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Eddie Redmayne: “Interpretare Lili Elbe? Un sogno diventato realtà”

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logogcTanti applausi a fine proiezione ed altrettanti all’ingresso del regista e del cast in conferenza stampa. E’ stata questa l’accoglienza riservata al film The Danish Girl, a Tom Hooper e agli interpreti Eddie Redmayne, Alicia Vikander, Amber Heard e Matthias Schoenarts. Un film commovente ed emozionante che racconta la vita della prima donna transgender della storia, la danese Lili Elbe. Una tematica importante portata sullo schermo con delicatezza e coraggio tanto da Hooper quanto dagli attori. Su tutti, straordinari Redmayne e la Vikander, entrambi in odore di premio.

Tom Hooper, dal film trapela l’intenzione di raccontare l’emergere di un’identità presente da sempre nel protagonista piuttosto che mostrare una trasformazione. E’ un’osservazione corretta?
Tom Hooper: Sono orgoglioso di aver girato questo film e di poterlo presentare qui a Venezia. Per quanto riguarda l’aspetto dell’identità, è un argomento di cui ho parlato subito con Eddie. Non volevo che interpretasse un personaggio che cerca di diventare donna, ma una persona che è già donna. Volevamo evitare che imitasse la femminilità. Inizialmente abbiamo anche pensato di scegliere un’attrice trans per il ruolo, ma non abbiamo trovato nessuna che fosse adatta. Io avevo ed ho piena fiducia in Eddie, avevo già lavorato con lui in Les Miserables e credo che il mondo in cui lui utilizza la sua fisicità lo renda perfetto per lui. L’ho spinto a cercare la femminilità che è in lui, ed ovviamente anche la sofferenza e il coraggio.

The Danish Girl è anche il racconto di una persona emarginata dalla società…
Tom Hooper: Non direi questo. A mio avviso l’argomento del film è l’amore, e non inteso solo come il sentimento che lega due persone, ma l’amore come compassione, complementarità, comprensione.

Eddie, dopo Stephen Hawkins ne La teoria del tutto, questo è un altro ruolo che ti ha portato ad una trasformazione fisica…
Eddie Redmayne: Per me è stata una vera fortuna poter incarnare sullo schermo due persone straordinarie: prima Stephen Hawkins e ora Lili Elbe in The Danish Girl. Non mi interessa che siano stati due film che mi hanno costretto ad una trasformazione fisica, questo è un aspetto secondario. Sono due film che raccontano due stupende storie d’amore. Parlo da anni con Tom di questo film, e quando ho letto la sceneggiatura non ci ho pensato due volte: è stata la più bella sceneggiatura che mi sia mai stata offerta. Incarnare Lili sullo schermo è un sogno diventato realtà.

Come ti sei preparato al ruolo?
Eddie Redmayne: Ho incontrato molte persone della comunità transgender, persone gentilissime, disponibili, generose, dalle quali ho imparato tanto. Per me ha significato tanto e spero di essere stato all’altezza del ruolo, di esser riuscito a trasmettere l’anima di Lili, il suo coraggio, le sue emozioni.

Alicia, che esperienza è stata la tua?
Alicia Vikander: Ammiro molto Gerda. Non posso che ritenermi fortunata per aver avuto questo ruolo. Il film racconta la straordinarietà dell’amore, l’amore tra due persone, ma anche l’amore per se stessi. Lili e Gerda sono due pionieri di qualcosa che ancora non si è realizzato. Gerda è una donna che ha precorso i tempi, e come tutti i veri artisti ha il dono della preveggenza. Lei vede le cose prima degli altri: vede Lili e la dipinge su tela, prima che lo stesso Einar la possa vedere.

Amber, tu invece interpreti un ruolo di contorno. Com’è stato interpretare il personaggio di Ulla?
Amber Heard: E’ stato un dono. Quello di Ulla è un piccolo ruolo, ma bellissimo. E soprattutto mi ha offerto l’opportunità di partecipare ad un film come questo. Un film che parla di una tematica molto importante e delicata. Sono orgogliosa di averne fatto parte.

