Alti e bassi e un sentito inno al ”Made in Italy”. Riassumiamo così la settimana della moda milanese che si è conclusa (a porte chiuse) il 24 febbraio.
A Milano, si sa, non c’è molto spazio per la sperimentazione – a parte qualche temerario designer che ha fatto della costante ricerca artistica la sua cifra stilistica, su tutti Jeremy Scott e il suo Moschino naturalmente – ma, nonostante questo, ci regala sempre grandi show.
La terza Fashion Week è da sempre più una celebrazione dell’amatissimo e rinomato “Made in Italy”, in cui a farla da padrone sono l’eleganza senza tempo e l’artigianalità – sia se si tratti di maison italiane, sia se si tratti di brand stranieri che cercano di strizzare l’occhio all’ “Italian style”.
Pensiamo a Prada, per esempio. Non esiste una sola persona al mondo che non ami le creazioni di Miuccia Prada, eppure se guardiamo all’ultima collezione che ha presentato giorni fa non troveremo nulla di particolarmente “originale”, che non abbiamo già visto in altre collezioni. La stessa designer ha spiegato come con questa sua collezione volesse omaggiare gli stereotipi femminili maggiormente in voga. Lei non ha bisogno di superare i cliché, di rivoluzionare il proprio stile. Ricerca il classico e ci aggiunge qualche tendenza della modernità come le frange. Ci piace ovviamente, ma qualche intuizione in più non farebbe male.
Elisabetta Franchi_(Credits Ufficio stampa)
Molto più brave a celebrare il classicismo sono state sicuramente Elisabetta Franchi, very classic e very very gold anche nella versione rose, e Alberta Ferretti, decisamente più versatile e capace di creare look raffinati sia nella versione più casual che in quella più elegante ma, soprattutto, estremamente sensibile alle suggestioni culturali dei nostri tempi. Brave!
Chi ci ha stupito è stato Bottega Veneta. Un brand che tende sempre a rispettare gli stilemi classici, questa volta ha avuto il coraggio di osare molto di più. E non ci riferiamo solo al long dress a collo alto total red e total glitter, ma soprattutto alla pelliccia con frange XL. Chapeau!
D’altronde, diciamolo, la “fur mania” (che sia vera o ecologica, poco cambia in tal senso) non è mai davvero passata.
E a proposito di questo, a noi è piaciuto tantissimo il pellicciotto animalier di Versace (anche se per un attimo ci siamo chiesti se stessimo alla sfilata di Versace o a quella di Cavalli…)!
Grande nota di merito per la maison, però, è stata scelta di far sfilare uomini e donne per la prima volta insieme. Una decisione che ha lanciato sicuramente interessanti spunti di riflessione sulla parità dei sessi. Certo, siamo ancora molto lontani dal progressismo di Londra, ma almeno è un primo passo.
Ma se fino ad ora abbiamo parlato di collezioni che in fondo non ci hanno fatto vedere niente di nuovo, arriviamo finalmente al “GENIO” per eccellenza che negli ultimi anni ha completamente rivoluzionato il concetto di moda: Jeremy Scott. Le sue creazioni si possono amare o odiare, ma certamente non possono lasciare indifferenti. Se alcuni designer preferiscono rimanere nella loro cosiddetta “comfort-zone”, lui la detesta e preferisce farla pezzi. Ad ogni collezione (che sia con il brand che porta il suo nome o con Moschino) riesce a reinventarsi e a reinventare il fashion. A Milano, per Moschino, ci ha catapultati nella reggia di Versailles e ci ha fatto conoscere una Maria Antonietta così irresistibilmente punk. Applausi a scena aperta!
Ma se Jeremy Scott ci ha fatto fare un balzo temporale eccezionale, Gucci ci ha trasportati direttamente dentro al set di un film di Fellini – 8 ½ per la precisione.
Sullo sfondo un’enorme e austera gabbia coperta da un velo rosa. Fuori campo proprio la voce di Fellini e, intanto, suggestioni poetiche e teatrali prendevano forma pian piano attraverso la collezione in un gesto che aveva quasi del rituale. Senza parole. E senza fiato.
E adesso una breve carrellata sui trend più in voga. Partiamo da quello che ci è piaciuto di più, ossia il fluo che continua a sovrastare le scene di molte collezioni (su tutti Act che ce lo propone sia in velluto che in ruche). E proprio le ruches sono una di quelle tendenze che è andata per la maggiore. Possiamo dire che se la sono battuta a quel livello solo con le frange (su cui non ci sembra necessario aggiungere altro, no?).
E poi tanto volume, specie con le maniche XL molto anni Ottanta o a palloncino (due nomi in particolare: Annakiki e Fendi).
Largo spazio a: la cravatta (Dolce & Gabbana, Emporio Armani); il patchwork (Emilio Pucci, Marni); l’animalier e il velluto (Ermanno Scervino); le piume e le pailletes stile anni Venti (Antonio Marras, Emilio Pucci); i fiocchi sul girocollo (Philosophy di Lorenzo Serafin); il look country chic (Etro); il mini dress con boot o copricapo in pelliccia (DSquared2).
E ora andiamo avanti con la Parigi Fashion Week.
di Francesca Polici per DailyMood.it
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