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Il mood del “crescendo ” di Miart: tra beni rifugio ed il mondo dell’art dealer

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L’arte. Il più grande mercato non regolato al mondo. Affascinante e complesso. Dinamico e criptico per chi non è del settore. Un mondo, quello dell’arte ed in particolare dell’arte contemporanea, che si sta aprendo in una sorta di grande fiera, esattamente come quello della moda, sempre di più anche ai “profani” oltre che ai soliti semplici curiosi. Basta visitare il MIART milanese di quest’anno per rendersene conto.
Che, come recita la presentazione “ è una fiera in cui arte contemporanea, arte moderna e design in edizione limitata dialogano tra loro, esplorando le relazioni tra il passato e il presente della creatività e presentando al pubblico la più ampia offerta cronologica, dall’arte dell’inizio del secolo scorso fino alle opere delle generazioni più recenti“, che sarà possibile visitare dal 14 al 16 Aprile 2023 a Milan presso gli spazi di Fieramilanocity.
La città di Milano, nel solco del mood della moda dell’arte a tutti gli effetti, anche quest’anno, con la Milano Art City. Milano che grazie a MIART, diventa protagonista nuovamente del mood dell’arte contemporanea. Un mood che produce  volume d’affari sempre più con cifre da capogiro: basta una semplice visita agli stand per rendersi conto di quanto lo scenario italiano e contemporaneo offra,in particolare ora dopo la pandemia, l’arte come un vero e proprio “bene di rifugio”con artisti sempre più visionari, capaci e folli a cui le gallerie offrono vetrine inedite e, spesso , sempre più accattivanti a partire dal tema scelto quest’anno “CRESCENDO” (che quest’anno vanta anche la collaborazione inedita con la Triennale di Milano e la Fondazione Nicola Trussardi). Una fiera d’arte, insomma, quella organizzata da Fiera Milano e diretta da Nicola Riccardi che vuole , in questa 28esima edizione, offrire non solo un’occasione di conoscere sempre più gallerie (quest’anno 169 con ben 27 paesi rappresentati), ma anche incrementare la vetrina internazionale degli espositori. Il Crescendo di Miart come vero e proprio mood, insomma. Tra beni di rifugio e art dealer? Chissà.
Sicuramente, quello che si nota visitandolo è il vero e proprio “smantellamento” del silenzio del 2021 per una sorta di crescendo, inteso come crescendo musicale, che si fa anche auento graduale tra vari mondi: quello dell’arte e quello gente comune, in primis.
Ed in questo, la presenza di volti noti ed art dealer affermati, si nota.
Una nuova traiettoria quella intraperesa e fortemente voluta dal suo direttore della fiera di Miart? Chissà. Sicuramente i numero sono da capogiro, quasi raddoppiati rispetto allo scorso anno e la “restituzione” a Milano, che si riconferma capace di attrarre come città “delle mode”, gallerie da tutto il mondo . Ne è un esempio la presenza del progetto “Miartlive” alla Triennale. Visionari e visioni, insomma, che diventano testimonianze artistiche reali per l’art week milanese. E la presenza di Beatrice Trussardi e Massimiliano Gioni e la loro idea di “museo nomade” di arte conteporanea. Contenitori e palinsesti sempre più rinnovati, ma anche artisti, anche molto giovani, esposti.
Concludendo poi, si segnala nel “mood del crescendo”, la presenza di Eva e Franco Mattes che, con l’esatto opposto del loro lavoro presentato a Modena sino ad un mese fa con l’opera di “infrastrutture visibili”, per Miart , proprio all’ingresso, offrono al visitatore un’esperienza “degna” del metaverso e che ben esemplificano il messaggio di Miart di quest’anno : un’opera site specific  composta da canaline digitali che, come recita il comunicato stampa   consentono il passaggio di dati, l’istallazione che accoglie il pubblico, fa circolare al suo interno un’immagine invisibile che viene inviata ai passanti in modo assolutamente casuale via AirDrop dallo smartphone personale del duo. Ispirata alla pratica molto diffusa tra gli adolescenti di sfruttare momenti di calca per airdroppare materiali digitali, l’opera di Eva & Franco Mattes è un lavoro capace di generare una connessione umana che va in contrapposizione all’idea della fiera come luogo di sole transazioni commerciali. Ogni visitatore, anche senza essere un collezionista, avrà così la possibilità di portare via, e a sua volta ridistribuire, un contenuto artistico unico”.

