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LE FOTOGRAFE – La prima docu-serie dedicata alle fotografe italiane e al loro originale punto di vista

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Guia Besana, Ilaria Magliocchetti Lombi, Sara Lorusso, Carolina Amoretti, Maria Clara Macrì, Roselena Ramistella, Zoe Natale Mannella, Simona Ghizzoni

LE FOTOGRAFE è la nuova serie Sky Original che parte lunedì 24 maggio alle 21.15 su Sky Arte (canali 120 e 400) e disponibile anche on demand e in streaming su NOW. È la docu-serie, creata e diretta da Francesco G. Raganato e prodotta da Terratrema Film in collaborazione con Seriously, interamente dedicata a otto fotografe italiane che trattano temi legati al femminile.

Ogni episodio è dedicato a una fotografa, al suo originale punto di vista e a un tema specifico – dall’amore alla sessualità, dal ruolo della donna nella società al body positivity – uniti dalla concezione della fotografia come strumento di indagine, di racconto e di espressione artistica.

Le protagoniste –  Guia Besana, Ilaria Magliocchetti Lombi, Sara Lorusso, Carolina Amoretti, Maria Clara Macrì, Roselena Ramistella, Zoe Natale Mannella e Simona Ghizzoni – non affrontano solo temi strettamente femminili, ma svelano mondi complessi in cui ognuna porta avanti la sua ricerca, cresce nel suo lavoro, afferma la sua presenza nel contesto della cultura visiva, contribuisce a cambiare e arricchire l’immaginario fotografico italiano.

LE FOTOGRAFE è una serie antologica, ma non retrospettiva: in ogni episodio le protagoniste sono ritratte nell’atto di creare qualcosa di originale, con uno sguardo rivolto sempre al presente e al futuro.

Alcune di loro scattano l’ultima foto di un progetto lungo anni, altre ne cominciano uno nuovo, tutte, nel corso delle riprese, hanno prodotto fotografie che arricchiranno il loro portfolio. All’inizio di una carriera, in fase di crescita o già affermate, queste otto professioniste portano sullo schermo le loro specificità, umane e professionali.

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Guia Besana mette in scena situazioni e problematiche delle donne contemporanee; Ilaria Magliocchetti Lombi, fotografa rock dei grandi della musica italiana e internazionale, racconta il ruolo delle donne nella società; la giovanissima ritrattista Sara Lorusso racconta la sua generazione, alla ricerca di un posto nel mondo; Carolina Amoretti ha creato Fantagirl, una community di donne che promuove la body positivity; Maria Clara Macrì con i ritratti a ragazze di mezzo mondo ambientati nella loro stanza, promuove l’importanza di indipendenza e autodeterminazione; Roselena Ramistella racconta la potenza delle donne della sua isola, la Sicilia; la giovane fotografa di moda Zoe Natale Mannella ritrae l’amicizia e l’intimità tra ragazze della sua generazione; Simona Ghizzoni usa l’autoritratto per raccontare con sguardo delicato, temi difficili come i disturbi alimentari o la violenza sulle donne.

***

24 maggio alle 21.15 | Episodio 1: GUIA BESANA – Una questione personale
Sinossi: Nella sua casa di Barcellona Guia prepara un piccolo set casalingo con oggetti femminili come borse, gioielli, trucchi, raccontando sua poetica basata sulla creazione di un’immagine costruita a partire dal vissuto, poetica che lei chiama Una questione personale. Una pratica che utilizza nella trilogia Baby Blues, Under Pressure e Poison dedicata al ruolo della donna nella società. Tra ricordi personali e progetti per il futuro, come Strangely Familiar nuova serie in cui una bellissima modella diventa donna barbuta, l’episodio ci racconta la vita e la visione di questa fotografa.

