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Disclaimer – La vita perfetta: Cate Blanchett alla scoperta del lato oscuro

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Il cinema, lo sappiamo, ormai non è più solo nei film di due ore, quelli che si vedono in sala. Il cinema oggi può essere anche in una grande serie tv, da gustare direttamente in streaming. E le grandi serie oggi vengono presentate anche ai festival del cinema, dove meritano di stare. Una di queste è Disclaimer – La vita perfetta di Alfonso Cuarón, che è stata appena presentata alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. È una serie in 7 episodi, o meglio in 7 capitoli che sono dei veri e propri film. Dopo il passaggio a Venezia, la vedremo in streaming su Apple Tv+ dall’11 ottobre con i primi due episodi, seguiti da nuovi episodi ogni venerdì fino al 15 novembre. In Disclaimer Cate Blanchett è Catherine Ravenscroft, una giornalista londinese di grande successo che ha sempre fustigato i malaffari degli altri, e ora si trova invischiata in una storia di segreti e bugie che la riguardano in prima persona e rischiano di rivelare il suo lato oscuro. Non poteva esserci attrice migliore di Cate Blanchett per rappresentare un personaggio a più facce.

Scritta e diretta da Alfonso Cuarón, Disclaimer – La vita perfetta è basata sull’omonimo best-seller di Renée Knight e segue Catherine Ravenscroft (Cate Blanchett) un’acclamata giornalista che ha costruito la sua reputazione rivelando le malefatte e le trasgressioni degli altri. Quando riceve un romanzo da un autore sconosciuto, si rende conto con orrore di essere la protagonista di una storia che mette a nudo i suoi segreti più oscuri. Mentre Catherine lotta contro il tempo per scoprire la vera identità dello scrittore, è costretta a confrontarsi con il suo passato prima che questo distrugga la sua vita e i suoi rapporti con il marito Robert (Sacha Baron Cohen) e il figlio Nicholas (Kodi Smit-McPhee). Nel cast ci sono anche Kevin Kline, Lesley Manville, Louis Partridge, Leila George e Hoyeon, e Indira Varma è la voce narrante.

Cate Blanchett, che a Venezia ha vinto già due volte la Coppa Volpi per la miglior interpretazione femminile, con Io non sono qui e Tár, è l’attrice perfetta per dare un volto e un corpo alla protagonista di questa storia. Tanto che pare che Alfonso Cuaron fosse terrorizzato all’idea che la Blanchett potesse dire di no. “Non mi è sembrato vero di andare a caccia, grazie ad Alfonso, del lato oscuro di questa donna” ha raccontato a Venezia Cate Blanchett. “Quando la incontriamo sappiamo poco di lei. Mano a mano che la storia evolve sei portata a giudicarla, l’ho fatto anche se cercavo di sottrarmi, per non farmi influenzare. Tutti noi abbiamo segreti che solo noi conosciamo. Io la chiamo privacy”.

“Vi invito a concentrarvi su narrazione e stile. La loro forza può portarci vicino alla verità. Possiamo essere manipolati a causa delle nostre convinzioni e dei giudizi che a volte formuliamo. Ma entrambi possono anche essere un’arma. Un grande potenziale manipolatorio. Signore e signori, attenzione”. La voce che accompagna il trailer di The Disclaimer recita queste parole, che scorrono su immagini intense, magnetiche, che portano con sé una tensione sottesa e costante. Parole che introducono la storia della serie, ma che vogliono essere anche una riflessione sulla comunicazione, sul racconto e su verità e manipolazione nella società di oggi. A Venezia Cate Blanchett ha parlato di “assoluta mancanza di vergogna nella società. La vergogna è molto diversa dal senso di colpa. Il senso di colpa è un’emozione inutile. Ma la vergogna e il rimpianto, e le lezioni che se ne possono trarre, sono molto potenti”.

Alfonso Cuarón al cinema è sempre stato il regista della magia e dell’incanto, quello di Paradiso Perduto, Roma e di Harry Potter e il prigioniero di Azkaban. Ma è anche stato capace di un racconto più serrato, teso e lucido come quello de I figli degli uomini. Cate Blanchett è l’attrice che più di ogni altra ha saputo portare sullo schermo personaggi enigmatici, scissi. Dopo la protagonista di Tár, una donna ambigua e problematica, la Catherine di Disclaimer è l’ennesimo grande personaggio di una galleria ormai piena di grandi interpretazioni e grandi successi. Tra cui ricordiamo 8 nomination agli Oscar, con due vittorie, per The Aviator nel 2005 e Blue Jasmine nel 2014.

