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Dalì e il sogno classico: lo swing mood come lucida follia

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Il mood swing, ovvero trovarsi fuori e dentro di sè allo stesso tempo; quel repentino cambiamento, sia esterno che interno. Dovuto anche alla continua metamorfosi della società, sempre più liquida, il cambiamento fuori e dentro di sè (d’umore, morale, cambiamento fisico, politico, sociale, poco importa) diventa un vero e proprio mood che segna anche la moda, l’arte e la società sempre più spesso, in modo particolare quando i cambiamenti appaiono più veloci e repentini. A tratti, il mood swing appare nell’arte, forte e distruttivo, ma a volte invece appare lucido e folle e lo si ritrova spesso nelle mostre e negli allestimenti come specchio dei tempi. Ne è un bell’esempio la mostra su Dalì a Pisa dal titolo “Dalì il sogno del classico” e che sino al 5 Febbraio 2017 sarà possibile visitare negli spazi espositivi della splendida cornice di Palazzo Blu sul lungarno. Il percorso espositivo, ben 150 le opere, presenta al pubblico italiano il lavoro del maestro (catalano) nel mood più “rinascimentale” ed italiano possibile e forse, per questo, più inedito con un alternarsi di fuori (l’arte rinascimentale) e dentro di sè (il surrealismo), incredibili. Come lo stesso Salvador Dalì era solito dire: “inizia a disegnare e a dipingere come gli antichi maestri. Dopo potrai fare quello che vorrai e tutti ti rispetteranno.” La mostra “Dalì il sogno del classico” è essenzialmente questo passaggio. Nata dalla collaborazione di MondoMostre e la Fondazione Palazzo Blu la mostra su Salvador Dali è stata resa possibile grazie a Montse Aguer ovvero la Direttrice dei Musei Dalí ed offre infatti una prospettiva inusuale per conoscere le tante metamorfosi surrealiste dell’artista attraverso i suoi lavori forse meno conosciuti ma che hanno segnato attraverso suoni, immagini e parole , profondamente la sua arte . Nella sua interpretazione di Dante e della Divina Commedia, per esempio, come anche attraverso un continuo confronto con le opere di Michelangelo Buonarroti e Raffaello, o dipingendo le celebri allucinazioni degli orologi e delle ombre, l’arte che definisce “atomica”, il suo metodo chiamato “paranoico critico” e la sua visione estetica che trasmette allo spettatore le inquietudini sotterranee che lo governano. Trova spazio nell’allestimento anche il misticismo religioso che le pervade negli ultimi anni, rendendo uniche e davvero molto potente nel messaggio sul suo modo di intendere l’uso dell’arte surrealista alcune tele che permettono una riflessione su ciò che tormenta l’artista. Conclude il percorso la sezione sull’autobiografia di Benvenuto Cellini che ripercorre in modo orginale ciò che Dalì considerava artistico: l’esplorare l’uso sapiente del disegno, dell’illustrazione, del colore e dell’immagine in una lucida follia biografica: assecondandone, forse spesso, quella visione di sogno, in questo caso classico, che permetteva appunto al suo swing mood surrealista di esprimersi appieno.

di Cristina T. Chiochia per DailyMood.it

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