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#unavitainsieme: Atelier du Sac contro l’abbandono dei cani

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IL BRAND SUPPORTA LA LEGA NAZIONALE PER LA DIFESA DEL CANE – SEZIONE DI MILANO

L’amore per i cani non va in vacanza, anzi, con la stagione più calda, si rafforza e, insieme alla lotta per la difesa dei loro diritti, diventa una vera e propria missione per L’Atelier du Sac, da sempre in prima linea nel sostenere progetti animal friendly. Del resto, il brand di bag di tendenza è stato tra i pionieri ad accogliere nei luoghi di lavoro- negli uffici come negli showroom- gli amici a quattrozampe e la stessa designer, Silvia Tirabasso, è attiva in prima persona nel supportare iniziative per la loro salvaguardia.

Oggi queste premesse hanno trovato una potente espressione nel progetto benefico che l’Atelier du Sac ha promosso a favore della Lega Nazionale per la Difesa del Cane – sezione di Milano per sensibilizzare sul tema dell’abbandono degli animali. Promossa dalla stessa designer ha preso il via #UNAVITAINSIEME, un’iniziativa dai molteplici risvolti, a partire da quello economico incentrato sulla donazione che è stata fatta all’Associazione per finanziare le attività utili al recupero, al salvataggio, all’accoglienza e al mantenimento dei randagi nel suo rifugio di Segrate. Un primo avvicinamento che sfocierà con la Fall Winter con una campagna digital di sensibilizzazione presso il Rifugio e una capsule collection esclusivamente a favore degli animali. L’obiettivo dell’azienda è quello di sensibilizzare contro l’abbandono, di incentivare le adozioni e di sostenere il lavoro quotidiano e le necessità dei volontari della struttura.

#UNAVITAINSIEME veicola un messaggio molto forte di amore e di rispetto per i nostri amici a quattro zampe” ha dichiarato Silvia Tirabasso. “Per me è motivo di orgoglio collaborare con un Associazione così importante e sono certa che questa iniziativa potrà essere di esempio e di stimolo nel sostenere, con le donazioni, le sue molteplici attività”.

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CHI SALVA UNA VITA SALVA IL MONDO INTERO Massimo Pieraccini presidente e fondatore del Nucleo operativo di Protezione civile logistica dei trapianti

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Massimo Pieraccini vive a Firenze e lo chiama “il dono”, senza enfasi, normalmente, quasi timidamente, quest’uomo attorniato dal suo gruppo di volontari, in giro per il mondo affrontano i problemi della burocrazia, delle attese, i minuti contati nella solitudine degli aeroporti, firme, nulla osta degli ospedali di origine e di destinazione, taxi, treni, documenti da firmare e la preziosa “scatola” , uno speciale contenitore isotermico che contiene il vero dono della vita consegnato con un sorriso, un lampo negli occhi tra sconosciuti….e anche questa è fatta!

Ma oggi Massimo ci racconta una storia, bella perché ha un lieto fine, che vede coinvolto il “dono”, persone, sconosciuti che diventano come fratelli, momenti tristissimi come lame d’acciaio che ti trafiggono il cuore quando ascolti la sentenza che non ti dà speranza e poi la gioia, incontenibile, nel ricevere il dono.

Ci racconta Massimo Pieraccini…..Sono già uscite le locandine che annunciano la prima nazionale di un docufilm, al Cinema Teatro Ariston, “, che vede come protagonista principale Valeria Favorito, una ragazza nata ad Erice che all’età di 11anni si è ammalata di leucemia mieloide acuta, salvata grazie alla donazione del midollo osseo di Fabrizio Frizzi. Non a caso, le riprese sono state fatte proprio tra Trapani – città originaria della famiglia Favorito – e Verona. Tutto parte da un incontro tra il padre di Valeria, Luciano Favorito ed Enrico Pollari, noto fotografo trapanese che è stato anche regista e produttori di altre pellicole molto apprezzate dalla critica.