In The Disclaimer Cate Blanchett appare algida, i capelli biondi e mossi portati lunghi poco sotto le spalle, la pelle diafana e il viso che appare ancora più smunto e affilato del solito. Gli occhi, al solito, sono piccoli, affilati, di quel tipico azzurro ghiaccio, capaci di fulminare, come di trasmettere spaesamento e dolore, o stupore. Sul red carpet come nelle immagini della serie Apple Tv+, Cate Blanchett è circondata da un’aura unica e inconfondibile. È una di quelle figure che, naturalmente, emanano luce.

di Maurizio Ermisinoper DailyMood.it

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Love Lies Bleeding: amore e morte in un’America tossica. Con Kristen Stewart

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“Il corpo ottiene ciò a cui la mente crede”. “Il destino è una decisione”. “Solo i perdenti mollano”. Che cosa sono queste frasi? Sono delle scritte affisse in una sordida palestra in una cittadina del New Mexico, nel profondo interno degli Stati Uniti alla fine degli anni Ottanta, dove inizia Love Lies Bleeding di Rose Glass, con Kristen Stewart. Sono scritte motivazionali che allora potevi trovare in una palestra. Ma sembrano cogliere, in parte, quello che troveremo nel film. Una storia di perdenti, un destino che sembra segnato, o che forse si può riscrivere. Una riflessione sul corpo e una storia costruita accanto a corpi che cambiano, si incontrano e si scontrano, corpi che muoiono, scompaiono e ritornano. Presentato al Sundance Film Festival e poi Festival di Berlino, Love Lies Bleeding arriva ora in Italia, al cinema dal 12 settembre, distribuito da Lucky Red.

Lou (Kristen Stewart), una ragazza scontrosa e solitaria, trasandata e delusa dalla vita, gestisce la palestra del padre (Ed Harris) quando nella sua vita arriva Jackie (Katie O’Brien), un’ambiziosa culturista diretta a Las Vegas per inseguire il suo sogno. Le due si innamorano perdutamente, ma il loro amore le trascina in un vortice di violenza, facendole precipitare nella rete criminale della famiglia di Lou.

È un film di corpi, dicevamo, Love Lies Bleeding. Tutto ruota intorno ai due corpi opposti, e quindi destinati ad attrarsi, di Lou e Katie. Lou è Kristen Stewart, l’ex Bella di Twilight, l’ex fidanzatina d’America e modello di migliaia di adolescenti. La carriera di Kristen è una continua sfida. Qui è in scena con un’aria trasandata, i capelli unti acconciati in una sorta di mullet anni Ottanta, le occhiaie a cerchiare gli occhi nocciola su un viso pallido e smunto. Le mani sono sempre quelle di una bambina. E il suo corpo, celato da abiti maschili e oversize, è quello di un’adolescente, sottile e acerbo.

Jackie è l’esordiente Katie O’Brien, riccioli neri, mascella volitiva e occhi verdi allungati e taglienti. Il fisico tonico, possente, da culturista la fa sembrare una gigante, una wonder woman di periferia, la fa spiccare sulle donne e gli uomini mediocri di quella schifosa cittadina del New Mexico. I muscoli guizzanti, così tesi che ne sentiamo il suono, non le fanno perdere però femminilità e sex appeal. Jackie attraversa il film come oggetto del desiderio. Accanto a loro, Ed Harris, calvo e con i capelli lunghi da sembrare Zio Tibia, fornisce un’ulteriore variazione alla sua carriera da villain, Jena Malone è irriconoscibile nel ruolo della sorella di Lou, vittima di abusi, e Dave Franco il marito tossico. Ma attenzione anche ad Anna Baryshnikov, nel ruolo di Daisy. Che sembra un ruolo minore, ma…

Siamo negli anni Ottanta, per la precisione nel 1989, visto che sentiamo alla tv la notizia della caduta del muro di Berlino. Ma questo è il lato meno scintillante degli Eighties, è quello più marrone, o più grigio. Non siamo nel cuore degli avvenimenti, ma nella periferia. È qui che vivono gli emarginati, i reietti, quelli che, per la loro provenienza, cioè per la loro famiglia, sembrano avere il destino segnato, invischiati sempre più dentro, come se fossero nelle sabbie mobili: più cercano di uscire più ci precipitano. Love Lies Bleeding è una sorta di Thelma & Louise unito a Requiem For A Dream, ambientato nel mondo sordido di Tonya. Del film di Ridley Scott ha la forza dell’unione di due donne sole contro tutti. Del film di Aronofsky ha quel suono dei sogni che vanno in frantumi. Ma forse ha un po’ più di speranza.

