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Il gioiello figurato di Emanuele Leonardi come mood del contemporaneo

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La plasticità nelle arti figurative è una qualità spesso sottovalutata nei gioielli. Eppure, nulla piu’ che un gioiello, si articola nello spazio, in maniera più o meno spiccata grazie al corpo che lo indossa. Sono aspetti di “plasticità” indiretta, forse, ma ora, come non mai, nel gioiello contemporaneo, si legano a quel particolare effetto di espressività e di concretezza che rende riconoscibile ed apprezzabile il dettaglio orafo, nel solco che gia’ in altri articoli, si era definito il “mood del contemporaneo”.
Ma è davvero così? Lo chiediamo a Leonardi Emanuele, che in questi giorni, a Roma presso la Galleria Incinque Open Art Monti, espone nel corso della prima mostra organizzata dopo il lockdown, presentando la sua idea di gioiello contemporaneo per “Divo C” , insieme al collega Glauco Cambi.
 
DAILYMOOD.IT  Grazie per il tempo che ci concede, ci racconti un po’ di Lei : quando ha iniziato a creare gioielli?

Leonardi Emanuele. Qualche anno dopo aver conseguito il titolo di tecnico superiore per “l’arredo e la suppellettile liturgica”, quindi direi circa una decina di anni fa.

Certo la necessità espressiva, veniva veicolata in varie forme, pittura, poesia, scultura; ma solo grazie al gioiello, ho trovato piena e limpida libertà d’espressione.

Il fatto poi che “il gioiello”, “messaggero”, almeno nel mio caso, venga poi indossato, fa si che tale comunicazione venga resa pubblica. Su questo ragionamento è nata l’idea del “gioiello narratore”.

DM. Lei è stato vincitore nel 2016 e 2017 di Artistar Jewels, la prima volta grazie al pubblico, la seconda grazie alla giuria degli “esperti” proponendo quasi una visione “esistenziale” del gioiello, ma è questo che definisce il progetto “Artisticalmente” in modo schietto e sincero, le sue creazioni?

L.E. Sono stati questi per me due importanti momenti formativi. Essere proiettati in un contesto internazionale, conoscere artisti da ogni paese (carpirne la ricerca, il vissuto, lo spirito creativo,la loro formazione) ecco: è qualcosa che accresce il bagaglio d’un artista. La stima ricevuta da altri artisti poi,  dei critici e dallo stesso pubblico, fa si che anche la propria di stima, ne venga rafforzata. Mi diede la possibilità di comprendere cosi, come la mia ricerca stesse andando davvero nella direzione giusta e la mia visione del “gioiello narratore” stava prendendo forma, incominciando ad essere compresa ed apprezzata.
Il comunicare attraverso il gioiello, non quindi uno status o il desiderio di bellezza, ma un’emozione, un’identità, una critica sociale, stava iniziando ad essere non solo un desiderio personale, ma un pensiero condiviso.  Oggi la mia ricerca prosegue; centrale resta il pensiero e la narrazione, ma si arricchisce di strutture tecniche ed architettoniche, attraverso forme e materie.
Il desiderio di fare sentire la propria voce, il proprio pensiero, portando le figure ad essere urla silenti.
La sintesi figurativa e concettuale, verte al desiderio di creare un linguaggio universale, fatto di simbolismi comprensivi ma mai banali.

DM.  I suoi gioielli, tendono a valorizzare e dare valore oltre ai materiali, alla forma umana, che riproduce spesso con piccole figure in pose plastiche: quanto è importante il disegno del corpo umano in movimento nelle sue creazioni?
L.E.
Il disegno, la muscolatura, sono tutti strumenti per ottenere una gestualità espressiva. Le pose seguono il messaggio stesso che quel personaggio sta comunicando, così si potrà trovare la chiusura mentale in un personaggio statico, rannicchiato su se stesso e la libertà di vedute e positività in quello che lo sprona ad alzarsi, a voltarsi. Certo è che il dinamismo nell’insieme deve esserci, stiamo creando un personaggio, non la rappresentazione di esso. È e deve essere una figura rappresentante un pensiero, evocatrice di vissuti. Ogni posizione è voluta e studiata, attraverso una prossemica popolare.

