Eventi
“Foulard delle montagne”: Inaugurata a Courmayeur la mostra che racconta un’icona di stile,

Una vera e propria “foulard parade” a cura del Museo Nazionale della Montagna di Torino
Una incredibile carrellata di immagini e colori su seta, sei pregiati carré Hermès dedicati a Courmayeur, il Foulard Monte Bianco, in tiratura limitata, una sezione dedicata alle star degli ultimi decenni, da Frida Khalo a Sarah Jessica Parker, passando per Audrey Hepburn, celebrate attraverso il loro accessorio simbolo, il foulard, saranno in esposizione al Museo Transfrontaliero di Courmayeur fino al 3 settembre. Sabato l’inaugurazione, alla presenza del Sindaco Fabrizia Derriard e di Filippo DeMarchi di Maserati, Brand Ambassador di località. La mostra, a cura del Museo della Montagna di Torino, racconta attraverso oltre 70 pezzi unici, l’iconografia della montagna da un punto di vista insolito intrecciando alla storia delle Alpi, la poesia di un accessorio iconico e dall’intramontabile eleganza.
Dettaglio elegante, acconciatura esotica, “must have” di ogni diva hollywoodiana, o perfino bandana rock’n roll: a ciascuno il suo foulard, «il tocco finale di una mise», come lo definiva Christian Dior. Sabato scorso al Museo Transfrontaliero di Courmayeur è stata inaugurata la mostra “Foulard delle Montagne”: un’esposizione curata dal Museo Nazionale della Montagna di Torino, visitabile fino al 3 settembre.
«Siamo contenti di poter ospitare una mostra che racconta, attraverso stoffe e disegni, un emblema di raffinatezza e bellezza, un veicolo davvero originale per un approccio all’iconografia della montagna diverso e che incarna perfettamente l’eleganza sobria e sofisticata di Courmayeur» sottolinea il Sindaco di Courmayeur Fabrizia Derriard. «Un particolare ringraziamento va ad Aldo Audisio, direttore del Museo Nazionale della Montagna di Torino, per aver curato la mostra, a Maserati Italia per il supporto e la collaborazione, e a Radio Monte Carlo, media partner dell’iniziativa».
«Il foulard è un’icona senza tempo, che porta la firma di stilisti importanti e cattura e definisce come pochi altri dettagli lo stile personale» prosegue Filippo DeMarchi di Maserati «così come le nostre auto, iconiche, eleganti, sintesi perfetta tra lusso, sportività e un senso dello stile tutto italiano.”
La collezione raccoglie 70 foulard, dagli anni Venti e Trenta del Novecento ad oggi, e comprende i nomi delle grandi firme della moda, da Chanel a Hermès, Prada, Givenchy, Gucci, Céline, Krizia, Burberrys, Escada, Gabrielli, AAllard e Bogner, ma anche esempi più semplici, lontani dall’accessorio di lusso. Seta, principalmente, ma anche cotone e lana, fino ad arrivare ai materiali sintetici: il foulard può essere declinato in mille modi, così come il mito della montagna può essere raccontato attraverso stili differenti.
Tra i foulard in mostra, anche una serie di 6 pregiati carré Hermès, provenienti dalla collezione personale di Wanda Jacquemod, piccoli capolavori dedicati dalla casa di moda a Courmayeur e alla Valle d’Aosta. Un’edizione speciale ed esclusiva con motivi invernali, realizzata e serigrafata a mano in soli 100 pezzi per la Boutique Hermès di Courmayeur.
Un’altra sezione della mostra, a cura di Federica Migliazza, fashion stylist e grazie alla collaborazione di Bonaveri, storica azienda del saper fare italiano, di A.N.G.E.L.O, Vintage Archive e Beautick, è dedicata a 5 icone della moda che meglio di altre hanno incarnato, attraverso le epoche, l’immaginario legato a questo dettaglio di stile: Frida Khalo negli anni ’30, Audrey Hepburn negli anni ’50 e ’60, Jimi Hendrix negli anni ’70, Madonna negli anni ’80 fino ad arrivare a Sarah Jessica Parker negli anni 2000.