Love Lies Bleeding è un film di corpi, di muscoli, di sudore di sangue. E anche di armi, di steroidi e di automobili. Un film di uomini tossici e di sostanza tossiche. E di un amore puro che rischia di avvelenarsi in tutto questo. Duro, coraggioso, con scene di sesso e di violenza, è una storia d’amore destinata a virare nel nero del crime, del thriller e del noir. Quelle scene più visionarie e immaginifiche, che arrivano alla fine del film, piuttosto bruscamente, senza cioè che il terreno sia stato preparato, dimostrano che Rose Glass non è una regista banale ed è in grado di spiazzare e volare con l’immaginazione. Stridono però un po’ con il tono più realistico del film, che aveva saputo creare un’atmosfera tesa e disperata e a tirarci dentro la storia, e in qualche modo spezza l’incantesimo della nostra empatia con i personaggi. tutto questo però non toglie a Love Lies Bleeding quel suo essere un film intenso e potente. “Il destino è una decisione”. E le nostre due eroine proveranno a cambiarlo.

di Maurizio Ermisino per DailyMood.it

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ENDORFINE ROSA SHOCKING A Venezia il 28 settembre e dal 1 al 4 ottobre la settima edizione del Festival Cinematografico: “BUTTATI…” è il tema della rassegna di quest’anno.

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È con grande entusiasmo che la Fondatrice e Direttrice Artistica Laura Aimone annuncia la settima edizione del Festival Cinematografico Endorfine Rosa Shocking, un evento dedicato a celebrare le donne e lo sport attraverso il potere del cinema.

Quest’anno, il Festival si terrà come d’abitudine nella splendida cornice di Venezia con un’apertura speciale il 28 settembre e poi dal 1 al 4 ottobre 2024.

Il tema di questa edizione, “Buttati…”, invita tutte le donne a superare i propri limiti e a lanciarsi in nuove avventure con coraggio e determinazione.

Endorfine Rosa Shocking è ormai un appuntamento imperdibile per tutti gli appassionati di cinema e sport, nonché per coloro che credono nella forza e nel talento delle donne. Il festival propone una selezione di film, documentari e cortometraggi provenienti da tutto il mondo, che raccontano storie di atlete, squadre femminili, donne, sfide e trionfi. Ogni proiezione sarà un’opportunità per esplorare le diverse sfaccettature dello sport al femminile, con un focus particolare sulle storie di resilienza ed empowerment.

Programma e Ospiti Speciali

La serata inaugurale del 28 settembre vedrà la proiezione speciale del film indiano “GHOOMER” di R. Balki, una pellicola  di Bollywood sul cricket che ha avuto un grandissimo successo al botteghino in India e con un cast stellare (Abhishek e Amitabh Bachchan, Shabana Azmi). L’apertura del Festival vede il coinvolgimento di Venezia Cricket che sostiene l’organizzazione della serata insieme al Panathlon Mestre e al Bioarch Progetti. La serata inaugurale vedrà inoltre la proiezione del corto israeliano “SWIMMING LESSON” su un gruppo di ragazze beduine a cui viene insegnato a nuotare in una “piscina” senz’acqua.

Dal 1 al 4 ottobre, il festival proseguirà con una serie di proiezioni giornaliere ed incontri con alcune delle loro protagoniste, offrendo un’esperienza immersiva e formativa per tutti i partecipanti.