Tra giovani e meno giovani artisti come Zoe Fiel della galleria Shore  di Vienna ed il suo “Sorry”,  che indaga i sentimenti dell’amore accogliendoli tutti nell’abbraccio di una parola, o  la interessante sudafricana Jody Paulsen , che crea audaci collage  facendo uso di un’arte storica ed artistica come l’arazzo; si segnala inoltre la presenza del progetto “La vedi la luce?” del workshop di Corrado Bonomi con gli augori delle Botteghe d’Arte allo stand del Museo d’arte Paolo Pini tra contraddizione e assurdità che partorisce la mente umana, malata e non.  Non solo arte, fiera, relazioni con altri mercanti e art dealer e mediatori o at advisor, ma un crescendo di voglia di trasformare una passione, come quella per l’arte, in un vero e proprio innamoramento e, chissà, investimento come bene, appunto di rifugio. Una immagine su tutte resta alla fine della visita come una sorta di monito riassuntivo del mood del crescendo di MiArt di quest’anno: il lavoro di un altro duo, Patrick e Anne Poiner, francesi, che, nati artisticamente in Italia, a Villa Medici a Roma, presso lo stand della Galleria Fumagalli espongono un’opera sul cervello umano, più volte negli anni re-interpretata. Una sorta di perfetta sintesi di questi tempi un po’ confusi, dove i labirinti del cervello umano simboleggiano sicuramente il sink creativo (del duo artistico in questo caso) , ma è anche una sorta di monito silenzioso per il futuro alle porte, non solo dell’arte: scelta, gusto e “fattore umano” rimarranno sempre i motivi principali non solo per un acquisto di un bene, in questo caso artistico, ma anche un modo diverso per decidere un pò su tutto nella vita. Con cervello, appunto, se possibile.

di Cristina T. Chiochia per DailyMood.it

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Yumi Karasumaru Yumi’s New School – ユミの新しい学校

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Venerdì 10 maggio 2024 alle ore 19, a Palazzo Vizzani, sede dell’associazione bolognese Alchemilla, apre al pubblico Yumi’s New School – ユミの新しい学校, mostra personale di Yumi Karasumaru, a cura di Roberto Pinto.

Il progetto Yumi’s New School, è stato cucito su misura sulla figura dell’artista, per svelare alcuni degli aspetti più significativi del suo lavoro. Nel percorso artistico di Yumi Karasumaru si intrecciano la relazione con le sue radici, il Giappone, e il suo approdo in Italia. Proprio questa distanza con la sua cultura di provenienza le ha permesso di ripercorrere ricordi, memorie, drammi personali e collettivi, riti e abitudini del Paese del Sol Levante, senza cadere nella trappola della retorica o del celebrativo, ma con uno sguardo interrogativo e conoscitivo. Nelle sue opere –quadri, disegni e performance – troviamo la necessità di creare un dialogo con gli spettatori attraverso una contaminazione tra “Storia” e storie personali, tra collettivo, pubblico, e l’intimo, il privato.

Con Yumi’s New School, l’artista vuole ulteriormente assottigliare la distanza con il pubblico costruendo un’esperienza condivisa, attraverso due distinte performance ma anche trasformando una parte dello spazio espositivo in un suo studio temporaneo in cui i visitatori saranno invitati a lavorare accanto a lei per tutta la durata della mostra, condividendo i processi ideativi e realizzativi. La performance inedita che si potrà vedere in occasione dell’inaugurazione del 10 maggio, Pro-Memoria di Onoda – l’ultimo samurai, si incentra sull’incredibile esperienza di Hiroo Onoda, soldato giapponese, rimasto per quasi trenta anni nella giungla di una sperduta isola nell’arcipelago delle Filippine, credendo che la seconda guerra mondiale non fosse finita. La performance che sarà presentata il 22 maggio, The Double Pop Songs, è frutto di una selezione di canzoni pop giapponesi, denudate dalla musica, le cui parole saranno proiettate sul corpo dell’artista in kimono bianco, come fosse uno schermo.

Due sale verranno allestite con una serie di dipinti: la prima comprenderà una decina di lavori selezionati dalla vastissima serie “Facing Histories” realizzata nel 2015, in occasione dell’anniversario dell’esplosione atomica di Hiroshimae e Nagasaki; nella seconda sala troveranno spazio alcuni lavori di medie dimensioni su tela e su carta della nuova serie “Learning from the past”, ispirata all’arte giapponese del periodo Edo. Una terza sala sarà dedicata alla proiezione dei video delle performance realizzate dall’artista durante la sua carriera.
Una quarta sala, infine, ospiterà il suo atelier temporaneo, un laboratorio aperto a tutti il cui l’obiettivo è di lavorare insieme, discutere, offrire il proprio sguardo e accogliere lo sguardo altrui. Si potrà, dunque, assistere al processo di realizzazione di un’opera dell’artista, per capire dall’interno la sua poetica, e anche provare a disegnare accanto a lei.

Performance:
10 maggio, ore 21
Pro-Memoria di Onoda – l’ultimo samurai
22 maggio, ore 20 e 21 (necessaria la prenotazione)
The Storyteller – il narratore, The Double Pop Songs

Incontri:
16 maggio, ore 18, con Roberto pinto
23 maggio, ore 18, con Uliana Zanetti
30 maggio, ore 18, con Igort

Yumi Karasumaru Yumi’s New School – ユミの新しい学校
a cura di Roberto Pinto
10 maggio – 1 giugno 2024
Opening: venerdì 10 maggio, ore 19-22
Alchemilla, Palazzo Vizzani
Via Santo Stefano 43, Bologna

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10·Corso·Como e Yohji Yamamoto annunciano la mostra Yohji Yamamoto. Letter to the future

