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Incontro con Bertrand Du Vignaud de Villefort, nipote di Henri de Toulouse-Lautrec

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La vita da fiaba di Henri de Toulouse-Lautrec raccontata come storia di famiglia. Incontro con Bertrand Du Vignaud de Villefort, nipote dell’artista

Mentre a Palazzo Blu di Pisa è tuttora in corso la mostra dei suoi manifesti e litografie, nell‘Auditorium della Fondazione si è svolto un evento unico: il racconto della vita da fiaba di Henri de Toulouse Lautrec raccontata come una storia di famiglia attraverso i ricordi di un suo nipote che ha vissuto nella stessa casa dove ha vissuto il grande pittore. Il nipote è Bertrand Du Vignaud de Villefort, più noto in tutto il mondo per la fondazione privata che guida per l’Italia e l’Europa a favore della salvaguardia del patrimonio culturale mondiale (la più grande del mondo la World Monuments Found) che recentemente ha co-finanziato insieme alla Soprintendenza speciale ed al polo museale di Roma il restauro della Galleria dei Caracci a Palazzo Farnese a Roma, sede dell’Ambasciata di Francia.

L’aspetto familiare del racconto narrato quasi come una fiaba, lo si evince dal desiderio di non dar vita ad una serie di aneddoti sull’artista ma di condividere la voglia di raccontare l’artista di Albi con quella “verità della storia originale” che solo i racconti di un familiare può cercare di fare. E cosi, fotografie custodite in salotto ed inedite comprese, si compone come un puzzle una vita fatta di racconti giovanili: del padre dell’artista che “disegnava bene”, delle cadute che gli cambiarono la vita – la prima del 1878 proprio nel salotto di casa -, che portarono poi alla sua irreversibile disabilità fisica per fragilità ossea (si ruppe entrambi i femori delle gambe che rimasero, a differenza del resto del corpo, quelle di un bambino anche probabilmente dovuta a matrimoni dalla consanguineità costante nella famiglia); dei paesaggi visti dalle finestre della camera in cui è nato; di titoli nobiliari a cui l’artista dava poca importanza e loro, l’amata gente di Parigi, vista come umanità da raccontare. Un racconto unico di un Lautrec “segreto” che si arricchisce di alcune domande fatte personalmente per Dailymood al sig. Du Vignaud:

Domanda: Sig. Vignaud, il nostro magazine Dailymood, si occupa come dice il nome di nuovi mood. Secondo lei Lautrec fu un “pioniere” del messaggio pubblicitario inventandone un nuovo mood attraverso l’uso dei manifesti ?

Risposta: Sicuramente ha contribuito all’opera grafica in maniera importante ma non credo avesse inventato un mood, ha sicuramente composto però lo scritto e l’immagine in maniera nuova. Era sicuramente un precursore dei tempi. Basti pensare che le autorità dell’epoca dopo la sua morte hanno rifiutato in un primo momento la donazione dei suoi quadri. Solo dopo la prima guerra mondiale e dopo la decisione della famiglia di proporre di creare un museo ad Albi, le cose cambiarono.

Domanda: Il lavoro di Lautrec pare, per i tempi in cui è stato creato, una finestra sul mondo parigino dove luci ed ombre spesso brillano nello stesso modo. Lui stesso visse per alcuni anni in un bordello. Ma per una famiglia aristocratica cos’ha significato? Era una persona di cui vergognarsi?

Risposta: Assolutamente no. La sua devozione alla famiglia ed alla madre in modo particolare era totale. Ogni giorno, a mezzogiorno, pranzava con la madre e parlavano d’altro, non amava avere fastidi ed era una persona tranquilla, pacifica. Inoltre, non dimentichiamo che non era il classico “boehmien da soffitta”, guadagnava molti soldi con il suo lavoro e l’aspetto economico è riportato in alcune nelle lettere che inviava. Non gli sono mai mancati né il sostegno economico della famiglia né le forti cifre che guadagnava con il suo lavoro. Nulla di cui vergognarsi, insomma.

Concludendo, non si dimentichi, poi, che il nonno del sig.Vignaud è Gabriel Tapié de Célyra, cugino di primo grado del pittore ed amico carissimo, venne immotalato in quadri famosi ora custoditi nei musei di tutto il mondo. I due cugini infatti dal 1891, esteticamente così differenti, furono inseparabili anche si trasferirono da Albi a Parigi per motivi diversi. Lautrec con la madre ed i suoi studi di pittura e Tapiè per i suoi studi di medicina. “Due aristocratici non più solo dediti alla caccia alla volpe, ma a qualcosa di nuovo”, come racconta Du Vignaud concludendo il suo magico racconto.

di Cristina T. Chiochia per DailyMood.it

Photo Credit: Mostra Toulouse Lautrec – Pagina Facebook

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