Tra le proposte di questa edizione il canadese “ALWAYS HIGHER” sui tuffi dalla grandi altezze, l’italiano “5 NANOMOLI – IL SOGNO OLIMPICO DI UNA DONNA TRANS”, su Valentina Petrillo, atleta transgender ipovedente che nel 2019 ha iniziato la sua transizione farmacologica verso il genere femminile e nel 2021 è stata la prima atleta transgender a partecipare ai Campionati Paralimpici Europei in Polonia; e poi ancora “SLAM DUNK, SEHAJ!” sulla pallacanestro in Canada vista attraverso gli occhi di una famiglia originaria del subcontinente indiano, “THE ART OF FALLING” sul judo e una ragazza di 17 anni in Bulgaria, “17” sulla squadra di calcio femminile giordana under 17 durante la preparazione della Coppa del Mondo, l’argentino “COMO CORRE ELISA, su Elisa Forti che, ad 82 anni, è pronta a correre la gara della sua vita, 25 km attraverso la sua città natale, nel nord dell’Italia, lungo il Lago di Como. A completare il programma del Festival due corti italiani: “SULLE PUNTE” di Ulisse Lendaro, ambientato nel mondo della danza classica e con la partecipazione speciale di Anna Valle, e “LEGGERA” di Andrea Vescovi sulla vita privata della scalatrice paralimpica veneziana Lucia Capovilla, le sue esperienze sulla roccia, gli allenamenti, la sua famiglia e la sua infanzia.

Endorfine Rosa Shocking per questa nuova edizione ha siglato  un’importante partnership con l’Andaras Film Festival, Festival dedicato alle tematiche di viaggio, nell’anno in cui Venezia festeggia i 700 anni della morte di Marco Polo. Continua poi la collaborazione con l’Università Ca’ Foscari e il progetto LEI (leadership energia imprenditorialità):  anche quest’anno Endorfine incontrerà gli studenti dell’ateneo in una conversazione con la protagonista del film “Leggera” Lucia Capovilla il primo ottobre alle 14.30 a Ca’ Foscari Zattere.

Tra gli ospiti speciali di quest’anno, registe, atlete e personalità di spicco del mondo dello sport e del cinema, pronte a condividere le loro esperienze e ispirare il pubblico con le loro storie. In particolare, il Festival avrà l’onore di ospitare atlete olimpiche e paralimpiche come Valentina Petrillo e Lucia Capovilla che hanno saputo incarnare al meglio lo spirito del “Buttati…” e che saranno protagoniste di incontri e dibattiti.

Un Tema di Grande Attualità: “Buttati…”

Il tema “Buttati…” è un invito esplicito a tutte le donne a superare le paure e i pregiudizi, a prendere l’iniziativa e a scoprire nuove possibilità attraverso lo sport. Il festival vuole essere un megafono per quelle voci che, attraverso il coraggio e la determinazione, hanno saputo trasformare le avversità in opportunità di crescita personale e collettiva.

Informazioni
Ogni serata del Festival prevede la proiezione di due film, un lungometraggio e un cortometraggio, alle 17.30 con una replica alle 20.00, seguiti da una discussione/confronto nel foyer della Casa del Cinema – Videoteca Pasinetti (Palazzo Mocenigo, S. Stae 1990 – 30135 Venezia; tel. +39 041 2747140). I film verranno introdotti dai registi, se presenti, o da altre personalità del mondo del cinema. Tutti i film sono sottotitolati in lingua italiana e inglese, se queste non sono le lingue originali. Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti.

Endorfine Rosa Shocking è un’occasione da non perdere per vivere un’esperienza unica, dove il cinema e lo sport si fondono a celebrare la forza e il talento delle donne. Saranno giornate di emozioni, ispirazioni e, soprattutto, di scoperta del coraggio di “Buttarsi…”.

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Venezia 81, Giornate degli Autori: Taxi Monamour, due destini che si uniscono un giorno a Roma

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Due donne, da sole, e una macchina. Non sono Thelma e Louise, ma sono Anna e Nadiya, le protagoniste di Taxi Monamour, il film di Ciro De Caro con Rosa Palasciano e Yeva Sai che è stato presentato in concorso alla 21ª edizione delle Giornate degli Autori, a Venezia. Non è Thelma e Louise, ovviamente, perché è un film minimalista, intimo, realista, senza scene madri, ma una tranche de vie che scorre fluida e naturale come alcune giornate delle nostre vite. Sembra davvero di assistere alla vite di queste due donne, e questa è la cosa più interessante del film di Ciro De Caro. Anna e Nadiya non sono Thelma e Louise, non sono eroiche né estreme. Eppure nel loro rapporto si trova un esempio di quella solidarietà femminile, quella “sorellanza”, come si usa dire oggi, che a volte si instaura tra due donne che sentono di aver bisogno l’una dell’altra e di unire le loro due solitudini.

