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MFW Donna F/W 2020-21

MFW – Annakiki FW 2020 INFOXICATION Collection

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ANNAKIKI è da sempre molto vicina all’evoluzione tecnologica, ma questa volta lo fa con un occhio critico e lancia il suo messaggio coniando il termine “infoxication”: una denuncia poco velata nei confronti del sovrac- carico di informazioni che quotidianamente invade il nostro cervello.

Internet, televisione, intelligenza artificiale, social media, un continuo bombardamento di informazioni, un mix sp

esso indecifrabile tra real e fake news che portano l’individuo ad alimentare una perversa sete di conoscen- za e ad autorizzare chiunque ad essere un incubatore di notizie. Il modo in cui viviamo cambia di giorno in giorno, le macchine stanno sostituendo l’intelligenza umana e stiamo rallentando il nostro pensiero attivo perché facciamo sempre più affidamento sulla connivenza che la tecnologia ci ha portato. La nostra vita è diventata più smart ma allo stesso tempo siamo più pigri e sono sempre più evidenti problemi

come la reces- sione della memoria.

Con la collezione A/W 20 Annakiki invita tutti noi a un’ introspezione e prova a ristabilire l’equilibrio tra lo sviluppo tecnologico e le esigenze dell’essere umano. Ci accompagna in un viaggio tra passato e futuro portando in passerella le silhouette e le lavorazioni classiche di ANNAKIKI, rivisitate attraverso le moderne stampe digitale, i design asimmetrici e le ampie maniche . Rouches destrutturate tagliate al vivo, accessori metallici che “proteggono il cervello” ed elementi in 3D che arricchiscono i capospalla rappresentano il senso di inadeguatezza dell’uomo intrappolato in un bozzolo chiamato “Information Era”

La palette di colori include le classiche tonalita di marrone, verde e arancione ma anche tutti i colori dell’arco- baleno.

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MFW Donna F/W 2020-21

MFW – Il mood concept della scarpa di Torresi come simbolo di libertà

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La scarpa dei sogni: il mito della scarpetta di Cenerentola come simbolo di originalità e libertà per sentirsi viva. Un mood concept caro a GiordanoTorresi che, ormai da anni, realizza scarpe “dei sogni”: pezzi unici ideati per e con le clienti.

Una scarpa che, solo una volta completata (in seguito a personalizzazione e finalizzazione dell’ordine), diventa reale, concreta, prodotta. La propria calzatura rappresenta qualcosa di più di una semplice scarpa su misura trasformandosi in un concept, una filosofia, un’astrazione tra materiali e costruzione del modello di lavorazione.

Quello che Giordano Torresi propone al Grand Hotel de Milan, durante la Milano Fashion Week, va quindi oltre l’idea di “genialità” (non a caso la presentazione si svolge nella Suite Verdi), e valica i confini dell’artigianalità e delle lavorazioni accurate che lo contraddistinguono, per approdare nella personalizzazione di un concetto di portabilità e calzatura che diventa mood vero e proprio.

Un’azienda dal gusto familiare ma che si apre al mondo internazionale della fashion week milanese con entusiasmo e un pizzico di ironia. La location scelta, sicuramente, fa la differenza. Definisce la donna a cui si rivolge nel suo mood più iconico. Così come l’idea di proporre la “cassetta degli attrezzi” del calzolaio sopra la bella scrivania accanto alla finestra, quasi ideale palcoscenico della creatività umana in ogni sua sfaccettatura: ad incuriosire è proprio l’idea di addentrarsi in una suite occupata da una ipotetica donna che indossa scarpe Torresi. Dal bagno alla camera da letto, dal salotto all’atrio, lo spazio permette alle creazioni di Torresi di trovare respiro senza essere collocate in un vero e proprio showroom ma in un ambiente di lusso quotidiano, anche se non domestico, al fine di scoprire “la donna che le indossa”.

Le collezioni presentate, la capsule collection ego e variant, diventano quindi personalizzazione stessa dell’eccellenza italiana, disponibili per la donna di oggi ma con un passato da raccontare. Il mood concept come base per un’innovazione che si pone nel solco della tradizione di un’azienda di famiglia che ha obiettivi di più ampio respiro. Tra questi l’idea di collezione di scarpe Made in Italy per una donna che desidera andare oltre l’oggetto in sé, scegliendone la pelle, il colore, la forma e l’altezza del tacco, per il puro gusto di farlo. Addirittura apponendo le proprie iniziali su di esse.
Si tratta di un modo di vedere un settore classico come quello della scarpa, grazie al 3D e al digitale, rendendolo più versatile e pronto a raccogliere il nuovo modo di sentirsi donna.

