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Èlite 3. Gli ormoni, Netflix e il calo del desiderio

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Dovremmo essere in un festival costante di ormoni. E invece vediamo soltanto Netflix”. È una frase che sentiamo in Elite 3, la serie tv disponibile su Netfllx dal 13 marzo. A pronunciarla sono Omar e Ander, diventati ormai una coppia fissa e, come tali, fermati un po’ dall’abitudine. Ma da questa frase, al di là della battuta metanarrativa su Netflix, capiamo tante cose di Elite e della terza stagione, di cui abbiamo visto in anteprima le prime due puntate. Partiamo da Netflix: Elite è stata la seconda serie spagnola ad approdare sul colosso internazionale dello streaming, sull’onda del successo de La casa di carta. E in molti, inutile negarlo, si sono immersi nella visione della serie proprio invogliati da questa nuova ondata della serialità spagnola, per vedere come avrebbe funzionato, pur su un altro terreno, quello del teen drama invece che quello del crime. E anche invogliati dalla possibilità di rivedere alcuni volti noti de La casa de papel, cioè i personaggi di Cristian (Miguel Herràn, che conoscevamo come Rio) e Nano (Jaime Lorente, che per tutti era, ed è, Denver), oltre a Marina (Maria Pedraza, cioè Alison Parker). Sono stati questi volti a trascinarci dentro Elite.

Adesso che i personaggi hanno lasciato la serie (l’ultima per esigenze di copione, i primi due, probabilmente, per lavorare alla terza e quarta stagione de La casa di carta), se ne sono andati probabilmente i volti più carismatici, oltre che i migliori attori. Il testimone è allora passato Miguel Bernardeau, l’iracondo Guzman, a Mina El Hammani, la riflessiva Nadia, e ad Ester Expòsito, la provocante Carla. Ma vediamo (il più possibile senza spoiler) cosa accade all’inizio della terza stagione. Polo (Álvaro Rico), accusato dell’omicidio di Marina, è stato rilasciato. Carla (Ester Expósito), la sua ex ragazza che lo aveva accusato, si trova a ritrattare, ma è turbata dal fatto. Samuel (Itzan Escamilla), che era innamorato di Marina, e Guzman (Miguel Bernardeau), il fratello di lei, hanno ancora sete di vendetta. Una borsa di studio per la Columbia University di New York mette l’una contro l’altra Lu (Danna Paola) e Nadia (Mina El Hammani). Una new entry nella scuola di Las Encinas, Malik, potrebbe mettere invece contro Nadia e Carla. Omar (Omar Ayuso) e Ander (Arón Piper), come vi abbiamo detto, vivono insieme, ma Ander scopre di essere malato. Ad aiutarlo è Rebeca (Claudia Salas), che è sempre innamorata di Samuel. La terza stagione si apre con il ballo di fine anno, dove vediamo precipitare dalla balconata di una discoteca un ragazzo. È il nuovo delitto che sarà il motore della storia.

Rispetto alla prima stagione, allora, i volti e i personaggi interessanti della terza stagione di Elite sono probabilmente un po’ meno. Non tutti i personaggi ci sembrano ugualmente interessanti e i nuovi arrivati nella seconda stagione Rebeca (Claudia Salas), Valerio (Jorge Lopez) e Cayetana (Georgina Amoros), non sembrano all’altezza di quelli che se ne sono andati (sia a livello di scrittura che di cast) e ci sembrano essere solo dei jolly in grado di cambiare le carte sul tavolo da gioco, e non dei veri e propri protagonisti. Le relazioni tra i vari personaggi potenzialmente hanno ancora qualcosa da dire, ma ci sembrano in una fase di stallo. Ma anche qui si tratta di capire cosa succederà fino alla fine della stagione. C’è da dire che Elite prova sempre ad ampliare i temi di cui parla: se nelle prime due stagioni si parlava anche di integrazione, di bullismo e di diversità, qui entrano in scena dei temi come il body shaming e la malattia, che può colpire anche personaggi belli, giovani e forti come gli studenti di Las Encinas.

Ma veniamo alla prima parte di quella frase. “Dovremmo essere in un festival di ormoni e invece…” Al di là dell’abitudine (e della malattia) che spegne la passione tra Omar e Ander, in tutta Elite 3 ci sembra essere una sorta di calo del desiderio, di morte della passione. Tutto diventa più cupo e doloroso. Elite, fin dall’inizio, aveva trovato una via spagnola al teen drama americano, con un racconto alla Rivedale, fatto di storie d’amore condite da un delitto. Ma con una buona dose di pepe in più, protagonisti disinibiti, situazioni continuamente sopra le righe. Qui sembra esserci un senso di morte e di oppressione che cala sulla storia. È un po’ come se la morte del desiderio, l’impotenza, il senso di colpa abbiano preso il sopravvento sull’euforia, il desiderio, l’innamoramento della prima fase, come accade spesso in una relazione. Oltre al dialogo tra Omar e Ander, pensate anche al primo amplesso tra due personaggi, in cui il protagonista fa cilecca. Sembra quasi un segnale. Se la terza stagione fosse quella conclusiva, tutto questo avrebbe un senso, sarebbe la parabola discendente di un arco narrativo. Ma tutto questo toglie a Elite una delle caratteristiche più importanti, quel suo essere vitale, sensuale, quella sua essenza di desiderio e trasgressione. È come se Elite si fosse normalizzata un po’.

E non dobbiamo dimenticare che qualche mese fa nel mondo delle serie tv è esplosa Euphoria, una serie che ha ridefinito i canoni del teen drama, e ha alzato in alto l’asticella della qualità, delle ambizioni, della trasgressione come della profondità. Elite è sempre avvincente, da binge watching, ma ha un po’ esaurito quella carica iniziale fatta di passione.

di Maurizio Ermisino per DailyMood.it

 

 

 

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