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Tempo di Oscar 2019! I film più attesi da tenere d’occhio
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Ebbene sì, il momento è già arrivato: la corsa agli Oscar 2019 è ufficialmente iniziata!
Da qualche anno settembre è considerato il “trampolino di lancio” della stagione dei premi cinematografici.
Le probabilità di ritrovare tra i candidati agli Oscar film presentati ai festival settembrini (oltre a Venezia, di grande importanza anche il Toronto International Film Festival) sono molto alte e nonostante manchino all’appello alcuni film ancora inediti alla stampa, noi di DailyMood proviamo ad azzardare qualche pronostico.
Da Venezia75 arrivano numerosi film che siamo sicuri faranno incetta di nomination agli Oscar 2019. Dal vincitore del Leone d’Oro Roma (già eletto come rappresentante del Messico nella categoria Miglior film straniero) di cui non passeranno inosservate nemmeno la regia e la fotografia, anche The Favourite di Yorgos Lanthimos (premiato sempre a Venezia con il Gran Premio della Giuria) si appresta ad accaparrarsi più di una nomination, tra cui quella per le performance delle sue artiste (Olivia Colman vanta già la premiazione con la Coppa Volpi).
Anche la Coppa Volpi maschile assegnata a Willem Dafoe per la sua interpretazione di Vincent Van Gogh in At Eternity’s Gate potrebbe trovare riscontro con una nomination, molto probabile anche una candidatura per The ballad of Buster Scruggs dei fratelli Cohen (a cui aggiungiamo anche una nomination come miglior attore non protagonista per lo spumeggiante Tom Blake Nelson) e per A star is Born della coppia Bradley Cooper – Lady Gaga che non può perdere la nomination come miglior canzone per il pezzo Shallow.
E nella speranza che Suspiria di Luca Guadagnino non rimanga a mani vuote come successo a Venezia, di sicuro gli Academy non potranno escludere il patriottico Il primo uomo di Damien Chazelle.
Volgendo lo sguardo verso ovest, a Toronto si sono susseguite sullo schermo novità interessanti che hanno saputo far parlare di sé.
Il titolo più atteso è stato sicuramente Beautiful Boy con protagonista il giovanissimo e talentuoso Timothée Chalamet, salito alla ribalta durante la scorsa stagione dei premi grazie a Chiamami col tuo nome. Nel suo nuovo film il giovane attore è affiancato da Steve Carell (già candidato all’Oscar nel 2015 per Foxcatcher) per interpretare la storia vera di un rapporto complicato di amore/distruzione tra padre e figlio.
Un’altra star emergente presente a Toronto con ben due pellicole è Lucas Hedge, visto di recente nel cult indie Lady Bird e protagonista lo scorso anno in Manchester by the sea, grazie al quale si è guadagnato una nomination agli Oscar per la sua performance. In Boy Erased – scritto e diretto da Joel Edgerton – Hedge è il figlio di un pastore (Russell Crowe) che, dopo aver fatto coming out con i genitori, è costretto da loro a partecipare ad una terapia di conversione dall’omosessualità. Al cast si aggiungono oltre che lo stesso Edgerton anche Nicole Kidman, l’enfant prodige Xavier Dolan e Flea (bassista dei Red Hot Chili Peppers).
Lucas Hedges è poi protagonista insieme a Julia Roberts (la cui interpretazione ha già fatto parlare in molti di nomination agli Oscar) in Ben is Back, un altro dramma familiare in cui vengono raccontate le 24 ore dopo il ritorno a casa di un figlio alle prese con la dipendenza dalle droghe.
Altre interpretazioni femminili sono state molto apprezzate dalla critica a Toronto: quella di un’irriconoscibile Nicole Kidman in Destroyer nel ruolo di una detective in cerca di vendetta per un evento del suo passato di cui ancora subisce le conseguenze; quella di Rosamund Pike (nominata all’Oscar per il suo ruolo in Gone Girl), dove in A private war veste i panni della giornalista e corrispondente di guerra Marie Colvin, uccisa in Siria nel 2012 e quella di Melissa McCarthy (Una mamma per amica) in Can you ever forgive me?, nel quale l’attrice abbandona la comedy per interpretare una scrittrice che per salvarsi dalla rovina inizia a falsificare lettere di grandi autori del passato. A queste grandi attrici si aggiunge anche Keira Knightley protagonista del biopic Colette dedicato alla vita della scrittrice francese candidata al premio Nobel per la letteratura.