È come se questa ipotetica donna potesse semplicemente allungare una mano, sedersi sul comodo divano e indossarle, pronta per una nuova giornata fatta di bellezza ed eleganza senza tempo. Quasi sospesa in un luogo senza spazio, la donna che indossa la scarpa Torresi diventa un mix di identità e tecnologia e, grazie ai materiali unici e di qualità, al rendering personalizzabile e al lavoro artigianale degli addetti che le producono si trasforma in una donna che non deve chiedere, ma coglie l’attimo. Un’evoluzione/rivoluzione che parte da ciò che si indossa ai propri piedi e soddisfa il proprio ego più profondo per essere e sentirsi diverse, libere e desiderose di cambiare vita. Cenerentola docet.

di Cristina T. Chiochia per DailyMood.it

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MFW – Luisa Beccaria The Winter Garden Show A/I 2020-21 Collection

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In una serra, a curar profumate essenze e fiori esotici. La donna Luisa Beccaria AI 2020 / 2021 vive con passione, libera, coltivando ogni giorno come fosse un delicato bocciolo, la propria esistenza da proteggere con decisione e gentilezza.

Bagliori iridescenti e immagini d’erbario tratteggiano il leitmotiv di tutta la collezione. Il fiore d’inverno, dalle tinte desaturate, è motivo, ora macro ora mini, su calzamaglie e dolcevita fascianti da indossare sotto a volumi più ampi. Diventa stampa sulla lana stretch, per abiti scivolati lunghi alla caviglia o su pantaloni a sigaretta a vita alta. Sboccia come ricamo sul tulle che copre impalpabili sottovesti stampate. Si insinua fra trama e ordito di morbidi pull in cachemire.

Al tema naturale fanno da contrappunto lo scozzese e il tweed. Il disegno checked, impreziosito da sottili linee di lurex, veste chemisier da portare aperti, maxi pants e l’iconico Luisa Wrap Dress. Strutturate giacche in bouclé jacquard a grano di riso spezzano sugli abiti floral o si abbinano a gonne midi. A scaldare dalle intemperie, generosi cappotti spigati rosa e azzurri dai dettagli ricamati a filo.

I giochi di luce tra i cristalli della serra si riflettono negli abiti per la sera. Pagliuzze d’oro, argento e ottanio intrappolate in reti sovrapposte di tulle impalpabili, che lasciano scoperte le spalle e si avvinghiano alla vita.

Le forme sono morbide, accompagnano la silhouette: le gonne appena ad “A” o le maniche ampie sono sempre contrastate da stretti polsini allungati, tagli a vita alta, strette cinture e dettagli che enfatizzano la figura.

I tessuti sono caldi e leggeri: cachemire, maglia di lana, jersey, tweed, velluto ricamato, tulle, georgette e chiffon fil coupé.

La palette cromatica è ispirata alle tinte polverose dell’autunno e dell’inverno. La gamma dei rosa: chiaro, antico, cipria, malva fino al prugna. Le mille gradazioni di grigio freddo e azzurro, attraverso il glicine, il carta da zucchero, il fiordaliso e l’avio, il verde acqua. Toni madreperlati per la sera.

Tra gli accessori: stivali e stivaletti tacco nove completamente coperti con i tessuti della collezione, cinture basse alla vita, colli alti di jersey e calze coprenti interamente stampate.

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Tra alti e bassi, tutto il meglio (e il peggio) della Milano Fashion Week

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Alti e bassi e un sentito inno al ”Made in Italy”. Riassumiamo così la settimana della moda milanese che si è conclusa (a porte chiuse) il 24 febbraio.

A Milano, si sa, non c’è molto spazio per la sperimentazione – a parte qualche temerario designer che ha fatto della costante ricerca artistica la sua cifra stilistica, su tutti Jeremy Scott e il suo Moschino naturalmente – ma, nonostante questo, ci regala sempre grandi show.

La terza Fashion Week è da sempre più una celebrazione dell’amatissimo e rinomato “Made in Italy”, in cui a farla da padrone sono l’eleganza senza tempo e l’artigianalità – sia se si tratti di maison italiane, sia se si tratti di brand stranieri che cercano di strizzare l’occhio all’ “Italian style”.

