La dicotomia che per tanti anni ha caratterizzato arte e moda è da considerarsi ormai superata. A dimostrazione di quanto detto, nel “Museo del tessuto di Prato” si tiene una mostra dal nome: “Tra arte e moda. Nostalgia del futuro nei tessuti d’artista del dopoguerra”, con data d’inizio prevista per il 21 maggio e prosegue fino al 19 febbraio 2017. Essa fa riferimento al progetto denominato “tra arte e moda” ideato e promosso dal Museo Salvatore Ferragamo di Firenze in collaborazione con la Fondazione Salvatore Ferragamo. Il progetto espositivo è proposto su più sedi da un’idea di Stefania Ricci, che coinvolge sedi dislocate in: Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze; Galleria degli Uffizi; Galleria d’arte moderna e Galleria del Costume di Palazzo Pitti Firenze; Museo del Tessuto di Prato e Museo Marino Marini Firenze.
Il contesto da cui è partita l’idea di effettuare una mostra tra arte e moda è quello novecentesco, che vede protagonista l’Italia del Dopoguerra: parliamo degli anni ’50, dove la nazione investe le proprie risorse nel rilancio di un’industria che valuta la qualità non solo attraverso i canoni classici economici ma anche in base alla componente creativa posta al fine di migliorare il livello di vita spirituale e pratico del cittadino all’interno della società. Periodo di grandi cambiamenti, quello del Novecento, che mettono a confronto arte e moda con numerose innovazioni: da qui nasce una collaborazione e contaminazione tra le due.
SEZIONE 1
Lucio Venna, “Sparta”. Disegno pubblicitario per Salvatore Ferragamo, 1930, pochoir su carta. Firenze, Museo Salvatore Ferragamo.
Salvatore Ferragamo, Prototipo di décolleté, 1930-1935, capretto dipinto ricamato a punto catenella. Firenze, Museo Salvatore Ferragamo. Foto Arrigo Coppitz.
Salvatore Ferragamo, Prototipo di décolleté, 1930-1935, capretto dipinto ricamato a punto catenella. Firenze, Museo Salvatore Ferragamo. Foto Arrigo Coppitz.
Salvatore Ferragamo, Prototipo di pianella, 1938, feltro decorato con strisce di cotone. Firenze, Museo Salvatore Ferragamo. Foto Arrigo Coppitz
Salvatore Ferragamo, Prototipo di pianella, 1938, feltro decorato con strisce di cotone. Firenze, Museo Salvatore Ferragamo. Foto Arrigo Coppitz
Salvatore Ferragamo, Prototipo di scarpa in due pezzi, 1935-1938, feltro lavorato a patchwork e tacco ricoperto di capretto. Firenze, Museo Salvatore Ferragamo. Foto Arrigo Coppitz
Salvatore Ferragamo, Prototipo di scarpa in due pezzi, 1935-1938, feltro lavorato a patchwork e tacco ricoperto di capretto. Firenze, Museo Salvatore Ferragamo. Foto Arrigo Coppitz
Salvatore Ferragamo, Prototipo di pianella, 1935-1938, camoscio stampato. Firenze, Museo Salvatore Ferragamo. Foto Arrigo Coppitz
Salvatore Ferragamo, Prototipo di pianella, 1935-1938, camoscio stampato. Firenze, Museo Salvatore Ferragamo. Foto Arrigo Coppitz
Max Ernst, Histoire naturelle, Paris 1926, tav. XXVIII. Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale. Foto Arrigo Coppitz
Salvatore Ferragamo, “Gala”, 1938, décolleté in camoscio con punta a corno di rinoceronte ideato da Salvatore Ferragamo nel 1938 e brevettato l’anno seguente. Firenze, Museo Salvatore Ferragamo. Foto Arrigo Coppiz
Berenice Abbott, Peggy Guggenheim in posa tra i dipinti surrealisti nella sua galleria Art of This Century di New York, 22 ottobre 1942. La collezionista calza scarpe firmate da Salvatore Ferragamo. AP/ ANSA
Salvatore Ferragamo, “Ghillie”, 1937, camoscio e capretto, tacco a zeppa di sughero. Firenze, Museo Salvatore Ferragamo. Foto Arrigo Coppiz. La scarpa è uno dei modelli realizzati per Peggy Guggenheim.
