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MFW SS21

Milano Fashion Week – Sfilata Prada donna primavera/estate 2021 Dialogues

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La sfilata Prada Donna Primavera/Estate 2021 segna il debutto dei co-direttori creativi Miuccia Prada e Raf Simons ed è, per sua natura, frutto di un dialogo, di una conversazione creativa in itinere. La collezione si propone come la prima di una miriade di proposte possibili in cui Prada entra a far parte di un dialogo tra due collaboratori con punti di vista differenti. I valori e l’ideologia vengono definiti e ridefiniti in un’analisi fondamentale del significato alla base di Prada.

In un periodo in cui il rapporto tra la tecnologia e l’uomo è diventato vitale per accorciare le distanze e unire le persone, la collezione prende ispirazione da questa unione intrinsecamente contemporanea e inevitabile. Il progetto, influenzato inesorabilmente da queste necessarie restrizioni, presenta la moda come riflesso e risposta al tempo presente. Ad un livello più profondo, la presenza indispensabile della tecnologia, non solo nella vita ma anche nelle azioni quotidiane, ha portato a un dialogo diverso tra uomo e informazione: oggi la tecnologia è parte dell’umanità stessa.

La collezione esplora l’idea dell’uniforme sviluppando molteplici e diverse interpretazioni di questo concetto, l’uniforme di Prada, di una comunità, di una rappresentazione visiva di identità, di valori condivisi e accettati, di un modo di pensare. Gli abiti sono essenziali, raffinati, mirati, senza decorazioni superflue: bluse smanicate, pantaloni dritti, soprabiti in re-nylon industriale realizzati con tecniche sartoriali e completi in felpa.

I capi sono disegnati seguendo le linee del corpo e tenuti insieme da una mano. Un gesto per sua natura umano che, applicato all’architettura dei capi, può essere trasformativo e creare un linguaggio. Le opere d’arte create da Peter De Potter, un collaboratore di lunga data di Raf Simons, esplorano le idee di pensiero e di processo – ritornando nuovamente al rapporto tra informazione, tecnologia e essere umano – ma anche, più in generale, l’idea di pensiero che nasce come monologo interiore e che diventa dialogo e scambio di idee. Come strumenti grafici di contrasto, talvolta sovrapposte alle stampe d’archivio di Prada, sono utilizzate per interrompere e spezzare le superfici uniformi degli abiti diventando l’emblema di mondi e discorsi estetici che si incontrano.

Una componente necessaria dell’uniforme è la semplicità: l’essere riconoscibile, il ridurre l’abito a un’essenza, all’essenziale. ‘The Wrap’, un preciso rettangolo di tessuto, è il prodotto logico di questa modalità di esplorazione dell’essenziale, un simbolo rappresentativo delle considerazioni complessive della collezione. Proposto nelle diverse manifatture che compongono la collezione – jersey, tessuto felpato, re-nylon, duchesse ricamato, taffettà chiné – può essere usato per ripararsi dal freddo o come elemento decorativo, diventando così, a seconda dell’intento, oggetto di utilità o di ornamento. I gesti semplici hanno un significato più profondo e l’interpretazione dei capi con materiali diversi ne cambia la lettura, trasformando il pragmatico in sofisticato e viceversa. L’aggiunta di tasche ai capi è un atto pratico, una praticità che parla di vita e di quotidianità, dell’utilità degli abiti che dialogano con il corpo umano.

Dualità e pluralità sono da sempre caratteristiche insite nel linguaggio di Prada che accosta diversi elementi, approcci e discipline per trovare un’armonia paradossale nella dicotomia. L’ambientazione fisica di questa sfilata virtuale – ideata da OMA/AMO – è uno spazio personale, intimo, tattile. La tecnologia è proposta in lampadari che, con monitor e telecamere, uniscono ancora una volta ornamento e utilità e si animano in una sorta di danza al ritmo delle falcate delle modelle. La colonna sonora, composta per la sfilata da Plastikman, il musicista anglo-canadese Richie Hawtin, protagonista della scena elettronica, include i nomi di tutte le protagoniste della sfilata: un cast di modelle che non hanno mai calcato le passerelle e per le quali questa è una sfilata di debutto.

Dal dialogo tra l’uomo e la tecnologia emergono i concetti di istinto e di logica che, anche se diametralmente opposti, formano comunque un dialogo funzionale alla creatività. Entrambi rappresentano la quintessenza di Prada, una considerazione sul mondo e una reazione naturale a questo stimolo. Un altro dialogo paradossale che riflette la realtà.

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Tutto il meglio della Milano Fashion Week

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Proprio come era successo (almeno in parte) a febbraio, anche quest’ultima edizione della Milano Fashion Week si è svolta all’insegna del digitale. Ma non per questo è stata meno entusiasmante. Al contrario, i designers si sono superati nell’immaginare un nuovo futuro per la moda e sono riusciti a presentare delle collezioni per la primavera estate 2021 davvero sublimi.

