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David Bowie ispira l’arte della mostra Far Above The Moon. A Roma

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Here am I floating round my tin can, far above the moon”. “Eccomi fluttuare intorno al mio barattolo di latta, molto al di sopra della Luna”. Sono le celebri parole di Space Oddity, il primo successo di David Bowie, uscita nel luglio del 1969, 50 anni quasi compiuti e portati benissimo. Far Above The Moon è il titolo di una mostra d’arte dedicata al rapporto tra David Bowie e lo spazio, da un’idea di Pietro Galluzzi, organizzata alla Galleria SpazioCima, in via Ombrone 9, Roma, a un passo da Piazza Buenos Aires, ai limiti del già suggestivo quartiere Coppedè. La mostra, aperta fino a venerdì 21 giugno, è a ingresso libero, da lunedì a venerdì dalle 15 alle 19. Sono circa trenta le opere e le installazioni in esposizione in questa collettiva: ognuna particolarissima e molto personale.

Uno, nessuno, centomila Bowie

La prima cosa che balza agli occhi guardando le opere esposte, lo diciamo non da esperti d’arte, ma da appassionati del mondo del Duca Bianco, è che Bowie ha incarnato così tanti immaginari artistici e visivi, è stato così tanti personaggi e ha vissuto in così tanti mondi che ha ispirato gli artisti presenti in mostra con suggestioni estremamente diverse, portandoli in decine di direzioni. E questo, ovviamente, al di là delle tecniche e dello stile dei singoli artisti. D’altra parte, la relazione di David Bowie con lo spazio non è solo il Major Tom di Space Oddity e di Ashes To Ashes, ma anche Ziggy Stardust, l’alieno venuto dallo spazio per suonare la chitarra con i suoi Spiders From Mars, e L’uomo che cadde sulla Terra, l’extraterrestre Thomas Jerome Newton del film di Nicolas Roeg. Le stelle, nella sua poetica, sono quello dello Starman waiting in the sky, ma anche la stella nera, la Blackstar del suo ultimo lavoro. Ogni artista presente in mostra ha scelto così il “suo” David Bowie tra le decine di incarnazioni di Mr. David Jones.

Da Space Oddity a Ziggy Stardust

Se le opere più vicine al tema di Space Oddity sono Space Oddity, di Asije Shahinas (vernice spray su plexiglass), raffigurante un astronauta, Can You Hear Me Major Tom, di Cristina Taverna (pastello su canson mi teinte), in cui i vari Bowie fluttuano nello spazio in delle capsule, e Bowie – Space Oddity – My Earth, di Adriana Farina (inchiostro su carta 300 grammi), in cui il cantante, a testa in giù, osserva il mondo, Can You Hear Me?, di Barbara Lo Faro (acrilico, pastello a olio, carboncino, pigmenti argento, sua anche The Sound Of Silence) riprende alcune delle parole chiave della canzone, ma le trasporta in un altro universo, visto che il Bowie dai capelli rossi che vediamo si avvicina al look di Ziggy Stardust. Non poteva mancare lui, forse il personaggio più famoso tra quelli di Bowie, tra le opere della mostra. Lo troviamo raffigurato in Planet Earth Is Blue (acrilico e gesso acrilico su cartoncino), in cui il suo sguardo è rivolto verso il nostro, e in Alpha e Omega (acrilico, gesso acrilico, pasta in oro e pennarello su cartoncino), dove la patina dorata ci fa venire in mente l’arte bizantina: entrambi sono di Daniela Durisotto. Ziggy Stardust viene ripreso anche Gabriella Martinelli in Spaceboy (carboncino e grafite su carta) e in Bowie, di Tuono Pettinato (inchiostro su carta), in cui il Bowie con i capelli rosso carota di Ziggy è stilizzato in una sorta di fumetto. Mentre in I’m Here, di Eugenio Rattà (acrilico, collage e glitter su tela), è al centro di un collage di stelle glitterate. Viene dall’album The Rise And Fall Of Ziggy Stardust And The Spiders From Mars anche il titolo dell’opera di Cristiano Sagramola, Five Years, ed è lo spunto per ritrarre l’artista in cinque fasi della sua carriera.