Tra loro nasce una grande amicizia e poi il desiderio di raccontare la vita di Valeria ma soprattutto il suo coraggio e la sua forza.

Tutto nasce dalla casualità, Valeria, nel luglio del 2022, ha incontrato Mario Bella che è stato il fondatore nel 1990 dell’ADMO a Villar Perosa, che, di fatto convinse Frizzi a diventare donatore.

Il trapianto avvenne di domenica, sempre in maniera anonima come da regolamento, e la modalità dell’intervento eseguito di domenica stupì tutti che pensarono che il donatore fosse una persona famosa, perché non sono interventi da eseguire di domenica. Ma si capì che il donatore era stato Frizzi alla televisione, giorni dopo, perché Romina Power che insieme a lui conduceva la trasmissione televisiva “Per tutta la vita”, indicando Frizzi, disse ”quest’ uomo ha donato il midollo osseo, fatelo anche voi”.

La legge non permette incontri e sono seguite delle lettere in anonimato ma, durante una Partita del Cuore, è stato possibile un incontro, pieno di emozione e riconoscenza fra Frizzi e Valeria.

Oggi Valeria, dopo una ulteriore operazione, si dedica alla ricerca di nuovi donatori e alla ricerca fondi, collaborando attivamente con l’ADMO, associazione cresciuta negli anni fino a diventare una federazione nazionale di associazioni regionali.

«Negli ultimi mesi è stato effettuato il dono più grande: il midollo di un donatore italiano per salvare una donna russa affetta da leucemia. Con una guerra ancora in corso ed enormi difficoltà logistiche nell’organizzare la missione abbiamo dimostrato che la solidarietà umana può vincere sempre – commenta Nicoletta Sacchi, direttore Ibmdr, l’organismo istituzionale italiano che gestisce la ricerca dei donatori su scala mondiale -. Un ragazzo italiano ha donato le sue cellule staminali emopoietiche a favore di un paziente russo in attesa di trapianto di midollo osseo. Malgrado scioperi e guerre il trasporto del “dono” è stato effettuato da Massimo Pieraccini, presidente e fondatore del Nucleo operativo di Protezione civile logistica dei trapianti (insignito dal Presidente Mattarella del titolo di Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana), dimostrando ancora una volta che la solidarietà non conosce né limiti, né confini».

Massimo conclude il suo racconto:

L’insegnamento del dono anonimo che ci viene dall’ADMO è  vivo e, come tutti i grandi fenomeni culturali, riesce ad adattarsi alle esigenze di questi anni in cui la solidarietà troppe volte si arresta davanti alla diffidenza di  chi ci  bussa alla porta, perché l’amore per la bellezza del “dono” è  legato al desiderio di condividerlo,  in silenzio, e diventa un sinonimo di generosità.

Grazie Massimo e a tutti Voi che, come te,  ci insegnano la bellezza del “dono”

 

 

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Sorrisi in Luce

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Nel cuore della luce, la bellezza e la speranza si incontrano.

La mostra Sorrisi in Luce è un’ode alla resilienza, alla bellezza e alla vita che si rinnova.
Attraverso la collaborazione tra Humanitas e Compagnia della Bellezza, Salvo Filetti e Viviana Santanello curatori della mostra, hanno creato un’esperienza multimediale che esplora il potere trasformativo della cura, dell’empatia e dell’accettazione.

L’ obiettivo è quello di sensibilizzare sul tema della prevenzione oncologica, mettendo in luce l’importanza del dialogo con il proprio corpo e l’accettazione della propria immagine dopo le terapie. Sorrisi in Luce è un viaggio intimo nelle vite di sei donne coraggiose, che affrontano il percorso di cura con forza e determinazione.

Il rosa e il verde sono i colori che guidano questa mostra: il rosa simboleggia il progetto Sorrisi in Rosa di Humanitas, di cui Sorrisi in Luce è una costola, mentre il verde rappresenta la vita che continua a fiorire in un equilibrio di speranza e crescita.