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Per la prima volta in Italia uno speciale progetto espositivo dell’emblematico designer.
10·Corso·Como Galleria, 16.5 – 31.7.24

Nel nuovo capitolo di 10·Corso·Como, secondo la visione di Tiziana Fausti, lo spazio espositivo della Galleria continua la sua programmazione dedicata alla cultura della moda con un progetto speciale del designer che ne ha provocato e ispirato estetiche e immaginari: Yohji Yamamoto. Conosciuto come il poeta del nero, fin dall’inizio della sua carriera, il lavoro di Yamamoto è stato riconosciuto per aver sfidato le convenzioni dello stile. Le sue collezioni hanno ridefinito l’idea di bellezza, sovvertendo gli stereotipi, alla ricerca di una nuova geografia del corpo e di una silhouette universale.

Presentato da 10·Corso·Como e Yohji Yamamoto, il progetto curato da Alessio de’Navasques – curatore e docente di Fashion Archives presso Sapienza Università di Roma – raccoglie un dialogo tra capi iconici di sfilata, collezioni recenti e future, in un climax ascendente e immersivo. Dal 16 Maggio al 31 Luglio 2024 negli spazi della Galleria saranno protagonisti gli abiti in un flusso dove ogni forma, taglio e geometria, trasmette un’idea di futuro e oltre il tempo.

La luminosità della rinnovata Galleria di 10·Corso·Como – ritornata alla sua essenza di spazio industriale – evoca un allestimento puro e lineare, per restituire un’infinita e universale, misteriosa bellezza. In un percorso concepito come un’unica installazione, è chiaro il messaggio di Yohji Yamamoto a Milano e all’Italia, come luogo della creatività per antonomasia. “Io voglio disegnare il tempo” aveva affermato nell’idea di continuità tra passato e presente, che ha condiviso in tutta la sua carriera. Il percorso espositivo indaga l’opera dello stilista che ha fatto della poesia degli abiti strutturati, ma eterei, tagliati e riassemblati – dove penetra lo spazio dei nostri pensieri, delle nostre emozioni – la sua firma di riconoscimento.

Una dichiarazione sul senso universale della forma attraverso i colori assoluti del bianco, del nero e del rosso: gli abiti diventano parole di una letteratura sul rapporto tra corpo e spazio. Per il designer non è un corpo oggettivato da segni e codici di riconoscimento del genere, ma è un corpo che agisce sull’abito e lo trasforma: una moda radicale, che valorizza l’interiorità di chi li indossa.

Yohji Yamamoto.
Letter to the Future
A cura di Alessio de′ Navasques
10·Corso·Como Galleria
16.5 – 31.7.2024
Tutti i giorni: 10.30 – 19.30
Ingresso libero

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La mostra “QUEEN UNSEEN / Peter Hince” incontra il genio artistico di Marco Nereo Rotelli in occasione della Milano Design Week 2024 con l’evento “Freddie’s Mirrors”

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Dal 16 al 21 aprile 2024, in occasione della Milano Design Week 2024, presso Fondazione Luciana Matalon e nell’ambito della mostra “Queen Unseen | Peter Hince” il mondo della musica e del design si contaminano in “Freddie’s Mirrors”, un progetto artistico di Marco Nereo Rotelli in cui le parole delle canzoni dei Queen diventano cifra espressiva impressa su specchi vintage.

Il 16 aprile alle 11.00 in programma la live performance inaugurale dell’artista.

Si moltiplicano le proposte per il pubblico per vivere in maniera sempre nuova l’esperienza della mostra “QUEEN UNSEEN | Peter Hince”, ospitata e prorogata dato il grande successo sino al 5 maggio presso la Fondazione Luciana Matalon di Milano.

Anche in occasione della Milano Design Week 2024, uno degli eventi artistici e mediatici più importanti al mondo, il viaggio nel mondo della celebre band raccontato attraverso le bellissime immagini inedite di Peter Hince, road manager e assistente personale di Freddie Mercury, e da rari oggetti e cimeli, non poteva che essere arricchito da una proposta originale per offrire al pubblico un’esperienza aggiuntiva.

Dalla contaminazione della musica anni ’70 e del design di quell’epoca attualizzato in chiave moderna nasce l’idea di “Freddie’s Mirrors”, un progetto artistico di Marco Nereo Rotelli che sarà protagonista presso la Fondazione Luciana Matalon dal 16 al 21 aprile, all’interno della Mostra già in essere e che è pensato come omaggio ai testi delle canzoni di una band così simbolica.

Il concept consiste in una serie di iconici specchi ad unghia vintage (il famoso modello progettato dall’architetto Rodolfo Bonetto), tutti diversi e disposti in un cerchio magico, che verranno personalizzati con alcune parole tratte dalle canzoni dei Queen, secondo la cifra stilistica che contraddistingue Rotelli, la scrittura di/segnata.

La creazione delle opere avverrà durante una live-performance di Rotelli in occasione della inaugurazione il 16 aprile alle ore 11.00: gli specchi rimarranno allestiti per tutta la durata della Design Week e potranno anche essere successivamente acquistati.

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