La saetta di Aladdin Sane

Ma se parliamo del Bowie più iconico, non possiamo non pensare al famoso look di Aladdin Sane, il disco che seguì Ziggy Stardust, e a quella saetta disegnata sul volto ormai diventata un simbolo, un brand, qualcosa che vive da solo e in questi anni stiamo trovando ovunque. Il volto di Aladdin Sane campeggia imponente tra i colori di Colours, di Antonella Torquati (digital painting su pvc), che gioca con i segni sul volto di Bowie anche in Blackstar, con la stessa tecnica. La saetta appare anche in Moonlight, di Mauro De Luca (acrilico su tela), ma è solo un segno su una maschera bianca, che cela il volto di un Bowie più maturo e riflessivo, ed è presente anche in Blue Eyes, di Rossella Sciommari (vetro opalescente, rame, stagno saldato con tecnica Tiffany), che, in piccolo, regala l’effetto della vetrata di una chiesa, per quello che oggi è a tutti gli effetti un culto. Coraggiosa, personale e di grande impatto è anche l’opera di Elvira Carrasco che, in David Bowie (body art, autoritratto, fotografia stampata su plexiglass) ha portato l’iconica saetta sul suo volto con un autoritratto. L’idea è originale e l’opera è una delle più potenti della mostra.

I geniali stickers di Francesco Elelino & Rakele Tombini

Ma il nostro colpo di fulmine è stato Liftoff – Prova d’artista, di Francesco Elelino & Rakele Tombini (foto e computer grafica) che, per celebrare Bowie, la luna e Major Tom hanno pensato di creare un set di stickers, in due versioni, da attaccare su uno sfondo stellare, con tanto di confezione tipica degli adesivi, con cellophane e cartoncino, proprio come li avremmo trovati in un negozio negli anni Sessanta. È vicina alla Pop Art e sarebbe piaciuta a quell’Andy Warhol che proprio Bowie aveva celebrato con la canzone omonima nell’album Hunky Dory. Un’idea geniale, realizzata alla perfezione. Bowie stesso avrebbe apprezzato l’ironia dell’opera d’arte.

Il Re dei Goblin di Labyrinth

Se quell’opera ci è piaciuta così tanto, è anche perché non ce l’aspettavamo. Così come non ci aspettavamo, in una mostra su Bowie e lo spazio, di vedere il suo personaggio di Labyrinth, Jared il Re dei Goblin, con la sua inconfondibile criniera bionda. Un personaggio che è evidentemente entrato nell’immaginario collettivo più del previsto. Labyrinth, di Cristina Taverna, vede Jared accanto a una delle capsule che vediamo anche nel suo Can You Hear Me Major Tom. Labyrinth Escher, di Simona Mammoliti (olio su tela, sua anche Bluebird Space Oddity), invece accosta il protagonista di Labyrinth a uno dei labirinti più celebri, quello dell’artista M.C. Escher. Sentimi e Guardami, di Marjan Fahimi (tecnica mista con resina su legno), sono due opere gemelle: a prima vista due pianeti visti da lontano, ma il riferimento è all’iride dei famosi occhi di Bowie, uno verde e uno blu. Se From The Moon To Heaven, di Marco Giacobbe (tempera su carta intelata) è pop art che gioca con l’arte sacra del passato), e Societé Angélique, di Giovanni Sechi (Enoch Entronauta) è una composizione digitale che si ispira a una foto in cui, ai tempi di Station To Station, Bowie sta dipingendo L’Albero della vita della Kabbalah, Bowie And Blackstar di Massimo Perna (che è anche l’immagine scelta come locandina della mostra) prende la stella nera, simbolo dell’ultimo album, per riproporla in un motivo che, su un ritratto dell’artista, va a creare un’opera pop. Ma vanno citati anche i lavori di Cetti Tumminia, Cristina Davoli, Giulia Sargenti, Paola Lomuscio, Chiara Montegreno, Luca Maresci, Dante Gurrieri, Giusy Lauriola, Valerio Prugnola, Nino Attinà, e Yasmine Eigama. Tantissimi, tutti affascinanti. Come i volti di David Bowie.

