Serie TV
Èlite. Il Teen Drama non è mai stato così sexy

“Quando una specie diversa si introduce in un ecosistema lo altera sempre. La nuova specie può distruggere la flora e la fauna del posto, riprodursi all’infinito o causare piccoli cambiamenti, ma finisce compromettendo ogni cosa”. Le parole di Lucrecia (Danna Paola), ragazza ricca che frequenta il prestigioso liceo Las Encinas, ci spiega bene quale sia il clima di Èlite, la nuova serie tv firmata Netflix, la seconda produzione spagnola del colosso dello streaming on demand. Èlite racconta la storia di tre ragazzi, Cristian (Miguel Herràn), Samuel (Itzan Escamilla) e Nadia (Mina El Hammani) che, in seguito al crollo della loro scuola, ricevono una borsa di studio per entrare in una delle scuole più prestigiose del paese. Il loro arrivo scatena, invidie, rivalità, scontri. E, soprattutto, le reazioni dei ragazzi “bene”, la futura elite del paese, combattuti tra la conservazione del loro gruppo e l’inevitabile attrazione per questi ragazzi nuovi, così diversi, ma in fondo così simili a loro.
C’era un’enorme attesa per Èlite, perché la serie spagnola arriva a pochi mesi da un altro successo iberico, un po’ a sorpresa, quello de La casa di carta (serie non prodotta ma solo acquistata da Netflix): tutti vogliamo cercare di capire meglio questa “via spagnola” alla serie tv, dopo che per anni ne abbiamo lodato il cinema d’autore e il cinema di genere. Èlite, che è prodotto da un altro team, è molto diverso da La casa di carta, anche se ha anche dei punti di contatto con questa. Se la primo era un heist movie sui generis, Èlite è un teen drama che incrocia il noir. In questo senso è simile a un recente prodotto americano, Riverdale. Sin dall’inizio capiamo che c’è stato un delitto: uno dei protagonisti è macchiato di sangue, ed è chiaro che sarà il primo dei sospettati. E tutti i protagonisti si susseguono, in primo piano, mentre parlano con un’agente della polizia. Mentre sullo schermo tutta la vicenda si sussegue in flashback, i primi piani dei ragazzi si alternano costantemente alla storia: da un lato, svelando indizi su quello che è accaduto e quindi alle indagini, dall’altro fornendo una sorta di “coro”, di commento, alla storia. Già alla fine del primo episodio capiremo chi è la vittima. E guarderemmo tutta la storia con rimpianto, come quando guardavamo le immagini di Laura Palmer, bellissima e perduta, in Twin Peaks.
Con La casa di carta Èlite ha in comune una certa forza narrativa, il gusto per i colpi di scena e i cliffhanger, a volte troppi, a volte forzati; l’immediata iconicità, data dalle divise, lì le tute rosse e le maschere di Dalì, qui le divise del liceo, giacca blu e pantaloni rosso bordeaux, camicia e cravatta. E anche un certo gusto per l’eccesso. Se nella Zecca di Stato e fuori esplodevano relazioni, amori e sindromi di Stoccolma, al liceo Las Encinas accade veramente di tutto. L’attrazione tra i vecchi e i nuovi studenti è una miccia che esplode subito, tra ménage à trois, autoerotismo, tradimenti e relazioni proibite. Èlite fa il verso ai teen drama americani, ed è inevitabile pensare ai vari Beverly Hills 90210 e The O.C. (ma anche a film come Breakfast Club) ogni volta che vediamo un liceo. Ma la via spagnola al genere, e i tempi che sono naturalmente cambiati, fanno sì che la nuova serie targata Netflix si spinga molto oltre i suoi modelli, dove mai si era spinto il teen drama. Che non era mai stato così sexy. Èlite farà impazzire i ragazzi perché mette in scena i loro desideri nascosti, le trasgressioni, i tabù. E anche le loro paure.