Salvatore Ferragamo, “Invisibile”, 1947, filo di nylon e camoscio, tacco a zeppa di legno a forma di F ricoperto di camoscio. Firenze, Museo Salvatore Ferragamo. Foto Arrigo Coppiz.
Salvatore Ferragamo, “Tirassegno” décolleté,1958, camoscio con applicazioni in capretto a motivo di tirassegno. Firenze, Museo Salvatore Ferragamo. Foto Arrigo Coppitz.
Rosa Genoni, Manto da corte “Pisanello”, 1906, velluto di seta con ricamo ad applicazione di merletto, filati metallici, canutiglia, cannucce e perle. Firenze, Gallerie degli Uffizi, Galleria del Costume di Palazzo Pitti. Il manto, ispirato a un acquerello di Pisanello (Un homme et une femme en habits de cour, 1450 circa, Chantilly, Musée Condé) fu presentato all’Esposizione Internazionale di Milano del 1906 insieme all’abito della Primavera.
La moda può essere arte? Domanda lecita considerando che essa è normalmente volta alla funzionalità e tende a riferirsi concretamente alla vita reale, sembra essere lontana dall’Art por l’art, concetto non sempre rappresentativo nemmeno per l’arte stessa. La prima a promuovere negli anni ’50 il concetto di moda come arte è stata l’istituzione Triennale di Milano che, con varie edizioni, ha reso possibile la sperimentazione da parte degli artisti all’interno di questo campo.
È ancora possibile parlare di arte e moda come organi opposti? Il progetto è volto ad analizzare le contaminazioni, sovrapposizioni e collaborazioni instaurate tra le due. Da esperienze preraffaelliti a quelle del Futurismo, Surrealismo, fino ad arrivare al Radical Fashion, si vuole concentrare l’attenzione anche sull’importante figura di Salvatore Ferragamo, che affascinato e ispirato dalle Avanguardie artistiche, cerca di porre in dialogo arte e moda. A lui e alle sue calzature viene dedicata la prima sezione della mostra, che vennero giudicate già dagli anni ’30 “manufatti di valore artistico”, facendo riferimento all’arte come punto di incontro tra tecnica e creatività concettuale. Le videoinstallazioni chiariscono come le calzature si confrontino con la loro fonte d’ispirazione, il mondo classico, l’oriente, le Avanguardie e via dicendo. Nella sala sono esposti anche i bozzetti pubblicitari originali.
SEZIONE 3
Dante Gabriel Rossetti, John Robert Parsons (fotografo), Jane Morris, 7 giugno 1865. Londra, National Portrait Gallery.
Dante Gabriel Rossetti, John Robert Parsons (fotografo), Jane Morris, 7 giugno 1865. Londra, National Portrait Gallery.
Liberty and Co. Ltd., Artistic and Historic Costume Studio, Abito, 1895 circa, seta pongé con decorazioni in merletto meccanico e ricami a punto smock. Londra, Victoria and Albert Museum.
Elisabeth Chaplin, Ritratto di famiglia in giardino, 1906, olio su tela.
Manifattura inglese, Abito estetico in tre pezzi, 1879-1880, seta operata a motivi geometrici, passamaneria in seta, sopraveste drappeggiata in stile medievale. Manchester, Gallery of Costume.
Mariano Fortuny, Tunica “Delphos”, 1911, seta, bottoncini in vetro di Murano, cordoncino di seta. Firenze, Gallerie degli Uffizi, Galleria del Costume di Palazzo Pitti.
Mariano Fortuny, Tunica “Peplos”, 1934, ermesino di seta plissettato con applicazione di perle in vetro di Murano. Firenze, Gallerie degli Uffizi, Galleria del costume di Palazzo Pitti.