24 maggio alle 21.45 | Episodio 2: ILARIA MAGLIOCCHETTI LOMBI – Un ritratto in due
Sinossi: Nella sua casa romana Ilaria racconta i suoi inizi come fotografa di band rock e indie, della sua ascesa, delle copertine, e nel frattempo lavora, prima con Ariete stella dell’urban pop, poi con il duo Bus Spencer Blues Explosion, infine con Manuel Agnelli leader degli Afterhours. Ma il suo lavoro è anche quello dedicato alle donne nella società: la vediamo nell’appartamento di Emma Bonino, in studio con la campionessa di atletica Danielle Madam, con la giovanissima portavoce dei Fridays For Future Italia Lavinia Iovino. Tra i tanti ritratti realizzati quello che le sta più a cuore è il ritratto di Paola Turci che incontra sul lungomare di Fregene.

31 maggio alle 21.15 | Episodio 3: SARA LORUSSO – Sul mio corpo

Sinossi: Nella sua casa-studio a Bologna, Sara presenta About Sexuality la sua prima serie fotografica dedicata alla sessualità femminile e di come sia ancora considerata un tabù. La fotografia l’ha aiutata a superare il rapporto complicato con il suo corpo, grazie anche ai consigli dell’artista Valentina d’Accardi. Uno dei ritratti a cui è più legata è quello all’atleta paraolimpica Veronica Yoko Plebani che conversa con lei di femminilità oltre gli stereotipi estetici. Con tre amiche Sara ha dato vita a Mulieris Magazine rivista semestrale tutta al femminile, ma con New Masculinity racconta anche il femminile che può essere ritrovato nel maschile, in cui il soggetto dei suoi ritratti è La Persia, giovane designer ritratto in guepiere in una rappresentazione estetica del gender fluid.

7 giugno alle 21.15 | Episodio 4: CAROLINA AMORETTI – Fantagirl
Sinossi: Nella sua casa-studio di Milano, Carolina ci parla delle sue prime esperienze a Fabrica, la scuola di arti visive di Benetton, dove realizza i suoi primi autoritratti, giocosi, colorati, pop. Con un gruppo di amiche, giovani ragazze che lavorano nella fotografia, nella moda e nella comunicazione, emerge poi la necessità di raccontare il corpo femminile in maniera nuova: non più l’immagine di una donna androgina, ma quella di una donna reale, con tutte le sue imperfezioni che diventano tratti unici. Carolina ci mostra alcuni suoi scatti che hanno sdoganato, in tempi non sospetti, il tema della Body Positivity.

14 giugno alle 21.15 | Episodio 5: MARIA CLARA MACRÌ – Una stanza tutta per sé
Sinossi: impegnata su un set casalingo, Maria Clara racconta il progetto In Her Rooms una serie di foto di ragazze nelle loro stanze che l’artista ha intrapreso anni fa e che l’ha portata in tutto il mondo. La scelta delle ragazze avviene tramite un “emphaty shot” una sorta di innamoramento istantaneo. In Her Rooms rivendica l’indipendenza intellettuale sociale e economica della donna, che deve necessariamente passare per una stanza tutta per sé,  dove essere libere di creare e di esistere. Mentre ritrae due ragazze Maria Clara racconta cosa significhi vivere in un corpo che non rispecchia i canoni di bellezza e parla di un nuovo progetto con coppie mixed raised che vengono da culture, etnie, estrazioni sociali diverse. Una delle ragazze da lei ritratte è La Niña, stella nascente dell’urban pop napoletano.

21 giugno alle 21.15 | Episodio 6: ROSELENA RAMISTELLA – L’isola delle femmine
Sinossi: Roselena presenta Deepland con cui ha vinto il Sony Photo Award e il Vogue Italia Prize, dove racconta la sua Sicilia, in un viaggio a dorso di mulo. Deepland l’ha portata poi a un progetto sulla “mafia dei pascoli” sui Monti Sicani dove incontra le sorelle Napoli, due donne che hanno subito pesanti minacce mafiose. Con Be Twins il concetto di identità, con I giochi di Sofia, una bambina che affronta la separazione dai genitori, ma si torna presto alla Sicilia e alle sue donne, con il racconto di un progetto dedicato alle mogli dei pescatori di Mazara del Vallo, rapiti e incarcerati in Libia.

