Eventi
Il mood della moda come sintesi artistica: la mostra le Signore dell’Arte a Palazzo Reale a Milano

E tutto questo nel mood della moda come segno di un cambiamento sociale; dove dipingere un anello o presentare un gioiello o un abito, non è mai fine a se stesso, come nei quadri dipinti da uomini, ma diventano veri e propri esercizi di stile per segnalare un tratto della personalità, cura della persona, ceto sociale, contestualizzazione o influenza sugli altri. Un viaggio quindi nelle cinque sezioni della mostra, che diventano anche introspezione severa sul secolo del 1500 appena concluso ( ovvero l’austerità portata dalla controriforma cattolica e l’uso spagnolo della moda dove il corpo è praticamente annullato da abiti rigidi e dove le forme diventano quasi impalpabili sotto i vestiti ), fino a narrare storie di successo e formazione personale al femminile nel ‘600 mettendo in mostra il libro del Vasari che nella prima edizione delle “Vite de’ più eccellenti pittori scultori et architettori” (edito nel 1550), parò per la prima volta di una donna. E per di più una scultrice vissuta in quella Bologna che ai tempi era sinonimo di emancipazione femminile e talento: Properzia de’ Rossi, che come lui stesso scrive non disdegnò “di mettersi con le tenere e bianchissime mani nelle cose meccaniche e fra la ruvidezza de’ marmi e l’asprezza del ferro”. Una donna di ferro. In un cantiere di uomini. Messa a dialogare nella sala con i fini ricami della Cantoni dove i colori della moda del tempo diventano fili dorati con il vantaggio di far risaltare gli orli dei ricami (non si dimentichi che ai tempi, i ricamatori erano tutti uomini). Scelte cromatiche continuamente a confronto quelle in mostra, dove la predilezione di una tinta, diventa “vantaggio” per far risaltare altro: la pelle, l’incarnato, i gioielli. Spesso dettando la scelta come valore morale. Dove le “tinture” diventano con il pennello lacche e quasi smalti lucenti, specchio delle classi più nobili e privilegiate. Basta perdersi nella mostra nei particolari dei quadri proposti per comprendere quanto la moda abbia assorbito della controriforma e quanto gli abiti venissero strutturati come vere e proprie “armature” che dovevano sostenere in modo innaturale un corpo. sin da piccolo (la moda per bambini infatti non esisteva ed in mostra sono presenti esempi di questa particolarità del mood della moda per diverse pittrici). Corpi imprigionati. Anime in movimento. Che tutte le pittrici in mostra sono riuscite a rendere appieno. Come per esempio Lei. Sofonisba Anguissola. La donna che per anni visse alla corte di Filippo II a Madrid e che ebbe come sorella un’altra pittrice Lucia, morta nel 1565 ed in mostra con il suo lavoro più bello, il celebre autoritratto con le sorelle “la partita a scacchi”. Quasi una sorta d manifesto femminista, dal momento che proprio in quegli anni cambiarono anche le regole del gioco dando al pezzo della regina sulla tastiera, completa libertà di movimento in tutte le direzioni ma che stride, con i particolari degli abiti bellissimi, delle quattro sorelle. Donne che rispecchiano nel mood della moda proposta , anche il loro “status privilegiato”, ma che proprio attraverso il lusso degli accessori o i tessuti degli abiti, evocano quello che è essere donne. Interessante notare come nel mood ci sia anche la rappresentazione dei colletti e dei copricapi. La gorgiera o “duttenkragen”, viene sostituita da preziosi colletti quasi come “testimonial” di uno status sociale e come i panni , resi copricapi, facessero di “semplici donne”, delle eroine.
