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L’arte dell’avanguardia attraverso gli occhi di Kandinskij e l’astrazione russa

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Dal 15 marzo al 9 luglio 2017 presso il MUDEC (Museo delle Culture) ecco la bella mostra “ Kandinskij. Il cavaliere errante. In viaggio verso l’astrazione.” Un vero e proprio evento espositivo – come recita il comunicato stampa – di ampio respiro e rilievo internazionale. La mostra, organizzata da 24OreCultura, con il contributo di aziende quali Deloitte, Lavazza, Canon, Trenitalia, Coop, LaRinascente e NHotels, ha ricevuto il patrocinio dell’Ambasciata della Federazione Russa nella Repubblica Italiana, del Consolato Generale della Federazione Russa a Milano e della Camera di Commercio Italo-Russa.

Cento anni fa, la rivoluzione russa spazzava via non solo un impero ma un modo di intendere l’arte e la cultura di un popolo. Ora l’esposizione realizzata a Milano presso il Mudec, fonda l’arte tra la etnografia e la metafora cognitiva del viaggio con una sintesi stilistica, quella del colore – tanto cara a questo artista – sfruttando però l’approccio scientifico dell’arte .

Con l’uso sapiente del mood del percorso emozionale negli allestimenti d’arte, i visitatori si sentono proiettati nel mondo dell’artista sin da piccolo, con quel senso quasi palpabile di appartenere – almeno durante la fruizione della mostra – a quel mondo magico e di sogno. Un modo di sognare, quello di Kandinskij dove San Giorgio è un cavaliere errante perchè è il colore stesso sintesi di forme e di immagini provenienti dall’infanzia.

In un gioco delle parti tra visitatore ed appassionato del lavoro di questo singolare pittore, in un mostra assolutamente inedita, Wassily Kandinskij emerge con un abstract di 49 capolavori, che il comunicato stampa chiamava “periodo del genio” dove la cultura e la disinvolta astrazione di un artista attento ai particolari etnografici del suo racconto pittorio, diventa poi nelle altre opere e oggetti esposte nelle sale, dialogo con il pubblico.

Circa 80 inoltre tra stampe popolari, giochi di legno per bambini e oggetti di uso comune  corredano la mostra, tutti provenienti da musei e spazi pubblici armeni, russi e georgiani tra cui l’Ermitage di San Pietroburgo, la Galleria Tret’jakov, il Museo di Belle Arti A.S. Puškin e il Museo Panrusso delle Arti Decorative, delle Arti Applicate e dell’Arte Popolare di Mosca, Georgian National Museum, la Galleria Nazionale dell’Armenia di Erevan. E cosi, se il genio di questo artista sviluppa percorsi emozionali tramite un forte impatto tecnologico, incuriosisce senza mortificare il senso ultimo del loro utilizzo anzi: ne amplifica la fruizione dell’opera d’arte stessa da parte del pubblico.
Una mostra da visitare con senso critico sulla metafora del viaggio e grande curiosità, senza pregiudizi di sorta.

di Cristina T. Chiochia per DailyMood.it

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