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Sotto il sole di Riccione, finalmente un ritratto sincero dei giovani di oggi

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Estate, riviera romagnola. Un gruppo di giovani alle prese con nuovi e vecchi amori, giochi da spiaggia e confessioni, conflitti e balli in discoteca. Niente di nuovo insomma, eppure Sotto il sole di Riccione, commedia giovanilistica targata Netflix, va oltre la reiterazione dei cliché e del già visto e ci regala il ritratto più sincero e realistico dell’Italia dei Millennials offerto dal cinema italiano recente. E fa sorridere pensare che alla base di questo progetto “teen” ci sia Enrico Vanzina, anagraficamente di certo non vicino a questa generazione. Fa sorridere, ma non stupisce affatto. Perché lo sceneggiatore romano prosegue semplicemente il percorso artistico condotto da sempre con suo fratello Carlo. Un percorso radicato nel tempo e nella società, intento a raccontare e rappresentare l’evoluzione dell’identità italiana.

Sotto il sole di Riccione si inserisce perfettamente su questa strada. E anche se ad un primo impatto il film sembra proporre poco di “vanziniano” – manca infatti la sana satira di costume che ha sempre contraddistinto i film firmati dai fratelli romani, manca quella dose di divertita, ma spietata, cattiveria che ha costantemente sotteso le loro commedie – allargando la prospettiva e non fermandoci esclusivamente al risultato di superficie, alla fine è facile ritrovarsi di fronte ad un’opera che ha molto di questo spirito. Non stile, non poetica – termini che non si devono accostare a chi ha sempre delineato la propria identità autoriale sui gusti del pubblico. Non è infatti la sua struttura narrativa, non sono i suoi personaggi, non è l’ambientazione balneare a riportarci al “sapore di mare” di una volta, bensì è lo spirito che sta alla base del film a ricondurci al gioiello del 1983. I “vanziniani” della prima ora potrebbero storcere il naso davanti a questa affermazione. Ma non si vuole fare alcun paragone, e questa nuova pellicola non va in alcun modo osservata in confronto al suo indimenticabile modello. Sotto il sole di Riccione evita la scivolosa (e inutile) strada del remake, e si propone al pubblico “semplicemente” come un recupero e un aggiornamento della tradizione. E finalmente – aggiungiamo. Affidando questo ritratto delle nuove generazioni a chi potesse veramente cogliere l’anima di quest’ultima, gli Younuts! alla regia e Ciro Zecca e Caterina Salvadori alla sceneggiatura, Vanzina è riuscito a realizzare ciò che mancava al cinema italiano, ovvero quel film realmente in grado di cristallizzare sullo schermo la vita dei giovani di questa nuova epoca, di raccontarli con leggerezza e sincerità. Senza pretese, senza sottotesti ideologici, senza pesantezze di stampo sociologico, senza giudizi.

Con un titolo che fa chiaramente riferimento a una delle hit musicali più rappresentative di questi anni, Riccione di Tommaso Paradiso e dei Thegiornalisti, il film si confronta con la realtà di oggi, fatta di stories e videochiamate, di like e dirette social, che però dietro le sue dinamiche di superficie nasconde comunque un’umanità, sogni, delusioni, sentimenti, voglia di riscatto e di successo.

Il racconto, incentrato su un gruppo di diciotto-ventenni in villeggiatura a Riccione, vuole mostrarci proprio questo, senza prendersi mai troppo sul serio ma sprigionando verità in ogni suo momento. Ritmato felicemente dalle canzoni di Paradiso, Sotto il sole di Riccione si snoda con piglio vivace e spensierato, e dietro alle varie storielle sentimentali, riesce a fotografare efficacemente le incertezze degli adolescenti, la paura del futuro, l’assenza di punti di riferimento. Ed in più ci dimostra come l’oggi e lo ieri, in fondo, non siano così distanti, con un ventenne che conquista la sua amata grazie ad una cara e vecchia lettera, e un settantenne (l’ex playboy Andrea Roncato, tra i tanti gioiellini di questo film) che ritrova un vecchio amore grazie ai social network.

Il tutto è sorretto da un cast che riflette perfettamente questa atmosfera leggera e divertita: Luca Ward e una nostalgica Isabella Ferrari sono i rappresentanti della quota “adulta” di contorno, e a guidare il gruppo di giovani, in cui, su tutti, spiccano i notevoli Lorenzo Zurzolo e Giulia Schiavo, è Cristiano Caccamo.

Dietro la macchina da presa, invece, gli Younuts!, all’esordio nel lungometraggio, dimostrano di avere tanto talento anche nel racconto cinematografico, firmando una regia dinamica che strizza spesso l’occhio verso la loro matrice estetica da videoclip ma che si abbandona anche alla suggestione evocatrice dei riferimenti del passato. E chissà se anche la loro carrellata sui volti dei ragazzi, all’alba, davanti ad un falò ormai spento, tra quarant’anni sarà vista come l’istantanea di una generazione. Come sempre, sarà il tempo a definire le cose.

di Antonio Valerio Spera per DailyMood.it

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