Moriz Nahr, Gustav Klimt e Emilie Flöge nel giardino del suo studio nell’ottavo distretto di Vienna, Josefstädter Straße 21, 1905-1906 circa. Imagno/Getty Images
Wiener Werkstätte, Vestaglia a kimono, 1928 circa, tessuto “Hoby”, seta stampata con metodo habutae a motivi di pavoni, disegnato da Mathilde Flögl. Kyoto, Collezione The Kyoto Costume Institute.
Fortunato Depero, Gilet Futurista, 1923, panno di lana, ricami ad intarsio a motivi geometrici. Cavalese (Trento), Collezione privata.
Fortunato Depero, Basco futurista, 1929, panno di lana, ricamo ad intarsio a motivi geometrici. Cavalese (Trento), Collezione privata.
Fortunato Depero, Basco futurista, 1929, panno di lana, ricamo ad intarsio a motivi geometrici. Cavalese (Trento), Collezione privata.
Thayaht (Ernesto Michahelles), Taglio della bituta, 1920, inchiostro su carta. Roma, Collezione CLM/ Seeber.
Thayaht ritratto mentre indossa la tuta di sua invenzione. Prato, Museo del Tessuto. Foto P. Salvini Firenze
Maison Vionnet, Modello “L’Orage”, 1922, abito in taffetas, lavorato a intarsio a motivo di rettangoli in progressione geometrica. Parigi, Musée des Arts décoratifs, collezione dell’Union française des arts du costume.
Sonia Delaunay, Sonia Delaunay: ses peintures, ses objects, ses tissus simultanées, ses modes, in Librairie des Arts décoratifs, poichoir su carta, Parigi 1925, tav. I. Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale.
Elsa Schiaparelli, Tailleur, collezione autunno/inverno 1938- 1939, tessuto di lana bouclé, bottoni di bronzo dorato di François Hugo da un modello di Alberto Giacometti. Berlino, Deutsche Kinemathek-Marlene Dietrich Collection.
Alberto Giacometti per Elsa Schiaparelli, Bottone con femmina con le braccia alzate, 1938, bronzo. Parigi, Musée des Arts décoratifs, département Mode et Textile.
Elsa Schiaparelli con Salvador Dalí, Abito da sera, collezione febbraio 1937, organza di seta stampata con motivo di aragosta e prezzemolo. Filadelfia, Philadelphia Museum of Art, dono di Elsa Schiaparelli (1969).
Elsa Schiaparelli con Jean Cocteau, Cappotto da sera, collezione inverno 1937, maglia di rayon.
Yves Saint-Laurent, Abito da cocktail. Omaggio a Piet Mondrian, collezione autunno/inverno 1965- 1966, jersey di lana lavorato a intarsio. Parigi, Fondation Pierre Bergé-Yves Saint Laurent.
Enrico Coveri, Outfit composto da overall, scarpe e cappellino, collezione primavera/estate 1985, tessuto di cotone stampato a motivi di Keith Haring. Firenze, Collezione Enrico Coveri
Keith Haring, Fertility, 1983, serigrafia 74/100. Firenze, Collezione privata
Mila Schön, Abito, collezione primavera/estate 1990, caban a manica lunga in tessuto di lana con ricamo ad applicazione. Milano, Collezione Valentina Cortese. Foto Arrigo Coppitz
Yohji Yamamoto, Giacca maschile. Omaggio a Joan Miró, collezione autunno/inverno 1991- 1992. Panno di lana. Il ricamo con fili di lana e ad applicazione riproduce L’oro dell’azzurro di Joan Miró del 1967. Massa Lombarda, Archivi di ricerca Mazzini. Foto Arrigo Coppitz.