di Maurizio Ermisino per DailyMood.it

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BAROCK Bold Iconic Tribute to Gianni Versace

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S’inaugura a Catania il prossimo 5, 6 e 7 aprile nelle sale di Palazzo Biscari l’evento site specific BAROCK, Bold Iconic Tribute to Gianni Versace, a cura di Sabina Albano, curatrice WorldWild della collezione privata di abiti e oggetti raccolti negli anni da Antonio Caravano.

Tre notti dedicate al sarto più visionario ed originale della storia del Made in Italy, fondatore nel 1978 dell’omonima casa di moda, nota in tutto il mondo per aver reso possibile l’impossibile, attraverso una grande verve creativa, un’approfondita conoscenza della storia, dell’arte classica e contemporanea con una fondamentale esperie

Ad accogliere il pubblico, sulla scalinata del Palazzo Biscari di Catania, il ritratto/installazione in Op Art di Gianni Versace, realizzato da Marcos Marin.

Nel salone da ballo centrale, invece, sarà possibile ammirare dieci outfit della collezione Bondage provenienti dalla A.C. Private Collection di Antonio Caravano e dalla collezione di Franco Jacassi, uno dei maggiori esperti di vintage al mondo. Grazie a questa selezione sarà possibile ripercorrere le scelte stilistiche compiute negli anni ’90 da Gianni Versace caratterizzate da: massimalismo, assenza di colore, total black con rimandi alla cultura punk, la cui sintesi sono i capi in pelle, borchie e spille da balia XL che chiudono scollature e spacchi profondi.

Nella galleria laterale, invece, sarà allestita una mostra dedicata alle Icone del ’900 disegnate da Bruno Gianesi, già capo ufficio stile uomo e balletto di Gianni Versace. Si potranno ammirare i volti di Marlene Dietrich, David Bowie, Pierpaolo Pasolini, George Michael, solo per citarne alcuni.

A seguire, negli ambienti più intimi del palazzo, nel Boudoir della Principessa, troveremo degli acquerelli di Bruno Gianesi dedicati agli abiti disegnati per la Maison Gianni Versace e una selezione di complementi d’arredo della Home Collection Gianni Versace che come tutto il progetto sono pensati in dialogo con lo spazio che ospita l’evento. Da una parte, infatti, troviamo Palazzo Biscari, uno dei maggiori esempi del Barocco siciliano presenti a Catania e dall’altra la cultura rock, bondage e punk filtrata attraverso l’alta moda di Gianni Versace.

L’evento site specific di Catania rientra in un progetto internazionale, il cui percorso conta già sette prestigiose tappe: quella appena conclusa in POLONIA a Poznań (31 gennaio 2024), le esposizioni di Groningen nei PAESI BASSI (2023), One Night with Gianni / Gianni Versace Baroque Tribute di Catania nel gennaio 2023. I successi delle mostre di Singen (2021) e Berlino (2018) in GERMANIA, Borås in SVEZIA (2020) e la prima sensazionale retrospettiva nel 2017, a venti anni dalla scomparsa di Gianni Versace, al MANN MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE di Napoli.

La manifestazione è organizzata e promossa dall’associazione culturale Saint Caprais; patrocinata dall’Accademia di Belle Arti Catania, sponsorizzata da Servizi MEDIOCASA Franchising immobiliare; in collaborazione con Vintage delirium di Franco Jacassi, the Gallery, One Fashion Catania, Quaderni di Moda, Palazzo Biscari, La Perla del Mediterraneo, F.lli Maria, Crispelleria Santoro, Nisi pasticcerie, Disca Gin, Maravigghia, Valentina Trovato eventi e catering, Solaris distribuzione, Boudoir 36, Bottino vivaio piante, Soul of Efesto, Berkam, Nicotra Estetica, New Hair, Global Sound animation, AWG dj, Alpha 66 Productions, Giudancer, GFM group.