28 giugno alle 21.15 | Episodio 7: ZOE NATALE MANNELLA – Intimità
Sinossi: Zoe emerge dalle lenzuola di una camera da letto dopo aver scattato alcuni ritratti per il progetto Sotto le Lenzuola, dedicato alle ragazze nel loro letto, in un’intimità sognante. Parla di amicizia e di confidenza, di una fotografia istintiva, da cui nascono foto pop, colorate, ironiche e dei suoi esordi con il progetto Taxidì, dedicato a giovani ragazze in vacanze al mare. Poi in un appartamento anni ’70 Zoe scatta un ritratto alla madre, pittrice e art director che ha lavorato nella pubblicità milanese negli anni ’90: le due donne si confrontano tra diversi canoni estetici, classico e contemporaneo.

5 luglio alle 21.15 | Episodio 8: SIMONA GHIZZONI – Tutto parla di me
Sinossi: Nel suo casolare in provincia di Rieti, Simona racconta il suo percorso artistico che parte dall’autoritratto come ricerca di sé. I suoi autoritratti sono divisi in serie: Aftermath indaga l’aspetto più animale della donna, Rayuela intreccia ritratti e elementi vegetali; in Rêve Géologique rappresenta l’elemento della terra. Una trilogia che racconta la nostra permanenza nel mondo, mentre Isola, progetto scattato sull’Appennino Emiliano narra il rapporto dell’uomo con il mondo. Simona racconta i suoi disturbi alimentari interpretati con la serie Odd Days, che le è valsa il 3° posto al World Press Photo 2008 e un Award al Photo Espana 2009. La fotografa racconta anche del suo interesse per le arti performative e per il reportage, e del suo impegno nei diritti civili delle donne.

CREDITI
LE FOTOGRAFE è una produzione Sky Original, creata e diretta da Francesco G. Raganato e realizzata da Terratrema Film in collaborazione con Seriously, in onda su Sky Arte dal 24 maggio alle 21.15

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“La Storia” di Francesca Archibugi In anteprima alla Festa del Cinema di Roma la serie tratta dal capolavoro di Elsa Morante

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Roma, quartiere San Lorenzo. Alla vigilia della Seconda guerra mondiale, Ida Ramundo, maestra elementare rimasta vedova con un figlio adolescente di nome Nino, decide di tenere nascoste le proprie origini ebraiche per paura della deportazione. Dopo l’ingresso dell’Italia in guerra, un  giorno, rientrando a casa, viene violentata da un soldato dell’esercito tedesco, un ragazzino ubriaco. Si apre così “La Storia”, la serie tv firmata da Francesca Archibugi e tratta dall’omonimo romanzo di Elsa Morante, edito da Giulio Einaudi Editore, di cui sono ora disponibili le prime immagini. I primi due episodi della serie, interpretata da Jasmine Trinca, Elio Germano, Asia Argento, Lorenzo Zurzolo, Francesco Zenga e con Valerio Mastandrea, saranno presentati in anteprima mondiale venerdì 20 ottobre alla Festa del Cinema di Roma. “La Storia” – alla cui sceneggiatura hanno lavorato Giulia Calenda, Ilaria Macchia, Francesco Piccolo e Francesca Archibugi – è una coproduzione tra Picomedia e la società francese Thalie Images in collaborazione con Rai Fiction.
Dopo lo sgomento, l’angoscia e la vergogna, Ida scopre di essere incinta. Mentre Nino trascorre l’estate al campeggio degli Avanguardisti, Ida partorisce in segreto un bambino prematuro, piccolo e quieto, con gli stessi occhioni azzurri del padre, quel soldato ragazzino tedesco già morto in Africa. Quando Nino torna a casa e scopre il fratellino, lo accetta di slancio e se ne innamora. Lo soprannominerà Useppe. La piccola famiglia viene stravolta dagli eventi della guerra: prima Nino, fascista convinto, decide di partire per il fronte contro il parere di Ida, lasciandola sola con Useppe; poi, nel bombardamento di San Lorenzo del luglio 1943, la loro casa viene distrutta, Ida perde tutto ed è costretta a sfollare a Pietralata. Da quel momento, ogni giorno diventerà una lotta per la propria sopravvivenza e per quella del suo bambino. Intanto, Useppe cresce aspettando il ritorno di suo fratello, al quale è legato da un amore inossidabile, mentre una vitalità a tratti disperata spinge Nino verso la lotta armata nella Resistenza, verso l’amore, verso i compagni. Nino è  pieno di desideri:vuole più soldi, più affari, più avventura. Dopo la guerra si darà al contrabbando, prima di sigarette e poi in quello delle armi. Vuole una vita migliore per sé, per Ida e per Useppe.

