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Il gioco dell’arte raccontato a Nonostante Marras

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Ciò che è avvenuto martedì 22 novembre 2016 alle ore 19.00 nello spazio Nonostante Marras va ben oltre la presentazione di un libro, dove l’autrice Agata Boetti, figlia del celebre artista Alighiero, infatti, ha offerto ai partecipanti un’esperienza familiare condivisa con degli estranei, in fondo, ovvero il pubblico delle sue opere ed i tanti estimatori di questa poetica artistica attraverso il mood del “game plan“.
il mood del “game plan” ritorna quindi dopo aver raccontato questo artista nei piu’ celebri musei del mondo, con questo libro di Agata Boetti , già attraverso l’apertura e generosità del titolo “Il gioco dell’arte” nel suo racconto del padre Alighiero Boetti più vero: un pò spiazzante ed un pò rivelatore. Il libro, edizioni Mondadori Electa, viene raccontato in un evento in collaborazione con le Case dell’arte, dall’autrice con Francesca Alfano Miglietti e Pasquale Leccese e fanno prendere vita all’arte con delle parole dove il ricordo diventa ricamo famigliare: “non mi ricordo di aver mai visto mio padre uscire per andare al lavoro. Non si rasava, non metteva la cravatta. Non parlava mai di colleghi e di stipendio. A volte dormiva tutto il giorno, altre volte spariva per giorni, settimane, addirittura mesi”; con quella delicatezza che solo una figlia sa trasmettere. Scrive Deleuze in ‘Conversazioni’: “Il giusto modo di leggere oggi, è quello di porsi di fronte a un libro così come si ascolta un disco, come si guarda un film, come si sente una canzone: ogni atteggiamento di fronte a un libro che richieda per esso un rispetto speciale, un’attenzione di altra sorta, è qualcosa che giunge da un’altra epoca e che condanna definitivamente il libro”. Il libro di Agata Boetti, come recita il comunicato stampa, “è una fitta trama di piccoli tonfi e passi, a piedi nudi, che si allarga da una stanza all’altra, un racconto intimo che traccia delle linee, con un chiaro punto d’origine e di arrivo. Cioè una forma di esperienza della realtà che si struttura passando attraverso uno stadio anarchico, spontaneo, non gerarchico, caotico, in cui si costruisce, incessantemente, un’incalcolabile quantità di connessioni“. Un libro che fa cornice, che ripercorre i bordi di un artista che segue diverse direzioni di lettura: un artista italiano che insieme a Pistoletto, Zorio, Merz e tanti altri hanno dato vita al movimento dell’arte povera in Italia, ma che è noto in modo particolare per le sue opere “delegate” oltre che per i suoi arazzi e per la suddivisione in griglie e frasi, quasi haiku, creati dall’artista stesso e sperimentati attraverso una vera e propria “piattaforma di scelte” mettendo spesso in discussione lo stesso ruolo dell’artista e dell’opera d’arte. Il “ductus” del lavoro manuale, tanto amato anche dalla moda di Antonio Marras, dove la tessitura diventa quasi opera pittorica. Un connubio riuscito. Come le ri-invenzioni del concetto di opera d’arte e, chissà, di moda.

di Cristina Chiochia per DailyMood.it

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