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The Looming Tower. La miniserie Amazon sui retroscena dell’11 settembre

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L’11 settembre del 2001 è una data impossibile da dimenticare. In un giorno in cui i secondi duravano un’eternità, il mondo intero si è ritrovato unito e immobile di fronte alle immagini delle Torri Gemelle che crollavano come se fossero un castello di carte. Da quel momento tutto è cambiato. La guerra in Iraq, i bombardamenti in Afghanistan, Osama Bin Laden, Al Qaeda e quella war on terror che ancora oggi, ogni giorno, ci ricorda che i nemici sono ancora là fuori e non possiamo dormire sogni tranquilli.
Ma cosa è successo prima dell’11 settembre? Nessun indizio aveva fatto presagire una tragedia di simile portata? La bolla del terrorismo è scoppiata all’improvviso? A queste domande ha provato a dare una risposta Lawrence Wright, Premio Pulitzer nel 2006 per il suo libro The Looming Tower: Al-Qaeda and the road to 9/11 che per Hulu (la piattaforma streaming produttrice di The Handmaid’s Tale) diventa uno dei creatori – insieme a Dan Futterman e al documentarista Alex Gibney – dell’adattamento per il piccolo schermo proprio della sua premiata opera letteraria.

The Looming Tower, miniserie in dieci episodi disponibile in Italia su Amazon Prime Video, offre un interessante approfondimento politico che fa luce su un aspetto poco conosciuto dell’11 settembre, ovvero quello della rivalità tra la CIA e l’FBI che avrebbe apparentemente rallentato le indagini. La narrazione infatti percorre due binari paralleli destinati ad incrociarsi nel finale: da una parte c’è l’avanzata del terrorismo come minaccia internazionale, dall’altra c’è lo scontro tra il Federal Bureau e l’Intelligence poco propensi alla collaborazione.

Attraverso l’utilizzo di un linguaggio che spesso si lascia travolgere da una verve documentaristica – tante sono le date e i nomi di luoghi in sovraimpressione – The Looming Tower riesce a rendere con efficacia lo scenario internazionale che anticipa i tragici eventi del 2001.
Gli attentati alle ambasciate americane di Nairobi e Dar El Salam in Tanzania avvenuti nel 1998 infatti non erano solo un atto violento da parte di scellerati in lotta con il governo statunitense, ma erano i primi attacchi del movimento terroristico già conosciuto come Al Qaeda che iniziava a rivolgere le proprie attenzioni aldilà del Medio Oriente a scapito degli occidentali definiti come “infedeli”.
Il primo ad accorgersi del reale pericolo rappresentato da Bin Laden e dai suoi proseliti è John O’Neil (Jeff Daniel), capo del dipartimento antiterrorismo dell’FBI di New York il quale cerca in ogni modo di convincere i suoi superiori ad intraprendere delle indagini sul campo volte a monitorare con maggiore attenzione gli eventi all’apparenza non collegati che avevano colpito le sedi estere del governo. A dargli del filo da torcere però ci pensa Martin Schmidt (interpretato da Peter Sarsgaard) analista della CIA, convinto di essere l’unico in grado di poter aggirare la minaccia terroristica. Nemmeno la tenacia nello scoprire la verità del giovane agente di origini libanesi Ali Soufan (Tahar Rahim), disposto a sacrificare la sua vita privata per proteggere la nazione, aiuteranno O’Neil a sostenere la sua tesi ai piani alti, soprattutto dopo che questi hanno scoperto l’abitudine di O’Neil di alzare un po’ troppo il gomito e di intrattenere diverse relazioni extraconiugali che minano la sua reputazione. Le informazioni nelle mani della CIA – e che Schmidt si rifiuta di condividere – risulteranno invece confermare i sospetti del capo dell’FBI, ma sarà ormai troppo tardi per fermare la macchina di distruzione attivata da Bin Laden.

The Looming Tower, pur basandosi su fatti realmente accaduti, ha dovuto necessariamente romanzare alcuni suoi passaggi in modo da rendere la narrazione più digeribile al pubblico, il quale si trova così davanti ad un prodotto ben costruito ma che richiede un certo grado di attenzione durante la visione – i continui rimandi a differenti annate e localizzazioni rendono spesso e volentieri difficile capire a quale punto della storia stiamo assistendo.
La faida interna tra FBI e CIA dona alle vicende sullo schermo un’aura più avvincente e la sceneggiatura riesce a tenersi alla larga da facili moralismi patriottici che una trama del genere poteva portare con sé. O’Neil e Schmidt sono i protagonisti che rappresentano due approcci diametralmente opposti: l’uno disposto a tutto pur di garantire la sicurezza dei cittadini, l’altro abituato ad agire nell’ombra non riesce a fidarsi di nessun’altro al di fuori di sé stesso. Ma l’attesa di scovare qualcosa di più grande distoglie l’attenzione sul presente, ed è proprio questo che è successo agli Stati Uniti, colpevoli di non aver dato troppa importanza a segnali che invece erano dei veri e propri campanelli d’allarme. È forse questo uno dei rari casi in cui sotto i riflettori finiscono le negligenze degli States e nessun eroe (anche senza arte né parte) riesce a risolvere la situazione.

Jeff Daniels e Peter Sarsgaard sono il fiore all’occhiello della miniserie: il primo si riconferma un ottimo attore drammatico (dopo aver già dimostrato le sue capacità in un personaggio simile a quello di O’Neil nella serie di Aaron Sorkin The Newsroom), ma è il secondo a regalare una performance fredda e calcolatrice quanto basta per mettere in ombra i suoi co-protagonisti (tra cui figurano anche Alec Baldwin e l’ormai onnipresente Michael Stuhlbarg). Dispiace non vederlo tra i nominati agli Emmy come il suo collega, perché anche lui avrebbe meritato almeno una nomination.

The Looming Tower è senza dubbio un prodotto di qualità ma che probabilmente mancherà di colpire e di rimanere nella mente dello spettatore a causa del mancato coraggio di approfondire a tutto campo gli argomenti spinosi che ha messo in tavola. Tuttavia, rimane un ottimo esempio di intrattenimento in grado di raccontare uno dei capitoli più importanti della nostra storia.

di Marta Nozza Bielli per DailyMood.it

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