La gorgiera diventa colletto minuscolo e spesso la prospettiva pittorica di alcuni particolari indugia dell’uso dei piccoli colletti e dei colori “inamidati” con la tecnica del tempo del rebatos che diventano ora strascico, ora pizzo, ora trasparenza, come nei bellissimi esempi presentati nella quarta sala. Sfumature cromatiche che diventano sgargianti come gli abiti proposti, dove l’oro prende il posto del bianco e tutto diventa colore. E poi l’irrompere dei tessuti e della loro lavorazione. In particolare i dipinti che presentano broccati e damaschi. Fino ad arrivare alle decorazioni dipinte nella loro complessità e che raggiungono una qualità quasi simmetrica della pittura che è quasi impossibile trovare in un pittore di sesso maschile. Consapevolezza ed identità al femminile. Nel segno del mood della moda. Una moda molto bella, presentata come una sfilata in veri e propri capolavori artistici. Se si hanno occhi per guardare il talento delle donne pittrici e non solo vederlo, ma parteciparlo anche con questo sguardo “moderno” sul mondo della moda come vero e proprio “mood” ,davvero di tutti i tempi.
di Cristina T. Chiochia per DailyMood.it
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Eventi
Torna il mood del giappone ovvero il giapponismo della moda nel nuovo libro presentato a Milano

Published
4 mesi agoon
19 Aprile 2022
Docente e studiosa di storia della moda, come recita il comunicato stampa “Laura Dimitrio ha compiuto studi specifici sul giapponismo e sulla moda italiana del Novecento. Tra le sue pubblicazioni vi sono saggi sul giapponismo italiano, sui costumi per la prima rappresentazione di Madama Butterfly e sulla condizione di lavoro delle sarte nel XX secolo“. Torna insomma quello che negli anni si è definito il “mood del Giappone” in questo bellissimo libro dal titolo evocativo “Non solo Kimono. Come il Giappone ha rivoluzionato la moda italiana” e che getta nuova luce non solo sulla moda italiana da una prospettiva totalmente inedita (tra influenze e suggestioni orientali) ma anche innescando una sorta di racconto e flusso di evocazioni tra arte abbigliamento e stoffe, colori e tagli che rendono la moda di cui si occupa non solo oggetto di studio riguardo alla influenza sul costume del Giappone nella moda italiana che ha generato, ma percorrendo ben oltre quattro secoli di storia tra emozioni, episodi e retroscena da “dietro le quinte” dagli anni 60 ad oggi. 50 anni di mood del Giappone come una sorta di cartina geografica che racconta curiosità ed aneddoti di stilisti di ieri e di oggi. Non a caso si è scelto Gisella Borioli, signora della editoria di moda in Italia (tra i tanti Vogue e Donna), per raccontare, declinando , questo viaggio; rendendo la coppia Borioli-Lucchini testimoni in modo diretto (come la realtà di Stuperstudiopiu dimostra da anni) , dei cambiamenti del mondo della fashion-art e dei suoi protagonisti in un mondo contemporaneo sempre più multi sfaccettato. Inoltre il volume vanta la prefazione di Akiko Fukai, direttrice e Curator Emeritus del Kyoto Costume Institute, insomma, massima esperta del giapponismo nella moda.
Andare insomma oltre la moda, nel mood del Giappone, perchè, come recita il comunicato stampa che rende questo libro di Skira un piccolo capolavoro : “quando si considera l’abbigliamento giapponese, il pensiero corre subito al kimono, che ha riscosso uno straordinario successo in Europa e in Italia fin dal tardo Ottocento. Da allora il suo taglio e i suoi motivi decorativi sono diventati fonte di ispirazione per gli stilisti desiderosi di proporre abiti con forme e decorazioni sconosciute alla tradizione sartoriale occidentale. Ma il kimono non è stato l’unico aspetto della moda nipponica a rivoluzionare lo stile italiano. A partire dagli anni Settanta, i fashion designer giapponesi d’avanguardia (Kenzo Takada, Issey Miyake, Yohji Yamamoto e Rei Kawakubo) con i loro abiti informi e asimmetrici hanno sovvertito i tradizionali canoni estetici e sono diventati un punto di riferimento anche in Italia per i creatori di moda anticonformisti. Tra la fine del Novecento e l’inizio del nuovo millennio si sono poi diffuse in Italia le subculture giapponesi, dalla moda kawaii ai cosplayers, alle Lolita“.
