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Comandante apre Venezia 80, Favino: “Todaro ? Esempio di come un uomo non possa essere una cosa sola”

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Nel film di apertura della Mostra l’attore interpreta Salvatore Todaro, il sommergibilista che durante la seconda guerra mondiale salvò 26 naufraghi di un mercantile nemico.

Un’ispirazione di natura emotiva,“una folgorazione”. Non ha dubbi Edoardo De Angelis per definire Salvatore Todaro, il sommergibilista italiano che ha ispirato Comandante, un film dalla natura profondamente politica che apre l’80esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. L’ispirazione nasce dalla storia di Salvatore Todaro, raccontata in occasione del centoventitresimo anniversario della Guardia Costiera dall’Ammiraglio Pettorino, che aveva l’esigenza di dire ai propri uomini come comportarsi in mare”. Una storia di sommersi e salvati, e di leggi del mare perché “in mare siamo tutti alla stessa distanza da Dio, la distanza di un braccio, quella che ti salva”. Nell’ottobre del 1940 durante la Seconda Guerra mondiale  mentre navigava nell’Atlantico, Todaro si ritrova ad affondare un mercantile belga che navigava a luci spente, ma decide di salvare i 26 naufraghi belgi condannati diversamente ad affogare in mezzo all’oceano per sbarcarli nel porto sicuro più vicino, come previsto dalla legge del mare.

“Da qui parte la folgorazione per la figura di Todaro, – continua De Angelis – alla quale è seguita una lunga attività di ricerca con il supporto della Marina e lo studio di un genere cinematografico. Non erano tanto i film sui sommergibilisti ad averci appassionato ma proprio la storia di quest’uomo; abbiamo scoperto così che in tempo di guerra De Robertis aveva realizzato molti film, che nascevano con intenti di propaganda, ma che per noi sono stati documenti molto importanti, li considero quasi proto neorealisti ealizzati all’interno di veri sommergibili e che riprendono reali azioni di guerra. Hanno rappresentato per noi non solo una fonte di studio, ma anche un’ispirazione per gli interni del sommergibile che grazie all’accesso agli archivi storici è stato realizzato sul progetto originale.  Per quanto riguarda gli interni c’erano solo  foto in bianco e nero. Abbiamo immaginato quindi tutta la parte cromatica, ma nei film di De Robertis c’erano indicazioni precise su come funzionasse un sommergibile nel ’40 “.”.

Un dramma bellico girato negli abissi, che ha il potere di riportare in superficie questioni estremamente attuali perché a guardare quegli uomini stipati nella pancia di un sommergibile, presi a schiaffi dalle acque, in preghiera e inghiottiti dal terrore non può non venire in mente il nostro Mediterraneo dove oggi invece quei naufraghi vengono lasciati affogare, un cimitero di barconi, uomini, donne e bambini, con porti sicuri sempre piu lontani. “Todaro ci ha mostrato cosa significhi ancora oggi essere italiani, un concetto preso un po’ lateralmente negli ultimi anni. Il nostro paese, come dice anche una battuta del film, è un crogiolo meraviglioso e putrido, ma  questa è la sua identità e nasce da tutte le varietà possibili e immaginabili degli esseri umani. Essere italiani però significa anche andare in soccorso. Mi commuove l’ idea della forza così come la intendeva quest’uomo, ovvero come la capacità di correre in soccorso di chi è piu debole, questo per me è un uomo forte. Esistono delle leggi eterne e immutabili come quelle del mare che non vanno mai infrante. Quando ho conosciuto la storia di Salvatore Todaro ho pensato che se questo significa essere italiani, allora io voglio essere italiano”.

Non lo conosceva invece, almeno prima di questo film, il suo interprete, Pierfrancesco Favino che in Comandante giganteggia insieme a tutti gli altri comprimari. “un magnifico esempio di ciò che cerco sempre nel mio mestiere, cioè il fatto che un essere umano non possa essere una cosa sola o un aggettivo, e di come possa essere contemporaneamente un cattolico e praticante e uno spiritista, un uomo capace di guardarsi da fuori, appassionato di arti e filosofia orientali e un militare convinto. Tutto ciò per me aveva un grandissimo fascino, non mi piacciono i personaggi di un solo colore  e Todaro per un attore è l’esempio di quante gradazioni meravigliose ci possano essere in un essere umano. È una storia di grande epifania di un uomo che parte con delle forti convinzioni, che sceglie di andare sotto al mare e che è capace di disobbedire per obbedire a una legge piú alta, la sua, che è quella di mettere l’uomo al primo posto”. Paura che possa essere interpretato come la celebrazione di un eroe fascista? Nulla di creativo viene dalla paura, non si può non fare una cosa per paura, le mie piu grandi vittorie sono state quando sono andato contro alle paure che qualcuno potesse dire qualcosa”.
E sul significato di essere italiani aggiunge: Vengo da una famiglia in cui ogni tanto dovevo spostarmi dalla mia camera per fare spazio  a persone che i miei stavano aiutando, casa mia era così, la mia porta è sempre stata aperta e ho sempre pensato che fosse un dato dell’italianità”.

di Elisabetta Bartucca per DailyMood.it

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