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Baby 3: Chiara e Ludovica, piccole donne crescono. Su Netflix

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Sembra ieri che abbiamo conosciuto Chiara e Ludovica. E invece non sono passati neanche due anni da quando Baby, la prima serie tv italiana di Netflix, veniva presentata. Oggi che – in streaming dal 16 settembre – arriva la terza e ultima stagione, ci siamo resi conto di voler bene a queste due ragazze. Non era scontato: Baby, prodotta da Fabula Pictures per Netflix, è ispirata allo scandalo delle Baby Squillo dei Parioli, che aveva visto alcune giovanissime ragazze della Roma bene finire in un giro di prostituzione. La terza stagione di Baby è stata scritta (dal collettivo Grams) tenendo bene in mente che sarebbe stata la conclusione della storia: la polizia sta indagando sul giro di prostituzione che coinvolge anche alcune ragazze del Liceo Collodi e, in qualche modo, arriva anche a Chiara (Benedetta Porcaroli) e Ludovica (Alice Pagani). La prima, apparentemente apatica e distaccata, sembra voler continuare con i suoi appuntamenti, e a risentirne è la sua storia con Damiano (Riccardo Mandolini), che si avvicina ad Aurora (Anna Lou Castoldi). Ludo sembra non poterne più, vuole smettere con questa vita, ma il suo rapporto con Fiore (Giuseppe Maggio) è una complicazione. I genitori delle due ragazze vengono a conoscenza della doppia vita delle loro figlie, e reagiscono in modo molto diverso…

Ci siamo resi conto di voler bene a queste ragazze, dicevamo. E non era affatto scontato. Le ragazze dei Parioli, quando si è trattato di conoscerle attraverso i fatti di cronaca, ci erano sembrate dei mostri da sbattere in prima pagina, ragazze avide pronte a prostituirsi per una borsa o un capo firmato (una scena della terza stagione ironizza proprio su questi luoghi comuni). La forza del racconto di Baby è stata quella di andare oltre la cronaca, di usare l’immaginazione per provare a capire chi potessero essere queste ragazze. Nel corso di queste tre stagioni abbiamo provato a conoscerle, ad entrare nel loro mondo. E in questa terza stagione sono loro a parlarci di sé, con lunghe confessioni. E allora capiamo che sono delle ragazze sole, insicure. Ragazze che non sanno ancora chi sono, forse perché qualcun altro ha detto loro come dovevano essere. E così hanno paura di sbagliare, di deludere. E quell’apatia che comporta quella loro vita segreta è sembrata la soluzione del problema, la via di fuga, il loro modo di essere adulte.

Perché essere adulte, in fondo, non hanno capito mai cosa volesse dire. Non c’è stato nessuno che abbia spiegato loro cosa comporti, non hanno avuto nessun modello. Gli adulti – i genitori come gli insegnanti – in Baby hanno sempre dimostrato di essere infantili, assenti, troppo presi da sé, mai all’altezza del loro compito. Nella terza stagione di Baby, ancora più che nelle prime, i “grandi” ammettono la loro sconfitta: abdicano, si dimettono, se ne vanno, vengono arrestati, perdono la patria potestà. Il tutto è forse un po’ troppo a senso unico, un po’ manicheo. Ma il mondo di Baby è così, e l’immaturità dei genitori, anche se accentuata, è una delle chiavi per spiegare le scelte dei figli.

La terza stagione di Baby è breve (sei puntate), tesa, ben costruita. Sin dalla prima puntata, con la polizia che comincia a stringere il cerchio sul giro di prostituzione e sulle protagoniste, capiamo che siamo all’inizio della fine, e che la storia arriverà dritta alla sua conclusione. Che da un lato è prevedibile, se avete seguito la cronaca di quei giorni. Dall’altro, nel cammino verso la fine, è anche costellata da colpi di scena. Ma l’aspetto vincente di questa terza stagione non è tanto il finale della storia, quanto il percorso di crescita dei personaggi, il loro affrancamento dal passato, la loro voglia di andare avanti. Insieme a loro cresce tutta la serie, che diventa più intensa, più dolorosa, più adulta. La scrittura ha limato alcune incertezze delle prime due stagioni, e la regia è ancora più matura. Andrea De Sica, regista della stagione 1 (e parte della 2) firma la prima puntata e passa il testimone a Letizia Lamartire, già dietro alla macchina da presa nella stagione 2 (è sua la regia degli episodi 2, 4, 5 e 6). Il suo tocco femminile, delicato, è quello che serve per consolare queste due ragazze, accompagnarle verso il riscatto, per raccontare la loro amicizia. La regista riesce a raccontare il pericolo, il respiro che viene a mancare, ma anche a colorare le loro ore con un po’ di romanticismo, con i tramonti, le scene sott’acqua.  Antonio Le Fosse, sceneggiatore del collettivo Grams, esordisce alla regia con l’episodio 3 che, tra inserti di animazione, momenti sognanti e colori più accesi, segna un momento molto particolare e personale, pur rimanendo nel mood di Baby. E poi ci sono loro, Alice Pagani e Benedetta Porcaroli, i volti e i corpi di Ludo e Chiara. Dopo le prime due stagioni, per i loro personaggi questo è il momento del down dopo l’euforia, dei dubbi, e raccontarli è ancora più difficile. Ma la sfida è riuscita. È anche merito loro se veniamo tirati dentro la storia. E se Ludo e Chiara, in fondo, non sono così diverse da come erano le nostre amiche a 16 anni. E per questo sono due personaggi a cui vogliamo bene.

di Maurizio Ermisino per DailyMood.it

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