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Intervista a David Conti

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DailyMood.it ha intervistato David Conti.
Ecco cosa ci ha raccontato in questa bella intervista.

DAILYMOOD.IT: Il tuo background e i tuoi studi come ti hanno aiutato a far strada in questo settore?
DAVID CONTI: Per citare Francis Bacon ho sempre ritenuto che la vera chiave sia trovare il modo di far convivere serenamente la pars destruens (cioè la parte critica, che fa evitare e capire gli errori) e la pars costruens (ovvero quella più razionale, che si costruisce attraverso l’impegno costante) in ciascuno di noi.

Quando frequentavo il liceo organizzavo le classiche feste d’istituto creando un impianto che in scala ridotta potrei oggi definire imprenditoriale. Addirittura ad una festa riuscii ad avere come ospite Massimo Ceccherini, con grande sorpresa e felicità di tutti. Ho capito in quegli anni che il networking, unito ad una buona competenza organizzativa, sarebbe stata la chiave per me. Crescendo ho sviluppato e coltivato le pubbliche relazioni, scegliendo nel frattempo di studiare Economia e Commercio, per poi decidere di specializzarmi in Corporate Finance (che frequento tuttora). Desideravo molto aumentare la mia formazione finanziaria, è l’ambito e l’obiettivo che mi interessa di più. Durante gli studi, tuttavia, ho continuato e continuo a coltivare la passione per la moda e per i brand di lusso, cercando di coniugare questi aspetti di me, quello più razionale con quello più mondano. D’altronde l’uno è a supporto dell’altro.

Sono contento di poter dire che la mia storia sia stata d’ispirazione per il mio PA che ha da poco aperto un agriturismo in Valdorcia, Il Casato M.A.G, un bell’esempio di imprenditoria giovanile.

DM: Qual è stato il turning point che ha dato una svolta importante alla tua carriera?
DC:Senza ombra di dubbio, la presenza sul Red Carpet della 75 Mostra del Cinema di Venezia, per la Prima Mondiale della Serie “ L’Amica Geniale” tratto dal libro di Elena Ferrante, come ospite della Maison de Champagne Moët & Chandon. Lo champagne è una mia passione, quindi ero molto emozionato in tale circostanza. Da lì, ho ricevuto delle proposte da alcuni brand, sempre del settore del lusso, che si rivedevano sia nello stile, molto classico e inglese, che mi contraddistingue, sia nella possibilità di condividere insieme tali palcoscenici.

DM: Sappiamo che da brand ambassador del tuo calibro ti dissoci dall’etichetta di “influencer”…Non hai mai pensato di cercare di fare la differenza anche su Instagram per educare un nuovo tipo di pubblico?
DC:
Rispondo citando una famosa frase di Howard Schultz: “Non ho mai voluto definirmi un guadagno netto bensì un insieme di valori”.

Ecco, riportando il pensiero a me, sono una persona che si interessa alla qualità, ai contenuti, alle relazioni, alle esperienze dal vivo, agli eventi, più che ai social. E questo viene apprezzato.

I social come IG nel mio caso potranno servire più nel lungo periodo che nel breve, perché i consumatori che l’utilizzano sono generalmente molto giovani e lontani dal target del settore lusso, lontani dalla cultura del prodotto. Per me è importante invece che ci sia una storia dietro ciascun prodotto che scelgo. Kent 1777, Dents 1777, Fulton raccontano una storia, prima di essere semplicemente prodotti.

Kent produceva pettini e spazzole quando ancora non c’era la bicicletta. Mentre i guanti di Dents, di eccellente qualità, venivano usati anche da Daniel Craig in 007. Fulton è famosissimo per gli ombrelli Birdcage che utilizzava la Regina Elisabetta.  

Se questi brand venissero pubblicizzati sui social, il pubblico li vedrebbe scorrere tra tante pagine pubblicitarie e si concentrerebbe solamente sul loro aspetto estetico. Perderebbe la storia.

Ad esempio quando ero piccolo mia madre utilizzava i prodotti per il corpo di La Mer. Ancora oggi io utilizzo i prodotti del marchio, ad esempio la Moisturizing Soft Creme. Perché? Ha saputo mantenere la qualità nel tempo ed evoca dei ricordi, mi riporta ogni volta lì, ad un gesto di cura materno.

Lo stesso vale per Vuarnet, brand di occhiali da sole francese che mio padre ha sempre utilizzato e poi donato a me. È possibile raccontare la personale esperienza di un brand attraverso i social? Penso che l’esperienza vada vissuta, per creare un legame con quel brand che diventerà solo nostro, indissolubile e potrà essere tramandato di generazione in generazione. Parafrasando Maya Angelou “ciò che emoziona e ricorda il pubblico non è mai ciò che un’azienda fa, ma come lo fa sentire”.