Compagnia della Bellezza, con la sua trentennale esperienza nel mondo della bellezza sostenibile, ha messo a disposizione il suo team e la sua passione per contribuire a questa iniziativa, creando un ambiente di ascolto attivo, empatia e supporto, con l’intento di offrire alle donne che affrontano la malattia l’opportunità di riscoprire la propria bellezza e forza interiore.

Vi invitiamo a immergervi nelle storie di luce di queste donne straordinarie, e a riflettere sull’importanza della prevenzione e della cura.
Grazie per aver deciso di condividere con noi questo viaggio ed essere parte di Sorrisi in Luce.
Perché in Compagnia della Bellezza, ci sarà sempre una luce accesa, e un sorriso.

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Un nuovo studio adidas rivela che il 92% delle donne teme per la propria sicurezza quando va a correre

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The Ridiculous Run” richiama l’attenzione sul problema e sottolinea la necessità di educare gli uomini e promuovere la cosiddetta allyship

● Raccontando le assurde vicende vissute dalle donne runner, la maggior parte degli intervistati (69% ) ha dichiarato di prendere specifiche precauzioni per sentirsi al sicuro – dall’indossare capi larghi al correre con qualcuno come forma di protezione
● “The Ridiculous Run” svela quanto possa diventare assurda l’esperienza di corsa per le donne che vogliono sentirsi sicure e fa appello all’intera community affinché promuova un cambiamento concreto della realtà attuale
● Attraverso l’iniziativa di adidas Runners “With Women We Run” e la partnership a lungo termine con White Ribbon, adidas promuove l’educazione di uomini e ragazzi per creare alleati per il cambiamento

Herzogenaurach, Germania, marzo 2023 – adidas ha condiviso oggi i risultati di una recente ricerca che mette in luce i problemi di sicurezza che molte donne si trovano ad affrontare quando corrono, raccontandoli nel video “The Ridiculous Run” – un vero e proprio appello all’educazione del mondo maschile e all’allyship per promuovere un cambiamento concreto.

adidas ha intervistato 9.000 runner in nove paesi per comprendere le esperienze e le percezioni di uomini e donne in merito alla sicurezza durante la corsa e per sostenere l’impegno profuso dall’iniziativa “With Women We Run by adidas Runners” e la partnership del marchio con l’associazione benefica White Ribbon, focalizzate sulla prevenzione delle molestie e sulla sicurezza delle donne runner.

A dimostrazione della portata del problema, il 92% delle donne ha dichiarato di sentirsi preoccupata per la propria sicurezza, con la metà [51%] che teme di essere aggredita fisicamente, rispetto al 28% degli uomini. Più di un terzo (38%) delle donne ha subito molestie fisiche o verbali, e di queste più della metà ha ricevuto attenzioni indesiderate (56%), commenti sessisti o apprezzamenti indesiderati a sfondo sessuale (55%), ha ricevuto un colpo di clacson (53%) o è stata seguita (50%).

Tra chi ha subito molestie, per le donne si osserva una probabilità di gran lunga maggiore rispetto agli uomini di sviluppare effetti collaterali mentali e fisici: oltre la metà delle intervistate (53%) ha infatti riferito di provare ansia, rispetto a poco più di un terzo degli uomini (38%). Dai dati emerge inoltre che le donne (46%) tendono a perdere interesse per la corsa più spesso rispetto agli uomini (1 su 3 o 33%) e che il 40% delle runner si sente più vulnerabile rispetto al 30% degli uomini.