Yasumasa Morimura, Portrait (La Source 1,2,3), 1986-1990, tre pannelli stampati a colori. Takamatsu, Takamatsu Art Museum
Yasumasa Morimura, Portrait (La Source 1,2,3), 1986-1990, tre pannelli stampati a colori. Takamatsu, Takamatsu Art Museum
Yasumasa Morimura, Portrait (La Source 1,2,3), 1986-1990, tre pannelli stampati a colori. Takamatsu, Takamatsu Art Museum
Issey Miyake, Pleats Please, Issey Miyake Guest Artist, Series No.1: Yasumasa Morimura on Pleats Please, collezione autunno-inverno 1996- 1997, abito in poliestere plissettato e stampato. New York, The Museum at Fashion Institute of Technology, dono di Issey Miyake, Guest Artist Series #1.
La moda s’ispirò all’arte già nei primissimi anni del Novecento. In primo luogo furono gli artisti a dedicare molto spazio agli abiti e ai loro dettagli all’interno dei quadri, tramandando così gli usi e costumi delle varie epoche; successivamente a partire dall’Ottocento la moda dilagò nelle città grazie al contributo svolto dalle imprese tessili che si lanciarono nella grande distribuzione. Questo mise in atto una rivoluzione mai vista prima d’ora e permise il dialogo tra moda e arte.
Molti artisti hanno iniziato a lavorare per il mondo della moda. Uno dei più celebri e ricordati è Andy Warhol, che nacque come artista dal mondo della moda degli anni ’50, poiché fu uno dei celebri disegnatori di “Glamour”, “Vogue” e “Harper’s Bazaar”. Celebre il vestito di carta dal nome “The Souper Dress”, presentato in mostra come un concentrato tra moda, arte e logica industriale. Originalità del vestito, oltre al materiale di cui è composto ovvero cellulosa, è il motivo stampato su di esso: la celebre Campbell Soup, immagine ripetuta in sequenza stampata in serigrafia dalla lattina della zuppa.
SEZIONE 4
Christopher Makos, Altered Image, 1981, stampe digitali. Collezione privata.
Christopher Makos, Altered Image, 1981, stampe digitali. Collezione privata.
Christopher Makos, Altered Image, 1981, stampe digitali. Collezione privata.
Christopher Makos, Altered Image, 1981, stampe digitali. Collezione privata.
Christopher Makos, Altered Image, 1981, stampe digitali. Collezione privata.
Christopher Makos, Altered Image, 1981, stampe digitali. Collezione privata.
Christopher Makos, Altered Image, 1981, stampe digitali. Collezione privata.
Christopher Makos, Altered Image, 1981, stampe digitali. Collezione privata.
Campbell Soup Company, The Souper Dress, 1968, tessuto non tessuto in carta, cellulosa e cotone stampato con l’immagine della lattina di Campbell Soup. Kyoto, Collezione The Kyoto Costume Institute.
Salvatore Ferragamo, “Salvatore”, 1959, vitello con macchie di pittura. Firenze, Museo Salvatore Ferragamo. Le scarpe appartenevano ad Andy Warhol, che era molto attento alla propria eleganza.
Una sezione è dedicata a Germana Marucelli: porta all’interno della mostra un luogo di incontro tra operatori della moda, artisti e intellettuali uniti nella ricerca di nuove forme espressive in grado di interpretare il proprio tempo. La sezione comprende le opere di Pietro Zuffi, getulio Alviani, Paolo Scheggi, esposte alle pareti e, in più, gli abiti che furono sodalizio tra questi artisti.
Si passa dall’atelier al mood board, dove l’immaginario dei fashion designer è improntato sullo storytelling per immagini dal flusso di informazioni, basato su due qualità: attirare attenzione e innescare la memoria.
Nella mostra viene reso evidente il modo in cui Yinka Shonibare usa la moda per plasmare il linguaggio critico dell’arte. Con le sue installazioni propone una riflessione sulla multiculturalità, analizzando principalmente la questione coloniale. Le figure che animano le sue opere sono composte da manichini in pose teatrali e drammatiche vestite con abiti di stoffe batik richiamando le fogge tratte da dipinti del XVIII e XIX secolo.
