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Il cinema oltre il cinema: un nuovo mood nato dal progetto cinematografico per Prada “LE STUDIO D’ORPHÉE”

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Dal 2 dicembre 2019, presso la Fondazione Prada a Milano, è stato presentato il nuovo progetto “Le Studio d’Orphée” di Jean-Luc Godard, visitabile a partire dal 4 dicembre 2019.
Si tratta di un’opera permanente aperta al pubblico, ma accessibile solo su prenotazione e in determinati orari. All’interno de “Le Studio d’Orphée” è possibile assistere alla proiezione di nove cortometraggi e di un film, ad orari definiti e con lo stesso criterio per piccoli e grandi gruppi: un vero e proprio mood cinematografico per molti, ma non per tutti.

Come recita il comunicato stampa “le Studio d’Orphée (studio di Orpheus) è un atelier, uno studio di registrazione e montaggio, un luogo di vita e di lavoro trasferito al primo piano della galleria Sud. Il cineasta ha deciso di trasferirvi il materiale tecnico, utilizzato nelle riprese dei suoi ultimi film dal 2010, nonché mobili, libri, dipinti e altri oggetti personali dal suo studio a Rolle, in Svizzera“. Un nuovo progetto cinematografico, quindi, per la Fondazione Prada, sempre più all’avanguardia per questo genere di contaminazioni artistiche, dove l’arte viene coinvolta a 360 gradi.

Oltre, quindi, al concetto di installazione, il nuovo progetto va oltre il cinema come mood emozionale, proponendo un vero e proprio cinema artigianale che si veste di particolari, dipinti e oggetti (compreso il Leone d’Oro che diventa fermalibro facendo intravedere un libro di Celine e, forse, non a caso) ricomposti come nella stanza originale: l’atelier – parola scelta per mettere in risalto l’esperimento e lo spunto autobiografico dell’utilizzo dello spazio.
Ecco, così, prendere forma la storia del cinema di Godard, narrata in prima persona quasi a sottolineare, da un momento all’altro, il ritorno dell’alter ego del regista, pronto a riappropriarsi di tutto.

Come anticipato, nel nuovo spazio creato per questa installazione, entrata a far parte del patrimonio permanente della Fondazione, “Le Studio d’Orphée” offre la possibilità di assistere al film Le Livre d’image (The Image Book) del 2018, concepito come miscelazione di suoni, direttamente su un monitor, il monitor del regista, dove solitamente questi lavora e opera. Lo stessa vale per i nove cortometraggi, sintesi di un vero e proprio processo creativo. Insomma, un viaggio nel cinema come catarsi dello spettatore che, piano piano, penetra nel luogo fisico in cui il film è nato.

Non stupisce, pertanto, che questo percorso cinematografico continui e culmini con la possibilità di un ascolto “sonoro” del cinema, proprio nell’ascensore della Torre: una sorta di anabasi ottenuta con “Accent Soeur”, volta a raccontare la storia della settima arte grazie a una particolare installazione sonora. Abbandonate quindi le scale, l’utente della Fondazione Prada diventa pioniere di un nuovo mondo emozionale, protagonista di una spedizione da novello Orfeo alias “spettatore di cinema sonoro“, fruitore, non di immagini, bensì di arte cinematografica: un viaggio a partire dalla “costa” che ha, naturalmente, come punto di partenza la poltrona del regista, il suo monitor, i suoi attrezzi da lavoro, oggetti e film, e che continua verso l’interno, in un territorio cinematografico “allargato”, quasi dilatato, che propone l’esatto contrario nell’ascensore.
Una spedizione dall’interno paragonabile, quindi, a una novella catabasi di “buon ritorno” allo stato di fruitore di arte (e non di festival cinematografici), anche se involontario e, forse, un po’ confuso e inconsapevole, nuovamente, senza la Euridice.

di Cristina T. Chiochia per DailyMood.it

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