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Everybody Loves Diamonds: Kim Rossi Stuart in una serie… brillante!

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Diamonds Are a Girl’s Best Friend, cantava Marilyn Monroe ne Gli uomini preferiscono le bionde. I diamanti sono i migliori amici di tutti, anche degli uomini, evidentemente. Chiedetelo a Leonardo Notarbartolo, il protagonista della storia (vera) che ha ispirato Everybody Loves Diamonds, la nuova serie original Prime Video con Kim Rossi Stuart, disponibile in streaming dal 13 ottobre con tutti gli episodi. Sì, Leonardo è un uomo, e ama i diamanti perché sono un’aspirazione: alla ricchezza, al riscatto, a una vita migliore. È da questi sentimenti che nasce quello che si può definire il colpo del secolo, avvenuto ad Anversa nel 2003. Ed è questo lo spunto per una serie tv davvero brillante. Non a caso, parliamo di diamanti…

Siamo ad Anversa, nella notte di San Valentino, il 14 febbraio. È la festa degli innamorati. Ma stavolta è davvero una festa per Leonardo (Kim Rossi Stuart) e la sua banda: Ghigo (Gianmarco Tognazzi), l’allarmista, Sandra (Carlotta Antonelli), la scassinatrice, e Alberto (Leonardo Lidi), l’hacker. Quest’ultimo esce da un tombino e dice: “È il più bel San Valentino della mia vita!”. I quattro hanno appena svaligiato il World Diamond Center, il caveau dove sono concentrati gran parte dei diamanti del mondo. Sembra il colpo perfetto, ma…

È una serie molto particolare, Everybody Loves Diamonds, diretta da Gianluca Maria Tavarelli. Lo si capisce da subito: prende la Commedia all’Italiana, quelle dei tempi d’oro, e la mescola con elementi più spettacolari che vengono dall’heist movie americano, e anche da quello spagnolo (il confronto con La casa di carta è inevitabile), ma cercando di italianizzarli. Sì, perché i protagonisti sono tipici della Commedia all’Italiana: individui piccoli che si mettono sulle spalle qualcosa di più grande di loro. È una storia di sentimenti, sogni, riscatto, ma spruzzati di heist movie internazionale. A proposito di Commedia all’Italiana, la presenza di Gianmarco Tognazzi, figlio di uno dei più grandi esponenti del genere, è una garanzia.

Che Everybody Loves Diamonds sia qualcosa di particolare lo capiamo dai primissimi minuti. Da quanto il Leonardo Notarbartolo di Kim Rossi Stuart sfonda la “quarta parete” e si rivolge direttamente al pubblico, a noi che guardiamo, come faceva Kevin Spacey in House Of Cards. È un espediente, a dire il vero oggi molto usato, che rompe gli indugi e crea immediatamente complicità tra il protagonista e il pubblico: lui ci confida delle cose, ci svela i retroscena, e in questo modo è come se ammettesse di fidarsi di noi. Noi gli siamo grati, e stiamo dalla sua parte.