Non poteva infine mancare un omaggio al Tetto d’Europa, simbolo dell’alta montagna. In mostra il Foulard Monte Bianco – variante color arancio – acquistabile durante l’esposizione e realizzato in esclusiva con una tiratura limitata a soli 50 pezzi. Ideato dal Museo Nazionale della Montagna di Torino in collaborazione con Cattaneo Cravatte, Il Foulard del Monte Bianco è stato creato e disegnato da Maurizio Rivetti, artista e serigrafo, ma anche alpinista e frequentatore delle vette, è destinato a diventare un raro oggetto da collezione.
La mostra avrà anche un suo “beat” un ritmo speciale grazie alla media partnership con Radio Monte Carlo, che non solo allieterà la visita di “Foulard delle Montagne” con la sua musica ma che supporterà il progetto grazie a diverse attività “live” sulla radio oltre che sui canali social e internet nel segno dello stile e dell’eleganza che da sempre la contraddistingue.
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Eventi
Torna il mood del giappone ovvero il giapponismo della moda nel nuovo libro presentato a Milano

Published
2 mesi agoon
19 Aprile 2022
Docente e studiosa di storia della moda, come recita il comunicato stampa “Laura Dimitrio ha compiuto studi specifici sul giapponismo e sulla moda italiana del Novecento. Tra le sue pubblicazioni vi sono saggi sul giapponismo italiano, sui costumi per la prima rappresentazione di Madama Butterfly e sulla condizione di lavoro delle sarte nel XX secolo“. Torna insomma quello che negli anni si è definito il “mood del Giappone” in questo bellissimo libro dal titolo evocativo “Non solo Kimono. Come il Giappone ha rivoluzionato la moda italiana” e che getta nuova luce non solo sulla moda italiana da una prospettiva totalmente inedita (tra influenze e suggestioni orientali) ma anche innescando una sorta di racconto e flusso di evocazioni tra arte abbigliamento e stoffe, colori e tagli che rendono la moda di cui si occupa non solo oggetto di studio riguardo alla influenza sul costume del Giappone nella moda italiana che ha generato, ma percorrendo ben oltre quattro secoli di storia tra emozioni, episodi e retroscena da “dietro le quinte” dagli anni 60 ad oggi. 50 anni di mood del Giappone come una sorta di cartina geografica che racconta curiosità ed aneddoti di stilisti di ieri e di oggi. Non a caso si è scelto Gisella Borioli, signora della editoria di moda in Italia (tra i tanti Vogue e Donna), per raccontare, declinando , questo viaggio; rendendo la coppia Borioli-Lucchini testimoni in modo diretto (come la realtà di Stuperstudiopiu dimostra da anni) , dei cambiamenti del mondo della fashion-art e dei suoi protagonisti in un mondo contemporaneo sempre più multi sfaccettato. Inoltre il volume vanta la prefazione di Akiko Fukai, direttrice e Curator Emeritus del Kyoto Costume Institute, insomma, massima esperta del giapponismo nella moda.
Andare insomma oltre la moda, nel mood del Giappone, perchè, come recita il comunicato stampa che rende questo libro di Skira un piccolo capolavoro : “quando si considera l’abbigliamento giapponese, il pensiero corre subito al kimono, che ha riscosso uno straordinario successo in Europa e in Italia fin dal tardo Ottocento. Da allora il suo taglio e i suoi motivi decorativi sono diventati fonte di ispirazione per gli stilisti desiderosi di proporre abiti con forme e decorazioni sconosciute alla tradizione sartoriale occidentale. Ma il kimono non è stato l’unico aspetto della moda nipponica a rivoluzionare lo stile italiano. A partire dagli anni Settanta, i fashion designer giapponesi d’avanguardia (Kenzo Takada, Issey Miyake, Yohji Yamamoto e Rei Kawakubo) con i loro abiti informi e asimmetrici hanno sovvertito i tradizionali canoni estetici e sono diventati un punto di riferimento anche in Italia per i creatori di moda anticonformisti. Tra la fine del Novecento e l’inizio del nuovo millennio si sono poi diffuse in Italia le subculture giapponesi, dalla moda kawaii ai cosplayers, alle Lolita“.