SEZIONE 5
Autori vari, Giovedì di Germana Marucelli, 1947-1952. Collezione privata (courtesy Archivio Germana Marucelli, Milano). Foto Arrigo Coppitz.
Germana Marucelli, Abito da sera, “Linea Impero”, 1950, collezione Alta Moda, paillettes su chiffon di seta, motivo decorativo ideato in collaborazione con Pietro Zuffi. Collezione privata (courtesy Archivio Germana Marucelli, Milano). Foto Arrigo Coppitz.
Pietro Zuffi in collaborazione con Germana Marucelli, Senza Titolo, 1950, quadro in paillettes su chiffon. Milano, Archivio Germana Marucelli. Foto Arrigo Coppitz
Germana Marucelli, Abito da giorno,” Linea Assira”, 1961, collezione Alta Moda primavera/ estate 1962, abito in shantung di seta con motivi decorativi ideati e dipinti a mano da Paolo Scheggi. Collezione privata (courtesy Archivio Germana Marucelli, Milano). Foto Arrigo Coppitz.
Germana Marucelli, Abito femminile in due pezzi, 1963, camicia con collo ad anello e gonna in crêpe de chine stampato a fondo bianco con disegni di Paolo Scheggi. Roma, Collezione Enrico Quinto e Paolo Tinarelli. Foto Arrigo Coppitz
Germana Marucelli, Abito da cocktail, “Linea Optical”, 1964, collezione Alta Moda, primavera/ estate 1965, twill di seta con motivi ideati con la collaborazione di Getulio Alviani. Collezione privata (courtesy Archivio Germana Marucelli, Milano). Foto Arrigo Coppitz.
Germana Marucelli, Soprabito femminile, 1965, tessuto in diagonale di lana sfumata, quadrettatura ideata da Getulio Alviani. Roma, Collezione Enrico Quinto e Paolo Tinarelli. Foto Arrigo Coppitz
Getulio Alviani, Tensioni, 1966- 1967, sei serigrafie su carta. Brescia, Collezione privata. Foto Arrigo Coppitz
Getulio Alviani, Tensioni, 1966- 1967, sei serigrafie su carta. Brescia, Collezione privata. Foto Arrigo Coppitz
Getulio Alviani, Tensioni, 1966- 1967, sei serigrafie su carta. Brescia, Collezione privata. Foto Arrigo Coppitz
Getulio Alviani, Tensioni, 1966- 1967, sei serigrafie su carta. Brescia, Collezione privata. Foto Arrigo Coppitz
Getulio Alviani, Tensioni, 1966- 1967, sei serigrafie su carta. Brescia, Collezione privata. Foto Arrigo Coppitz
Germana Marucelli, Abito corto da sera, “Linea Alluminio”, 1968, collezione Alta Moda, autunno/ inverno 1968-1969, paillettes su organza di seta con motivi a “scudo” ideati in collaborazione con Paolo Scheggi. Milano, Archivio Germana Marucelli. Foto Arrigo Coppitz
Germana Marucelli, Completo da sera, “Linea Alluminio”, 1968, collezione Alta Moda, autunno/ inverno 1968-1969,completo composto da corpetto in pelle lucida e pantaloncini in lana con placche in alluminio anodizzato ideate in collaborazione con Getulio Alviani, gilet in piume di struzzo su chiffon, stivali in camoscio di Salvatore Ferragamo. Collezione privata (courtesy Archivio Germana Marucelli, Milano). Foto Arrigo Coppitz
La mostra è impostata interamente sui giochi di ruolo che intercorrono, a partire dal Novecento, tra moda e arte e volti a dimostrare come la distanza sia del tutto svanita col passare del tempo. Durante il periodo novecentesco è emerso il settore del tessuto stampato per arredamento da cui, successivamente, è nato un altro nucleo di tessuti stampati considerati vera e propria “arte da indossare”: foulard di seta stampata su disegno d’autore, idea ben lontana da quella della triennale di Milano ma rivoluzionaria che crea ancor di più legame tra arte e moda. Da citare, come presenti all’interno della mostra, alcuni dei più importanti foulard disegnati da Edmondo Bacci, Franco Gentilini, Roberto Crippa, Giuseppe Capogrossi.