La mostra non è ufficiale né autorizzata o associata a Gianni Versace Srl e/o alla famiglia Versace.

BAROCK
Bold Iconic
Tribute to Gianni Versace
a cura di Sabina Albano

5 – 6 – 7 aprile 2024
Palazzo Biscari, Catania
Via Museo Biscari, 10

Scheda dell’evento

Titolo                                     BAROCK, Bold Iconic Tribute to Gianni Versace

a cura di                                Sabina Albano

Sede                                       Palazzo Biscari, Catania
Via Museo Biscari, 10

Date                                       5 – 6 – 7 aprile 2024

Programma* e biglietti        5 aprile: Opening party dalle 19.30 alle 24.00
Biglietto 20,00 euro + commissioni

6 aprile: Cine-club dalle 18.00 alle 22.00
Biglietto 20,00 euro + commissioni

7 aprile: Closing party dalle 19.30 alle 22.30
Biglietti 20,00 euro + commissioni

Abbonamento 5-6-7 aprile: 45 euro + commissioni

Gli studenti dell’Accademia usufruiranno di uno sconto del 20% su tutti i biglietti in        prevendita, con verifica numero matricola da mostrare all’ingresso.

https://www.liveticket.it/evento.aspx?Id=490457

Dress Code                           “Fashion is fashion”

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Grande successo per l’Opera Medea a Sofia, con i costumi di Mario Dice.

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L’opera lirica Medea, che si è tenuta al teatro dell’Opera di Sofia, ha ricevuto 10 minuti di applausi in  un  finale che ha segnato un momento storico ed emozionante nel panorama della lirica. I costumi  di questa impressionante produzione  sono stati realizzati dal designer Mario Dice, che ha  confezionato gli abiti, per gli interpreti e  anche per il coro.

La bravura e professionalità degli attori e di tutti gli interpreti ha letteralmente catturato l’attenzione dell’intero pubblico, che ha seguito con passione una vicenda  ricca di colpi di scena,  ambientata nell’antica città di Corinto, una terra lontana da noi socialmente, in una storia intrisa di passione e colpi di scena. Un palcoscenico insolito, dunque, che ha permesso l’interattività tra gli artisti e il pubblico, coinvolgendo proprio tutti.

Sono riuscito ad interpretare l’opera  con i colori, definendo e disegnando  la passione, che è  poi il  filo conduttore di tutta la storia di Medea, ho realizzato 130 costumi, 60 del coro lavorando su misura per ogni singolo personaggio, ma il risultato mi ha riempito di gioia, quando poi ho visto in scena il mio lavoro…” ha dichiarato Mario Dice.

Grande la soddisfazione  anche per la Regia di Marco Gandini e la scenografia di Andrea Tocchio,  che sono stati in grado di trasmettere l’importanza dell’arte e della cultura. E Sofia ha risposto più che positivamente a questa sfida, mostrando profondo interesse verso proposte così particolari e di notevole spessore.

L’interpretazione estetica e la libertà creativa  di Mario Dice  sono  stati  in perfetta sintonia  con il senso dell’opera, ed anche questa volta la moda ha stretto un patto con il teatro: interpretare  la bellezza dell’opera, ed esaltare  i corpi attraverso la  tecnica accademica, a cui fa riferimento il designer. La precisione nell’interpretare i personaggi con i  suoi abiti di scena sono frutto  solo di un talento unico.

I costumi dell’opera Medea, disegnati da Mario Dice sono stati realizzati e confezionati, dall’azienda Pan Srl  di Antonio Ranieri.