Si starebbe comunque dalla parte di Leonardo Notarbartolo, che Kim Rossi Stuart interpreta in modo divertito e divertente. È sopra le righe, ma appena appena, quanto basta per rendere personaggio e storia brillanti, accattivanti, per dare quel tocco di surreale a un’impresa improbabile, ma allo stesso tempo rendendo il personaggio credibile. Kim Rossi Stuart dà al suo Leonardo una parlata piemontese, che rende il suo personaggio terreno e comune, umano. È in scena con gli occhi spesso sgranati e una barba di qualche giorno. Francesco Bruni, che lo aveva diretto nel bellissimo film Cosa sarà, ci aveva detto che il lavoro di Kim Rossi Stuart in quel film partiva dai capelli, scomposti e arruffati. Inizia dai capelli anche qui. Liberi e con il ciuffo che ricade sulla fronte quando Leonardo è se stesso, pettinati di lato, lisci con la riga, quando entra nel personaggio del gioielliere, creato ad arte per entrare ne giro e avere il suo ufficio al World Diamond Center.

In fondo il suo Leonardo, e tutti gli altri della sua banda, sono degli attori. Una volta in scena, interpretano una parte, fingono di essere chi non sono, per portare a termine il loro colpo. Per questo, il lavoro di Kim Rossi Stuart e degli altri del cast è doppio: recitare un personaggio che a sua volta recita una parte. Tutti sono sopra le righe quel poco che basta, e tutti sono sintonizzati sulla stessa tonalità, come una band che deve suonare lo stesso spartito nello stesso tono.

Il tono della serie, insomma, è deciso, ed è un insieme di toni: mescola, come detto, Commedia all’Italiana, heist movie, commedia rosa, commedia brillante. Si ispira a quella gloriosa Commedia all’Italiana di un tempo, quella de I soliti ignoti, ma anche a brillanti giallo-rosa degli anni Sessanta, cose come Caccia al ladro e Sciarada. Ma non cade mai nella tentazione di imitarli né ricalcarli. Non vuole fare cinema, ma la serialità contemporanea internazionale di oggi. Così c’è un ritmo concitato, velocissimo, ci sono le scritte in sovraimpressione, i flashback e un montaggio che ci porta avanti e indietro nel tempo. Tutto lavora nella direzione di dare movimento a una storia che di movimento ne ha già molto. Il resto lo fa Anversa, in Belgio. Una località poco battuta dal cinema italiano, e da cinema e serialità in genere, e che assicura alla serie un carattere particolare. È fredda, elegante, riservata, esclusiva. Tutto il contrario dei nostri improbabili protagonisti. E tutto questo ci fa ridere ancora di più.

di Maurizio Ermisino per DailyMood.it

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Sex Education 4: il romanzo di formazione di Otis e i suoi amici arriva alla fine. Su Netflix

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Incipit vita nova. Inizia una vita nuova per i protagonisti di Sex Education, l’originale serie Netflix che ha lasciato il segno e che ora è arrivata alla quarta e ultima stagione, disponibile in streaming dal 21 settembre. E allora è la fine, ma anche un inizio. C’è una nuova scuola e una nuova vita per i nostri “eroi”, che hanno lasciato il liceo Moordale per andare in un altro istituto. Stanno crescendo, ma dentro portano tutte le loro insicurezze e le loro imperfezioni. E sono proprio queste che ce li fanno amare, che li rendono vicini a noi, a come eravamo da ragazzi. È proprio per questo che ci è piaciuto, fin qui, Sex Education.

Dopo la chiusura del liceo di Moordale, Otis e Eric devono affrontare un nuovo inizio al Cavendish Sixth Form College. Otis ha in mente di creare una nuova clinica per consulenze sessuali, Eric spera che non saranno di nuovo degli “sfigati”. Ma la Cavendish finisce per essere uno shock per tutti gli studenti di Moordale. La scuola è molto diversa: si fa yoga nel giardino comune, si vive all’insegna della sostenibilità. E il gruppo di ragazzi popolari lo è per la gentilezza, e per il loro essere così diversi e singolari. Viv è totalmente sconvolta dall’atteggiamento non competitivo degli studenti, mentre Jackson sta ancora cercando di superare la sua storia con Cal. Aimee decide di fare qualcosa di nuovo frequentando lezioni d’arte e Adam prova a capire se un’istruzione di tipo tradizionale sia adatta a lui. Tutto questo mentre Maeve è negli Stati Uniti, alla Wallace University, dove studia scrittura creativa con segue l’autore di culto Thomas Molloy. La scuola è molto moderna, molto tecnologica, molto queer. I bagni sono di genere neutro, in modo che ognuno possa sentirsi se stesso. Lo speaker’s corner è a disposizione di chi si vuole esprimere liberamente.