I premi più importanti del Festival di Toronto sono però stati assegnati a due pellicole che si apprestano a bussare alla porta degli Oscar 2019. If Beale Street could talk è il nuovo film di Barry Jenkins dopo il successo del suo premiatissimo Moonlight, Widows – Eredità criminale vede il ritorno dietro la macchina da presa di Steve McQueen che dopo 12 anni schiavo firma un heist movie d’autore con un cast tutto al femminile guidato da Viola Davis ma a trionfare a Toronto è stato Green Book con protagonisti Viggo Mortensen e il premio Oscar Mahershala Ali nei rispettivi panni del buttafuori italoamericano Tony Lip Vallelonga ingaggiato come autista di un pianista di colore il quale deve attraversare in torunée gli Stati Uniti nel 1963, anno in cui le relazioni tra bianchi e neri stavano per scoppiare.
In previsione degli Oscar 2019 probabilmente farà parlare di sé l’esordio alla regia di Paul Dano in Wildlife, presentato a Cannes con protagonisti Jake Gyllenhaal e Carey Mulligan, le interpretazioni di Charlize Theron in Tully e di Maggie Gyllenhaal in The kindergarten teacher e soprattutto l’attesissima performance di Rami Malek in Bohemian Rhapsody, biopic del frontman dei Queen Freddie Mercury. Occhio di riguardo – considerando l’attenzione degli ultimi anni verso il genere indie – anche per l’esordio alla regia di Jonah Hill con il suo mid90S.
I film sono tantissimi e noi non vediamo l’ora che arrivino sul grande schermo e di verificare se qualcuno dei nostri pronostici si avvererà. Lo scopriremo insieme a voi il prossimo 24 febbraio durante la serata di premiazione degli Oscar 2019!
di Marta Nozza Bielli per DailyMood.it
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Le stelle di Venezia 81: Brad Pitt e George Clooney, Tilda Swinton e Julianne Moore, Joaquin Phoenix e Lady Gaga, Angelina Jolie e Jude Law
Published
19 ore agoon
25 Luglio 2024![](https://www.dailymood.it/wp-content/uploads/2024/07/venezia-81.jpg)
Il cinema è sogno, è arte, è viaggio, è cultura. Ed è anche fascino, seduzione, glamour e moda. Tutto questo si può racchiudere nei volti e nei corpi delle star, quelle che da che il cinema è nato ci prendono, ci guardano negli occhi e ci trascinano irresistibilmente dentro una storia. E allora chi comincia ad avvicinarsi all’81° edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia, che si svolgerà dal 28 agosto al 7 settembre 2024, non rimarrà deluso. I divi e le dive ci saranno, e ci faranno ancora una volta sognare. Al Lido arriveranno Brad Pitt e George Clooney per Wolfs – Lupi Solitari di Jon Watts, fuori concorso; Tilda Swinton e Julianne Moore per The Room Next Door di Pedro Almodóvar, Joaquin Phoenix e Lady Gaga per Joker: Folie à Deux di Todd Phillips, Angelina Jolie per Maria di Pablo Larraín, Jude Law per The Order di Justin Kurzel, Nicole Kidman e Antonio Banderas per Babygirl di Halina Reijn, Daneiel Craig per Queer di Luca Guadagnino, tutti in concorso. Il film d’apertura, fuori concorso, era già noto: è Beetlejuice Beetlejuice Tim Burton, che porterà al Lido altre star: Michael Keaton, Winona Ryder, Monica Bellucci e Jenna Ortega.
