze e specializzazioni.Le mani esperte dei nostri maestri artigiani ci permettono ancora oggi di raccogliere ampi consensi in tutto il mondo, con l’orgoglio di essere italiani. Dobbiamo proteggerli, valorizzarli, ma anche far capire ai giovani che rappresentano una grande opportunità per il loro futuro“, ha dichiarato Marco Baldassari co-fondatore, insieme a Paolo Zuntini, del Brand e direttore creativo uomo.

Un uomo quindi per questa collezione autunno inverno 19/20 che viaggia e fa esperienze nuove, aperto al mondo degli affari ma anche del tempo libero ed a ciò che accade nel mondo. Un senso del viaggio inteso come capi comodi, dai tessuti e dalle linee pulite, con colori chiari ma a tinta unita e presentati spesso tono su tono e con i modelli che sfilano tra il pubblico in più direzioni, quasi a voler essere seguiti in una sorta di mappa.
Attorno, un trionfo di colori e di note per un evento immersivo, dalla cantante che ha aperto la serata dal vivo nella ex fabbrica della sala Fucine della Ex OGR -officine grandi riparazioni- con ospite Roberto Farnesi.
E poi, ecco la sfilata, esempio della “moda responsabile” di stile di Eleventy, per un uomo, sportivo e dinamico. Stile, forma e sartorialità. Esempi di buone pratiche non solo di stilisti famosi, ma anche di alta sartorialità.
Per concludere, da segnalare anche la presenza tra le altre, di Sartoria Daniel Robu, una realtà solida e molto ben avviata nella realtà torinese. Esempio di un grande sarto-imprenditore, membro dell’Accademia dei sartori italiani, titolare (europeo, essendo rumeno d’origine) che esprime però il grande Made in Italy e famoso a Torino per i suoi progetti di integrazione proprio attraverso la grande sartorialità,però tutta italiana in cui i giovani spesso stentano a riconoscersi ma molto apprezzata all’estero , un bell’esempio di essere sarti “europei” in Italia e che forniscono un esempio di Made in Italy proiettato nel futuro nel solco delle tradizioni, tanto che nel 2015 Daniel Robu ha rappresentato addirittura l’Italia alla Fiera internazionale dei Sarti in Finlandia.

di Cristina T. Chiochia per DailyMood.it

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Summer 2024, con Benson and Clegg Blazer Buttons!

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Benson and Clegg e’ un marchio storico dello stile inglese, da sempre associato al Blazer. E’ il produttore di alcune delle cravatte militari e dei bottoni, di vari ordini. Spesso vediamo i prodotti del brand indossati da Re Carlo III, che sotto l’emblema di Principe di Galles, ha insignito Benson and Clegg del Royal Warrant. Il prodotto che vi presento oggi e’ particolare, ma essenziale al tempo stesso, ossia i bottoni, in particolare quelli riferiti al Blazer, che devono essere sempre perfetti. Il blazer infatti è quella giacca/jolly che rifinisce sempre, da un tocco di eleganza vintage, ed è sempre ben apprezzata in qualsiasi contesto casual e non. Quindi, per un giacca multifunzionale come questa, servono assolutamente bottoni di primo ordine, anche perché, le origini del blazer sono di tipo marinaresco, quindi non è mai sbagliato omaggiarle. Ecco, i bottoni Admiral, di Benson and Clegg, servono proprio a questo, esaltare il vostro blazer, con la tradizione del fatto a mano in Inghilterra. Al loro interno, si trova appunto l’emblema di Ammiraglio della Royal Navy, che viene ricreato da mastri artigiani, nel cuore di Birmingham sede storia del brand.I bottoni ovviamente possono essere sostituiti in qualsiasi sartoria, e conferiranno al vostro blazer un tocco storico e classico al tempo stesso. Io consiglio di abbinarli ad una cravatta Royal Navy, di Benson and Clegg, così da completare in maniera perfetta il proprio outfit.

Ringraziamo marchi come questo, che rimanendo esclusivi, permettono di far diventare grande un piccolo particolare.

www.bensonandclegg.com
https://bensonandclegg.com/products/admirals-crest-blazer-button-set

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In viaggio attraverso gli anni 2000 con la capsule di Please Denim in a Screen

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Please, il brand bolognese parte del rinomato Gruppo Imperial, riafferma la propria essenza creativa con il ritorno del denim, focus indiscusso del brand, nella nuovissima capsule collection Denim in a Screen, che si presenta come un’evoluzione della precedente capsule Denim in a Door.

