Connect with us

Mood Your Say

Intervista a David Conti

Published

on

DailyMood.it ha intervistato David Conti.
Ecco cosa ci ha raccontato in questa bella intervista.

DAILYMOOD.IT: Il tuo background e i tuoi studi come ti hanno aiutato a far strada in questo settore?
DAVID CONTI: Per citare Francis Bacon ho sempre ritenuto che la vera chiave sia trovare il modo di far convivere serenamente la pars destruens (cioè la parte critica, che fa evitare e capire gli errori) e la pars costruens (ovvero quella più razionale, che si costruisce attraverso l’impegno costante) in ciascuno di noi.

Quando frequentavo il liceo organizzavo le classiche feste d’istituto creando un impianto che in scala ridotta potrei oggi definire imprenditoriale. Addirittura ad una festa riuscii ad avere come ospite Massimo Ceccherini, con grande sorpresa e felicità di tutti. Ho capito in quegli anni che il networking, unito ad una buona competenza organizzativa, sarebbe stata la chiave per me. Crescendo ho sviluppato e coltivato le pubbliche relazioni, scegliendo nel frattempo di studiare Economia e Commercio, per poi decidere di specializzarmi in Corporate Finance (che frequento tuttora). Desideravo molto aumentare la mia formazione finanziaria, è l’ambito e l’obiettivo che mi interessa di più. Durante gli studi, tuttavia, ho continuato e continuo a coltivare la passione per la moda e per i brand di lusso, cercando di coniugare questi aspetti di me, quello più razionale con quello più mondano. D’altronde l’uno è a supporto dell’altro.

Sono contento di poter dire che la mia storia sia stata d’ispirazione per il mio PA che ha da poco aperto un agriturismo in Valdorcia, Il Casato M.A.G, un bell’esempio di imprenditoria giovanile.

DM: Qual è stato il turning point che ha dato una svolta importante alla tua carriera?
DC:Senza ombra di dubbio, la presenza sul Red Carpet della 75 Mostra del Cinema di Venezia, per la Prima Mondiale della Serie “ L’Amica Geniale” tratto dal libro di Elena Ferrante, come ospite della Maison de Champagne Moët & Chandon. Lo champagne è una mia passione, quindi ero molto emozionato in tale circostanza. Da lì, ho ricevuto delle proposte da alcuni brand, sempre del settore del lusso, che si rivedevano sia nello stile, molto classico e inglese, che mi contraddistingue, sia nella possibilità di condividere insieme tali palcoscenici.

DM: Sappiamo che da brand ambassador del tuo calibro ti dissoci dall’etichetta di “influencer”…Non hai mai pensato di cercare di fare la differenza anche su Instagram per educare un nuovo tipo di pubblico?
DC:
Rispondo citando una famosa frase di Howard Schultz: “Non ho mai voluto definirmi un guadagno netto bensì un insieme di valori”.

Ecco, riportando il pensiero a me, sono una persona che si interessa alla qualità, ai contenuti, alle relazioni, alle esperienze dal vivo, agli eventi, più che ai social. E questo viene apprezzato.

I social come IG nel mio caso potranno servire più nel lungo periodo che nel breve, perché i consumatori che l’utilizzano sono generalmente molto giovani e lontani dal target del settore lusso, lontani dalla cultura del prodotto. Per me è importante invece che ci sia una storia dietro ciascun prodotto che scelgo. Kent 1777, Dents 1777, Fulton raccontano una storia, prima di essere semplicemente prodotti.

Kent produceva pettini e spazzole quando ancora non c’era la bicicletta. Mentre i guanti di Dents, di eccellente qualità, venivano usati anche da Daniel Craig in 007. Fulton è famosissimo per gli ombrelli Birdcage che utilizzava la Regina Elisabetta.  

Se questi brand venissero pubblicizzati sui social, il pubblico li vedrebbe scorrere tra tante pagine pubblicitarie e si concentrerebbe solamente sul loro aspetto estetico. Perderebbe la storia.

Ad esempio quando ero piccolo mia madre utilizzava i prodotti per il corpo di La Mer. Ancora oggi io utilizzo i prodotti del marchio, ad esempio la Moisturizing Soft Creme. Perché? Ha saputo mantenere la qualità nel tempo ed evoca dei ricordi, mi riporta ogni volta lì, ad un gesto di cura materno.

