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Il mood musicale per innamorarsi o smettere di esserlo

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Il 13 settembre è uscito il nuovo libro di Elisabetta Bucciarelli dal titolo Chi ha bisogno di te, presentato in anteprima al Teatro Franco Parenti con un reading tra arte e parole coinvolgente e ben strutturato e che ben sintetizza quello che il libro racconta. L’autrice, nata e vissuta da sempre a Milano che oltre a saggi e sceneggiature, incanta con le parole delle sue descrizioni anche nei romanzi. Se sono un esempio:  “Ti voglio credere” e “corpi di scarto”. E se è evidente nel suo modo di scrivere quanto di bello ci sia nella letteratura “sensoriale” a cui si rifà nel suo lavoro, è quello spazio che la rende molto più vicina alla poesia ed alla musica a fare la differenza ancora una volta. Il mood della musica questa volta non solo evocato (l’autrice tra l’altro suona pianoforte e studia canto) ma palesemente dichiarato attraverso le canzoni dei Queen. In che modo? L’accostamento musicale nella storia è interessante. Un pò perchè il concept è di una vera e propria educazione sentimentale tra donne, ma la musica allora? Un espediente? No. Affatto. La musica è un punto e a capo. Forse l’ideale sarebbe leggere il libro con il sottofondo musicale, ma di sicuro la musica è parte se non la sostanza, del racconto. Perchè è proprio la scelta di descrivere la musica dei Queen che rende la musica il segno evidente di una rotta, di una direzione per i personaggi raccontati e descritti nella vicenda, tutti con una forte identità personale e per questo, meglio approfonditi proprio attraverso questo espediente. Quasi parafrasando i titoli delle canzoni o quelle magiche atmosfere, i protagonsiti della vicenda si concedono, si donano, incondizionatamente al lettore con uno slancio del tutto nuovo: non si può infatti fare a meno di familiarizzare con loro. In “Chi ha bisogno di te”, edito da Skiradopo Corpi di Scarto e Ti voglio credere, l’autrice ritorna a cercare nel profondo sensoriale, fino a perdercisi narrativamente. Esistono infatti dei modi per innamorarsi? Ne esistono altri per poter chiudere degnamente un amore? Quali sono gli uomini che sanno veramente aspettare? Ma, soprattutto, in un racconto corale al femminile, dove sono i padri? Quelli che cercano le parole, quelli che li vogliono crescere e non solo vederli crescere, i figli? A tutte queste domande, l’autrice si accosta come per gioco, cercando di dare senso e forma al personaggio di Meri, una giovane donna che ha un dono molto speciale. Una storia che parla di identità e verità nascoste, presentando modi di amare e vicende incontri fatali, quasi voluti dal destino. E poi, a sfondo di questa educazione sentimentale targata anni ’80 ci sono loro, i Queen e le loro canzoni. Un vero e proprio mood dell’azione, non semplice colonna sonora o sottofondo musicale. Come un concept album e molto più di un libro, “Chi ha bisogno di te” di Elisabetta Bucciarelli invita alla scoperta sensoriale (e per sommi versi anche musicale) in un viaggio unico, attraverso l’uso sapiente della scrittura sensoriale, appunto. Tra un messaggio ed una domanda sbagliata, l’amore per i semi e un’ape in trappola, le canzoni di Freddie Mercury evocano la vita, con tutto quello che ne deriva per la storia ed i suoi personaggi. Canzoni e ritmi accattivanti per quell’imprevedibile, mai banale, ascolto attivo di sè e degli altri, della vita stessa attraverso ruoli , personali, sociali e non. Ritmo, forma e sostanza che si avvicendano in modo fluido perchè, come è stato più volte ribadito durante la presentazione del libro […] “ci sono uomini che sanno aspettare, padri che cercano le parole per crescere i figli e poi c’è Meri, una giovane donna con un dono speciale. Vicino a lei una madre che la educa ai sentimenti con le canzoni dei Queen. Meri riceve biglietti anonimi scritti a mano e mentre cerca di scoprire chi sia il mittente, un marito tradisce la moglie e un altro viene abbandonato per disamore […]. Chi ha bisogno di te è una storia che parla d’identità e di come il nostro modo di amare non dipenda solo da noi ma, soprattutto, dagli incontri che la vita ci propone”.
Per innamorarsi o chissà, smettere di esserlo.

di Cristina T. Chiochia per DailyMood.it

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