Autori internazionali in concorso: Pedro Almodóvar, Pablo Larrain, Walter Salles, Todd Phillips
Ma andiamo con ordine. Il programma di Venezia 81 è fatto di un concorso già di per sé molto ricco, variegato, sfaccettato. Iniziamo dai nomi internazionali. The Room Next Door, il primo film in lingua inglese di Pedro Almodóvar, con Tilda Swinton e Julianne Moore, è uno dei titoli più attesi. L’altro, annunciato da tempo, è Joker: Folie À Deux di Todd Phillips con Joaquin Phoenix e Lady Gaga. Maria di Pablo Larrain è dedicato a Maria Callas, con Angelina Jolie, Pierfrancesco Favino e Alba Rohrwacher nel cast. Altro grande nome è I’m Still Here del brasiliano Walter Salles con Fernanda Torres e Selton Mello. Dall’argentina arriva Kill The Jockey di Luis Ortega, un film pieno di sorprese. Sono tre i film francesi in concorso: Leurs enfants après eux, di Ludovic e Zoran Boukherma, Jouer avec le feu (The Quiet Son) di Delphine e Muriel Coulin con Vincent Lindon, e Trois amies di Emmanuel Mouret. Il cinema americano porta al lido The Brutalist di Brady Corbet con Adrien Brody e Guy Pearce, e Babygirl di Halina Reijn, un thriller erotico con Nicole Kidman e Antonio Banderas. Dal Canada arriva The Order di Justin Kurzel, con Jude Law, Nichoas Hoult e Tye Sheridan. Sono nomi meno noti, ma saranno in grado di stupirci, film come Love, di Dag Johan Haugerud, che arriva dalla Norvegia, April di Dea Kulumbegashvili, in arrivo della Georgia, e Harvest, film inglese di Athina Rachel Tsangari con Caleb Landry Jones, il protagonista di Dogman di Luc Besson. Dall’Oriente arrivano Qing Chun Gui (Youth – Homecoming) di Wang Bing, film cinese, e Stranger Eyes di Yeo Siew Hua, da Singapore.
Gli italiani in concorso: Guadagnino, Amelio, Piazza e Grassadonia, Steigerwalt, Delpero
I film italiani in concorso sono 5. Il più atteso è una coproduzione Italia-USA, ed è Queer di Luca Guadagnino, tratto dal romanzo di Burroughs, con Daniel Craig che si mette in gioco in un ruolo inconsueto. In concorso ci sarà Campo di battaglia di Gianni Amelio con Alessandro Borghi, ambientato durante la Prima Guerra Mondiale, nel periodo della prima grande pandemia, la Spagnola che fece più morti della guerra. È molto atteso anche Iddu di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, la storia di Matteo Messina Denaro, raccontata in maniera immaginifica e farsesca, con Elio Germano e Toni Servillo. Tra gli italiani in gara ci sono, finalmente, anche due donne. Vermiglio è diretto da Maura Delpero: è ambientato sulle Dolomiti, verso la fine della Seconda Guerra mondiale, girato con pochi attori professionisti e molti attori non professionisti. Diva futura è diretto da Giulia Louise Steigerwalt con Pietro Castellitto, Barbara Ronchi e Denise Capezza e racconta la storia di Riccardo Schicchi, che negli anni Ottanta e Novanta sconvolse l’Italia con la pornografia.
Fuori Concorso: Tim Burton, Pupi Avati, Takeshi Kitano, Harmony Korine
Come dicevamo sopra il film d’apertura, fuori concorso, è Beetlejuice Beetlejuice Tim Burton con Michael Keaton, Winona Ryder. Il film di chiusura sarà L’orto americano di Pupi Avati. Il film più atteso è Wolfs – Lupi solitari di Jon Watts, con due divi come Brad Pitt e George Clooney. Tra i film fuori concorso vedremo Il tempo che ci vuole di Francesca Comencini, con Francesco Gifuni e Romana Maggiora Vergano. Ci saranno Phantosmia di Lav Diaz, Broken Rage di Takeshi Kitano, Baby Invasion di Harmony Korine, Finalement di Claude Lelouche, e Se posso permettermi Capitolo II, corto di Marco Bellocchio. Nella sezione proiezioni speciali vedremo Leopardi: Il poeta dell’infinito, di Sergio Rubini, miniserie che andrà in onda su Rai 1, con Alessio Boni e Valentina Cervi, Master And Commander di Peter Weir con Russell Crowe e Paul Bettany, film del 2003, e Beauty Is Not A Sin, di Nicolas Winding Refn, corto che verrà proiettato prima della versione restaurata del suo The Pusher.