Lo stesso vale per Vuarnet, brand di occhiali da sole francese che mio padre ha sempre utilizzato e poi donato a me. È possibile raccontare la personale esperienza di un brand attraverso i social? Penso che l’esperienza vada vissuta, per creare un legame con quel brand che diventerà solo nostro, indissolubile e potrà essere tramandato di generazione in generazione. Parafrasando Maya Angelou “ciò che emoziona e ricorda il pubblico non è mai ciò che un’azienda fa, ma come lo fa sentire”.

DM: Come descriveresti il tuo personal branding e qual è il valore aggiunto che puoi offrire ai vari brand?
DC:
La Risposta è: Modern Classic. Che fra l’altro è anche lo slogan di Spirit Yachts, la marca di sailing boats che adoro. Come dicevo parto sempre dalla cultura e dalla qualità del prodotto. Se non è un brand storico, se non ne ho fatto “esperienza”, difficilmente concludo collaborazioni. Chiaramente nel mio cuore trovano spazio anche brand più moderni, che producono comunque dei prodotti destinati a diventare storici.

Ad esempio il marchio Tom Ford che utilizzo sia per i vestiti (Suits e Smoking) che per il profumo preferito, ovvero Tuscan Leather, da buon toscano.

Anche l’azienda Falke è tra le mie preferite, il simbolo della calza di lusso. La utilizzo insieme ad altri prodotti come i maglioni, perché hanno una qualità altissima, ma allo stesso tempo uno stile ed un look moderni. Oppure, Levi’s, inventore dei jeans come li conosciamo oggi, altra azienda storica che si adatta al mio stile. Sono ben felice di utilizzare questi brand in eventi importanti, calibrando ogni volta gli outfit.

Ovviamente attraverso di me i brand possono interagire, tanto che molte volte si scoprono e si creano collaborazioni che a partire da me, vanno oltre.

Sono sicuro che i CEO di grandi aziende continueranno anche nel futuro a mettere a frutto il personal branding. E’ notizia proprio di questi giorni che Arnault, CEO del gruppo LVMH ha registrato il suo nome e cognome, insieme a quello dei figli, come brand. Lo seguiranno in tanti.

DM: Con l’accelerazione digitale sempre più case di moda stanno espandendo la loro attività anche nel Metaverso. Questa integrazione col mondo virtuale come e quanto influenza il tuo lavoro da Brand Ambassador?
DC:
Parto dicendo che per me più che un lavoro, è sicuramente una passione. Credo che sia ancora presto parlare di metaverso applicato al settore lusso, perché non conosciamo gli effetti a lungo termine del mezzo. Sicuramente può dare un contributo in termini di vetrina, ma ancora non è stato sufficientemente studiato il target-tipo per poter fare una analisi qualitativa. Offre senz’altro tante potenzialità, ma almeno per ora viene utilizzato soprattutto per aumentare la brand awareness. Per quanto mi riguarda, mi piace studiare questi fenomeni e credo che il metaverso possa essere utilizzato in futuro soprattutto per diffondere un messaggio di ecosostenibilità. In questo senso hanno aperto la strada alcune start-up interessanti, come quella dell’azienda Prysma, brand di occhiali da sole Eco-Friendly, in materiale totalmente ecosostenibile.

DM: Quali progetti importanti hai in programma per il medio-lungo periodo?
DC: Sicuramente questo anno, dopo due di assenza dovuti a covid e impegni lavorativi, sarò presente, sempre come ospite della Maison de Champagne Moët & Chandon, alla 80 Mostra del Cinema di Venezia, dove ci vedremo sicuramente sul red carpet, insieme alle aziende che da sempre mi accompagnano nel percorrere questo importante tappeto rosso come Tag Heuer che è l’azienda di orologi che utilizzo, fida compagna di grandi emozioni. Poi usciranno delle mie interviste in TV, che è una forma di media a cui sono estraneo e in Radio. Oltre ciò, riceverò una nomina abbastanza importante a breve che avrò il piacere di condividere anche con voi sicuramente.Continuerò nel mio tempo libero a seguire come volontario le attività di Save the Children, poiché ritengo la solidarietà un aspetto importante per completarmi come individuo.