Non finisce qui, presente in esposizione opere del gruppo MAC (Movimento Arte Concreta) che trovano nell’arazzo, considerato il linguaggio maggiormente vicino alla pittura, una materia d’ispirazione su cui lavorare. All’interno della Scuola degli Arazzi di Esino Lario, manifattura lombarda fondata nel 1936, gli artisti lavoravano su disegni preparatori per lo più di stampo astratto, mentre l’organo della manifattura si dedica alla creazione di un nuovo tessuto per rendere maggiormente fedele il risultato ottenuto sull’arazzo rispetto agli originali proposti dagli artisti.
SEZIONE 7
Yinka Shonibare, MBE, Food Faerie, 2011, manichino in fibra di vetro, cotone olandese stampato, pelle , piume d’oca, basamento in acciaio. Londra, courtesy Yinka Shonibare e Blain|Southern Gallery
Yinka Shonibare, MBE, Impaled Aristocrat, 2013, manichino in fibra di vetro, cotone olandese stampato, pelle, spada, orologio da tasca, basamento in acciaio. Londra, courtesy Yinka Shonibare e Blain|Southern Gallery
Yinka Shonibare, MBE, Revolution Ballerina, 2014, manichino in fibra di vetro, cotone olandese stampato, pistole, basamento in acciaio. Berlino, courtesy Yinka Shonibare e Blain|Southern Gallery.
In mostra si trovano esposti arazzi importanti tra cui quello di: Atanasio Soldati, entrato in contatto con il movimento “abstraction –creation” a Parigi nel 1933 e considerato uno dei primi esponenti italiani ad aderire all’arte astratta; Alfredo Chighine, promotore di un’arte astratta fatta di linee e colori rappresentanti l’essenza vitale della natura.
Oltre ad arazzi e foulard sono presenti materiali di manifattura pratese, proveniente dall’esperienza di Guido Pugi, che presenta tappeti realizzati con disegni e tecniche di tradizione centro asiatica, europea e moderna. Nel 1956 il tappeto denominato “jungla”, realizzato dalla ditta Figli di Guido Pugi seguendo il disegno di Giuseppe Ajmone, ha vinto il prestigioso premio del compasso d’oro, e venne presentato l’anno successivo presso la Fiera mondiale di New York.
SEZIONE 8
Comme des Garçons, Abito, collezione “Body Meets Dress, Dress Meets Body”, primavera/estate 1997, poliestere con applicazioni in tessuto di nylon e imbottiture in piumino e piume. Como, Collezione privata. Foto Arrigo Coppitz.
W.&L.T. (Wild & Lethal Trash), T-shirt, collezione autunno/inverno 1997-1998, cotone e jersey stampato. Anversa, MoMu – Fashion Museum of the Province of Antwerp. Foto Arrigo Coppitz
Hussein Chalayan, Corpetto, collezione autunno/inverno 1995- 1996, quattro pezzi di legno uniti da bulloni metallici. Kyoto, Collezione The Kyoto Costume Institute
Nick Cave, Soundsuit, 2010, struttura decorata a scacchi sul davanti e paillettes blu sul retro, perline e paillettes vintage, leggings in maglia. Verona, Galleria Studio la Città
Nick Cave, Soundsuit, 2010, telaio di centrini squadrati sul retro, centrini disposti a spirale nella parte anteriore, tessuti di maglia, paillettes, presine da cucina, centrini vintage e leggings in maglia. Parma, Collezione Emanuela Barilla
Nick Cave, Soundsuit, 2010, telaio di centrini squadrati sul retro, centrini disposti a spirale nella parte anteriore, tessuti di maglia, paillettes, presine da cucina, centrini vintage e leggings in maglia. Parma, Collezione Emanuela Barilla
Boudicca, The “Aketon” dress, collezione autunno/inverno 2001- 2002, tela di cotone con collo alto, ampie maniche a punta, corsetto e grembiule in pelle con lacci di nastro e applicazioni in ottone. New York, The Museum at Fashion Institute of Technology
Roberto Capucci, “Ematite”, 1995, gonna in taffetas di seta plissettata con elementi architettonici a nido d’ape, corpetto in taffetas di seta. Roma, Archivio Fondazione Roberto Capucci.