Le serie fuori concorso: Cuaron, Sorogoyen, Vinterberg e Joe Wright
Il programma dei fuori concorso propone anche quattro serie tv. Sono Disclaimer di Alfonso Cuaron con Cate Blanchett, Los Anos Nuevos di Rodrigo Sorogoyen, Familier Som Vores (Families Like Ours) di Tomas Vinterberg e M: Il figlio del secolo, tratto dal romanzo di Antonio Scurati, diretta da Joe Wright, con Luca Marinelli, una storia d’Italia dall’ascesa di Mussolini al delitto Matteotti.
Orizzonti: apre Valerio Mastandrea
Il concorso di Orizzonti sarà aperto da Nonostante di Valerio Mastandrea, storia di un uomo che trascorre serenamente le sue giornate in ospedale senza troppe preoccupazioni, ma sarà scosso da un nuovo arrivo. In concorso ci sono Familia di Francesco Constabile, sulla vicenda autentica di una famiglia vittima di un padre violento, con Barbara Ronchi e Francesco Di Leva, e Diciannove di Giovanni Tortorici, storia di un ragazzo che fa fatica a trovare il suo posto nel mondo di oggi e trova conforto nella letteratura medievale e nella musica antica. In Orizzonti Extra saranno presentati Vittoria, di Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman, prodotto da Nanni Moretti, storia di una coppia che vuole adottare una bambina avendo già tre figli maschi, e la La storia del Frank e della Nina di Paola Randi, un racconto pop su dei ragazzi diversi dagli altri. In Orizzonti Corti, fuori concorso, ecco F II – Lo stupore del mondo, l’ultimo lavoro di Alessandro Rak dedicato a Ferdinando II di Borbone. Attenzione al film d’apertura di Orizzonti Extra, September 5, di Tim Fehlbaum, con Peter Saarsgard, Ben Chaplin e Leonie Benesch, storia di come l’attentato alle Olimpiadi di Monaco del 1972 venne ripreso da una tv americana.
di Maurizio Ermisino per DailyMood.it
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Fly Me to the Moon – Le due facce della Luna: Scarlett Johansson è la donna che vendette la Luna
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2 settimane agoon
10 Luglio 2024![](https://www.dailymood.it/wp-content/uploads/2024/07/Screenshot-2024-07-10-alle-10.58.32.png)
“Voglio la Luna”, è una di quelle espressioni che si usano per dire “voglio l’impossibile”. Eppure, nella storia di Fly Me to the Moon – Le due facce della Luna, deliziosa commedia con Scarlett Johansson e Channing Tatum, al cinema dal 11 luglio distribuita da Eagle Pictures, ,la Luna è da intendere in senso letterale. È la storia, immaginaria ma con qualche fondo di verità di Kelly Jones, la donna che fu chiamata dalla NASA per “vendere la Luna”. Era la fine degli anni Sessanta, era passato qualche anno dal discorso di Kennedy che prometteva che l’uomo – cioè l’America – sarebbe arrivato sulla Luna, e nel frattempo erano successe molte cose. Una su tutte, la sanguinosa guerra in Vietnam. Così gli americani si erano disamorati della corsa allo spazio. E ci voleva lei, Kelly Jones, una pubblicitaria di New York, per farli innamorare di nuovo della Luna. Fly Me To The Moon racconta tutto questo con la forma di un film che è allo stesso tempo commedia romantica e satira, commedia di costume e (immaginaria) ricostruzione storica.