Un libro, quello edito da Skira Editore davvero molto ben fatto. A partire della ricchezza dell’apparato iconografico corredato da immagini di riviste di moda, ma anche di bozzetti e da bellissime fotografie. Il tutto proveniente da archivi di case di moda e da musei del settore. Torna il mood del Giappone ovvero il giapponismo della moda? Forse. Ed il nuovo libro presentato a Milano ne è il più valido esempio.di Cristina T. Chiochia per DailyMood.it
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Giovedì 12 maggio 2022 apre al pubblico Fuori Terra, mostra personale di Mattia Pajè a cura di Giovanni Rendina, ospitata nelle suggestive sale di Palazzo Vizzani, sede dell’associazione Alchemilla di Bologna. Promossa da Istituzione Bologna Musei | MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna e da Alchemilla, in collaborazione con Associazione BOCA e Gelateria Sogni di Ghiaccio, l’esposizione è parte del main program della decima edizione di ART CITY Bologna, il programma istituzionale di mostre, eventi e iniziative speciali promosso dal Comune di Bologna in collaborazione con BolognaFiere in concomitanza di Arte Fiera.
Fuori Terra è un gruppo scultoreo composto da figure umanoidi immerse in un ambiente installativo. Le sculture, modellate in resina bicomponente, sono organizzate in modo da formare diversi elementi aneddotici, leggibili come una cosmogonia creata dall’artista a partire da due alfabeti visivi: l’estetica new age e quella della televisione commerciale. Lo spazio nel quale sono installate è punteggiato da objet-trouvé, selezionati e dislocati dall’artista a seguito delle sue sperimentazioni su prodotti coinvolti nelle pratiche spirituali e pseudoscientifiche (con fini curativi, di crescita personale e di sviluppo di abilità paranormali), e di una serie di visite agli archivi televisivi che conservano allestimenti e scenografie. L’ambiente in cui gli oggetti sono inseriti è raccordato tramite l’utilizzo di argilla cruda che, applicata come isola di sostegno, permette ai nuclei scultorei di emergere da uno stesso indistinto strato grigio.
L’esposizione si sviluppa a partire dall’interesse dell’artista verso il concetto di verità. Il progetto volge uno sguardo particolare all’emersione di nuovi regimi di verità, rintracciabili a partire dai contenuti che popolano i social network, legati alla ripresa di tematiche “magiche” e teorie del complotto. Lo sgretolamento del fronte mainstream di informazione, che un tempo era animato principalmente da giornali e televisione, ha infatti lasciato posto sulle piattaforme online ad una molteplicità di teorie e forme di sapere esoteriche, spesso in antitesi rispetto al pensiero scientifico. Questo tipo di attenzione si incrocia con la pratica del disegno, che l’artista ha portato avanti durante i mesi di isolamento. La congiunzione che ne deriva, prende forma con l’opera installativa Fuori Terra, all’interno della quale l’artista presenta episodi mitici, riproducendo la pratica museale del diorama. Questa scelta espositiva è determinata dalla volontà di creare tensione tra l’aspetto educativo-scientifico e quello maggiormente legato all’intrattenimento. Il diorama, infatti, riproduce simbolicamente porzioni del mondo naturale sintetizzandone gli elementi e, pur ricalcando una prassi classificatoria e scientifica, presenta aspetti fortemente ludici e scenografici.
Giovedì 12 maggio alle ore 10.30, Mattia Pajè sarà uno dei quattro artisti protagonisti del ciclo ARTALK CITY. Incontri in Accademia con gli artisti del Main Program, promosso dall’Accademia di Belle Arti di Bologna in occasione di ART CITY Bologna 2022. L’artista dialogherà con Giovanni Rendina e Guido Molinari, in un incontro aperto al pubblico che si terrà in Aula Magna ad ingresso libero fino a esaurimento posti.
Alchemilla è un’associazione culturale che sostiene la ricerca, la sperimentazione e la produzione in ambito artistico, mettendo in relazione le figure professionali coinvolte, con particolare riguardo e cura verso i giovani talenti. Il suo spazio è pensato per ospitare artisti, curatori, performer e intellettuali, attraverso residenze e progetti espositivi. Ha sede a Palazzo Vizzani, tra gli edifici più significativi del Cinquecento bolognese, edificato fra il 1559 e il 1566 su iniziativa di Elisabetta Bianchini, vedova di Camillo Vizzani, poi ampliato nel 1732 dal Cardinale Lambertini, arcivescovo di Bologna e futuro Papa Benedetto XIV.
Con il contributo di: Zunarelli – Studio Legale Associato e Z&C International s.r.l.
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Eventi
Il mood dell’arte contemporanea come arte di prossimità al MiArt

Published
4 mesi agoon
11 Aprile 2022
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