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A Company presents Their Season IV

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For Season IV of A–Company, the brand questioned the archetypal dress, the sheath, to explore our relationship to femininity through clothing. As defined by Merriam-Webster, a dress is:
“1. Apparel, clothing
2. An outer garment (as for a woman or girl) usually consisting of a one-piece bodice and skirt
3. Clothing, adornment, or appearance appropriate or peculiar to a particular time
4. A particular form of presentation.”

Using the definition as a formula to deconstruct, A–Company rearranged the shapes of the sheath to discover new silhouettes. A dress becomes a skirt, and dress pattern pieces become graphic blocking or textured cut outs on other pieces. Overcoats in a more classically feminine style are tailored on the top and at the bottom reveal bound seams, exposed pocket bags and raw edges, examining the presentation and performance of clothing. While sticking to the foundation of the brand, there continues to be strong tailoring throughout, as well as intelligently draped garments. The fabrics took inspiration from associations with traditionally feminine clothing such as lace, brocade, and satin, while juxtaposing them against harder fabrics like suiting, crisp poplin, coating, check wool, and denim.

In the presentation of the collection, A–Company collaborated with director Eva Evans to create a film: A Failed Attempt at Understanding Time, exploring our experience of time through the repetitive tasks of the everyday finding a metronome of gesture in the movements between objects and body, the concrete and the natural.

The oversized triptych installation video follows one woman, performed by Evans, moving through three scenes at three different times. In the first scene, she makes peanut butter and jelly sandwiches using an entire loaf of bread, later appearing again to cut out square shapes of the sandwiches and carefully pack them in her bag, and finally reenters to clean her space. In between Evans in the scene, the camera follows gestures of the objects left behind: the teetering stack of sandwiches, a slow-moving jelly drip, and the Wonder bread bag delicately unraveling. In the second scene, she works to inflate a ball, again and again, eventually allowing the ball to consume nearly the entire frame. She returns to move the ball around a cornered room with her body. And finally comes back, draping her weight over the ball while it slowly deflates, and then leaves.

In the final scene, she copies Walter Benjamin’s “The Work of Art in the Age of Mechanical Reproduction” on a yellow legal pad at a desk and reenters to make photocopies of her writing. The viewer watches the printer stack of paper overflow and bend with the weight and hear it fall. As the previous scenes, she returns to the space for a third time, to collect her copies, and leave the space as it was before entering. As the viewer experiences the 30 min short film, Evans’ body becomes a sculpture in space, and the clothing acts as a secondary character performing and moving alongside her. The sound, sculpted by Tal Katz, builds on the naturally recorded sounds to layer each movement and texture to create the score for the piece. In a separate room, with an installation of the collection, a video of an egg set to boil plays on an old monitor, creating a tension with time and a play on the idiom ‘a watched pot never boils’.

The film traverses thinking around time, repetition, cycles, and replication. The brand continuously designs to the edges of these themes to question the everyday, the body in space, and clothing production.

CREDITS:

LOOKBOOK
Photography: Danielle Alprin
Model: Sarah Abney
Stylist: Shayna Arnold
Hair: Ledora Francis
Makeup: Andrew Colvin

EVENT
Set Designer: Elysia Belilove
Set Assistant: Eliza Sanchez
Sound Engineer: Vincet Dee
Video Engineer: Scott Hadley
Photographer: Danielle Alprin
Producer: Anouk Colantoni

FILM
Clothes: A–Company
Director: Eva Evans
Director of Photography: Kevin Hayden
1st AC: Yuya Kudo
Sound Mixer: Turner Curran
Stylist: Malaika Crawford
Styling Assistant: Frederick Miller
Hair: Ledora Francis
Makeup: Andrew Colvin
Production Designer: Elysia Belilove
Set Dresser: David Eardley
Associate Producer: Arielle Berman
Editor: Alex Amoling
Color: Jenny Montgomery at Company3
Sound Designer: Tal Katz

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Byblos FW 24/25

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Un ponte tra natura e tecnologia attraverso la spirale

In un mondo in cui la fusione tra natura e tecnologia diventa sempre più raffinata e innovativa, la collezione Byblos fw 24.25 esplora questa sinergia attraverso il prisma della spirale. La spirale, simbolo universale di evoluzione e connessione, funge da chiave interpretativa per un viaggio che abbraccia tanto il micro quanto il macrocosmo, dalle strutture del DNA alle volute delle galassie, illustrando il percorso dell’innovazione dal passato verso il futuro.

BYBLOS è l’incarnazione di come elementi della natura si intrecciano con l’avanguardia tecnologica. Le nostre creazioni sono ispirate da forme naturali come conchiglie e geometrie vegetali, reinterpretate attraverso materiali high-tech per esprimere un’estetica futuristica. I capi si distinguono per l’uso di tessuti tecnici, come il tessuto Russell luminescente, che creano effetti tridimensionali luminosi, variando la percezione in base all’angolazione di osservazione.

