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Il mood dell’arte contemporanea come arte di prossimità al MiArt

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Il diritto alla bellezza è realtà anche in Italia da molti anni oramai, a maggior ragione ora con l’entrata in vigore della legge n.22 del 2022 dello scorso Marzo. Ed è del fine dello scorso anno, al fine di incrementare il patrimonio pubblico di arte contemporanea, che il Ministero ha stanziato il PAC 2021 al fine di ampliare le collezioni di arte contemporanea in Italia. Forse per questo si fa sempre piu’ arte di “prossimità”, coinvolgendo sempre di più artisti, espositori del settore e collezionisti oltre che semplici appassionati o curiosi. Non è quindi un caso se il mood dell’arte contemporanea partecipa al bello della settimana milanese dell’ Art Week con un palinsesto di tutto rispetto e parallelo, rispetto alla fiera. Un vero e proprio “fuorisalone del bello nell’arte” che coinvolge  musei e luoghi della cultura e galleria,pubbliche e private, al fine di educare al bello i turisti ritornati a frequentare i palinsensti delle week milanesi e di creare progetti sempre più ampi, tra collettivi, collezioni e percorsi dedicati alla creatività contemporanea dal 28 Marzo al 3 Aprile 2022 presso Fieramilanocity e in tutta la città declinata totalmente in presenza, per la prima volta, dopo la pandemia accogliendo 21 paesie ben 150 espositori da tutto il mondo tra emergenti e grandi artisti e gallerie famose oltre che al grande evento di Gucci  C2CMLN shared by Gucci, dal 31 Marzo al 1 Aprile 2022. 
Un esempio sono stati tre appuntamenti nella zona sud di Milano presso Fondazione Prada di Milano, Fondazione ICA e Ordet che, durante l’art week milanese, inaugurando tre delle loro piu’ importanti mostre in seno al movimento di MAC ovvero la Milano Art Community che è uno dei collettivi piu’ interessanti di gallerie di arte contemporanea, fondazioni e spazi no profit di Milano aderendo alla Milano Art Week.  Prima tra tutte, la bella mostrache si concluderà il 22 Agosto dal titolo “USELESS BODIES?”  del duo di artisti Elmgreen & Dragset, che da molto segna anche “una delle indagini tematiche più estese mai realizzate da Fondazione Prada“. Come recita il comunicato stampa infatti: “Concepita per quattro spazi espositivi e il cortile della sede milanese, per un totale di oltre 3.000 m2, la mostra esplora la condizione del corpo nell’era post-industriale, in cui la nostra presenza fisica sembra avere perso la sua centralità tanto da risultare ormai superflua. Questo mutamento ha un impatto su ogni aspetto della nostra vita: dalle condizioni di lavoro alla salute fino alle relazioni interpersonali e al modo in cui registriamo le informazioni. Il progetto affronta anche le modalità con cui gli individui si adattano fisicamente a un mondo sempre più dominato da un immaginario bidimensionale, in particolare in riferimento dell’attuale pandemia“. Alla presenza dei due artisti, durante l’inaugurazione si è sottolineata appunto questa esigenza a detta degli stessi Elmgreen & Dragset:I nostri corpi non sono più i soggetti attivi delle nostre esistenze. Diversamente da quanto accadeva nell’era industriale, oggi non generano più valore all’interno degli avanzati meccanismi produttivi tipici della società contemporanea. Si potrebbe addirittura affermare che le nostre identità fisiche siano diventate più un ostacolo che un vantaggio. Nel 19° secolo il corpo produceva i beni di consumo, mentre nel secolo successivo ha assunto prevalentemente il ruolo di consumatore. Nel primo ventennio del 21° secolo il corpo detiene lo status di prodotto i cui dati vengono raccolti e venduti dalle Big Tech. In un’epoca in cui la mercificazione dei dati personali da parte delle aziende tecnologiche è di dominio pubblico – seppur inutilmente – e l’influenza di queste organizzazioni su ogni aspetto della nostra vita è sempre più dilagante, ci fa un po’ paura pensare al ruolo futuro dei nostri corpi.” Corpi che cercano aiuto. Che chiedono riscatto in un bilancio spesso impietoso seguendo proprio l’itinerario esterno del percorso espositivo. Basta guadare l’installazione di una semplice panchina o di una sala di attesa vuota aspettando un turno (ed unnumero…) che non arrivera’ mai che il pubblico incontra la propria solitudine.Lontano da tutto. Senza alba o colore. Dove il marmo si fa calco,al contrario dei capolavori di un tempo. Una pluralità di nulla, intenso come il tutto proprio perche’ piena di significati condivisi con chi guarda. Impietosamente,come nella realizzazione della piscina e del meteorite, o del volo (obliquo?), cercato senza pietà, in una caduta. Indagando , verificando. Esattaente come presso Fondazione ICA che, con la sua sede espositiva a pochi passi da Prada, incolpa il pubblico di guardare il dramma dei profughi come deportati alla morte. Con GEzeichnet, in mostra sino al 28 Maggio, l’artista svizzera Cahn Miriam porta il nucleo della vita nella morte inattesa che questi tempi hanno testimoniato con i morti del mediterraneo. Con una rappresentazione(anche qui del corpo) che tace e che parla, urla in particolari. Opere esposte con i colori della terra edel cielo, con la propria particolare versione del corpo umano e degli atti che lo caratterizza.Una mappa anche la mostra di Ordet. Lo spazio porta in scena il talento , per la prima volta in Italia di Afasta Nefasta sino al 28 Maggio , “la prima mostra personale in Italia dell’artista brasiliana Yuli Yamagata, incentrata su un gruppo di opere inedite all’interno di un allestimento che altera la configurazione dello spazio espositivo” recita il comunicato stampa che aggiunge: “traendo ispirazione dalla cultura di massa, le opere dell’artista si muovono al confine tra il reale e il visionario, invitando lo spettatore ad abbandonarsi alle possibilità del suo immaginario onirico. Un polpo, una lumaca, un paguro e un serpente – esseri tentacolari e morbidi che tuttavia portano dei segni della loro mutazione umana – popolano lo scheletro contorto delle stanze“. Quasi un combustibile in versione “anaerobica”, dove le creature di YAmagata  vengono tenute a bada dall’ambiente e dove la vera improvvisazione di impatto visivo per il pubblico, viene data dall’allestimento con una sorta di “gabbie” metalliche che abbattono il senso e la frustrazione del gia’ conosciuto tra scultura e pittura.
Un’ occasione quindi quella dei collettivi contemporanei che nella città milanese, hanno dato il via libera a un vero e proprio fuorisalone nel periodo in cui, il fuorisalone del mobile, sino a due anni fa, davvero c’era per un pubblico sempre piu’ eterogeneo e che getta uno sguardo tra le distanze dell’arte contemporanea che, inevitabilmente, in questo modo, vengono accorciate rendendola piu’ comprensibile, attettabile, prossima. Un’arte della prossimita’? Forse.

Sicuramente un bel modo di visitare e vivere in presenza, il mood dell’arte contemporanea, tra MiArt , MAC e collettivi sparsi in città, al fine di godere di una straordinaria Milano ArtWeek22 internazionale finalmente,in presenza.

di Cristina T. Chiochia per DailyMood.it

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