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Sabrina torna su Netflix. L’evoluzione della famosissima strega teenager

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È proprio il caso di dirlo: tremate, tremate, le streghe son tornate! Sabrina Spellman, la biondissima strega teenager che ci ha tenuto incollati interi pomeriggi allo schermo della tv con il telefilm Sabrina – Vita da Strega è pronta a tornare in una nuova serie tv.
Questa volta ad impersonarla ci sarà la giovane ma non di certo esordiente Kiernan Shipka (alla sua prima esperienza da protagonista dopo aver interpretato per 7 stagioni la figlia di Don Draper in Mad Men) e a giudicare dal trailer e dalle anticipazioni trapelate negli scorsi mesi, sembra proprio che il reboot prodotto da Netflix – dal titolo Le terrificanti avventure di Sabrina – presenti delle tinte horror all’apparenza inusuali per il personaggio che siamo abituati a conoscere.

sabrinaCon i suoi 163 episodi e ben due film tv (Sabrina – Vacanze romane e Sabrina nell’Isola delle sirene), Sabrina – Vita da strega ha tenuto compagnia agli spettatori dal 1996 al 2003.
Il carisma di Melissa Joan Hart, il rapporto buffo e litigioso tra le zie Hilda e Zelda, la goffaggine di Harvey e le immancabili battutine a suon di cinismo del gatto parlante Salem contribuirono a rendere la sitcom una delle più amate di quegli anni. I tentativi della sedicenne Sabrina di trovare un equilibrio tra la sua doppia esistenza “magica” e umana la portano a destreggiarsi tra i primi amori, i tipici problemi adolescenziali e gli impronunciabili incantesimi dalle conseguenze più disparate. Pur essendo un’inguaribile combinaguai, Sabrina era un personaggio allegro e positivo in grado di strappare sempre un sorriso, molto più simile alla dolce fattucchiera casalinga Samantha della serie Vita da Strega degli anni ’60 che alle sorelle Halliwell protagoniste nello stesso periodo del cult Streghe, di cui la giovane Spellman rappresentava un efficace contraltare.
Sull’onda del successo del prodotto ABC (andata in onda in Italia su Italia 1) è legata anche la serie animata Sabrina andata in onda tra il 1999 e il 2000, per poi essere riportata in auge in una nuova versione cartoon nel più recente 2013.

sabrinaPer tutti quelli come me cresciuti a cavallo del nuovo millennio quindi, Sabrina Spellman – che fosse nella sua versione “reale” o animata – era l’emblema di quegli anni, impossibile da immaginare senza la componente comedy e coming of age che spesso e volentieri primeggiava rispetto a quella degli incantesimi e delle pozioni magiche. L’annuncio del nuovo rifacimento di Netflix però ha scatenato in me l’interesse ad approfondire il personaggio che tanto avevo amato da piccola, portandomi ad una scoperta a dir poco sorprendente: Sabrina non era affatto figlia della tv anni ’90 ma era sulla scena da più di 50 anni.

La prima comparsa risale al 1962, quando Sabrina Spellman venne introdotta nell’universo degli Archie Comics. Avviata nel 1939, la serie di fumetti dedicata alle avventure di un gruppo di adolescenti – la serie tv Riverdale ne è l’adattamento televisivo – ha visto nel corso degli anni l’introduzione di diversi personaggi secondari, tra cui la nostra strega liceale. Nata esclusivamente come comparsa, Sabrina riuscì a conquistare i lettori tanto da convincere l’editore a dedicarle dapprima maggiore spazio nella serie a fumetti Archie’s Laugh TV-Out pubblicata dal 1969 al 1985 e poi un’intera serie stand-alone, Sabrina, The teenage witch, pubblicata dal 1971 al 1983. Da lì si è passati al salto in tv, e il resto lo conosciamo bene.