Un libro, quello edito da Skira Editore davvero molto ben fatto. A partire della ricchezza dell’apparato iconografico corredato da immagini di riviste di moda, ma anche di bozzetti e da bellissime fotografie. Il tutto proveniente da archivi di case di moda e da musei del settore. Torna il mood del Giappone ovvero il giapponismo della moda? Forse. Ed il nuovo libro presentato a Milano ne è il più valido esempio.di Cristina T. Chiochia per DailyMood.it
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Giovedì 12 maggio 2022 apre al pubblico Fuori Terra, mostra personale di Mattia Pajè a cura di Giovanni Rendina, ospitata nelle suggestive sale di Palazzo Vizzani, sede dell’associazione Alchemilla di Bologna. Promossa da Istituzione Bologna Musei | MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna e da Alchemilla, in collaborazione con Associazione BOCA e Gelateria Sogni di Ghiaccio, l’esposizione è parte del main program della decima edizione di ART CITY Bologna, il programma istituzionale di mostre, eventi e iniziative speciali promosso dal Comune di Bologna in collaborazione con BolognaFiere in concomitanza di Arte Fiera.
Fuori Terra è un gruppo scultoreo composto da figure umanoidi immerse in un ambiente installativo. Le sculture, modellate in resina bicomponente, sono organizzate in modo da formare diversi elementi aneddotici, leggibili come una cosmogonia creata dall’artista a partire da due alfabeti visivi: l’estetica new age e quella della televisione commerciale. Lo spazio nel quale sono installate è punteggiato da objet-trouvé, selezionati e dislocati dall’artista a seguito delle sue sperimentazioni su prodotti coinvolti nelle pratiche spirituali e pseudoscientifiche (con fini curativi, di crescita personale e di sviluppo di abilità paranormali), e di una serie di visite agli archivi televisivi che conservano allestimenti e scenografie. L’ambiente in cui gli oggetti sono inseriti è raccordato tramite l’utilizzo di argilla cruda che, applicata come isola di sostegno, permette ai nuclei scultorei di emergere da uno stesso indistinto strato grigio.
L’esposizione si sviluppa a partire dall’interesse dell’artista verso il concetto di verità. Il progetto volge uno sguardo particolare all’emersione di nuovi regimi di verità, rintracciabili a partire dai contenuti che popolano i social network, legati alla ripresa di tematiche “magiche” e teorie del complotto. Lo sgretolamento del fronte mainstream di informazione, che un tempo era animato principalmente da giornali e televisione, ha infatti lasciato posto sulle piattaforme online ad una molteplicità di teorie e forme di sapere esoteriche, spesso in antitesi rispetto al pensiero scientifico. Questo tipo di attenzione si incrocia con la pratica del disegno, che l’artista ha portato avanti durante i mesi di isolamento. La congiunzione che ne deriva, prende forma con l’opera installativa Fuori Terra, all’interno della quale l’artista presenta episodi mitici, riproducendo la pratica museale del diorama. Questa scelta espositiva è determinata dalla volontà di creare tensione tra l’aspetto educativo-scientifico e quello maggiormente legato all’intrattenimento. Il diorama, infatti, riproduce simbolicamente porzioni del mondo naturale sintetizzandone gli elementi e, pur ricalcando una prassi classificatoria e scientifica, presenta aspetti fortemente ludici e scenografici.
Giovedì 12 maggio alle ore 10.30, Mattia Pajè sarà uno dei quattro artisti protagonisti del ciclo ARTALK CITY. Incontri in Accademia con gli artisti del Main Program, promosso dall’Accademia di Belle Arti di Bologna in occasione di ART CITY Bologna 2022. L’artista dialogherà con Giovanni Rendina e Guido Molinari, in un incontro aperto al pubblico che si terrà in Aula Magna ad ingresso libero fino a esaurimento posti.
Alchemilla è un’associazione culturale che sostiene la ricerca, la sperimentazione e la produzione in ambito artistico, mettendo in relazione le figure professionali coinvolte, con particolare riguardo e cura verso i giovani talenti. Il suo spazio è pensato per ospitare artisti, curatori, performer e intellettuali, attraverso residenze e progetti espositivi. Ha sede a Palazzo Vizzani, tra gli edifici più significativi del Cinquecento bolognese, edificato fra il 1559 e il 1566 su iniziativa di Elisabetta Bianchini, vedova di Camillo Vizzani, poi ampliato nel 1732 dal Cardinale Lambertini, arcivescovo di Bologna e futuro Papa Benedetto XIV.
Con il contributo di: Zunarelli – Studio Legale Associato e Z&C International s.r.l.
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Eventi
Il mood dell’arte contemporanea come arte di prossimità al MiArt

Published
3 mesi agoon
11 Aprile 2022
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Intervista a Eleonora Mattia, autrice del libro “Igiorni del coraggio. La forza delle donne oltre la pandemia”

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