DM: Qual è il massimo brand di punta a cui aspiri per la tua carriera?
DC:
Sono certo che tutti i brand con cui collaboro e con cui collaborerò anche in futuro saranno quelli che apprezzo e desidero. Ultimamente ho iniziato un rapporto con Bown of London, definita la Rolls Royce delle vestaglie da casa, un prodotto unico. Sono davvero soddisfatto anche della collaborazione con Sperry-Topsider che si protrae ormai da anni, azienda americana che ha inventato con Paul.A.Sperry le scarpe da barca e altri ottimi prodotti per chi ama la vela, come me. Per la mia shaving routine utilizzo invece Geo F Trumper, insieme ai rasoi inglesi della Wilde & Harte, unici nel loro genere. Adidas invece è il mio brand preferito per lo sport….adoro le famose “Gazzelle”! Spero che alcuni di questi brand possano ispirare anche altre persone, e sono molto orgoglioso di poter dire che mi rivedo appieno nella filosofia, storia e valori che trasmettono. Sono più che convinto che “L’eccellenza non sia un atto, ma un’abitudine” (Aristotele), che va pertanto coltivata.

di Redazione

 

 

 

 

 

5 Users (1 voto)
Criterion 15
What people say... Leave your rating
Ordina per:

Sii il primo a lasciare una recensione.

User Avatar
Verificato
{{{ review.rating_title }}}
{{{review.rating_comment | nl2br}}}

Di Più
{{ pageNumber+1 }}
Leave your rating

Il tuo browser non supporta il caricamento delle immagini. Scegline uno più moderno.

Continue Reading
Advertisement
Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

sei + 20 =

Mood Your Say

Continua la partnership di successo tra Oknoplast e MOCAK – Museo d’Arte Contemporanea di Cracovia. Al via la seconda edizione del concorso internazionale per artisti emergenti

Published

on

È aperta la seconda edizione del concorso OKNOPLAST FOR ART, in collaborazione con MOCAKil Museo d’Arte Contemporanea di Cracovia – che mira a sviluppare e diffondere la cultura e l’arte contemporanea, oltre a sostenere attivamente la formazione. Dopo il successo riscontrato dalla prima edizione, svoltasi lo scorso anno, la partnership continua. La collaborazione, annunciata per la prima volta nel 2022, riflette i valori a cui si ispira da sempre l’azienda, leader nel settore degli infissi di qualità, secondo cui design e creatività sono il motore di crescita e innovazione continue.

“Oknoplast ha molte qualità in comune con gli artisti che si sono candidati e hanno partecipato alla prima edizione del concorso. Ci focalizziamo sul design, ci impegniamo nella creazione di prodotti unici che sorprendono e cerchiamo di percorrere strade sempre nuove” ha dichiarato Magdalena Cedro-Czubaj, Direttore Marketing del Gruppo OKNOPLAST.

Negli ultimi anni, OKNOPLAST si è impegnata su vari fronti per sostenere il mondo dell’arte, la cultura e le attività educative delle istituzioni che sostiene. Anche per questo 2024, l’azienda ha rinnovato l’impegno di farsi promotrice – insieme al MOCAK – di un vero e proprio concorso rivolto ad artisti internazionali emergenti invitandoli a esprimere liberamente la propria creatività utilizzando come “tela” la finestra. La competizione OKNOPLAST FOR ART si chiuderà il 4 marzo 2024, termine ultimo per l’invio dei progetti. I vincitori di questa seconda edizione riceveranno diversi premi: 7.000 euro, 3.000 euro e 2.000 euro.

Il 29 giugno scorso erano stati annunciati i risultati della prima edizione del concorso dove il primo vincitore, Jakub Słomkowski, ha ricevuto in premio la somma di 8.000 euro grazie alla sua opera “Gelosia di guerra (Zazdrostka wojenna)”. Il secondo ed il terzo classificato – Andrzej Wełmiński che ha presentato “Non guardare (dont look)” e Mateusz Sak con un’opera senza titolo (bez tytułu) – hanno ricevuto rispettivamente un premio da 2.000 euro ciascuno. Tutti e tre i vincitori si sono ispirati a problemi profondi che il mondo moderno sta affrontando.