Èlite è sexy anche per la scelta degli attori e per l’esibizione dei loro corpi. Tre dei protagonisti arrivano proprio da La casa di carta. Sono Miguel Herràn, che in quella serie era Rio, e che qui interpreta Cristian, ragazzo sexy e sfrontato che viene coinvolto in un triangolo amoroso, Jaime Lorente, che ne La casa di carta era Denver, e che qui è Nano, fratello maggiore di Samuel, e Marìa Pedraza. Chi ha visto la fortunata serie sulla rapina alla Zecca di Stato la ricorderà come Alison Parker. Qui, quasi irriconoscibile, è Marina, uno dei motori della storia: capelli ricci e rossi come la Merida di Brave, occhi verdi velati di malinconia, un sorriso che nasconde spesso tristezza. Ma tutto il cast è particolarmente riuscito: dalla bellezza mediorientale Mina El Hammani, occhi neri di fuoco, nei panni della palestinese Nadia, a Ester Expòsito, faccia da angelo e anima sfrenata, nei panni di Carla. Da Miguel Bernardeau (è il ricco e viziato Guzman) che ci ricorda i personaggi usciti dai libri di Brett Easton Ellis, ad Aròn Piper, che interpreta con sfumature notevoli Ander, un personaggio omosessuale.
Come avete capito Èlite è un prodotto interessante perché cerca di calarsi il più possibile, a volte anche troppo, a volte rischiando di cadere nello stereotipo, in tutte le pieghe dell’identità giovanile, e soprattutto in tutte le pieghe della società attuale. Si parla di integrazione, differenze di etnie e classi sociali, corruzione, omosessualità, anche di hiv. Tanta, forse troppa carne al fuoco, ma il tentativo di essere dentro la società si vede. In questo senso, la serialità spagnola della nuova era sembra essere avanti rispetto a quella italiana, i cui maggiori successi, finora, sono legati al racconto della nostra criminalità. Ma la prossima stagione di Suburra, che parlerà del business legato ai migranti, e Baby, legata allo scandalo delle baby squillo dei Parioli, probabilmente porteranno anche la serialità italiana ad addentrarsi nella nostra società. Intanto godetevi Èlite. E pensate a come guardavamo le vicende di Brandon, Brenda e Dylan, e che oggi stiamo guardando quelle di Nano, Marina e Carla…
di Maurizio Ermisino per DailyMood.it
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Serie TV
Iniziano oggi le riprese della quarta stagione di MARE FUORI

Published
7 giorni agoon
22 Maggio 2023By
DailyMood.it
Dopo lo straordinario successo che ha segnato le prime tre stagioni della serie prodotta da Rai Fiction e Picomedia, iniziano oggi le riprese della quarta stagione di MARE FUORI.
Il cast torna a girare a Napoli, diretto nuovamente da Ivan Silvestrini.
La serie, una coproduzione Rai Fiction – Picomedia e prodotta da Roberto Sessa, è nata da un’idea di Cristiana Farina scritta con Maurizio Careddu.
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Serie TV
La Regina Carlotta: Una storia di Bridgerton: Tra Marie Antoinette e Lady Diana
Published
4 settimane agoon
4 Maggio 2023
Come sapete, La Regina Carlotta: Una storia di Bridgerton, la nuova serie in arrivo in streaming su Netflix dal 4 maggio, non è la terza stagione di Bridgerton, cioè la serie che continua le vicende della famiglia del titolo, ma uno spin-off e allo stesso tempo un prequel. La nuova serie targata Shondaland, la casa di produzione fondata da Shonda Rhimes (Scandal, Grey’s Anatomy, Private Practice) è la storia della Regina Carlotta, che abbiamo visto reggere le fila della società londinese ai tempi della Reggenza in Bridgerton. Ma è raccontata dall’inizio: è la sua origin story, per usare un termine caro ai supereroi. La Regina Carlotta, quella matura, che abbiamo conosciuto nelle prime due stagioni di Bridgerton, appare spesso in scena. La vediamo mentre è alla ricerca di un erede: nessuno dei suoi figli ha procreato, e il timore è l’estinzione del suo casato. Ma si tratta di un contrappunto, e di un legame con Bridgerton, che scorre accanto alla storyline principale. Questo prequel dell’universo Bridgerton racconta come il matrimonio della giovane Regina con il Re Giorgio abbia rappresentato non solo una grande storia d’amore, ma anche un cambiamento sociale, portando alla nascita dell’alta società inglese in cui vivono i personaggi di Bridgerton.
Al centro c’è la storia di Carlotta. È una ragazza giovanissima, che arriva in Inghilterra da una cittadina della Germania, dopo che è stata scelta per unirsi in matrimonio al Re del Paese più importante del mondo, Re Giorgio d’Inghilterra. Arriva al matrimonio senza conoscerlo, da un Paese lontano, dopo un lungo viaggio, e viene catapultata in un mondo di cui non sa niente. Ci ricorda moltissimo la giovane Maria Antonietta, raccontata mirabilmente da Sofia Coppola in Marie Antoinette, che dall’Austria (certo, era la figlia della Regina e di un nobile qualsiasi) arrivava in Francia per sposare il Re.