Due destini che si uniscono, come recita la famosa canzone: è questa la storia di due giovani donne che si incontrano per caso, unite dall’annoso problema che chi vive a Roma conosce bene, quell’autobus che aspetti e non passa mai. Anna e Nadiya si trovano ad aspettare da sole, accettano il passaggio di due ragazzi, rimangono insieme quando scendono, senza accettare l’invito dei due a bere una birra insieme. Il giorno dopo, recuperata in qualche modo un’automobile, Anna ritrova Nadiya ad aspettare nello stesso posto e le offre un passaggio. Così iniziamo a conoscere le loro storie. Anna è in conflitto con se stessa e la propria famiglia e ha un segreto che non rivela a nessuno. Nadiya, ucraina, fugge da una guerra che la tiene lontana da casa. Tutti consigliano ad Anna di seguire il suo compagno in un viaggio di lavoro e a Nadiya di restare al sicuro in Italia. Ma loro la pensano diversamente. Il loro incontro, seppur breve, sarà un tuffo nella libertà.

Taxi Monamour è girato alla maniera dei Fratelli Dardenne, ma senza la tragicità dei loro racconti. La macchina da presa a mano di Ciro De Caro segue i personaggi con la tecnica del “pedinamento”, è sempre all’altezza delle persone, è sempre in mezzo a loro, al centro dell’azione. Punta su dei naturali piani sequenza non virtuosistici, ma funzionali alla sua idea di racconto, rinunciando anche al classico campo/controcampo quando due personaggi, o più, dialogano, ma spostando la macchina da presa seguendo ora l’uno ora l’altro. La sua mdp è libera di fluttuare tra i protagonisti e di cogliere l’attimo. “Girare questo film mi ha dato la possibilità di continuare a esplorare un linguaggio cinematografico allo stesso tempo rigoroso e molto libero” ha spiegato infatti De Caro nelle note di regia. “È la storia di un incontro casuale ed intenso e ho tentato di essere un testimone silenzioso e discreto che, osservando la vita di queste due donne, potesse cogliere qualcosa di intimo e molto vero, in maniera leggera, cruda e priva di giudizio, anche se con uno sguardo estremamente personale”.

Al centro del film ci sono due ottime attrici. Rosa Palasciano, che interpreta Anna, porta in scena una bellezza particolarissima, provata e stanca dalla vita che sta facendo. Yeva Sai, che è Nadiya, ha i colori chiari di chi viene dall’est dell’Europa, un volto acqua e sapone e una continua ritrosia, quella di chi si trova in un posto che non è il suo, straniero e straniato, e ha paura di tutto. Anna e Nadiya sono fisicamente e caratterialmente complementari, e come tali naturalmente si attraggono, hanno bisogno una dell’altra. C’è chi ha bisogno di trascinare e chi di venire guidata.

Rosa Palasciano è anche sceneggiatrice del film, insieme a Ciro De Caro. Quel personaggio lo ha trovato, lo ha visto nascere, lo ha scritto e lo sente molto suo. Come ha raccontato, Taxi Monamour è nato proprio osservando da lontano due donne che stavano sedute in riva al mare sul litorale romano, in inverno. Il loro modo di stare assieme era pieno di intimità, di solitudine ma anche di leggerezza. Entrambe in un paese straniero, probabilmente condividendo difficoltà simili, si facevano compagnia parlando poco. Questa immagine ha colpito i due sceneggiatori e li ha portati a immaginare le loro vite, i loro sogni.

Al netto di alcuni momenti in cui il film si avvita su se stesso e sembra girare a vuoto, allontanandosi dal suo cuore centrale, è una storia delicata che racconta il bisogno che oggi abbiamo di relazioni, di contatti che siano reali, fisici. Racconta lo spaesamento, lo smarrimento, la precarietà delle nostre vite e dei tempi che stiamo vivendo. Lo fa portando in scena dei personaggi non compiacenti, ma reali e naturali. E senza il finale tragico di Thelma e Louise, ma con un finale bellissimo e pieno di dolcezza.

di Maurizio Ermisino

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