sabrinaLa svolta dark preannunciata per Le terrificanti avventure di Sabrina (basata sulla graphic novel The Chilling Adventure of Sabrina) quindi non è per nulla anomala ma anzi vuole riprendere le origini del personaggio della giovane strega, non solo nell’ambientazione anni ’60 ma soprattutto nelle atmosfere.
La nuova serie tv dichiarata come spin-off ufficiale di Riverdale – con cui condivide il creatore Roberto Aguirre-Sacasa, già capo creativo della Archie Comics e sceneggiatore/produttore di serie tv come Glee, Supergirl e lo stesso Riverdale – propone un’immagine molto più oscura di Sabrina, in linea con la storyline affrontata nei fumetti. Qui ritroveremo l’adolescente nel giorno del suo sedicesimo compleanno costretta a scegliere tra la sua parte umana e la sua natura stregonesca. Tra riti d’iniziazione, sacrifici, sangue ed incantesimi Sabrina non riuscirà a rinunciare alla sua vita da normale teenager con i suoi amici e il suo ragazzo Harvey e per questo sulle sue tracce si metteranno delle strane creature sinistre.

Un grande cambiamento per chi non conosceva l’anima tenebrosa all’origine di Sabrina e proprio per questo la curiosità è alle stelle.
L’appuntamento è quindi per il 26 ottobre, con i primi dieci episodi di Le terrificanti avventure di Sabrina su Netflix.

di Marta Nozza Bielli per DailyMood.it

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Serie TV

Iniziano oggi le riprese della quarta stagione di MARE FUORI

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Dopo lo straordinario successo che ha segnato le prime tre stagioni della serie prodotta da Rai Fiction e Picomedia, iniziano oggi le riprese della quarta stagione di MARE FUORI.
Il cast torna a girare a Napoli, diretto nuovamente da Ivan Silvestrini.
La serie, una coproduzione Rai Fiction – Picomedia e prodotta da Roberto Sessa,  è nata da un’idea di Cristiana Farina scritta con Maurizio Careddu.

 

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La Regina Carlotta: Una storia di Bridgerton: Tra Marie Antoinette e Lady Diana

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Come sapete, La Regina Carlotta: Una storia di Bridgerton, la nuova serie in arrivo in streaming su Netflix dal 4 maggio, non è la terza stagione di Bridgerton, cioè la serie che continua le vicende della famiglia del titolo, ma uno spin-off e allo stesso tempo un prequel. La nuova serie targata Shondaland, la casa di produzione fondata da Shonda Rhimes (Scandal, Grey’s Anatomy, Private Practice) è la storia della Regina Carlotta, che abbiamo visto reggere le fila della società londinese ai tempi della Reggenza in Bridgerton. Ma è raccontata dall’inizio: è la sua origin story, per usare un termine caro ai supereroi. La Regina Carlotta, quella matura, che abbiamo conosciuto nelle prime due stagioni di Bridgerton, appare spesso in scena. La vediamo mentre è alla ricerca di un erede: nessuno dei suoi figli ha procreato, e il timore è l’estinzione del suo casato. Ma si tratta di un contrappunto, e di un legame con Bridgerton, che scorre accanto alla storyline principale. Questo prequel dell’universo Bridgerton racconta come il matrimonio della giovane Regina con il Re Giorgio abbia rappresentato non solo una grande storia d’amore, ma anche un cambiamento sociale, portando alla nascita dell’alta società inglese in cui vivono i personaggi di Bridgerton.

Al centro c’è la storia di Carlotta. È una ragazza giovanissima, che arriva in Inghilterra da una cittadina della Germania, dopo che è stata scelta per unirsi in matrimonio al Re del Paese più importante del mondo, Re Giorgio d’Inghilterra. Arriva al matrimonio senza conoscerlo, da un Paese lontano, dopo un lungo viaggio, e viene catapultata in un mondo di cui non sa niente. Ci ricorda moltissimo la giovane Maria Antonietta, raccontata mirabilmente da Sofia Coppola in Marie Antoinette, che dall’Austria (certo, era la figlia della Regina e di un nobile qualsiasi) arrivava in Francia per sposare il Re.

Ma la Regina Carlotta ci ricorda anche molto la giovane Lady Diana Spencer. Una ragazza che, alla corte della Regina d’Inghilterra, ha sofferto spesso di solitudine, incomprensione, incomunicabilità. Guardate il primo episodio, e la prima notte di nozze. La giovane Carlotta, dopo un matrimonio combinato ma che, tutto sommato, ha mostrato di apprezzare, si trova accompagnata nella sua dimora, mentre il marito, Re Giorgio, le comunica che alloggerà in un’altra. Ricorda davvero la storia di Carlo e Diana che, una volta sposati, hanno vissuto a lungo in dimore diverse, facendo vite separate. È in questo che La Regina Carlotta: A Bridgerton Story, appare interessante e attuale.