“Il numero di progetti inviati e la qualità della prima edizione del concorso mostrano grande coinvolgimento e sottolineano la necessità di mantenere una collaborazione attiva tra Oknoplast e la comunità artistica. Siamo contenti che i frutti delle nostre attività siano opere d’arte uniche in grado di suscitare emozioni e commuovere il pubblico.“, ha continuato Magdalena Cedro-Czubaj, Direttore Marketing del Gruppo OKNOPLAST.

 Maria Anna Potocka, direttrice del Museo d’Arte Contemporanea MOCAK di Cracovia ha aggiunto “Questa prima edizione del concorso ha raccolto oltre 200 progetti creati da artisti provenienti non solo dalla Polonia ma dall’Europa intera. Il tema abbastanza libero, la finestra, ha dato la possibilità agli artisti di spaziare nell’interpretazione scontrandosi ovviamente con diverse sfide personali. La mostra allestita post-competizione è stata l’occasione perfetta per sottolineare l’alto livello di tutte le diverse opere d’arte raccolte, vincitrici e non”.

 Tutte le informazioni sulla seconda edizione del concorso e sulle modalità di partecipazione sono contenute nel sito dedicato http://art.oknoplast.com/.

Regolamento del concorso

Il concorso si rivolge ad artisti maggiorenni che sono attualmente iscritti o che si sono già diplomati presso una Scuola d’Arte, così come a coloro che lavorano nel mondo dell’arte e che hanno la possibilità di presentare un portfolio di progetti. Potrà partecipare chi risiede nell’area dell’Unione Europea.
Si potrà inviare un solo progetto. Anche i collettivi artistici potranno candidare un unico lavoro.
I partecipanti dovranno inviare il proprio progetto in formato grafico, per una dimensione massima di 20MB.
Verranno valutati per ciascun lavoro: unicità, tecnica di esecuzione e valore artistico.
Nello sviluppo del progetto dovranno rimanere inalterate la struttura della finestra, il vetro e il sistema di apertura.

0 Users (0 voti)
Criterion 10
What people say... Leave your rating
Ordina per:

Sii il primo a lasciare una recensione.

User Avatar
Verificato
{{{ review.rating_title }}}
{{{review.rating_comment | nl2br}}}

Di Più
{{ pageNumber+1 }}
Leave your rating

Il tuo browser non supporta il caricamento delle immagini. Scegline uno più moderno.

Continue Reading

Mood Your Say

Filippo Poletti: «Il vero leader dell’intelligenza artificiale? Cuore e cervello

Published

on

Entro 5 anni il 50% delle decisioni manageriali sarà preso con IA»
Nel libro “SMART LEADERSHIP CANVAS” dell’influencer Poletti i passi da fare un anno dopo ChatGPT: all’iinterno 20 interviste a Microsoft, Cisco, Siemens, Scalapay, Zucchetti, illimity e altre aziende

Il vero leader ai tempi dell’intelligenza artificiale? Deve avere cuore e cervello, il primo per prendersi cura delle persone, il secondo per raggiungere gli obiettivi di business promuovendo un impatto positivo sulla società. In un contesto in cui, entro i prossimi 5 anni, il 50% delle decisioni manageriali sarà preso in collaborazione con l’IA, sono queste le fondamenta del “test del cuore e del cervello” per i capi articolato in dieci passaggi, proposto da Filippo Poletti, giornalista professionista e top voice di LinkedIn, presentato a Microsoft Italia a Milano nella sede italiana assieme all’amministratore delegato Vincenzo Esposito. Il tutto a 365 giorni dal lancio di ChatGPT, che in soli cinque giorni registrò cinque milioni di utenti e a novembre è arrivato a superare i 180 milioni di iscritti.