Gli sceneggiatori di Sex Education 4 hanno avuto una buona idea. Quella di spiazzare. Lo fanno con i protagonisti della storia. E, di conseguenza, lo fanno anche con il pubblico. Così fanno uscire i personaggi dalla loro comfort zone, e lo fanno mettendoli in una situazione che ribalta tutte le loro abitudini o convenzioni. La nuova scuola è agli antipodi della retrograda e bacchettona Moordale, dove i nostri ragazzi spiccavano per anticonformismo e bisogno di esprimersi. È avanti, molto più avanti di Otis e di Eric. Otis vuole riproporre anche qui la sua clinica di educazione sessuale. Ma serve qui, in un posto dove tuti sono così emancipati? E, soprattutto, serve se tra gli studenti c’è già un’altra terapista? Come si dice, i nostri protagonisti così sono “superati a sinistra” dagli altri studenti.

E poi c’è un’altra storia, quella personale di Otis. Che, capiti i sentimenti per Maeve, capito che sono ricambiati, si trova in una situazione nuova. Per la prima volta il nostro eroe si trova ad esplorare una relazione a distanza. A poter chiamare la propria amata solo a certe ore. A dover fare sesso, senza averlo mai fatto ancora davvero, a distanza, al telefono. La sequenza in cui i due innamorati lo fanno è sensuale e commovente, anche un po’ dolorosa. È uno dei punti più alti di quattro stagioni di Sex Education.

E così viviamo i dolori del giovane Otis dal suo punto di vista, pensando a quando anche noi eravamo come lui. Otis è il simbolo della serie. Come la madre, Jean, è bravissimo ad aiutare gli altri, ad ascoltarli e consigliari su sesso e sentimenti, mentre la loro vita sessuale e sentimentale è un disastro. Aver scritto personaggi così vulnerabili, così imperfetti, da film drammatico, in un contesto che è tutt’altro, grottesco e frizzante, è uno dei punti di forza della serie.

Ma la forza di questi personaggi è tutta negli attori. Sono tutti belli, a loro modo attraenti, ma allo stesso tempo buffi, impacciati, ridicoli. L’Otis di Asa Butterfield ne è l’esempio: quel bellissimo bambino che era il protagonista di Hugo Cabret di Scorsese è diventato un ragazzo carino, ma non bellissimo. E ha in sé tutta l’insicurezza, l’impaccio e la goffaggine di chi deve ancora sbocciare e trovare la sua strada. L’espressione con cui attraversa la storia, tra l’attonito e il dolente, è impareggiabile. Ma pensiamo anche alla dolcissima Aimee Lou Wood, nei panni di Aimee, corpo da pin up e volto da adorabile coniglietto. E poi ci sono la grinta e il dolore di Emma Mackey, ormai lanciata verso un futuro da star cinematografica (ha anche partecipato al blockbuster Barbie). Tutti sono irresistibilmente inadatti.

Come un personaggio dei fumetti, Otis è vestito sempre allo stesso modo, t-shirt a righe strette di mille colori e giaccone a righe larghe di altri colori. Il suo look è vintage, démodé, come quello di tutti i personaggi. Siamo al giorno d’oggi, ma tutto è volutamente è piacevolmente fuori dal tempo. Così come la musica, che oscilla tra gli anni Ottanta e i giorni nostri. E poi c’è il mondo intorno, che non è la solita città, ma la campagna inglese. Tutto questo è un modo per rendere la storia più universale, adatta a raggiungere tutti. Tutte le latitudini del mondo, ma anche tutte le epoche. È un modo per dire che Otis e i suoi amici potremmo essere anche noi da giovani. Un motivo in più per voler bene a questi ragazzi. Che stavolta portano a compimento il loro romanzo di formazione.

di Maurizio Ermisino per DailyMood.it

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