Ma la Regina Carlotta ci ricorda anche molto la giovane Lady Diana Spencer. Una ragazza che, alla corte della Regina d’Inghilterra, ha sofferto spesso di solitudine, incomprensione, incomunicabilità. Guardate il primo episodio, e la prima notte di nozze. La giovane Carlotta, dopo un matrimonio combinato ma che, tutto sommato, ha mostrato di apprezzare, si trova accompagnata nella sua dimora, mentre il marito, Re Giorgio, le comunica che alloggerà in un’altra. Ricorda davvero la storia di Carlo e Diana che, una volta sposati, hanno vissuto a lungo in dimore diverse, facendo vite separate. È in questo che La Regina Carlotta: A Bridgerton Story, appare interessante e attuale.
L’altro lato dell’attualità è quello sforzarsi di rendere tutto inclusivo. Il fatto della regina di colore, che già aveva fatto molto discutere nella prima stagione di Bridgerton, qui viene risolta con un paio di battute e in un paio di scene. In più c’è l’omosessualità del servitore personale di Carlotta e di quello di Re Giorgio. Che non è ovviamente un problema, ma nel contesto della storia sembra inserita piuttosto forzatamente, con il solo scopo dell’inclusività.
Ovviamente Giorgio non è cattivo. È che lo disegnano così. Infantile, ingenuo, inesperto. Dedito alla sua passione, l’astronomia, come il Re Luigi XVI di Marie Antoinette era dedito alle chiavi. Certo, meglio le stelle delle chiavi, converrete tutti. E quello tra i due, al netto delle difficoltà, è un matrimonio d’amore. Ma la storia è scritta per raccontarci che i due giovani si amano e che c’è qualcosa tra loro che li divide. E allora, pur essedo una storia diversa, ritorna lo schema del primo Bridgerton: una giovane ingenua, la sua educazione sessuale, due persone che si amano ma che sono divise da qualcosa che rimane misterioso. È il romanzo di formazione di una ragazza che viene da altri tempi ma che in sé racchiude problemi della sua epoca, e anche della nostra. Come in ogni racconto della saga di Bridgerton, il racconto è brioso e piacevole, ma anche superficiale e a tratti eccessivo.
A brillare, nei panni di Carlotta, è la giovane India Amarteifio, un volto fresco, vispo, impertinente, un volto tipico da eroina dei nostri tempi: occhi allungati e una cascata ribelle di riccioli neri, potrebbe essere la protagonista di un film della Marvel. È un volto che istintivamente suscita simpatia e raggiunge il primo obiettivo, quello di farci parteggiare per lei. Corey Mylchreest, visto in The Sandman, è il giovane re Giorgio, e ha il volto e il fisico che il ruolo impongono. Guardate il loro primo incontro, con lei che è ignara di chi sia lui: un classico della commedia sentimentale. Colpisce anche Arsema Thomas, nel ruolo della la giovane Agatha Danbury, dama di corte della Regina e sua mentore. Nell’altra storyline, quella ambientata durante i fatti di Bridgerton, Golda Rosheuvel (Regina Carlotta), Adjoa Andoh (Lady Danbury) e Ruth Gemmell (Lady Violet Bridgerton) riprendono i loro ruoli di Bridgerton.
Per il resto, si sa, siamo in una storia di Bridgerton, e si tratta di stare al gioco, di fare il più grande sforzo di sospensione dell’incredulità possibile. E così, allora, si tratta di prendere o lasciare. Certo, gli anacronismi di Sofia Coppola in Marie Antoinette ci piacevano di più, perché i momenti di rottura, come le Converse accanto alle scarpe d’epoca, e la musica post punk (extradiegetica, ovviamente) erano degli squarci di vernice fluo su una tela classica, che però era rigorosamente e accuratamente costruita, e sempre coerente con la materia raccontata. Shonda Rhimes, invece, nella sua ricostruzione d’epoca si prende qualsiasi libertà a livello storico, visivo, concettuale. È uno di quei prodotti in cui vale tutto. E allora, va bene per intrattenere, ma siamo lontani da qualcosa di profondo, intenso, emozionante.
di Maurizio Ermisino per DailyMood.it
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Serie TV
Citadel: Una grande spy story in una serie tv? Non è una missione impossibile!