«Il leader di oggi deve saper progettare il processo di trasformazione in atto, sviluppare all’interno dell’azienda nuove competenze, promuovere una cultura organizzativa che utilizzi al meglio l’intelligenza artificiale e soprattutto individuare quali attività saranno svolte dagli esseri umani e quali dalle macchine, attribuendo all’intelligenza il ruolo di co-pilota e alle persone quello di “piloti” della rivoluzione in atto», spiega Filippo Poletti, ideatore e autore del libro “Smart Leadership Canvas: come guidare la rivoluzione dell’intelligenza artificiale con il cuore e il cervello” assieme ad Alberto Ferraris, professore ordinario in economia e gestione delle imprese. All’interno del volume, edito da Guerini Next, le teorie sulla leadership assieme ad analisi quantitative curate da Alessandro Zollo, CEO di Great Place to Work Italia, e a venti interviste ai leader appartenenti alla generazione dei boomer, X e Z, da Microsoft a Google, Cisco, Siemens, illimity, Webuild fino all’unicorno Scalapay, cofondato da Simone Mancini, classe 1987.

IL DECALOGO DEL LEADER AI TEMPI DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
«Stiamo passando a una figura di leader poliedrico, che deve avere capacità e competenze commisurate con l’evoluzione della tecnologia, a garanzia di un operato che unisca l’efficacia dell’IA al valore inestimabile del talento umano», spiega Poletti. Questo il decalogo del leader di cuore e cervello ai tempi dell’intelligenza artificiale:
1. sa integrare il lavoro fatto dalle persone con quello dell’intelligenza artificiale
2. sa individuare il livello di urgenza della collaborazione persone-intelligenza artificiale
3. sa stabilire il grado di importanza della collaborazione persone-intelligenza artificiale
4. sa coinvolgere i collaboratori per valorizzarli e non per sostituirli
5. sa sviluppare relazioni positive con i collaboratori
6. sa favorire il benessere dei collaboratori
7. sa promuovere l’innovazione in azienda
8. sa prendere le decisioni necessarie per sviluppare il business aziendale
9. sa realizzare gli obiettivi aziendali nel rispetto delle regole e dell’etica professionale
10. sa individuare gli ostacoli e agire con rapidità

20 “SFUMATURE” DI LEADERSHIP: MICROSOFT, GOOGLE, CISCO, ILLIMITY E SCALAPAY
La collaborazione tra intelligenza umana e artificiale stimola tante letture da parte dei leader coinvolti nel libro e con formazione differente. È qui che emergono venti “sfumature” della leadership: c’è, ad esempio, “la leadership della prosperità” raccontata da Vicenzo Esposito, CEO di Microsoft Italia, così come “la leadership coraggiosa” presentata da Melissa Ferretti Peretti, CEO di Google Italia, “la leadership inclusiva” tratteggiata da Agostino Santoni, vicepresidente di Cisco Sud Europa e vicepresidente di Confindustria con delega al digitale, “la leadership agile” indicata da Floriano Masoero, CEO di Siemens Italia, “la leadership utile” suggerita da Corrado Passera, CEO di illimity, e “la leadership condivisa” su cui riflette Cristina Zucchetti di Zucchetti Group.

«Un leader deve ritenersi soddisfatto se l’azienda cresce e, allo stesso tempo, se crescono le persone che ci lavorano così come il resto della società. La “Smart Leadership Formula” è composta, oltre che dalla collaborazione uomo-macchina, dal cuore e dal cervello, dall’impatto generato nel mondo», conclude Filippo Poletti nel nuovo vademecum per il leader dell’era dell’intelligenza artificiale.

Scheda del libro
Titolo: “Smart Leadership Canvas: come guidare la rivoluzione dell’intelligenza artificiale con il cuore e il cervello”
Editore: Guerini Next
ISBN: 9788868964986
Pagine: 330
Prezzo: 21,50€
Disponibile su tutte le piattaforme online e nelle librerie dal 1° dicembre 2023

Top voice di LinkedIn con executive MBA al Politecnico di Milano, dal 2017 cura su LinkedIn una rubrica quotidiana dedicata al lavoro. È stato inserito da WikiMilano tra i protagonisti della vita metropolitana. Speaker, formatore e giornalista professionista ha scritto per oltre 30 testate nazionali come il Corriere della Sera. Tra i suoi i libri Tempo di IoP: Intranet of People, Grammatica del nuovo mondo, MBA Power: innovare alla ricerca del proprio purpose e Ucraina: grammatica dell’inferno.

0 Users (0 voti)
Criterion 10
What people say... Leave your rating
Ordina per:

Sii il primo a lasciare una recensione.

