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You 3: Ogni passo che fai io starò a guardarti… Su Netflix

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Ogni respiro che prendi. Ogni movimento che fai. Ogni legame che rompi. Ogni passo che fai. Io starò a guardarti”. Non vi dicono niente queste parole? Provate a leggerle in inglese. Sono i primi versi di Every Breath You Take dei Police. Abbiamo passato decenni a pensare che fosse una grande canzone d’amore. Poi, un bel giorno, Sting di punto in bianco ci ha rivelato che la canzone parlava di uno stalker. You, la serie Netflix che il 15 ottobre arriva in streaming con la stagione 3, potrebbe essere come Every Breath You Take: potremmo considerarla ogni volta come una storia d’amore (soprattutto l’incipit della prima stagione lo era) o come una storia di stalking e follia. Il fatto è che, da un lato la dedizione di Joe (Penn Badgley) per chi diventa l’oggetto del suo desiderio è totale. Dall’altro, il punto è che questa dedizione è pura follia. Spesso anche omicida.

Dalla fine della stagione 1 di You, però, ormai il gioco è scoperto, e quell’ambiguità su cui si cullava il racconto è ormai svanita. Lo abbiamo capito, Joe Goldberg è uno stalker ed è molto, molto pericoloso. Nella terza stagione di You Joe si è appena sposato con Love (Victoria Pedretti) e hanno avuto un bambino. E si sono trasferiti in una ridente cittadina, Madre Linda, nella California del Nord, dove vivono imprenditori dell’high tech, mamme blogger moraliste e biohacker famosi su Instagram. Joe crede al suo nuovo ruolo di marito e padre, ma ormai ha imparato, e noi con lui, a conoscere Love, e a capire che non è poi così diversa da lui. Nonostante tutto, si appassiona alla nuova vicina di casa.

Avete presente quei film o quelle serie dove c’è un cattivo, ma il modo in cui è scritto il personaggio ci fa in qualche modo capire le sue ragioni, fa scattare l’empatia con lui? È una delle chiavi del cinema e della serialità dei giorni nostri. Ecco, con Joe Goldberg questo non accade mai. È davvero respingente, meschino, vile, fastidioso. È squilibrato, ossessivo, violento. Il fatto che, attraverso il suo monologo interiore, sia lui a introdurci alla storia e alle sue azioni, non fa che peggiorare le cose, perché trova giustificazioni ai suoi comportamenti che capisce solo lui. Eppure. Eppure non si riesce a staccare gli occhi da You, si continua a guardare la serie conquistati. Ecco, se c’è una serie che potremmo usare per definire alla perfezione il concetto di guilty pleasure – film e serie che guardiamo con senso di colpa sapendo della loro qualità non eccelsa – è proprio questa.

You è cambiata leggermente dalla prima stagione, che ancora oggi è da considerare la migliore e che avrebbe potuto benissimo essere una storia autoconclusiva. Come dicevamo, nella prima stagione camminavamo ancora sul filo dell’incertezza tra le buone e le cattive intenzioni, tra la storia d’amore e la storia di morte. Non credevamo fosse possibile continuare, invece You è andata avanti lasciandosi alle spalle Beck (che era il motore della storia nella stagione 1 e che continua a mancarci molto). Si è lasciata alle spalle anche New York, che dava un’atmosfera unica al racconto, e ora anche Los Angeles che, a suo modo, aveva un’aria seducente e pericolosa. Si è lasciato alle spalle anche la prima impressione di Love e della storia d’amore: la ragazza dal sorriso irresistibile che sembrava essere la sua vittima perfetta è invece il suo specchio. Una donna molto simile a lui.

La terza stagione di You parte proprio da qui, da Love, con cui Joe ha avuto un figlio, Henry. Joe e Love sono una storia d’amore, una famiglia, un’associazione a delinquere, e chissà cos’altro ancora. Ma Joe ha anche posato gli occhi sulla vicina Natalie, 32 anni, agente immobiliare e molto disinibita. Sarà lei il nuovo obiettivo di Joe? Lo scopriremo solo vivendo. Perché tutto, in You, è imprevedibile. Non possiamo assolutamente dirvi altro se non che, insieme a Joe e Love, anche in questa terza stagione tornerà l’altra vera grande protagonista di You: la gabbia di vetro nello scantinato. Non può esserci You senza questo elemento.

Tutto imprevedibile. Tutto prevedibile. Ci chiediamo allora come mai, arrivati alla terza stagione, non riusciamo a smettere di guardare You. Probabilmente è per vedere come gli sceneggiatori riescano ad arrampicarsi sugli specchi e a portare avanti la storia.  Potremmo considerarlo una sorta di esercizio di stile su come lavorare su una serie di variazioni sul tema sulle relazioni malate, sulle ossessioni e sullo stalking.

Ma c’è anche il fatto che, a tratti, You riesce a raccontare quella tensione sentimentale, quello stato nascente, quel senso di innamoramento che di volta in volta si fa strada nella vita di Joe. You, a suo modo, è una serie molto sexy anche se, ogni volta che questo aspetto appare nella storia, sappiamo che in qualche modo si andrà a finire male. Si dice che in amore e in guerra non ci sono regole, tutti abbiamo fatto prima o poi qualcosa di scorretto. Eppure Joe va ogni volta al di là di ogni regola.

Quanto allo scenario in cui You si muove, il passaggio da New York a Los Angeles fino a Madre Linda rende il tutto meno suggestivo. Dopo due città dall’identità forte siamo in uno dei tanti sobborghi residenziali e altolocati degli Stati Uniti, tanto idilliaco quanto anonimo e opprimente. Madre Linda è una sorta di Wisteria Lane, e in questo la terza stagione di You si muove in un mondo meno originale delle altre due, anche se la satira sociale su determinate categorie di persone riesce a rendere tutto comunque interessante. Ma se continuerete a guardare You, in ogni caso, sarà per trovare risposta alla solita domanda: cosa riuscirà ancora a combinare Joe Goldberg?

di Maurizio Ermisino per DailyMood.it

 

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