The Ridiculous Run
La ricerca dimostra la necessità impellente di cambiare sia le abitudini che gli atteggiamenti quando si tratta di sicurezza delle donne runner: infatti, mentre il 62% degli uomini riconosce il problema, solo il 18% ritiene che sia soprattutto responsabilità degli uomini aiutare le donne a sentirsi più sicure quando corrono. Ecco perché adidas ha prodotto The Ridiculous Run, un video volto a sensibilizzare l’opinione pubblica sulle realtà che le donne devono affrontare ogni volta che vanno a correre e per incoraggiare gli uomini a informarsi sul problema e ad allearsi per risolverlo. Dall’indossare un solo auricolare, al portare vestiti larghi, al correre in compagnia di altri runner, ciclisti o skater in una sorta di “squadra di protezione”, il video mostra quanto possa diventare assurda un’esperienza di corsa perché le donne si sentano sicure e invita la community a contribuire a cambiare la realtà attuale.

Sostenere il cambiamento a ogni livello
La ricerca e la pellicola The Ridiculous Run sono state create nell’ambito dell’impegno di adidas a favore dell’equità nello sport, con l’ambizione di promuovere l’inclusività, garantendo l’accesso, l’uguaglianza e la sicurezza alle comunità emarginate. Quest’ultima iniziativa si basa sulla collaborazione in corso tra adidas e l’associazione benefica White Ribbon, che si occupa di prevenire la violenza contro le donne e le ragazze educando il mondo maschile.

Il video incoraggia gli spettatori ad approfondire l’argomento attraverso l’allyship playbook di adidas, creato di concerto con White Ribbon nel 2022 e tradotto in sei lingue con l’intento di educare gli uomini sul tema e fornire alle donne strumenti utili per affrontare la questione delle molestie e della sicurezza nella corsa.
Ad oggi, più di 250 allenatori e capitani della comunità internazionale adidas Runners hanno ricevuto sia il toolkit che una formazione completa e sono diventati ambasciatori designati nella missione di creare un ambiente più sicuro per le donne che corrono.
Insieme ad adidas possiamo fare un passo avanti verso l’abolizione una volta per tutte di ogni forma di violenza e discriminazione di genere. Vogliamo che ovunque nel mondo gli uomini utilizzino gli strumenti che abbiamo messo a disposizione per fare la vera differenza nella lotta alla violenza contro le donne. La corsa è per tutti: ecco perché ci impegniamo a fare in modo che tutti si sentano più sicuri quando praticano uno sport che amano”, ha affermato Humberto Carolo, Executive Director di White Ribbon, Canada.

Parallelamente a questa attività, adidas continua la sua iniziativa a lungo termine “With Women We Run by adidas Runners”, concepita per contribuire attivamente a porre fine alle molestie e a qualsiasi forma di violenza contro le donne e per trasformare la cultura della corsa. Oggi attivo in 49 paesi e in 72 comunità, questo programma intende realizzare un cambiamento duraturo “dal basso” attraverso il potere dell’allyship, creando al contempo spazi sicuri per le donne runner.

Per sostenere le attuali iniziative, l’app adidas Running include funzioni incentrate sulla sicurezza, come la possibilità di condividere automaticamente la posizione in tempo reale di un corridore con i follower selezionati affinché ne seguano il percorso, o ancora contenuti educativi e suggerimenti per l’allyship. Ad oggi tramite l’app adidas Running sono state raccolte oltre 120.000 firme sotto l’egida di una missione comune: “Non commettere, tollerare o tacere mai sulla violenza contro le donne”.

Riteniamo che lo sport debba essere equo e la sicurezza è essenziale per concretizzare questo obiettivo. Sappiamo dalle nostre community e dalla nostra ricerca che la sicurezza è l’argomento più critico quando si tratta di donne che corrono e sfortunatamente il compito di proteggersi ricade sempre e solo su di loro.
Affrontare questo problema non è una gara di corsa, ma piuttosto una maratona e la nostra campagna non intende risolvere la questione da un giorno all’altro. L’obiettivo è invece quello di incoraggiare sempre più uomini a comprendere il loro ruolo e le loro responsabilità per stimolare il progresso e, si spera, il cambiamento”, ha dichiarato Sina Neubrandt, Women, Global Communications Director di adidas.

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