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The Deuce. HBO ritorna nella New York anni ’70 con James Franco

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Nel panorama televisivo statunitense – ma è possibile ampliare il discorso anche a livello internazionale – HBO è sempre stato sinonimo di qualità. E The Deuce (in onda in Italia con il sottotitolo La via del Porno) è solo l’ultimo di una lunga serie di fiori all’occhiello del colosso dell’entertainment statunitense.

La Home Box Office (questo il significato dell’acronimo) è la rete televisiva cablata a pagamento più longeva: dal 1972 la sua offerta propone serie televisive, film da poco usciti nelle sale ma anche documentari, spettacoli dal vivo e show di stand-up comedy. Tra i titoli più famosi della sua programmazione ricordiamo I Soprano, Six Feet Under, Boardwalk Empire ma anche Sex & the City, Girls, “l’italiana” The Young Pope scritta e diretta dal nostro Paolo Sorrentino e ultimi ma non meno importanti due dei fenomeni seriali degli ultimi anni, quei Games of Thrones e Westworld di cui tutti nel bene o nel male parlano.

Il successo e i riscontri positivi ottenuti nel corso di quasi cinquant’anni risiedono nella “natura” della HBO. L’essere una tv a pagamento – e di conseguenza un canale di nicchia e non generalista – ha consentito un’instancabile ricerca del nuovo, dell’originale senza mai aver paura di sperimentare, allontanandosi dall’eventualità di ripetersi o di allungare troppo il brodo.
Antesignano della commistione tra cinema e televisione sviluppatasi negli ultimi anni – fanno parte della sua schiera True Detective, Big Little Lies e Sharp Objects, per dire qualche nome – il canale televisivo statunitense non ha certo mancato di fare dei buchi nell’acqua, imbarcandosi in produzioni che sulla carta sembravano successi assicurati rivelandosi poi veri e propri flop. L’ultima sconfitta in ordine cronologico è stata Vinyl, andata in onda nel 2016. Creata nientemeno che da Mick Jagger, Martin Scorsese e Terence Winter (sceneggiatore del già citato I Soprano) la serie con protagonisti tra gli altri Bobby Cannavale e Olivia Wilde doveva raccontare l’ascesa della musica rock e punk negli anni Settanta a New York con un focus sull’industria discografica del periodo. Nonostante il pitch interessante e i nomi coinvolti però, la serie si è trascinata a fatica per 10 episodi per poi essere cancellata.

Un progetto andato male non basta per abbattere un caposaldo come la HBO, la quale disponeva già ai tempi diversi assi nella manica che l’avrebbero fatta ritornare sulla cresta dell’onda. The Deuce è uno fra questi e (neanche a farlo apposta) è ambientato non solo a New York ma proprio negli anni ’70.
Alla guida di The Deuce – in arrivo con la sua seconda stagione su Sky Atlantic dal 15 ottobre – c’è un signore che di scrittura se ne intende. Giornalista prima e sceneggiatore poi, David Simon è una tra le firme più autorevoli nel contesto seriale a stelle e strisce: suo è infatti The Wire, andato in onda per cinque stagioni dal 2002 al 2008 sempre sulla HBO con protagonisti Dominic West (The Affair) e Idris Elba.
Se in Italia questo titolo potrebbe non creare forte richiamo, in madrepatria gli esperti e gli appassionati del settore non mancano mai di citarlo fra le serie tv più belle ed influenti del nuovo millennio, se non addirittura di sempre. Ecco perché allora la nuova creatura di Simon non ha potuto evitare di attirare su di sé l’attenzione del pubblico, allettato anche dalla presenza nel cast di due volti cinematografici di prim’ordine, quali James FrancoMaggie Gyllenhaall.

In The Deuce, la prima vera protagonista è la strada. Negli anni ’70 la Quarantaduesima Strada o, come veniva chiamata ai tempi, la Forty-deuce, è teatro del degrado di una fetta di popolazione relegata al confine della società. Prostituzione, droga e criminalità organizzata dilagano in quella piccola parte di metropoli ormai abbandonata a sé stessa. Lungo quei marciapiedi si svolgono, incrociandosi casualmente e non, le vite di Vincent Martino (James Franco) ed Eileen “Candy” Merrell (Maggie Gyllenhaal); lui è un barista che con il fratello gemello decide di collaborare con il boss locale per evitare grane e lei è una delle prostitute che popolano la Deuce ma, a differenza delle altre, non si è affidata a nessun protettore. Insieme ad altri personaggi più o meno ricorrenti (la studentessa ribelle Abby, la prostituta Darlene, i papponi Larry e Rodney, e tantissimi altri) i due cercheranno il più possibile di condurre una vita dignitosa e mentre Vincent stenterà nell’astenersi alla malavita, Candy proverà a riscattarsi nella nascente industria del porno.

La prima conferma ricevuta con The Deuce – se mai ce ne fosse stato bisogno – è che David Simon è un grande, grandissimo autore. Ritroviamo qui lo stesso schema adottato in The Wire lasciando intendere che si tratti di un vero marchio di fabbrica della creatività dello sceneggiatore. La sua capacità di ricreare mondi focalizzandosi su microcosmi all’apparenza estranei ed isolati ma in realtà radicati profondamente nella cultura statunitense. Non c’è da stupirsi quindi se, dopo aver analizzato e portato a galla la realtà del traffico di droga che coinvolgeva l’intera città di Baltimora nel suo lavoro precedente, con The Deuce Simon decide di concentrarsi sugli albori del settore pornografico: un argomento ancora oggi tabù sia in tv che nella cultura in generale ma che negli Stati Uniti genera un profitto ci circa 10 miliardi di dollari all’anno. Non proprio una robetta da niente insomma.

L’altro grandissimo punto a favore per la scrittura di David Simon riguarda l’incredibile capacità di gestire alla perfezione una storia corale: seppur vero che i due main characters (sia Franco che la Gyllenhaal qui sono in totale stato di grazia) rappresentano le due storyline più “corpose” tutti i personaggi che orbitano attorno a loro, anche quelli più marginali, arricchiscono l’universo di cui fanno parte intervenendo sempre nel modo giusto, al momento giusto e innescando sempre dinamiche e risvolti interessanti.

The Deuce è un modo alternativo (e bellissimo) di fare televisione: non solo perché il livello tecnico non ha nulla da invidiare al cinema – aldilà della lodevole recitazione e ricostruzione dettagliata del contesto storico, qui la regia e la fotografia ricordano tanto quei film appartenenti al filone della New Hollywood che nasceva proprio negli anni ’70 – ma perché vengono messi in un angolo colpi di scena e cliffhanger vari per potersi concentrare dapprima sui contorni e le rifiniture delle circostanze e sull’introduzione dei protagonisti per poi raccontare quello che succede.
Non è una serie per tutti ma non vuole nemmeno esserlo perché vuole portare con sé una dose di un’unicità.
The Deuce è HBO, allo stato puro. E adesso che è in arrivo la seconda stagione, se non l’avete ancora fatto recuperate immediatamente la prima.

di Marta Nozza Bielli per DailyMood.it

 

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