L’altro lato dell’attualità è quello sforzarsi di rendere tutto inclusivo. Il fatto della regina di colore, che già aveva fatto molto discutere nella prima stagione di Bridgerton, qui viene risolta con un paio di battute e in un paio di scene. In più c’è l’omosessualità del servitore personale di Carlotta e di quello di Re Giorgio. Che non è ovviamente un problema, ma nel contesto della storia sembra inserita piuttosto forzatamente, con il solo scopo dell’inclusività.

Ovviamente Giorgio non è cattivo. È che lo disegnano così. Infantile, ingenuo, inesperto. Dedito alla sua passione, l’astronomia, come il Re Luigi XVI di Marie Antoinette era dedito alle chiavi. Certo, meglio le stelle delle chiavi, converrete tutti. E quello tra i due, al netto delle difficoltà, è un matrimonio d’amore. Ma la storia è scritta per raccontarci che i due giovani si amano e che c’è qualcosa tra loro che li divide. E allora, pur essedo una storia diversa, ritorna lo schema del primo Bridgerton: una giovane ingenua, la sua educazione sessuale, due persone che si amano ma che sono divise da qualcosa che rimane misterioso. È il romanzo di formazione di una ragazza che viene da altri tempi ma che in sé racchiude problemi della sua epoca, e anche della nostra. Come in ogni racconto della saga di Bridgerton, il racconto è brioso e piacevole, ma anche superficiale e a tratti eccessivo.

A brillare, nei panni di Carlotta, è la giovane India Amarteifio, un volto fresco, vispo, impertinente, un volto tipico da eroina dei nostri tempi: occhi allungati e una cascata ribelle di riccioli neri, potrebbe essere la protagonista di un film della Marvel. È un volto che istintivamente suscita simpatia e raggiunge il primo obiettivo, quello di farci parteggiare per lei. Corey Mylchreest, visto in The Sandman, è il giovane re Giorgio, e ha il volto e il fisico che il ruolo impongono. Guardate il loro primo incontro, con lei che è ignara di chi sia lui: un classico della commedia sentimentale. Colpisce anche Arsema Thomas, nel ruolo della la giovane Agatha Danbury, dama di corte della Regina e sua mentore. Nell’altra storyline, quella ambientata durante i fatti di Bridgerton, Golda Rosheuvel (Regina Carlotta), Adjoa Andoh (Lady Danbury) e Ruth Gemmell (Lady Violet Bridgerton) riprendono i loro ruoli di Bridgerton.

Per il resto, si sa, siamo in una storia di Bridgerton, e si tratta di stare al gioco, di fare il più grande sforzo di sospensione dell’incredulità possibile. E così, allora, si tratta di prendere o lasciare. Certo, gli anacronismi di Sofia Coppola in Marie Antoinette ci piacevano di più, perché i momenti di rottura, come le Converse accanto alle scarpe d’epoca, e la musica post punk (extradiegetica, ovviamente) erano degli squarci di vernice fluo su una tela classica, che però era rigorosamente e accuratamente costruita, e sempre coerente con la materia raccontata. Shonda Rhimes, invece, nella sua ricostruzione d’epoca si prende qualsiasi libertà a livello storico, visivo, concettuale. È uno di quei prodotti in cui vale tutto. E allora, va bene per intrattenere, ma siamo lontani da qualcosa di profondo, intenso, emozionante.

di Maurizio Ermisino per DailyMood.it

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Citadel: Una grande spy story in una serie tv? Non è una missione impossibile!

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Chi ha detto che ci sono prodotti per il cinema e prodotti per le piattaforme di streaming? Finora avevamo sempre pensato che i grandi film d’azione fossero fatti apposta per il grande schermo e i prodotti più piccoli, meno spettacolari, fossero naturalmente destinati alle piattaforme. Citadel, la serie che trovate in streaming su Prime Video dal 28 aprile, sembra fatta apposta per rompere questa distinzione. Non è la prima serie spettacolare che approda in streaming, ma è forse il caso più eclatante che dimostra il fatto che oggi non esistono più confini. Abbiamo visto i primi due episodi di Citadel su un grande schermo, al cinema The Space Moderno di Piazza della Repubblica a Roma. E su quello schermo ci stavano benissimo. Citadel farà un figurone anche in tv, chiaro, ma vedetelo comunque sullo schermo più grande che avete. Non è un’opera da vedere al cellulare o su un tablet.

