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Moonage Daydream: Chiedi chi era David Bowie

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“Chi è? Da dove viene? È una presenza aliena?”. Così una voce introduce David Bowie sul palco prima di un concerto, in una delle prime scene di Moonage Daydream, il film di Brett Morgen dedicato al Duca Bianco, in esclusiva IMAX dal 15 al 21 settembre e dal 26 al 28 settembre al cinema. Il film prova a rispondere alla domanda “chi è David Bowie”, ma non nella maniera che chiunque si aspetterebbe, con il classico documentario fatto di interviste, testimonianze e ricostruzioni esatte e cronologiche dei fatti. Prova a rispondere alla domanda facendoci provare le emozioni profonde che la sua musica, i suoi video, le sue idee ci suscitano. Moonage Daydream è un viaggio nel mondo – anzi nei tanti mondi – di David Bowie, un film emotivo e immersivo, irresistibile e stordente. È un’esperienza totalizzante, a cui abbandonarsi, assolutamente in sala, un flusso di coscienza fatto di musica, immagini e parole da cui farsi travolgere. Probabilmente l’esperienza più vicina a un concerto di David Bowie che possiate vivere oggi.

Chi è allora David Bowie? È stato un simbolo, un modello per molte persone che avevano bisogno di trovare se stesse, la loro identità, il loro posto nel mondo. Il periodo di Ziggy Stardust, quel vestirsi in modo così personale, “vistoso”, come lo definisce lui, è servito a tante persone per liberare il proprio io, la propria personalità, per apparire ed essere chi davvero sentivano di essere. Ognuno, finalmente, poteva essere un “individuo” e non solo parte di una massa. Il suo Ziggy Stardust era nato per raffigurare una rockstar aliena, che riunisse maschile e femminile in sé, come alcune divinità del passato. Ma ognuno poi ci ha trovato dei significati, ognuno si è fatto la sua idea di Ziggy “Era un miscuglio di tante idee. Ci siamo presi la responsabilità di creare il XXI secolo nel 1971”. Le esibizioni dal vivo del periodo di Ziggy Stardust, le foto di Mick Rock prendono lo spazio per tutta la prima parte del film. Assistiamo anche alla famosa posa in cui, simulando una fellatio, Bowie si avvicinava alla chitarra di Mick Ronson e fingeva di suonarla con la bocca.

David Bowie ha scelto di diventare una rockstar anche per quell’aura di mistero che un tempo aveva il mondo della musica. “Ascoltavo Fats Domino senza capire una sola parola dei testi che ha scritto. Rendeva tutto più misterioso. Volevo far parte di quel mondo magico”. E magico David Bowie lo è stato davvero, il mistero delle star del rock è qualcosa che in lui è convissuto con la continua voglia di cambiare e sperimentare. “Molti cambiamenti della mia carriera musicale sono stati una sfida con me stesso”. Tutto questo è evidente in tutta la sua vita artistica, ma soprattutto nella parte che riguarda la “Trilogia Berlinese”, i suoi album Low, “Heroes” e Lodger. Così come si sente la sorpresa per la mancanza di sperimentazione nel periodo di Let’s Dance, che però Brett Morgen, che ammette di non aver compreso appieno quel periodo, qui ci fa capire le sue ragioni, quella voglia di fare una musica più semplice e diretta di diventare semplicemente un performer.

Brett Morgen racconta tutto questo accostando immagini di epoche diverse, mescolando versioni diverse, eseguite in diversi periodi, della stessa canzone. Così una Space Oddity eseguita negli anni Novanta sfuma in una eseguita negli anni Settanta. Il montaggio di Brett Morgen non è mai scontato, non segue una logica prettamente cronologica, ma segue suggestioni, affinità elettive, influenze. A volte sembra che, grazie al montaggio, il Bowie più giovane e quello più maturo si guardino tra loro, si scambino dei cenni di intesa. È come se assistessimo a un Big Bang con migliaia di frammenti, quelli che formano l’eclettico universo di Bowie, a viaggiare sullo schermo per poi riunirsi, Le tante anime di Bowie, e le sue influenze musicali, cinematografiche, artistiche, alla fine si legano tra loro per dare vita a un artista unico e irripetibile.

Brett Morgen ha avuto accesso a un enorme archivio e ha scrutato per anni il materiale a disposizione, cercando di regalare ai fan il materiale più inedito, quello meno scontato, quello che probabilmente non avevano mai visto. Il risultato è strepitoso, è un’opera monumentale in cui ognuno di noi può scegliere il momento preferito, quello da cui farsi sorprendere. Ci sono dei frammenti del famoso documentario Cracked Actor, che coglie David Bowie, intervistato in un’auto, nel massimo della sua paranoia nel periodo americano, negli anni Settanta, da cui è stata tratta ispirazione per alcune scene de L’uomo che cadde sulla Terra (vediamo molte sequenze di quel film, insieme agli altri in cui ha recitato). Vediamo una straordinaria versione di “Heroes” dall’Isolar Tour, quello che seguì l’album in questione. Ascoltiamo World On A Wing mentre la voce di Bowie, da interviste di repertorio, racconta il suo incontro con Iman. È l’unico accenno alla sua vita privata, della prima moglie e del primo figlio non c’è menzione.

La sua vita si è tinta di rosa, racconta Bowie. Proprio lui che, fino a qualche anno prima, nelle interviste diceva di evitare l’amore per evitare distrazioni nella sua arte, di essersi costruito una corazza contro l’amore. Lui che aveva raccontato di non aver mai avuto un orsacchiotto da piccolo, che non gli erano mai piaciute le cose da bambini. Anche se non si racconta la sua vita privata, conosciamo comunque un Bowie intimo, spirituale, profondo. “Crede in Dio?” “Credo in una forma di energia a cui non vorrei dare il nome. Amo la vita, tanto”. In Moonage Daydream ci sono l’immagine, la musica, ma anche la spiritualità di David Bowie, la sua visione personale della fede e di Dio.

Ma David Bowie crede anche nel caos. “Il mondo ha deciso di rifiutare il caos, che invece fa parte delle nostre vite”. Il caos come ispirazione, come spinta creativa. E, se ci pensate, è quello che accade proprio in Moonage Daydream, un caos di immagini e di spunti dove, però, tutto trova magicamente senso, unità, coesione. È davvero un nuovo modo di raccontare i grandi della musica (l’idea di Morgen di un film di questo tipo inizialmente era destinata ai Beatles), senza racchiuderla negli stereotipi del biopic con le storie di caduta e redenzione, senza attori destinati a “imitare” e non “essere” gli artisti in questione, senza regole e paletti. Con Moonage Daydream Brett Morgen ha trovato il modo perfetto per raccontare David Bowie. E di film come questo ne vorremmo tanti altri.

di Maurizio Ermisino per DailyMood.it

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