D.M. Ci puo’ raccontare un aneddoto sull’idea, le emozioni che stanno alla base dietro al progetto del suo anello “l’attesa”, in particolare durante questo recente lockdown?
L.E. Un periodo con pochi stimoli esterni ,se non mediatici. L’idea andava quindi cercata nel contesto del proprio vissuto. Mentre attendevo la giusta idea, lavorando comunque sull’aspetto architettonico del gioiello autoportante e del legno lamellare, ho pensato ad alcune figure in attesa.
Come poggiati ad una finestra, quasi rassegnati all’attesa, così ho pensato a quest’anello. La parte ricurva voleva rappresentare una protezione, il tetto di una casa, mentre lo slancio verso l’alto da sempre una sensazione di positività. Tecnicamente è più complesso di come sembra e questi vari aspetti mi hanno impegnato non poco nel trovare soluzioni adeguate. Voleva essere la rappresentazione di questo vissuto fortunatamente privo dell’ angosce generate in varie parti del paese.
D.M. Anche in letteratura si può parlare di “plasticità”, in particolare legata ad effetti di particolare espressività e concretezza e spesso i suoi gioielli “parlano”. Ma lei si sente  piu’ artista o un gioielliere?
L.E. Tecnicamente sarei da definire  “orafo cerista” , almeno per quanto riguarda la parte scultorea. Mi sento ciò che è di più simile alla definizione di “una mente creativa applicata alla figura poetica”.
Il mondo dell’arte (scultura, poesia) è sicuramente l’aspetto preponderante nelle mie creazioni, spesso di gran lunga superiore all’aspetto tecnico. Così come il concetto non deve (come nell’arte concettuale propriamente detta ndr) avere una maggiore valenza rispetto alla figura, ma ne deve essere da essa esaltato.
D.M. Quando crea un gioiello riesce a dare un effetto “rilievo” che offre la possibilità alla forma del materiale (del metallo o del legno) di svilupparsi nello spazio, spesso in piu’ di una direzione , proprio come avviene nella scultura, ci dica: come fa ad ottenere questo effetto?
L.E. Lo studio dei volumi e la struttura lamellare del legno, le utilizzo per cercare di dare una armonia complessiva. Le morbide curve del legno ed il calore del materiale stesso mi aiutano a creare piacevolezza. Quando la creazione richiede “un messaggio” con una tensione maggiore, diventa preponderante il metallo e la “spigolosità” delle forme”.
Bisogna essere proiettati nel mondo che quel personaggio sta vivendo, quel micro cosmo specchio di attimi di vita, vivere quello spazio per comprendere l’emozione che quel personaggio vuole esprimere.
Come dicevamo, la profondità o meno dell’opera, viene data non solo dalla forma strutturale, ma da come il personaggio occupa quello spazio. Altro punto importante è come la struttura e spesso il fruitore siano parte dell’opera stessa e non solo mezzi per sostenere l’opera.

D.M. La variazione degli spessori dei materiali che utilizza, determina volutamente il chiaroscuro nei suoi gioielli?
L.E. Spesso c’è la volontà di mettere figure in ombra rispetto ad altre, o di generare attraverso la postura una profondità più o meno accentuata.
È altrettanto vero che ogni figura, materiale o forma, viene esaltata nei volumi dalla luce.

Quando si disegna, progetta o semplicemente si pensa un gioiello, si deve visualizzare mentalmente l’aspetto che esso realmente avrà.
Tanto più il gap tra immaginazione e realtà (pensiero iniziale/risultato finale), sarà ridotto, tanto più sarà convincente e limpido il pensiero che si voleva esprimere.
D.M. Concludendo quando realizza un gioiello, riesce ad immaginare la donna che lo indosserà? E se sì, come sono?
L.E. Più che nell’aspetto, le immagino nell’indole.
L’aspetto è del tutto futile se non si ha la sensibilità per capire il messaggio.

Quindi direi donne sensibili e forti, o donne fragili che sappiano cogliere nelle mie creazione quella forza che a loro serve. Vorrei vedere le mie creazioni indossate da donne sorridenti, perché tutte dovrebbero avere la fortuna di esserlo.

di Cristina T. Chiochia per DailyMood.it

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