L’inizio di Citadel è di quelli che lasciano il segno: siamo sulle alpi italiane, su un treno di ultima generazione, alta velocità ed extra lusso, come in una versione 3.0 di Intrigo Internazionale. Un’affascinante donna vestita di rosso, Nadia Sinh (Priyanka Chopra Jonas), viene avvicinata da un affascinante uomo vestito di nero, Mason Kane (Richard Madden). I due si conoscono già, si conoscono molto bene, hanno un grande feeling. Lo capiamo dal loro dialogo, dalla chimica in atto ogni volta che si avvicinano. Su quel treno ci sono altre persone, è una trappola. C’è una bomba. Un vagone del treno salta in aria e… La storia riprende otto anni dopo. E sta a voi scoprirla.

Vi diciamo solo che Mason non ricorda nulla. Sì, proprio come Jason Bourne, il protagonista di The Bourne Identity che, citato anche da una simpatica battuta in sceneggiatura, è uno dei modelli di Citadel. Modelli che sono tanti, sono chiari, sono i più nobili. C’è ovviamente molto di Mission: Impossible, che è il riferimento più evidente; c’è, ma in misura minore, James Bond. E ci sono, accennati perché l’atmosfera è diversa, i classici di Hitchcock. Tutto questo è per dire che le ambizioni sono alte, gli standard produttivi e visivi anche. Ma Citadel, pur ispirandosi e richiamando il meglio degli spy game cinematografici, non sembra mai qualcosa di già visto, non sembra somigliare ad altre cose. Era il rischio più grande. Ed è stato evitato.

Nel caso di Citadel è il caso di parlare di un vero evento, perché alza l’asticella delle produzioni seriali e del mondo dello streaming, e inaugura una nuova formula produttiva. Anche se siamo in tv possiamo dire tranquillamente che si tratta di grande cinema. E non è un caso: a dirigere infatti ci sono i Fratelli Russo, coloro che avevano già trasformato il cinecomic della Marvel in una spy story anni Settanta con Captain America And The Winter Soldier. Il cinema di spionaggio è il loro terreno e non deludono. Ma il loro ambiente, appunto, è anche il cinecomic, il cinema di supereroi. E, come ha detto qualcuno, Citadel è questo: è un film degli Avengers, ma con le spie. Spie e supereroi, ci hanno spiegato i produttori, in fondo, sono la stessa cosa: personaggi in grado di andare oltre le nostre capacità, con doti e poteri speciali.

Tutto questo è racchiuso nei due protagonisti. Richard Madden, già uomo d’azione ne Il trono di spade, ma soprattutto in The Bodyguard, ha il physique du rôle per essere una nuova spia, anche se l’espressività, in confronto a mostri come Daniel Craig, Tom Cruise e Matt Damon, non è completamente all’altezza. Priyanka Chopra Jonas è una vera sorpresa. Sensualissima nei primi piani, con uno sguardo e delle labbra in grado di far sciogliere che guarda, è anche eccezionale nelle scene d’azione. Bernard, il loro capo, interpretato da Stanley Tucci, dice che Nadia e Mason da soli sono dei grandi agenti, ma insieme sono una bomba. Ed è vero anche per gli attori. La chimica e l’affiatamento tra i due è eccezionale.

Citadel è un evento anche per la parte produttiva. Perché da questa serie verranno tratti alcuni spin off che saranno prodotti in altre parti del mondo. Una di queste è l’Italia. E la protagonista della Citadel italiana è Matilda De Angelis. Non vediamo l’ora di vederla come una nuova, sexy e tostissima spia. Siamo appena entrati nel mondo di Citadel, allora, e crediamo che ci resteremo molto a lungo.

Crediti: Courtesy of Prime Video

di Maurizio Ermisino per DailyMood.it

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