User Avatar
Verificato
{{{ review.rating_title }}}
{{{review.rating_comment | nl2br}}}

Di Più
{{ pageNumber+1 }}
Leave your rating

Il tuo browser non supporta il caricamento delle immagini. Scegline uno più moderno.

Continue Reading

Mood Your Say

DailyMood.it interviewed Asian-American supermodel, actress and advocate JULIA LEE

Published

on

DailyMood.it interviewed Asian-American supermodel, actress and advocate JULIA LEE (@ItsJuliaLee) she has walked numerous international runways, graced covers such as Harper’s Bazaar and L’Officiel and has been the face of some of fashion’s top brands and beauty all over the world to the point of becoming one of the most sought-after models of his generation. Now embarking on a new journey, she is honing her acting skills and moving on to work in television and film, following in the footsteps of some of her contemporary role models such as Cara Delevingne and Emily Ratajkowski.

Born just outside of Philadelphia, Lee is of Chinese and Vietnamese descent. An advocate for better representation of Asian Americans in the media and fashion world (known for their limited selection of Asians in the industry), she is working tirelessly to end stigma and stereotypes and for a more inclusive industry.

DAILYMOO.IT We know that as a young girl you were a talented pianist. What did music represent for you?
JULIA LEE:
When I was young, playing piano felt more like I was living out my mom’s dream than mine. I wanted to play sports. Looking back, I really appreciate the skillsets they embedded in me such as memorization, focus, and consistency. Playing a song 10 times perfect in a row before I could go to bed will do that to you.
During the pandemic, I found myself drawn to the songs of my youth. It brought out a youthful joy from deep inside me to relive my childhood music through a new expression of my grown self. In a way it reminded me of that feeling when anybody could listen to and connect with the playing – which I did not necessarily fully appreciate as a child. Anyone can connect with my expression. There are no words, just sound.

Julia Lee – ©Kezi Ban

DM: Art has many faces, do you feel like an “Artistic” person?
JL: Absolutely. I think everybody is artistic. It’s just about finding a medium to channel ones expression. Growing up, it was through sewing my own belts and making jewelry. Now, it comes out even in simple things like cooking.
I think being artistic means doing something with love and putting passion, fire, and life into it. If I sit in a chair and am naturally posing and expressing myself with my body, that’s artistic. You can literally be artistic with anything and everything you do in life!

DM: How did your modeling career start and what is the best memory you have of this profession?
JL: As a teenager, I was scouted at my local mall for Philly Fashion Week. I was picked as 1 of 10 finalists to walk the show, but my Mom wouldn’t let me participate. After thinking about “what if” for a year, I tried out the next year. When I was picked, I didn’t tell my parents and skipped school to do the fashion show. The REBEL was born!
My favorite memory was shooting for the cover of Harper’s Bazaar Vietnam. I worked with an incredibly talented team including stylist Kevin Parker who heads Philly Fashion Week with Kerry Scott. Philly Fashion Week is where my modeling career started, so it was one of my full circle moments. Vietnam is where my father, who had passed not long ago, was from. I may not have known it in the moment, but the kismet was undeniable. This whole journey of pursuing modeling as a career was not always smooth. My traditional upbringing did not lend itself to the wanderlust career of modeling, and my parents unknowingly made sure I knew that. There were moments where I felt unsure if I was making the right decisions because it felt like everyone close to me wanted me to go on a different path. So getting this cover was an affirmation in my belief in myself, and that chasing my dreams was worth the leap.

DM: What does it mean to you to be an Asian model? Have you found particular difficulties in establishing yourself in the fashion world?
JL: Being an Asian model means that I am being picked or cast by clients with one of the fundamentals reasons being: I am Asian. There was meaning behind picking me: whether that is to effectively market to a certain group (often the “Woke Approval”), or to fill a specific role (the “pretty Asian girl”). Asides from filling checkboxes, being hired as solely a model means that I am being picked because of statistics like my measurements and how I fit the clothes (plus being likable – which helps determine who clients decide to work with).
The biggest difficulty I face is feeling like I’m not being seen. I’ve been told by the industry that I’m too pretty, I’m not Asian enough, that I just don’t fit their standard for how they think Asians should be portrayed (which is looking exotic or traditional). As an Asian American, specifically a mix of Chinese and Vietnamese, I often felt like I didn’t fit in the box that clients, casting directors, and agents wanted to put me in based on seeing my stats like Asian ethnicity, height, hair color, eye color, etc.