Tra le prime masion ad aprire la settimana della moda milanese, c’è stata Fendi che ha portato in passerella una collezione estremamente sofisticata. Capi destrutturati che si reggono in bilico su dei contrasti capaci di donare quel tocco di eleganza, tipico del brand, che non ha pari. Non solo. Gli abiti e i completi proposti giocano sull’unisex e in passerella abbiamo visto uomini e donne di tutte le età. Quasi come se la moda volesse farsi monito di un messaggio di uguaglianza.

Dolce & Gabbana, invece, era uno di quelli più attesi, nonché una delle punte di diamante di questa ricchissima Fashion Week. Emozionante il ricordo del maestro Ennio Morricone, sulle cui note si è aperta la passerella del geniale duo della moda.

Naturalmente, anche in questa collezione ritroviamo l’amore per la Sicilia, dalle ceramiche di Caltagirone ai tipici carretti siciliani. Capi fatti di eccessi, in cui il patchwork è il segno distintivo e si mischia con dettagli in plastica che si sposano perfettamente con inserti di pizzo e seta. È un continuo giocare con la texture degli abiti. Un gioco abile a cui siamo stati a lungo abituati dagli stilisti. Non c’è nessun elemento innovativo in questa collezione, i codici e le forme sono sempre gli stessi, ma non perdono mai l’enorme carica espressiva di sempre.

E se diventa necessario ripensare e riscrivere il futuro, ovviamente il rapporto uomo-macchina diventa una tematica centrale. Ed è proprio su questo che si incentra la nuova collezione di Prada. L’idea nasce durante il lockdown, in cui Miuccia Prada ha iniziato a guardare con sempre maggior interesse alla tecnologia, intesa come strumento essenziale per unire le persone e permettere loro di condividere quel difficile momento.

E allora eccoci in una dimensione futuristica, in cui uno studio televisivo minimalista sovrasta la scena. Una cornice ideale per esaltare l’asimmetria dei capi, ponendo l’accento su un design estremamente ardito.

Se Prada ha scelto il minimal futurista, Etro al contrario ha deciso di puntare tutto sull’oversize, specie per quanto riguarda gli accessori, e sui colori. La nuova collezione è un chiaro omaggio alla cultura e alla bellezza mediterranea, con completi che strizzano anche un po’ l’occhio alla moda dei “formidabili anni” Sessanta e Settanta.

Stupefacente la collezione di Versace. Sarà che la location era ricca di suggestioni (con un’accuratissima ricostruzione di rovine greco-romane”) e sarà che il contrasto, specie cromatico, era ancora più lampante. Fatto sta, che Versace si è davvero superato. Balze xxl, optical e code inedite, sono solo alcuni dei dettagli che rendono questa collezione assolutamente irresistibile.

E poi abbiamo assistito allo show del grande genio… Noi possiamo pure avere il debole per Jeremy Scott (anche se, d’altronde, chi non ce l’ha?), ma questa volta ha raggiunto davvero l’apice. Sì, perché l’irriverente e coraggiosissimo direttore creativo della maison ha deciso di presentare la sua collezione attraverso un video in cui a sfilare erano delle marionette (indimenticabile la fedelissima riproduzione di Anna Wintour). Esattamente come lo show che ha messo in piedi, tutta la nuova collezione pensata per la prossima PE2021 è un mix tra vintage e modernità, con alcune delle migliori suggestioni della moda degli anni Cinquanta (che riecheggiano anche nell’ambientazione).

Che si ami o no, Moschino è senza dubbio il brand che più di chiunque altro riesce sempre a cogliere gli umori del tempo e trasformarli in carica espressiva, a farne sperimentazione artistica. Scott, con enorme maestria e acume, lancia continuamente spunti di riflessione, provocazioni, e lo fa lasciando tutti a bocca aperta. Chapeau!

E chiudiamo il meglio di questa Milano Fashion Week con due giganti: Armani e Valentino.

Il primo, come sempre, portavoce di un’eleganza senza tempo, in cui il classico si arricchisce di piccoli e preziosissimi dettagli. D’altronde, re Giorgio è sempre re Giorgio.

Il secondo, invece, con l’immediatezza che lo contraddistingue ha presentato degli abiti pensati su misura per una donna determinata, pragmatica e dall’estro sofisticato ma irriverente. Tra le migliori collezioni di sempre.

Insomma, un’edizione che ha certamente superato ogni aspettativa.

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L’attitudine tribale della moda targata Bartolotta&Martorana

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Una vera e propria attitudine tribale, quella proposta da Bartolotta&Martorana per la spring/summer 2021.

Un digital fashion show che è anche un traguardo per i due designer: un po’ gipsy un po’ tribale, si perde in bellissimi tessuti e colori con naturalezza e decori sontuosi, ricchi e colorati come una vera e propria attitudine “fusion”, vero e proprio mood in passerella per questa Milan Fashion Week.

