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La poetica di Carolyn Carlson: l’incontro per Short Stories al Teatro Verdi

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Come l’onda di Katsushika Hokusai, in una danza che pare parola fuori campo, poesia visiva di un Haiku, incontriamo e poniamo alcune domande ad una grande protagonista della danza mondiale da quarant’anni , Carolyn Carlson. Arriva all’incontro-conversazione post spettacolo a cura di Silvia Poletti (che animano questa stagione di Danza al Teatro Verdi di Pisa) con il Direttore Artistico del Teatro, Silvano Patacca, che è anche membro del direttivo di Federdanza AGIS, ancora carica di energia ed entusiasmo e con grande generosità abbraccia virtualmente il suo pubblico con un incontro emozionante in parte in lingua americana ed in parte in italiano, ma che spesso non ha bisogno di traduzioni. Accanto a lei, le sue danzatrici dal “cuore poetico” come le definisce, proprio come il suo, Sara Orselli e Sara Simeoni, due danzatrici intense e solo all’apparenza differenti.

Arriva così per la sua prima volta al Teatro Verdi di Pisa una delle più grandi interpreti della danza contemporanea, Carolyn Carlson, che, come recita il comunicato stampa “dal percorso artistico originale e capace di tratteggiare una calligrafia coreografica irripetibile, con la sua compagnia in Short Stories, tre assoli femminili, suadenti e rarefatti“.
Colore, forma, equilibrio, tre quadri colorati di presenza, quelli andati in scena il 30 Marzo, con assoluta perfezione artistica e che utilizza appieno la creatività del sub-conscio attraverso l’intuito e la percezione totale. Ad aprire lo spettacolo è stata lei, Carolyn Carlson, che pareva muoversi e “fondersi” con il primo assolo interpretato, dal titolo “Immersion” e di cui è anche coreografa. Il fatto di essere sola in scena, amplificava in modo positivo la percezione della sua danza attraverso ogni singolo gesto: la dinamica del movimento che diventa energia, il gesto che diventa tempo e spazio, lasciando alla fantasia ed al ricordo dello spettatore, tutto il resto. Come pittura viva invisibile che lascia il segno del suo passaggio con le sue mani invece, sempre ben visibili. Quasi dipingesse lo spazio anche il secondo solo. Questa volta interpretato da Sara Simeoni. La coreografia della Carlson in questo caso si apre per questa “Wind Woman” (il titolo dell’assolo del 2011 ) totalmente in balia del vento creato dalla musica di Nicolas de Zorzi, per poi spalancarsi con il terzo assolo dal titolo “Mandala” del 2010, che si ispira all’energia del cerchio come simbolo sia dell’universo che del gesto artistico perfetto e trova nelle musiche di Michale Gordon il clima ideale per Sara Orselli che regala con il suo corpo, come nella creazione di un mandala appunto, tutti i cambi di ritmo di questa antica pratica di meditazione: dalla sua ideazione e realizzazione, alla sua distruzione che è anche, rinascita.

DailyMood.it: “Dailymood si occupa come dice il nome, dei mood, delle tendenze e come la moda moderna, spesso anche la danza scopre stili e tendenze arricchendoli di suggestioni contemporanee. Lei che è una icona della danza. Cosa ne pensa? Lei si sente “di moda” avendo ispirato e continuando ad ispirare come un modello , il mondo della danza contemporanea e moderna?”
Carolyn Carlson: No. Faccio il mio lavoro. La moda è altro. La moda dice ciò che è “di moda” mentre io faccio qualcosa in cui credo. Io non mi sento un’onda, io mi sento oceano. Tutti noi lo siamo. E’ questo che rende la mia danza universale.

DD: La sua è una poetica dello spazio? Lo chiedo perchè mi è venuto istintivo pensare al principio taoista del wu wei che crea il “vuoto primordiale” per fare spazio e creare l’azione. E’ una mia impressione o è così?
CC:
Il mio più che altro è un processo. Più che di un vuoto/pieno è un “inside/out”, è espansione, scambi di energia. Questa sera tra il pubblico e noi in scena c’è stato un bellissimo scambio che ha permesso tutto questo.

di Cristina T. Chiochia per DailyMood.it

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