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La Cena della Legalità® di Filippo Cogliandro chef

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LIONS CLUBS Zona “F” Distretto 108 LA per Casa Circondariale Santa Caterina di Pistoia
Istituto Alberghiero Montecatini Terme
La Cena della Legalità® di Filippo Cogliandro chef

Si svolgerà a Pistoia, il prossimo mercoledì 20 marzo alle ore 20.00, un appuntamento per celebrare i servizi umanitari del concetto Lions – i Lions di tutto il mondo che hanno cambiato le vite delle persone tramite servizi umanitari – ponendo come obiettivo quello di ribadire la volontà di uno straordinario impegno civile da parte del mondo dell’associazionismo.

Il Lions Club Pistoia, presieduto dall’Avvocato Rudi Caldesi, il Lions Club Abetone-Montagna Pistoiese, presieduto dal dott. Paolo Andreotti ed i Lions Clubs della Zona “F” distretto 108 LA presieduti dalla Dottoressa Mariella Talini  sono  presenti, nell’anno della  loro Presidenza,  al fianco di quanti si spendono quotidianamente per l’affermazione della cultura della legalità e della giustizia sociale.

All’evento, che si terrà nelle sale della Scuola Alberghiera a Montecatini Terme saranno presenti le autorità cittadine, rappresentanti delle forze dell’ordine, magistrati, amministratori, imprenditori ed esponenti del mondo del volontariato: tanti gli ospiti illustri per quello che sarà più di un momento conviviale ma l’occasione per fare un’importante riflessione.

Con questa iniziativa – afferma il Presidente Rudi Caldesi – vogliamo sottolineare l’impegno del mondo dell’impresa a favore della Legalità e in difesa della Legge, nella chiara consapevolezza che il mondo dell’associazionismo rappresenta uno dei più forti baluardi a protezione del sistema di regole che danno affidabilità al tessuto economico, contribuendo a far crescere le nostre attività e l’intero territorio e Filippo Cogliandro, lo chef che tiene alto il nome della cucina calabrese, anche da un’altra prospettiva, quella della legalità. Nei suoi piatti infatti si ritrova tutto il gusto del territorio, che inizia dalle filiere “pulite” dell’agroalimentare per arrivare ad una Calabria con un nuovo respiro, argomenti nuovi che non siano solo la ndrangheta, ma parlare di arte, cultura, storia e cucina, e per “cambiare pagina”, e questa è la migliore delle ricette.

Sarà infatti un momento di riflessione sul possibile destino della civiltà carceraria di Pistoia, in bilico tra i sogni e gli errori del passato per le promesse di un futuro ancora in parte da scrivere, sostenuto dalla Dirigente della Casa Circondariale di Pistoia Dssa Loredana Stefanelli, offrendo una seconda occasione, e portando in carcere la società esterna cercando di far conoscere il linguaggio, i codici, aprire una finestra per dare, anche se piccola, una risposta per un momento educativo, che sarà, oltre ad un’attestazione di partecipazione per ogni allievo dell’Alberghiero coinvolta dallo chef Filippo Cogliandro, ma anche l’attivazione dei corsi HACCP e dei corsi di pasticceria per la popolazione carceraria e con il ricavato della cena l’ attivazione anche di corsi sulla sicurezza sul lavoro ed altri percorsi professionali, dunque un’esperienza gastronomica e principalmente umana come le immagini all’ingresso della Casa Circondariale di Pistoia…..il mare che entra prepotentemente in una stanza, un’astronave, un campo da calcio, foglie di un albero disegnate senza indirizzo, segni di fiducia, immagini, sicuramente sogni che non si ha il coraggio di condividere…..sono i “Murales della Libertà” ed è la prima accoglienza alla Casa Circondariale di Pistoia.

www.lions 108la.it

20 marzo ore 20.00 – Istituto Alberghiero Montecatini Terme
Castello La Querceta, Via del Castello 2, Montecatini Terme, Pistoia

Filippo Cogliandro – L’Accademia Gourmet a Reggio Calabria
Per cui si respira aria nuova per la boxe, sia in campo sociale che in campo medico

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