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Si apre Danza2016: nel mood del fiabesco ma mai consolante

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Il mood del fiabesco, fantastico e surreale della classe e dell’eleganza senza tempo come risposta ad un mondo sempre più complesso e difficile, è cosa nota. Meno noto, forse è che ora, a raccontare storie viste al cinema o lette nei libri ci pensa anche la danza. E lo fa attraverso la magia della danza in modo fiabesco ma mai consolante.

Si è aperta in questi giorni a Pisa presso il Teatro Verdi (uno dei più bei teatri di tradizione italiani e uno degli esempi più riusciti), la prestigiosa rassegna di Danza2016 e lo ha fatto promettendo di perlustrare il mondo dei sogni intesi come emozioni non razionali, le speranze e i timori della vita. Un mood nuovo che la rassegna, che durerà sino a giugno 2016, sviluppa assecondando il tema della danza e lo declina attraverso il suo linguaggio metaforico spesso per immagini fisiche usando volutamente altre arti, prima tra tutte, il tanto amato cinema. Interessante quindi la struttura di questo percorso, che evoca queste sinergie artistiche: la sezione di danza e dintorni di Danza&Cinema, per esempio, con lo spettacolo Les Vertiges D’Hitchcock di Emilio Calcagno o The Passion of the Christ, ispirato al film di Mel Gibson della RBR Dance Company, la sezione Danza&Letteratura con SDD Shakespeare dead dreams di Vahan Badalyan, la sezione Danza&Musica Pop di ieri e di oggi.

Non mancano poi laboratori coreografici gratuiti e conferenze ispirate a quel senso di “around” dance che non fa altro che accrescere il mood fiabesco dell’evento, permettendo alla voglia di sognare degli spettatori di riconoscersi -oppure no-, in storie già raccontate o viste da cinema e letteratura ma in modo del tutto nuovo, facendolo diventare un vero e proprio nuovo mood dalle dinamiche inattese dalla platea al palcoscenico. Spettacolo scelto per l’apertura della stagione e che ben ne esemplifica il mood fiabesco e surreale della rassegna Belles de Sommeil del coreografo Philippe Talard con la compagnia Opus Ballet e musica originale di Armand Amar. Una co-produzione della Compagnia fiorentina ed il Grand theatre de la ville de Luxembourg di Talard (che ricordiamo
insieme anche ad un evento”fuoriexpo” di ExpoMilano2015 a Villa Lario a Como lo scorso Maggio ed i suoi celebri intermezzi di live performance ad Expo2010) dove proprio le contaminazioni, attraversamenti, declinazioni del fantastico moderno nel linguaggio assoluto della danza diventano le “parole del palcoscenico” direbbe Giuseppe Verdi, a cui rifarsi. Con quel gusto tipico del teatrodanza e della contact improvvisation (più anni ’70 che contemporanea) è capace di produrre attraverso il corpo dei ballerini sul palco quella la fabbrica dell’immaginario forte e ben definito dove non è la fiaba della Bella Addormentata e la sua storia a diventare importante, ma
l’interpretazione che ne fa l’autore che la trasforma a volte in incubo, a volte in sogno, altre volte in fiaba, a volte in dannazione amorosa.

Un groviglio di sensazioni corporee che partono dalla ricerca di Philippe Talard, danzatore e coreografo francesce che ha collaborato con i più grandi interpreti mondiali tra cui Nurauev, Barishniov, Bejart, Bausch. Una suggestiva interpretazione della fiaba dove le parole quasi appaiono superflue ma dal forte impatto espressivo e dove dei giovani ballerini, Camilla Bizzi, Vincenzo Cappuccio, Leonardo Germani, Chiara Mocci, Giada Morandin, Stefano Pietragalla, Claudio Roffo, Chiara Rontini, Jennifer Rosati, Adrien Ursulet, Gabriele Vernich, Valentina Zappa, ripercorrono come in una spirale dapprima convergente e via via sempre più divergente, le scene dello scenografo Max Kohl. Il mood del fiabesco, fantastico e surreale (ma mai consolante) della classe e dell’eleganza senza tempo intriso però di quel mondo sempre più complesso e difficile che è, in fondo, la vita.

di Cristina T.Chiochia per DailyMood.it

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