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Luc Tuymans on Baroque: il mood dell’arte con Caravaggio alla Fondazione Prada

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Ed inaugurazione fu. Luc Tuymans on Baroque con “Sanguine” alla Fondazione Prada di Milano fino al 25 Febbraio 2018.
Molti i protagonisti ieri sera alla inaugurazione nello spazio di Via Lorenzini, della mostra sul barocco che si fa contemporaneo: i presidenti della Fondazione, Patrizio Bertelli e Miuccia Prada, l’artista e curatore Luc Tuymans con alcuni degli altri artisti in mostra con lui: tra i molti Diego Marcon, Diego Perrone,Carla Arocha, Pavel Büchler, Giuseppe Gabellone, Dominik Lejman,Javier Téllez e Pieter Vermeersch. Altri ospiti presenti alla serata anche i curatori e direttori di museo Francesco Bonami, Germano Celant, Carolyn Christov-Bakargiev, Anna Coliva e Hendrick Driessen ed il gallerista David Zwirner, il musicista Adam Clayton.
Il passato che si fa presente, nel lungo percorso della mostra, dove in un termine, appunto “Baroque”, Luc Tuymans caratterizzata non un’epoca ma un modo di intendere l’arte associandola ad un sovraccarico di immagini, decorazioni e tendenze fatte di “stridenti contrapposizioni”, atte a colpire l’immaginazione e l’occhio degli spettatori ora come allora, anche nell’allestimento tra opere d’arte, contemporanee e moderne nelle grandi sale dello spazio di via Lorenzini: Nord, Podium, Podium1 e Cinema.

Il mood è quello della “scìa”, ovvero del “Sanguine” del titolo, del sangue appunto, inteso come “scia esistenziale” di vita e di morte, tra temperamenti violenti e ricchi lavori di grande vitalità,alcuni con effetti prospettici inediti e soluzioni formali a volte ardite altre virtuosistiche, come era appunto lo stile Barocco che richiedeva dai suoi protagonisti di un tempo rigore e forma, genio e sregolatezza. Il mood dell’arte che approda a Milano in veste nuova con un Luc Tuymans in duplice veste di curatore ed artista, dedito a declinare, grazie ad una grande passioen per i suoi colleghi protagonisti della mostra, dei più grandi protagonisti del Barocco. Presenti infatti anche due tele di immenso valore artistico: quelle di Michelangelo Merisi. Tele, che dialogano(o tentano di farlo?) immobili alle pareti e che diventano quasi tratti fisiognomici e grammaticali delle altre opere contemporanee e moderne in mostra così come molte altre di altrettanti maestri del coloro del Barocco. Due opere, quelle di Caravaggio sicuramente da segnalare nel solco del mood dell’arte che anche questo autunno è nuovamente caravaggesco a Milano, con un Merisi protagonista (solo di qualche settimana fa infatti l’inaugurazione della mostra presso la Permamente di Milano a lui dedicata dal titolo “Caravaggio, la mostra immersiva” fino al 10 di Febbraio). Programmaticamente molto lontana dai canoni rinascimentali dell’armonia e delle proporzioni ecco che nella sala del Podium, Caravaggio con Il “Ragazzo morso da un ramarro” del 1596 e “Davide con la testa di Golia” del 1609, propoposto in questo allestimento quasi come “disinnesco” (o innesco?) forzato della rivoluzione del realismo che poi nelle varie sale diventa a tratti surreale. Superamenti di sintesi che trova l’acme, il suo punto massimo, al primo piano con l’opera “Fucking Hell” del 2008 di Jake e Dinos Chapman che si basa sul tema vero e proprio dell’orrore della guerra contenuta in singolari “vivai” dove invece che formiche e scarafaggi tra muschi e licheni, ecco emergere scene di figure di soldati nazisti a forma di spilli che cannibalizzano questo mini mondo artificiale. Tra opere di Antoon Van Dyck e Marlene Dumas, ecco inserirsi le opere di Isa Genzken con la sua “Basic Research” del 1989 che utilizza la tecnica del “frottage”ovvero del disegno “ottenuto mediante lo sfregamento di una matita su un foglio di carta posto su una superficie non liscia“.

Concludendo sono tutti lavori che hanno un forte impatto visivo ed emotivo sul visitatore ad incuriosire la ricerca del curatore con le opere contemporanee e moderne; interessante da segnalare in una delle salette cinema allestite internamente “Nosferatu (The Undead)” del 2018, una videoinstallazione di Javier Téllezche esplora la memoria cinematografica e la condizione d’isolamento dei malati mentali“. Un video crudo ma mai violento che evoca in modo emozionale le pratiche quotidiane, le letture, la vita, di queste persone. Una mostra che si inserisce nel mood emozionale dell’arte di oggi con garbo ed ironia, proprio grazie a questo dinamismo fatto spesso di espedienti colti e geniali, come le tele del Merisi e definito non a caso prototipo di questo”populismo in espansione” ma che parte dalle grandi (e solide) radici della storia dell’arte che diviene più contemporanea.

di Cristina T. Chiochia per DailyMood.it

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