Di Antonio Valerio Spera per DailyMood.it

Photo Credit: © la Biennale di Venezia – Foto ASAC

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Cine Mood

Venezia 81, Giornate degli Autori: Taxi Monamour, due destini che si uniscono un giorno a Roma

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Due donne, da sole, e una macchina. Non sono Thelma e Louise, ma sono Anna e Nadiya, le protagoniste di Taxi Monamour, il film di Ciro De Caro con Rosa Palasciano e Yeva Sai che è stato presentato in concorso alla 21ª edizione delle Giornate degli Autori, a Venezia. Non è Thelma e Louise, ovviamente, perché è un film minimalista, intimo, realista, senza scene madri, ma una tranche de vie che scorre fluida e naturale come alcune giornate delle nostre vite. Sembra davvero di assistere alla vite di queste due donne, e questa è la cosa più interessante del film di Ciro De Caro. Anna e Nadiya non sono Thelma e Louise, non sono eroiche né estreme. Eppure nel loro rapporto si trova un esempio di quella solidarietà femminile, quella “sorellanza”, come si usa dire oggi, che a volte si instaura tra due donne che sentono di aver bisogno l’una dell’altra e di unire le loro due solitudini.

Due destini che si uniscono, come recita la famosa canzone: è questa la storia di due giovani donne che si incontrano per caso, unite dall’annoso problema che chi vive a Roma conosce bene, quell’autobus che aspetti e non passa mai. Anna e Nadiya si trovano ad aspettare da sole, accettano il passaggio di due ragazzi, rimangono insieme quando scendono, senza accettare l’invito dei due a bere una birra insieme. Il giorno dopo, recuperata in qualche modo un’automobile, Anna ritrova Nadiya ad aspettare nello stesso posto e le offre un passaggio. Così iniziamo a conoscere le loro storie. Anna è in conflitto con se stessa e la propria famiglia e ha un segreto che non rivela a nessuno. Nadiya, ucraina, fugge da una guerra che la tiene lontana da casa. Tutti consigliano ad Anna di seguire il suo compagno in un viaggio di lavoro e a Nadiya di restare al sicuro in Italia. Ma loro la pensano diversamente. Il loro incontro, seppur breve, sarà un tuffo nella libertà.

Taxi Monamour è girato alla maniera dei Fratelli Dardenne, ma senza la tragicità dei loro racconti. La macchina da presa a mano di Ciro De Caro segue i personaggi con la tecnica del “pedinamento”, è sempre all’altezza delle persone, è sempre in mezzo a loro, al centro dell’azione. Punta su dei naturali piani sequenza non virtuosistici, ma funzionali alla sua idea di racconto, rinunciando anche al classico campo/controcampo quando due personaggi, o più, dialogano, ma spostando la macchina da presa seguendo ora l’uno ora l’altro. La sua mdp è libera di fluttuare tra i protagonisti e di cogliere l’attimo. “Girare questo film mi ha dato la possibilità di continuare a esplorare un linguaggio cinematografico allo stesso tempo rigoroso e molto libero” ha spiegato infatti De Caro nelle note di regia. “È la storia di un incontro casuale ed intenso e ho tentato di essere un testimone silenzioso e discreto che, osservando la vita di queste due donne, potesse cogliere qualcosa di intimo e molto vero, in maniera leggera, cruda e priva di giudizio, anche se con uno sguardo estremamente personale”.

Al centro del film ci sono due ottime attrici. Rosa Palasciano, che interpreta Anna, porta in scena una bellezza particolarissima, provata e stanca dalla vita che sta facendo. Yeva Sai, che è Nadiya, ha i colori chiari di chi viene dall’est dell’Europa, un volto acqua e sapone e una continua ritrosia, quella di chi si trova in un posto che non è il suo, straniero e straniato, e ha paura di tutto. Anna e Nadiya sono fisicamente e caratterialmente complementari, e come tali naturalmente si attraggono, hanno bisogno una dell’altra. C’è chi ha bisogno di trascinare e chi di venire guidata.