DM:  In this regard, we know that you are particularly active in improving the representation of Asian Americans in the media and in the world of models. What does it mean to be “Activists” nowadays?
JL: I think being an activist means taking action towards a cause for the greater good with the intention of making a positive impact. I think it’s about moving through life pushing for a purpose that’s much bigger than oneself. It’s about inspiring others to think about the way they act and make a change collectively.

DM: Are you attracted to the world of the ‘seventh art’? In what kind of film would you like to act?
JL: While I will always cherish my experiences as a model, I’ve been exploring new creative outlets and have been pursuing more acting opportunities. I’m ready to express myself through words, body language, and bring characters to life in a way that modeling doesn’t always allow for.
I would love to play the role of a professional athlete. I admire professional athletes for how committed and in love they are with their sport. I think I could bring my experience playing piano to the table to make for a dynamic leading role. It would certainly be interesting to highlight a female Asian athlete since they are almost entirely overlooked, and severely underrepresented.

DM: What would you recommend to a girl who wants to start your profession?
JL:
Take your time with it. Your career is not over once you hit 18 years old. Be yourself, that’s the best selling point you have rather than trying to fit into what you think the industry wants you to be. The camera does not lie and picks up what’s real – like your emotion and imperfections, so it’s important to make sure you’re bringing your true self forward.

DM: Can you tell us about your future projects?
JL:
I just returned from the British Virgin Islands where I modeled at Summer Sizzle, an international fashion and lifestyle event. I walked for many designers and created some interviews with them that I am really proud of and will be posting on social media soon. It was nice to have intimate moments, getting to know the designers one-on-one, since during fashion shows quality time to just sit down and talk is nearly impossible.    

I plan to go to NYFW and attend and walk some shows. After that, I’m planning a trip for Fall or early Winter to travel to Vietnam and connect with my Vietnamese heritage. In between model bookings and content creation, I’m focusing on my acting and building my brand.

Photo/ Najah Mansur @munglassy

DM: Social Media: how important have they become for a person who does your business?
JL: Very important! I can’t name a casting or audition where I didn’t have to put down my social media handles. It lets clients get to know you a bit better than a 2 minute audition tape. The added colour is invaluable to maximizing the impact of marrying your interior with your exterior.

DM: Do you find it right and correct that often fashion and the choice of models, is influenced by social media?
JL:
Absolutely. I think nowadays, clients want to know more about the model before booking. After all, there’s more to it than being just a pretty face. Today, I think that there is a lot of crossover between models and “influencers” when clients book talent. I think ideally a client should book a model who is experienced with posing & walking, and it’s a plus if they have a social media presence. This industry is competitive and social media brings another layer to it. I think it is a positive when the social media is an additive to the model, but not the defining factor. Think of it as more of a partnership with You than just hiring your looks.

DM:Do you like Italy? Can you leave a greeting to all DailyMood.it readers who will soon read your interview?
JL:
I LOVE Italy! I’ve lived in Milan for a total of 7 months and had life changing experiences. I related to the cultural similarities like the importance of food bringing the family together and even little things like hang-drying clothes. I would love to visit Capri next. My friend recommended La Minerva Capri to stay. I heard it’s a beautiful romantic getaway!

Ciao, sono Giulia. Sono entusiasta di condividere con voi qualcosa su di me e spero di poter venire presto a visitare l’Italia!

Grazie a te Julia dalla Redazione di DailyMood.it

di Emma Mariani

Questo slideshow richiede JavaScript.

 

 

 

5 Users (1 voto)
Criterion 15
What people say... Leave your rating
Ordina per:

Sii il primo a lasciare una recensione.

User Avatar
Verificato
{{{ review.rating_title }}}
{{{review.rating_comment | nl2br}}}

Di Più
{{ pageNumber+1 }}
Leave your rating

Il tuo browser non supporta il caricamento delle immagini. Scegline uno più moderno.

Continue Reading

Trending