Un esempio emblematico è il trench iconico, che reinventa la sua forma classica attraverso l’aggiunta di elementi spiraliformi che aggiungono un volume circolare distintivo, specialmente nelle maniche e nella parte inferiore della cintura. La sinuosità organica si manifesta anche attraverso l’uso innovativo di lamine termoadesive, che abbracciano e valorizzano la figura femminile con flussi organici, trasformando il capo in una fusione di rigore e fluidità.

La collezione spazia dal nero profondo a tocchi di blu, bianco e un rosso vivace che ricorda l’essenza urban high-tech di BYBLOS, integrando anche eco-pellicce che adottano forme ovoidali per un’interpretazione contemporanea e consapevole. L’evoluzione del trench da solido a liquido, trasformandosi in abiti di seta che fluiscono liberamente, rappresenta la nostra visione di versatilità e cambiamento, sottolineando la transizione continua tra diverse forme e stati.

In BYBLOS, i tradizionali confini tra i vari tipi di capi si dissolvono, dando vita a una collezione che esplora nuovi orizzonti creativi attraverso il gioco di volumi e proporzioni. Ogni pezzo è una testimonianza del nostro impegno a fondere insieme bellezza, innovazione e sostenibilità, offrendo un nuovo linguaggio di design che celebra la fusione tra l’eredità naturale e il progresso tecnologico.

La collezione BYBLOS, un omaggio alla spirale come simbolo di connessione tra il mondo naturale e quello tecnologico, una collezione che non solo si distingue per il suo design innovativo ma anche per il suo impegno verso un futuro più sostenibile, inclusivo e consapevole.

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ACT N°1 Collezione Autunno Inverno 2024/25

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La nuova collezione ACT N°1 e la sua rappresentazione attraverso gli abiti e le immagini è un omaggio al cinema, una poesia d’amore per l’arte cinematografica e il suo linguaggio analogico, dal passato ad oggi. Non solo amore per le immagini che scorrono sul grande schermo ma per il rito, ormai scomparso, di sedere in una grande sala al buio e lasciarsi incantare dal silenzio e dallo schermo argentato. La nascita del cinema, le tecniche di ripresa, il linguaggio espressivo tolto alle parole e lasciato ai volti, è ciò che Luca Lin ha scelto per comunicare la sua nuova collezione.

Nel video, sono i volti dei personaggi intepreti della collezione a raccontare un sentimento quotidiano che diventa dolore, angoscia, sofferenza del vivere oggi. Ogni look è studiato per comunicare un animus diverso. La collezione parte dalla decostruzione del guardaroba maschile e di un capo femminile, il corsetto con i suoi lacci e le sue limitazioni. La stratificazione parla di sovrastutture sociali da superare. L’effetto è loose e over, con capi scivolati e sovrapposti. Il fit è ampio sia nei capospalla sia nei pantaloni con elastico in vita. Le giacche sono super-over, esasperate nelle proporzioni. La camicia è il prodotto della stratificazione di tre camicie, le t-shirt sono una sopra all’altra, così come le giacche.

Anche i colori usati in degradè, parlano di un incontro tra il grigio urbano e i toni della terra. Antracite, cemento, nuvola, terra, beige, neutri, il contrasto tra bianco e nero. Il verde militare.

Nella storia, alla fine, c’è un senso di liberazione e di integrazione attraverso la rappresentazione del Mahjong, gioco tradizionale in Cina, che unisce diverse età e culture. E una lezione intensa: la guerra è sofferenza e non importa quale guerra sia, non importa da quale parte stai. La guerra è giusta solo se si chiama pace.

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Alla scoperta di Fez con la collezione Primavera/Estate 2024 di Niù

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«Un viaggio in Marocco, per conoscere, comprendere e ricordare.
Un incontro cercato, preparato, studiato per poi lasciarsi
sorprendere dalla magia dei luoghi e delle persone.
Un’esperienza di vita autentica, per guardare con i nostri occhi,
senza lasciarci condizionare dai racconti altrui».

Serena Cibischino, fondatrice e CEO di Niù.

Per la collezione Primavera/Estate 2024, Niù è volato in Marocco, pronto ad assaporare appieno la cultura, la spiritualità, l’energia potente e dinamica delle sue terre.

Il profumo del tè alla menta si spande per i vicoli di Fez, luogo d’ispirazione per la prima parte della collezione, con la sua Medina brulicante di vita, con gli stucchi che rivestono i palazzi e lo zullayi, il mosaico in terracotta smaltata di cui moschee e le scuole coraniche sono ricoperte. Qui si incontrano le tante nuance della terra, del grano, delle spezie come la curcuma, oltre al verde sgargiante della torre simbolo della città. Qui si respira il Maghreb più colto e le persone si muovono con una spontaneità che lascia il segno.

Queste suggestioni danno vita a fantasie, abbinamenti di colore e di stoffe, giochi di volumi e lunghezze da cui prendono corpo i capi Niù. Gli ampi pantaloni palazzo sono abbinati a capispalla dal peso leggero in vista della primavera, a top annodati sotto al seno o a lunghi abiti con stampe che richiamano i decori geometrici tipici del luogo.

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