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Dare valore all’esperienza: l’arte della conoscenza in True Value a Fondazione Prada

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I colori, le razze, le etnie, le possibilità, le forme: l’uomo. Entrando nell’atrio davanti ai muri alti di destra e sinistra ricoperti di ombre di sagome nere su sfondo bianco di segne, cacciativi, bulloni, chiavi inglesi, viti, perfettamente allineati ed in ordine come una tenda da soggiorno un pò lo si dà per scontato, l’uomo, trattandosi di un esempio di arte della conoscenza tipicamente americano. Ma il voler tracciare un “ethos” tra pubblico utente e consumatore, così particolare, non è da tutti.

Theaster Gates, Boli, a Portion of the Team Lives in Heaven, 2014; Theaster Gates, A Portion of the Team Lives in the Heavens, 2016. Foto: Delfino Sisto Legnani Studio

Il lavoro di Theaster Gates, classe 1973 che vive e lavora nella sua città natale, Chicago, a cui è fortemente legato; sta appunto nel messaggio totalizzante di quella che a prima vista, può apparire o pattume o un invito a recarsi in una ferramente di Milano. In Largo Isarco a Milano, a Fondazione Prada, sino al 25 settembre 2016 sarà visitabile nello spazio podium ed in quello cisterna, la mostra “True Value di Theaster Gates”. L’autore, che è un artista dell’arte definita “American Social Practice” rivolge volutamente l’occhio attento vecchi cataloghi, set da trapani elettrici, set di pinze tagliacavi e materiali come legno, metallo e vetro per ricostruire uno studio attendo ed intimo quasi attraverso l’incontro diretto con il pubblico della mostra che, volente o nolente, diventa utente di una vera ferramenta. E così, attraverso legni e rivestimenti per i tetti, attraverso le torce elettriche appese ed il catrame, l’argilla, il legno ed il metallo che si fingono alleati per ricostruire oggetti reali come carrelli e ruote (o sformarli?), ricreare soluzioni urbane non è più importante ma, come recita il comunicato stampa “true value (opera del 2016), l’intallazione che dà il titolo alla mostra, propone un negozio di ferramente abbandonato, realizzando uno spazio poetico ed al tempo stesso pragmatico in cui sono posti offetti appartenenti agli ambiti del commercio e delle relazioni umane, tradizionalmente legati al mondo del lavoro e degli scambi economici”.

Da sinistra a destra: Theaster Gates, Tar Mop and Bucket, Heirloom, 2014; Theaster Gates, Black Occult Practice Form #1, 2016. Theaster Gates, In the Absence of Corrugated Metal, 2015. Foto: Delfino Sisto Legnani Studio

Gate, che è anche il fondatore e il direttore artistico della Fondazione Rebuild, propone nel primo spazio un negozio di ferramenta (nello spazio del podium) come emblema quindi di qualcosa che aspetta solo di essere utilizzato per esistere, se no muore come oggetto (come nella macchina “afferra oggetti” posta nel corridoio). Mentre invece lo sterco che piano piano decompone l’idolo posto nel rituale nel secondo spazio, sempre con calchi di sagome in plurimateriale in colori di bianco e nero e bifronte (nello spazio cisterna)? Un “ethos” da vivere quindi, come il significato originale della parola greca, indicava. Ma che può essere inteso in vari modi. Dal semplice apparire di un oggetto, alla sua disposizione nello spazio o dall’evocarne il temperamento. Se poetico o no, al pubblico della mostra deciderlo.

 di Cristina T.Chiochia per DailyMood.it

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