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The Haunting of Bly Manor: un nuovo “giro di vite” su Netflix

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C’era una grande attesa per l’arrivo su Netflix, di The Haunting Of Bly Manor, la serie disponibile dal 9 ottobre. L’ideatore, Mike Flanagan e il produttore, Trevor Macy, infatti, sono quelli di The Haunting of Hill House, la serie horror che due anni fa ci aveva spaventato, scosso, e commosso. Il nuovo, atteso capitolo della serie antologica, The Haunting Of Bly Manor, è ambientato nell’Inghilterra degli anni Ottanta. Henry Wingrave (Henry Thomas) assume una giovane bambinaia americana, Dani (Victoria Pedretti) per prendersi cura dei nipoti orfani (Amelie Bea Smith e Benjamin Evan Ainsworth) che vivono a Bly Manor con il cuoco Owen (Rahul Kohli), la giardiniera Jamie (Amelia Eve) e la governante, la signora Grose (T’Nia Miller). Apparentemente è un posto di lavoro ideale. Il fatto è che nessuno vuole prenderlo, dopo la tragica morte dell’istitutrice precedente. Nel castello, la sua presenza/assenza si sente. Ma non è la sola…

Mike Flanagan e Trevor Macy si sono ispirati alle classiche storie soprannaturali di Henry James, in particolare a Giro di vite. È una di quelle storie che può capitare di aver letto, o visto già in qualche adattamento, o in altre storie ispirate a questo classico. Assistere nuovamente a una storia di questo tipo, allora, da un lato può suonare familiare. Dall’altro, come sappiamo, ogni adattamento è una nuova vita. Come quando andate a vedere Shakespeare a teatro: magari avrete già visto Molto rumore per nulla, ma non ricordate tutti gli snodi, e a ogni nuovo adattamento potete apprezzare le nuove sfumature. Non abbiamo fatto questo esempio a caso. Perché il fatto che quella di The Haunting sia una serie antologica avvicina il lavoro di Mike Flanagan proprio a quello di un capocomico, un regista/impresario di una compagnia teatrale. Finito il suo spettacolo, cioè la serie precedente, non lavora a un seguito, ma mette in piedi una nuova pièce con quella che, in parte, è la stessa compagnia. Essendo in tv e non a teatro non può essere completamente così, vengono scelti nuovi attori in modo che possano cucirsi addosso su misura i nuovi ruoli. E alcuni attori del cast di The Haunting Of Hill House ritornano, con mansioni diverse. Carla Cugino così appare come narratrice, all’inizio e alla fine, e lascia poi spazio ad altri. Henry Thomas (era il bambino di E.T., osservatelo e lo riconoscerete), che era l’altro protagonista della prima stagione, si ritaglia il ruolo di Henry Wingrave, zio e tutore dei bambini, deus ex machina della storia che però rimane in disparte. Victoria Pedretti, invece, che era una delle figlie nella prima stagione, qui diventa la protagonista assoluta, Dani, la bambinaia/istitutrice dei due bambini. È lei (che abbiamo apprezzato anche nella seconda stagione di You, sempre su Netflix) uno dei motori della storia. I “fantasmi” del passato che riaffioreranno a Bly Manor si mescoleranno ai suoi.

La messinscena di The Haunting Of Bly Manor è vicina a quella di The Haunting Of Hill House: atmosfere gotiche, una casa che diventa un vero e proprio protagonista della storia, tinte scure, ma non così nere come nella stagione precedente. Sin dalle prime sequenze vi accorgerete che questa seconda stagione è in realtà diversa dalla prima: c’è la voglia di raccontare una ghost story più classica, con un respiro più ampio, dai ritmi più compassati. Come se, man mano che assistiamo alla storia, stessimo leggendo le pagine di un romanzo. C’è un’atmosfera di attesa e ci sono meno momenti di spavento vero e proprio. Non c’è, in The Haunting Of Bly Manor, quel continuo senso di pericolo, di morte (è paradossale, visto che la morte è uno degli elementi chiave della storia…) di dolore lancinante. Non siamo, in pratica, in un vero e proprio horror. L’intento non è quello di spaventarci, ma quello di farci entrare in una storia, raccontarcela, farcela vivere.

Da un lato, tutto questo è anche comprensibile. Per tornare al paragone teatrale da cui siamo partiti, è possibile che una compagnia che adatta Shakespeare, scelga di mettere in scena Molto rumore per nulla dopo l’Amleto, scegliendo di lavorare su altri toni e altri registri. The Haunting Of Bly Manor, insomma, è semplicemente un altro genere di spettacolo. Dall’altro lato, anche prendendo in considerazione questo aspetto, non tutto è riuscito. Anche se si è scelto di raccontare una storia prima ancora di spaventare, i momenti di paura, quando arrivano, non funzionano fino in fondo, e non sono inseriti bene nel racconto. Un racconto che, a volte, sembra avere pause troppo lunghe, momenti riempitivi. Alcuni dialoghi un po’ da serie televisiva vecchio stile ci lasciano a tratti un po’ perplessi, così come alcuni momenti sembrano essere stati inseriti per prendere tempo e allungare la storia. I flashback, poi, arrivano troppo presto e svelano troppo, facendo un po’ perdere quell’atmosfera di attesa e inquietudine che dovrebbe contraddistinguere una ghost story. The Haunting Of Bly Manor è comunque uno spettacolo di gran classe, curatissimo nelle scenografie e nella fotografia. Una storia di grande atmosfera in grado di avvolgere lo spettatore.

di Maurizio Ermisino per DailyMood.it

 

 

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