Rosa Palasciano è anche sceneggiatrice del film, insieme a Ciro De Caro. Quel personaggio lo ha trovato, lo ha visto nascere, lo ha scritto e lo sente molto suo. Come ha raccontato, Taxi Monamour è nato proprio osservando da lontano due donne che stavano sedute in riva al mare sul litorale romano, in inverno. Il loro modo di stare assieme era pieno di intimità, di solitudine ma anche di leggerezza. Entrambe in un paese straniero, probabilmente condividendo difficoltà simili, si facevano compagnia parlando poco. Questa immagine ha colpito i due sceneggiatori e li ha portati a immaginare le loro vite, i loro sogni.

Al netto di alcuni momenti in cui il film si avvita su se stesso e sembra girare a vuoto, allontanandosi dal suo cuore centrale, è una storia delicata che racconta il bisogno che oggi abbiamo di relazioni, di contatti che siano reali, fisici. Racconta lo spaesamento, lo smarrimento, la precarietà delle nostre vite e dei tempi che stiamo vivendo. Lo fa portando in scena dei personaggi non compiacenti, ma reali e naturali. E senza il finale tragico di Thelma e Louise, ma con un finale bellissimo e pieno di dolcezza.

di Maurizio Ermisino

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Glamour e Star al Red Carpet di Venezia 81: Lady Gaga e Joaquin Phoenix Brillano con “Joker: Folie à Deux

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La giornata del 4 settembre 2024 alla 81ª Mostra del Cinema di Venezia ha visto uno degli eventi più attesi: il red carpet di “Joker: Folie à Deux”, con protagonisti Lady Gaga e Joaquin Phoenix. L’attrice e cantante, accompagnata dal fidanzato Michael Polansky, ha catturato l’attenzione di tutti con un look spettacolare firmato Christian Dior Haute Couture, arricchito da un cappello scenografico di Philip Treacy e gioielli Tiffany & Co.. Gaga ha sfoggiato un elegante vestito nero con drammatiche rouches, in perfetta sintonia con il personaggio che interpreta nel film, Harley Quinn.

Sul tappeto rosso, anche Joaquin Phoenix, protagonista del film, ha scelto uno stile sobrio e raffinato, indossando uno smoking classico, mentre altre stelle hanno brillato con look sofisticati, come Zhang Ziyi in Armani Privé e Isabelle Huppert con un abito scintillante​.

La proiezione del film ha segnato uno dei momenti più importanti del festival, con “Joker: Folie à Deux” attesissimo sia dalla critica che dal pubblico, pronto a rivedere il carismatico duo Gaga-Phoenix in una storia che mescola amore e follia​.

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Glamour e Stile al Red Carpet di Venezia 81: Daniel Craig e Rachel Weisz Incantano nella Serata del 3 Settembre

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La serata del 3 settembre 2024 alla 81ª Mostra del Cinema di Venezia ha visto sfilare sul red carpet alcune delle personalità più attese, con un’esplosione di glamour e stile firmata Loewe. Il film protagonista della serata è stato “Queer”, diretto da Luca Guadagnino, con Daniel Craig a rubare la scena grazie a un elegante completo color crema Loewe, che ha segnato un distacco dallo stile classico di James Bond. Al suo fianco, Rachel Weisz ha incantato con un abito blu notte di Atelier Versace, adornato di paillettes e completato da gioielli Boucheron, incarnando un’eleganza tipicamente hollywoodiana.

Altri protagonisti di stile sono stati Drew Starkey, che ha indossato un completo cobalto firmato Loewe, e lo stesso Guadagnino, che ha scelto un doppiopetto nero con una spilla distintiva. Tra le icone presenti, Tilda Swinton ha catturato l’attenzione con un abito bianco asimmetrico di Alaïa, e la madrina del festival, Sveva Alviti, ha brillato in un caftano verde plissettato di Gucci Resort.

L’eleganza ha dominato la passerella, con celebrità come Isabelle Huppert e Patty Pravo che hanno portato il loro stile inconfondibile al red carpet, in una serata che ha celebrato non solo il cinema, ma anche la moda internazionale.

Il 3 settembre è stato senza dubbio un evento ricco di momenti glamour, con i look audaci e raffinati che hanno lasciato il segno nel pubblico e tra i critici​.

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