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Figli, Mastandrea e Cortellesi genitori di oggi

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Ispirato al monologo televisivo I figli invecchiano, interpretato da Valerio Mastandrea e diventato virale sul web, Figli è un ironico, malinconico, dolceamaro trattato sulla genitorialità nell’Italia del nuovo millennio. Un trattato in immagini, graffiante e affettuoso, che chiama in causa tutti e non ha paura di percorrere quella strada sempre meno battuta dal nostro cinema: raccontare il nostro Paese.

E non poteva che essere il compianto Mattia Torre a guidare questo progetto. Un autore che mancherà tantissimo allo spettacolo italiano (non solo il cinema) che, con questo film, lascia un testamento pesante, un’eredità che ci auguriamo qualcuno possa accogliere presto continuando ad alimentarla, a svilupparla, e magari a porla alla base della produzione artistica futura.

Intanto a portare sullo schermo quest’ultimo racconto di Torre ci ha pensato il suo “collaboratore” Giuseppe Bonito (alla sua seconda regia dopo l’ottimo Pulce non c’è del 2012) e un cast di fedelissimi, capeggiato dallo stesso Mastandrea e Paola Cortellesi, e composto tra gli altri da Stefano Fresi, Paolo Calabresi, Valerio Aprea, Massimo De Lorenzo.

E così Figli, grazie all’impegno di tutti gli artisti in campo, nonostante non sia stato diretto dall’autore romano, è a tutti gli effetti un film di Mattia Torre, come recitano gli stessi credits dell’opera. Una commedia dall’atmosfera surreale che però, più di ogni altro prodotto del cinema italiano di oggi, riesce a parlarci della difficile realtà del nostro Paese, a fotografarla perfettamente, a restituircela piena d’umanità e di sentimenti. Se infatti la storia di Nicola e Sara, due genitori ultraquarantenni alle prese con la nascita del secondo figlio, sin dalla prima scena, si instrada frequentemente in sviluppi e situazioni paradossali, il film è un tuffo immersivo nella verità del quotidiano di tutti noi. Con la sferzante ironia che esorcizza il dramma, tipica dell’autore di Boris e La linea verticale, il film è una messa in scena tragicomica della vita, che riflette sugli stravolgimenti sociali post crisi, sulla perdita di valori, sulla confusione plurigenerazionale.

La forza di Figli è sì nella regia di Bonito, sorprendente nel plasmare sullo schermo la materia complessa dell’universo narrativo di Torre, è sì nelle interpretazioni dei suoi attori, che rendono perfettamente la straniante tonalità del racconto, ma va rintracciata in particolare nella sua scrittura. Con questo film postumo, Torre ci regala infatti un’opera da vero manuale di sceneggiatura. Un’opera che partendo dal suo nucleo tematico – la genitorialità – costruisce i personaggi principali curandone ogni minima sfumatura, li inserisce in una variegata coralità di caratteri secondari, approfondisce gradualmente i sentimenti in un climax crescente e avvolgente, dispensa continuamente battute e situazioni divertenti, e riesce a far confluire il tutto in un ritratto esaustivo della società italiana contemporanea. Un pamphlet mai banale, sagace, spassoso, pieno di paure, ma soprattutto pieno d’amore e di speranza. La miglior commedia italiana della stagione.

di Antonio Valerio Spera per DailyMood.it

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