Pensiamo a Prada, per esempio. Non esiste una sola persona al mondo che non ami le creazioni di Miuccia Prada, eppure se guardiamo all’ultima collezione che ha presentato giorni fa non troveremo nulla di particolarmente “originale”, che non abbiamo già visto in altre collezioni. La stessa designer ha spiegato come con questa sua collezione volesse omaggiare gli stereotipi femminili maggiormente in voga. Lei non ha bisogno di superare i cliché, di rivoluzionare il proprio stile. Ricerca il classico e ci aggiunge qualche tendenza della modernità come le frange. Ci piace ovviamente, ma qualche intuizione in più non farebbe male.

Elisabetta Franchi_(Credits Ufficio stampa)

Molto più brave a celebrare il classicismo sono state sicuramente Elisabetta Franchi, very classic e very very gold anche nella versione rose, e Alberta Ferretti, decisamente più versatile e capace di creare look raffinati sia nella versione più casual che in quella più elegante ma, soprattutto, estremamente sensibile alle suggestioni culturali dei nostri tempi. Brave!

Chi ci ha stupito è stato Bottega Veneta. Un brand che tende sempre a rispettare gli stilemi classici, questa volta ha avuto il coraggio di osare molto di più. E non ci riferiamo solo al long dress a collo alto total red e total glitter, ma soprattutto alla pelliccia con frange XL. Chapeau!

D’altronde, diciamolo, la “fur mania” (che sia vera o ecologica, poco cambia in tal senso) non è mai davvero passata.

E a proposito di questo, a noi è piaciuto tantissimo il pellicciotto animalier di Versace (anche se per un attimo ci siamo chiesti se stessimo alla sfilata di Versace o a quella di Cavalli…)!

Grande nota di merito per la maison, però, è stata scelta di far sfilare uomini e donne per la prima volta insieme. Una decisione che ha lanciato sicuramente interessanti spunti di riflessione sulla parità dei sessi. Certo, siamo ancora molto lontani dal progressismo di Londra, ma almeno è un primo passo.

Ma se fino ad ora abbiamo parlato di collezioni che in fondo non ci hanno fatto vedere niente di nuovo, arriviamo finalmente al “GENIO” per eccellenza che negli ultimi anni ha completamente rivoluzionato il concetto di moda: Jeremy Scott. Le sue creazioni si possono amare o odiare, ma certamente non possono lasciare indifferenti. Se alcuni designer preferiscono rimanere nella loro cosiddetta “comfort-zone”, lui la detesta e preferisce farla pezzi. Ad ogni collezione (che sia con il brand che porta il suo nome o con Moschino) riesce a reinventarsi e a reinventare il fashion. A Milano, per Moschino, ci ha catapultati nella reggia di Versailles e ci ha fatto conoscere una Maria Antonietta così irresistibilmente punk. Applausi a scena aperta!

Ma se Jeremy Scott ci ha fatto fare un balzo temporale eccezionale, Gucci ci ha trasportati direttamente dentro al set di un film di Fellini8 ½ per la precisione.

Sullo sfondo un’enorme e austera gabbia coperta da un velo rosa. Fuori campo proprio la voce di Fellini e, intanto, suggestioni poetiche e teatrali prendevano forma pian piano attraverso la collezione in un gesto che aveva quasi del rituale. Senza parole. E senza fiato.

E adesso una breve carrellata sui trend più in voga. Partiamo da quello che ci è piaciuto di più, ossia il fluo che continua a sovrastare le scene di molte collezioni (su tutti Act che ce lo propone sia in velluto che in ruche). E proprio le ruches sono una di quelle tendenze che è andata per la maggiore. Possiamo dire che se la sono battuta a quel livello solo con le frange (su cui non ci sembra necessario aggiungere altro, no?).

E poi tanto volume, specie con le maniche XL molto anni Ottanta o a palloncino (due nomi in particolare: Annakiki e Fendi).

Largo spazio a: la cravatta (Dolce & Gabbana, Emporio Armani); il patchwork (Emilio Pucci, Marni); l’animalier e il velluto (Ermanno Scervino); le piume e le pailletes stile anni Venti (Antonio Marras, Emilio Pucci); i fiocchi sul girocollo (Philosophy di Lorenzo Serafin); il look country chic (Etro); il mini dress con boot o copricapo in pelliccia (DSquared2).

E ora andiamo avanti con la Parigi Fashion Week.

di Francesca Polici per DailyMood.it

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