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Judas And The Black Messiah: Black Lives Matter, ieri come oggi

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Judas and Black Messiah, il film di Shaka King candidato a 6 Premi Oscar, tra cui miglior film e miglior attore non protagonista, arriva in Italia in esclusiva digitale da venerdì 9 aprile, disponibile per l’acquisto e il noleggio premium su tutte le principali piattaforme. Judas and the Black Messiah ha ottenuto sei nomination: miglior film, miglior attore non protagonista (Daniel Kaluuya e LaKeith Stanfield), miglior fotografia (Sean Bobbitt), miglior canzone originale (Fight For You, musica di H.E.R. e Dernst Emilie II, testo di H.E.R. e Tiara Thomas), e miglior sceneggiatura originale (sceneggiatura di Will Berson & Shaka King, soggetto di Will Berson & Shaka King e Kenny Lucas & Keith Lucas).  Daniel Kaluuya ha vinto il Golden Globe 2021 come miglior attore non protagonista.

William O’Neal (LaKeith Stanfield), ladruncolo che viene incastrato per un ingenuo furto, diventa un informatore dell’FBI e viene infiltrato nel partito delle Black Panther dell’Illinois. Il suo compito sarà tenere d’occhio il loro leader, il Presidente Fred Hampton (Daniel Kaluuya), il Black Messiah, il Messia nero in grado di riunire non solo il popolo afroamericano ma le minoranze di tutti i colori in nome di una rivoluzione che porti finalmente giustizia sociale. Mentre seguiamo l’ascesa politica di Hampton, assistiamo anche all’amore con la sua compagna di rivoluzione Deborah Johnson (Dominique Fishback). E in O’Neal comincia a farsi strada un dubbio: sposare la causa delle Black Panther, o affossare Hampton e le Pantere come richiesto dal direttore dell’FBI J. Edgar Hoover (un impressionante Martin Sheen), per cui il Messia nero è il pericolo numero uno dell’America?

Prodotto da Ryan Coogler, il regista dei successi Black Panther, Creed, Fruitvale Station, Judas And The Black Messiah fa parte di una nuova ondata di cinema afroamaericano militante, che da qualche anno porta alla luce le istanze di una comunità ancora fortemente discriminata. Parliamo di film come The Hate U Give, Moonlight, Il coraggio di opporsi, Detroit, Se la strada potesse parlare. Proprio questi ultimi tre film hanno in comune con Judas And The Black Messiah un tratto importante in comune: parlare del passato per parlare del presente. Andare a rievocare fatti a cavallo tra gli anni Sessanta e i Settanta, anni di rivolte e violente repressioni, una vera e propria guerra senza quartiere tra il governo americano e chi chiedeva giustizia, vuol dire fare una profonda riflessione sul punto in cui è arrivata l’America oggi, su una situazione che in fondo non è cambiata molto. Una situazione che la morte di George Floyd, il 25 maggio 2020, ha solo portato alla luce, e che il movimento Black Lives Matter sta continuando, con forza, a denunciare.

È una lotta lunga decenni. Le immagini di Martin Luther King che aprono il film, i riferimenti a Malcom X, le immagini di repertorio dei Black Panther che scorrono sui titoli di testa sono lì a dimostrarlo. È come se volessero dirci di non abbassare la guardia sulle diseguaglianze, sulle discriminazioni, sull’annullamento dei diritti civili. Il messaggio di Fred Hampton ci arriva forte e chiaro. La guerra è la politica con spargimento di sangue, la politica è la guerra senza spargimento di sangue. La guerra Fred non la voleva vincere con le pistole, le granate, i lanciarazzi. La guerra può essere vinta con il popolo: la forza sta nei numeri, tutti sono indispensabili. La forza di Fred, tradito dal suo Giuda, che alla fine incassa anche i suoi proverbiali 30 denari, continua ancora. Guardate il film fino alle scritte in sovraimpressione prima dei titoli di coda. Il figlio e la compagna di Fred stanno continuando la sua battaglia.

Vedere la loro foto oggi è il finale più bello di un film duro, teso, senza sconti. In cui la fotografia, sui toni caldi del marrone, dona quella patina d’epoca che ci porta immediatamente indietro nel tempo. E la musica soul non fa altro che farci rimanere in quegli anni e in quel mondo. Guardate il film in lingua originale e ascoltate i comizi accorati del Fred di Daniel Kaluuya, ritmati sopra delle percussioni incalzanti, come se fossero una sorta di proto-rap. Se l’Academy deciderà di dare un segnale forte alla notte degli Oscar, Judas And The Black Messiah avrà il suo riconoscimento.

di Maurizio Ermisino per DailyMood.it

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