Published
1 mese agoon
28 Aprile 2023
Chi ha detto che ci sono prodotti per il cinema e prodotti per le piattaforme di streaming? Finora avevamo sempre pensato che i grandi film d’azione fossero fatti apposta per il grande schermo e i prodotti più piccoli, meno spettacolari, fossero naturalmente destinati alle piattaforme. Citadel, la serie che trovate in streaming su Prime Video dal 28 aprile, sembra fatta apposta per rompere questa distinzione. Non è la prima serie spettacolare che approda in streaming, ma è forse il caso più eclatante che dimostra il fatto che oggi non esistono più confini. Abbiamo visto i primi due episodi di Citadel su un grande schermo, al cinema The Space Moderno di Piazza della Repubblica a Roma. E su quello schermo ci stavano benissimo. Citadel farà un figurone anche in tv, chiaro, ma vedetelo comunque sullo schermo più grande che avete. Non è un’opera da vedere al cellulare o su un tablet.
L’inizio di Citadel è di quelli che lasciano il segno: siamo sulle alpi italiane, su un treno di ultima generazione, alta velocità ed extra lusso, come in una versione 3.0 di Intrigo Internazionale. Un’affascinante donna vestita di rosso, Nadia Sinh (Priyanka Chopra Jonas), viene avvicinata da un affascinante uomo vestito di nero, Mason Kane (Richard Madden). I due si conoscono già, si conoscono molto bene, hanno un grande feeling. Lo capiamo dal loro dialogo, dalla chimica in atto ogni volta che si avvicinano. Su quel treno ci sono altre persone, è una trappola. C’è una bomba. Un vagone del treno salta in aria e… La storia riprende otto anni dopo. E sta a voi scoprirla.
Vi diciamo solo che Mason non ricorda nulla. Sì, proprio come Jason Bourne, il protagonista di The Bourne Identity che, citato anche da una simpatica battuta in sceneggiatura, è uno dei modelli di Citadel. Modelli che sono tanti, sono chiari, sono i più nobili. C’è ovviamente molto di Mission: Impossible, che è il riferimento più evidente; c’è, ma in misura minore, James Bond. E ci sono, accennati perché l’atmosfera è diversa, i classici di Hitchcock. Tutto questo è per dire che le ambizioni sono alte, gli standard produttivi e visivi anche. Ma Citadel, pur ispirandosi e richiamando il meglio degli spy game cinematografici, non sembra mai qualcosa di già visto, non sembra somigliare ad altre cose. Era il rischio più grande. Ed è stato evitato.
Nel caso di Citadel è il caso di parlare di un vero evento, perché alza l’asticella delle produzioni seriali e del mondo dello streaming, e inaugura una nuova formula produttiva. Anche se siamo in tv possiamo dire tranquillamente che si tratta di grande cinema. E non è un caso: a dirigere infatti ci sono i Fratelli Russo, coloro che avevano già trasformato il cinecomic della Marvel in una spy story anni Settanta con Captain America And The Winter Soldier. Il cinema di spionaggio è il loro terreno e non deludono. Ma il loro ambiente, appunto, è anche il cinecomic, il cinema di supereroi. E, come ha detto qualcuno, Citadel è questo: è un film degli Avengers, ma con le spie. Spie e supereroi, ci hanno spiegato i produttori, in fondo, sono la stessa cosa: personaggi in grado di andare oltre le nostre capacità, con doti e poteri speciali.
Tutto questo è racchiuso nei due protagonisti. Richard Madden, già uomo d’azione ne Il trono di spade, ma soprattutto in The Bodyguard, ha il physique du rôle per essere una nuova spia, anche se l’espressività, in confronto a mostri come Daniel Craig, Tom Cruise e Matt Damon, non è completamente all’altezza. Priyanka Chopra Jonas è una vera sorpresa. Sensualissima nei primi piani, con uno sguardo e delle labbra in grado di far sciogliere che guarda, è anche eccezionale nelle scene d’azione. Bernard, il loro capo, interpretato da Stanley Tucci, dice che Nadia e Mason da soli sono dei grandi agenti, ma insieme sono una bomba. Ed è vero anche per gli attori. La chimica e l’affiatamento tra i due è eccezionale.
Citadel è un evento anche per la parte produttiva. Perché da questa serie verranno tratti alcuni spin off che saranno prodotti in altre parti del mondo. Una di queste è l’Italia. E la protagonista della Citadel italiana è Matilda De Angelis. Non vediamo l’ora di vederla come una nuova, sexy e tostissima spia. Siamo appena entrati nel mondo di Citadel, allora, e crediamo che ci resteremo molto a lungo.
Crediti: Courtesy of Prime Video
di Maurizio Ermisino per DailyMood.it
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