Fly Me To The Moon immagina che per rilanciare l’immagine pubblica della NASA, venga assunta Kelly Jones (Scarlett Johansson), ragazza prodigio del marketing. La NASA e la corsa alla Luna sono in calo di popolarità, i finanziamenti rischiano di essere ridotti e così Kelly si troverà proprio a dover vendere la Luna agli americani. Si scontrerà con Cole Davis (Channing Tatum), direttore del programma di lancio. E, quando la Casa Bianca ritiene che la missione sia troppo importante per fallire, si troverà a girare un film, un finto sbarco sulla Luna come piano di riserva. A girarlo, con lei, ci sarà “il Kubrick dei pubblicitari”, un eccentrico regista.
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Fly Me To The Moon è un viaggio a ritroso nell’America degli anni Sessanta, con quegli inconfondibili diner e le loro luci al neon, con le spiagge e la musica soul. Un’America che stava perdendo la sua innocenza, ma non l’aveva ancora persa del tutto, comunque molto diversa da quella di oggi. Un luogo dove girare un finto allunaggio – una leggenda metropolitana che dura da allora ed è arrivata fino ad oggi – poteva anche sembrare in fondo un peccato veniale. Un’America, ci suggerisce il film, che era una nazione fondata sulla pubblicità, cioè sulla vendita di sogni. E, in fondo, non è sempre stata una nazione basta su questo, sulla vendita del sogno di una terra promessa, di un luogo dove iniziare una nuova vita da zero, di una seconda possibilità? Horizon – An American Saga, il nuovo film di Kevin Costner, parla proprio di questo.
Per questo Fly Me To The Moon è una satira, una commedia di costume e una commedia sentimentale. Tra Kelly e Cole c’è il classico gioco dei film della Guerra dei Sessi anni Quaranta, quello tra due persone che si detestano ma si attraggono. Un gioco al quale i corpi e i volti dei due attori si adattano benissimo. I due sono dei personaggi esemplari: il Cole di Channing Tatum, è un astronauta che non potrà mai volare. È un uomo con problemi di cuore, letteralmente, visto che soffre di una fibrillazione atriale. Tatum porta nel film quel suo mix di forza e tenerezza, il fisico imponente e l’espressione da cucciolo che piace tanto alle donne.
Kelly è una venditrice, una pubblicitaria, un’attrice. E forse tutte e tre le cose, in fondo, sono la stessa. Kelly è bravissima nell’interagire con il suo interlocutore e vendergli la persona che ognuno vuole incontrare, dire quello che vogliono sentirsi dire. E così Scarlett Johansson è bravissima. Il suo ruolo in Fly Me To The Moo, è quello dell’attrice nell’attrice: interpreta un personaggio che a sua volta ogni volta recita una parte e quindi entra in altri personaggi.
Le labbra carnose e rosse, lo sguardo sognante rivolto all’insù, verso il cielo, verso la Luna: Scarlett Johansson è perfetta. Era un po’ che non la vedevamo, ed è tornata. È ancora bellissima, ma è anche diversa dall’attrice che avevamo visto in Lost In Translation o Una canzone per Bobby Long. La sua oggi è una sensualità più matura, è un fascino più intellettuale che fisico, più di testa che nel corpo. Pur in un corpo ancora bellissimo e in un viso altamente espressivo.
“Non dobbiamo mandare queste cose nello spazio, ma solo dirlo”. “Dobbiamo mentire?” “No, dobbiamo vendere”. Fly Me To The Moon è anche una riflessione sul mondo della pubblicità e, più in generale, sul mondo della comunicazione e delle immagini. Sul cinema, mondo che, come nessun altro, è in grado di creare i sogni, o, se volete, di ricreare la realtà. E anche sulla tv. Nella storia immaginata dal film, è di Kelly l’idea di portare una telecamera per la trasmissione in diretta dello sbarco, facendo diventare quel momento memorabile. Si dice che una cosa non esiste se non va in tv. E spesso è vero. Con quella diretta lo sbarco sulla Luna è diventato tangibile, reale. Se fosse stato girato da Kubrick forse sarebbe stato più bello. Ma è giusto che, ad andare in onda, sia stato quello vero.
di Maurizio Ermisino per DailyMood.it
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Nelle sale cinematografiche torna il primo film rimasterizzato di Lupin III
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21 Giugno 2024![](https://www.dailymood.it/wp-content/uploads/2024/06/Lupin-III.jpg)
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