DM: Come descriveresti il tuo personal branding e qual è il valore aggiunto che puoi offrire ai vari brand?
DC:
La Risposta è: Modern Classic. Che fra l’altro è anche lo slogan di Spirit Yachts, la marca di sailing boats che adoro. Come dicevo parto sempre dalla cultura e dalla qualità del prodotto. Se non è un brand storico, se non ne ho fatto “esperienza”, difficilmente concludo collaborazioni. Chiaramente nel mio cuore trovano spazio anche brand più moderni, che producono comunque dei prodotti destinati a diventare storici.

Ad esempio il marchio Tom Ford che utilizzo sia per i vestiti (Suits e Smoking) che per il profumo preferito, ovvero Tuscan Leather, da buon toscano.

Anche l’azienda Falke è tra le mie preferite, il simbolo della calza di lusso. La utilizzo insieme ad altri prodotti come i maglioni, perché hanno una qualità altissima, ma allo stesso tempo uno stile ed un look moderni. Oppure, Levi’s, inventore dei jeans come li conosciamo oggi, altra azienda storica che si adatta al mio stile. Sono ben felice di utilizzare questi brand in eventi importanti, calibrando ogni volta gli outfit.

Ovviamente attraverso di me i brand possono interagire, tanto che molte volte si scoprono e si creano collaborazioni che a partire da me, vanno oltre.

Sono sicuro che i CEO di grandi aziende continueranno anche nel futuro a mettere a frutto il personal branding. E’ notizia proprio di questi giorni che Arnault, CEO del gruppo LVMH ha registrato il suo nome e cognome, insieme a quello dei figli, come brand. Lo seguiranno in tanti.

DM: Con l’accelerazione digitale sempre più case di moda stanno espandendo la loro attività anche nel Metaverso. Questa integrazione col mondo virtuale come e quanto influenza il tuo lavoro da Brand Ambassador?
DC:
Parto dicendo che per me più che un lavoro, è sicuramente una passione. Credo che sia ancora presto parlare di metaverso applicato al settore lusso, perché non conosciamo gli effetti a lungo termine del mezzo. Sicuramente può dare un contributo in termini di vetrina, ma ancora non è stato sufficientemente studiato il target-tipo per poter fare una analisi qualitativa. Offre senz’altro tante potenzialità, ma almeno per ora viene utilizzato soprattutto per aumentare la brand awareness. Per quanto mi riguarda, mi piace studiare questi fenomeni e credo che il metaverso possa essere utilizzato in futuro soprattutto per diffondere un messaggio di ecosostenibilità. In questo senso hanno aperto la strada alcune start-up interessanti, come quella dell’azienda Prysma, brand di occhiali da sole Eco-Friendly, in materiale totalmente ecosostenibile.

DM: Quali progetti importanti hai in programma per il medio-lungo periodo?
DC: Sicuramente questo anno, dopo due di assenza dovuti a covid e impegni lavorativi, sarò presente, sempre come ospite della Maison de Champagne Moët & Chandon, alla 80 Mostra del Cinema di Venezia, dove ci vedremo sicuramente sul red carpet, insieme alle aziende che da sempre mi accompagnano nel percorrere questo importante tappeto rosso come Tag Heuer che è l’azienda di orologi che utilizzo, fida compagna di grandi emozioni. Poi usciranno delle mie interviste in TV, che è una forma di media a cui sono estraneo e in Radio. Oltre ciò, riceverò una nomina abbastanza importante a breve che avrò il piacere di condividere anche con voi sicuramente.Continuerò nel mio tempo libero a seguire come volontario le attività di Save the Children, poiché ritengo la solidarietà un aspetto importante per completarmi come individuo.

DM: Qual è il massimo brand di punta a cui aspiri per la tua carriera?
DC:
Sono certo che tutti i brand con cui collaboro e con cui collaborerò anche in futuro saranno quelli che apprezzo e desidero. Ultimamente ho iniziato un rapporto con Bown of London, definita la Rolls Royce delle vestaglie da casa, un prodotto unico. Sono davvero soddisfatto anche della collaborazione con Sperry-Topsider che si protrae ormai da anni, azienda americana che ha inventato con Paul.A.Sperry le scarpe da barca e altri ottimi prodotti per chi ama la vela, come me. Per la mia shaving routine utilizzo invece Geo F Trumper, insieme ai rasoi inglesi della Wilde & Harte, unici nel loro genere. Adidas invece è il mio brand preferito per lo sport….adoro le famose “Gazzelle”! Spero che alcuni di questi brand possano ispirare anche altre persone, e sono molto orgoglioso di poter dire che mi rivedo appieno nella filosofia, storia e valori che trasmettono. Sono più che convinto che “L’eccellenza non sia un atto, ma un’abitudine” (Aristotele), che va pertanto coltivata.

di Redazione

 

 

 

 

 

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