Un dialogo con l’artigianalità, come qualcosa di prezioso che vale la pena di esprimere, proposto dalla moda di Bartolotta&Martorana, come un’opera d’arte. Sostanzialmente infatti, realizza un dialogo che parte dal taglio alla logica delle cuciture che quasi irrompono pero’ nei colori, dove si riesce quasi a cogliere il “sentimento della bellezza”, in sintonia con la personalità di chi la indossa.

Una collezione che si fa scegliere per i materiali che utilizza, insomma, come una vera attitudine tribale che va oltre la houtecoutre e il made in italy, attraverso in particolare, un materiale come il tulle.

Un tulle che viene lavorato quasi ad impreziosire la donna che lo indossa. Creato filo a filo come un accumulo di luce, intrecciato in modo molto aperto e creando in questo modo, quasi una rete che diventa trasparente lucida o opaca secondo l’abito realizzato. Un materiale reso cosi dinamico, che il corpo di chi lo indossa “scorre”, quasi scivola in abiti complessi, posandosi come una nuvola anche se complesso e geomatrico. Si usa quindi un linguaggio nuovo , dove i designer scelgono il materiale in modo dinamico, non trascurando anche altro: oggetti quali cinture o cuciture a vista e drappeggi ed inserti; indagando sempre’ pero’ il tema del colore nel capo ma anche nella luminosita’ della pelle di chi lo indossa, come trasparenza riflessa della luce.

Plasticita’ ed elesticita’ tribale dei capi che estrapolano, interpretano ma mai stravolgono il tessuto di cui sono fatti gli abiti dai colori decisi: come desiderio di tornare a qualcosa di puro. L’operazione è particolarmente interessante per vari aspetti: quasi una sorta di “rappresentazione” dell’abito che viene indossato, che crea quasi uno spazio scennico attorno a chi lo indossa.

La donna “circondata” dal suo abito,insomma, che diventa una seconda pelle sia della sua personalita’ che del suo movimento nello spazio.

Una donna giocosa, proiettata al futuro che indossa , non veste. Restituendo un po’ il tema del viaggio dell’essere femminile al giorno d’oggi, la collezione presentata a Milano, è ricca comunque di volant, applicazioni su abiti dal taglio impeccabile, veli, abiti quasi bomboniere: una donna esploratrice delle varie materie e consistenze dell’abito che indossa tra luce e colore.

Il taglio rimane comunque elemento di confezione imprescindibile, che costruisce la caratteristica primaria della struttura dell’abito , scompaginando tutto pero’ quando viene indossato.

Concludendo quindi ecco che l’abito diventa specchio, forma e geometria del corpo femminile, con un intervento creativo e materico evocativo. per una vera attitudine tribale.

di Cristina T. Chiochia per DailyMood.it

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Milano Fashion Week – Herno Collezione Donna P/E 2021 HIGHLIGHTS

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In un momento storico così particolare per la moda, un momento fatto di riflessioni e dinamiche fragili, di cambiamenti, Herno trova nei suoi archivi la solidità e il sapore spensierato degli anni ‘50.
Pur correndo il rischio di fare scelte contro-tempo, Herno ripercorre il “suo” di tempo, quello in cui la creazione e confezione dei capi avevano il fascino e la leggerezza dell’eterno saper fare italiano.
Partendo dalla collezione Herno Monogram e prendendo spunto dalla sua contraddistinta tela d’archivio in canvas con motivo ad H, si arriva ad un prezioso accessorio: il foulard, intramontabile e indispensabile tutto l’anno.

Realizzato in twill di seta stampata che riprende il tessuto d’archivio e lo incornicia in una sofisticata nota di colore.
Nella collezione Herno diventa il dettaglio dei capi timeless a decoro di impermeabili in cotone e piumini in nylon ultralight, anche abbinati a voluminoso taffettà tecnico.

Ecco allora un sottile bandeau nel colletto del bomber anche over-size, della giacca bon ton, dell’A- shape e del gilet.
Infilato nei passanti e pronto a diventare cintura nell’impermeabile e del parka dall’ampio volume o come sciarpa nella giacca con cappuccio.
A sorprendere ulteriormente è la nuova linea di t-shirt e maglieria, creata e messa a punto dal nuovo polo produttivo aziendale, a riprova degli investimenti e della costante fucina di idee creative che è Herno, oggi finalmente realizzabile direttamente in “casa” tutto quello che viene pensato.

Il foulard di seta incontra il superfine cotone stretch delle t-shirt, sia nella versione mezza manica con nastro al collo, sia nella versione a manica lunga con ampia fascia sul fondo annodabile sul lato.
Si nobilita ulteriormente in abbinamento alla lana rasata della maglia a mezze maniche e del cardigan, entrambi con la parte frontale in seta Monogram.

Un match di sofisticate trasformazioni e attitudini chic e senza tempo.
Lasciamo che sia quindi un “gioco” leggero come un foulard.

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