La capsule , realizzata per la stagione SS24, è un chiaro omaggio agli anni 2000, la gold era del denim in tutte le sue forme.
Riprende i capi iconici di quegli anni reinterpretandoli in chiave moderna, ma rimanendo fedele all’estetica vintage.

Fit emblematico della stagione è senza dubbio il WIDE, caratterizzato da una gamba talvolta estremamente ampia, assumendo una silhouette ultra wide che incrementa il comfort. La collezione include anche modelli a gamba dritta, slim, flare e baggy/carrot leg.

Altro protagonista è il PATCHWORK, realizzato in tessuto jacquard per un denim con effetto upcycle, oppure con un mix & match di stoffe, abbinando denim e tessuti tinti in filo, o ancora su cotone tinto pezza, unendo diversi toni di colore.

Il CARGO viene arricchito da nuovi dettagli sulle tasche sia nei modelli con gamba ampia che in quelli a palazzo e paperbag.

Anche il RISVOLTO si conferma uno dei trend della capsule: doppio, pulito per un look più sartoriale, con cuciture a contrasto per un tocco distintivo.

La collezione si contraddistingue per l’introduzione di un concetto nuovo: il denim sartoriale, proposto con pinces, pieghe stirate e tasche a filetto, proposto in lavaggi dai toni medi.

Restano immutati invece alcuni tratti distintivi del brand, come il cinturino elastico all’interno della cintura, che conferisce maggiore comfort e vestibilità ai pantaloni.

I trattamenti spaziano dai lavaggi puliti come lo Stone Wash leggero e il tinto diretto, fino ai lavaggi bleached e super chiari con micro rotture e marmorizzi.
Contrasti di tono sono realizzati anche con lavaggi in riserva, toppe e spennellate manuali localizzate sulle cuciture.

La collezione accoglie le richieste di ogni donna offrendo un’ampia selezione di fit e vestibilità: ogni capo è stato pensato affinché ogni donna potesse trovare il jeans perfetto per valorizzare la propria figura e sentirsi al massimo della sicurezza.

La capsule esplora le infinite possibilità del tessuto, proponendo capi versatili ed essenziali destinati a diventare autentici must-have all’interno di ogni guardaroba ed enfatizza con forza l’assenza di regole fisse nell’indossare il denim.

Denim in a Screen rappresenta un viaggio attraverso gli anni 2000, valorizzando tutte le skills di uno dei tessuti più iconici della storia.

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L’ARABESQUE TRA MODA E ARTE, ROMANTICA E FOLK LA PRIMAVERA ESTATE 2024

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L’arte, da sempre ispirazione e filo conduttore delle collezioni l’arabesque, per la primavera estate 24 Chichi Meroni, founder e designer del brand meneghino, si ispira allo slancio mistico delle statuette cicladiche, idoli pre-ellenici dalle forme essenziali, sintetiche, quasi astratte, e delle sculture stilizzate del grande artista rumeno Constantin Brancusi; opere in cui la forma è resa da pochi elementi astraenti geometrizzati, sufficienti a evocare una metafisica presenza.
Rende omaggio alla scultura cicladica e alle opere di Brancusi, ai pezzi esposti ad Atene al Museo di Arte Cicladica e nell’atelier parigino dello scultore.

Primitiva essenzialità delle forme, volumi ovali, sinuosi, fluidi e folklore popolare sono i temi della SS24 di l’arabesque milano.

Le grandi balze bianche e nere plissé della gonna in seta evocano la tensione e il movimento della Colonna Infinita che si inerpica nello spazio e che si materializza, insieme a L’Oiseau dans l’Espace, La Negresse Blonde, Mademoiselle Pogany, Danaide, dipinta a mano, sulla bar jacket in gabardina nera.

Recuperare e trasferire in chiave stilizzata motivi del folklore popolare, oltrepassare l’esteriore naturalismo eliminando ogni approccio mimetico basato sull’osservazione diretta, ricercando invece una forma che sia insieme sintesi ed essenza: questo l’approccio dell’arte cicladica, delle sculture di Brancusi e il punto di vista di Chichi Meroni.

Il satin stampato a rose folk dà forma ad una gipsy bell skirt e ad una bar jacket, la Maiastra dal canto melodioso evocata da L’Oiseau dans L’Espace e Le Coq, altro mitico volatile del folklore rumeno, entrambi riprodotti dipinti a mano sul capospalla e sulla balloon skirt, ci trasportano nel mondo delle fiabe popolari in cui la moderna principessa di l’arabesque può scegliere se indossare un midi dress in sangallo traforato nero o un abito in organza ricamata con fiori in jais.
Rose di velluto e fiori pop dorati ritornano applicati su mini cardigan e su giacche con collo Peter Pan.

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