Gareth Pugh, Abito e cappotto, collezione primavera/estate 2011, cappotto in metallo e abito senza maniche in vinile. New York, The Museum at Fashion Institute of Technology
Issey Miyake, Plastic Body, 1980, corpetto in fibra di plastica rinforzata. Tokyo, The Miyake Issey Foundation
Esposte inoltre importanti esclusive mondiali come: inedite collezioni per tessuti stampati, manufatti tessili, opere d’arte create da artisti italiani importanti del periodo, prestate per l’occasione al museo. Tra queste si ricordano le opere di: Gio Ponti, Bruno Manari, Gio Pomodoro e tanti altri.
La mostra vanta diversi collaboratori al suo interno, tra cui: curatori, in cui si trovano nomi di Maria Luisa Frisa, Enrica Morini, Stefania Ricci e Alberto Salvadori; per la parte delle installazioni artistiche e videoinstallazioni si trovano rispettivamente: Riccardo Benassi e Karmachina; nel progetto di allestimento si nominano Silvia Cilembrini e Fabio Leoncini.
Photo Credit: Museo del Tessuto di Prato
NOSTALGIA DEL FUTURO NEI TESSUTI D’ARTISTA DEL DOPOGUERRA
PRATO, MUSEO DEL TESSUTO, 21 MAGGIO 2016 – 19 FEBBRAIO 2017
Giuseppe Capogrossi Superficie 295, 1958 Olio su tela Collezione privata
Lucio Fontana Concetto spaziale. Attese, 1968 Idropittura su tela Collezione privata
Franco Gentilini Ragazza col limone, 1957 Foulard in seta prodotto da Edizioni del Cavallino Venezia, Collezione Cardazzo
Gio Ponti Progetto grafico per tessuto per la XI Triennale di Milano, 1957 tecnica mista su carta Bologna, Fondazione Massimo e Sonia Cirulli Crediti Fotografici: Archivio Massimo e Sonia Cirulli
Sergio Bersani-Giornalfoto XI Triennale di Milano. Sezione dei tessuti nella Mostra delle Produzioni d’arte nel padiglione del Parco Sempione, progetto dell’allestimento dell’architetto Edoardo Sernesi, 1957 riproduzione fotografica. I tessuti che si vedono nell’immagine furono stampati dalla Manifattura Jsa di Busto Arsizio (Varese). Milano, Fondazione La Triennale di Milano
Piero Dorazio Progetto grafico per tessuto per la X Triennale di Milano, 1954 tempera su carta Bologna, Fondazione Massimo e Sonia Cirulli Crediti Fotografici: Archivio Massimo e Sonia Cirulli
Bruno Munari Progetto grafico per tessuto, 1950 tempera su cartoncino Bologna, Fondazione Massimo e Sonia Cirulli Crediti Fotografici: Archivio Massimo e Sonia Cirulli
Gianni Dova e Roberto Crippa L’occhio, anni cinquanta del Novecento piatto ottagonale in ceramica Prato, Collezione Paolo e Serena Gori
Franco Gentilini Paesaggio marino, 1963 olio su tela sabbiata Roma, Collezione Luciana Giuntoli Gentilini
Gianni Dova Senza titolo, 1958 tecnica mista su tela Pistoia, Collezione Gori Foto Andrea Paoletti
Piero Dorazio Progetto grafico per tessuto per la X Triennale di Milano, 1954 tempera su carta Bologna, Fondazione Massimo e Sonia Cirulli Crediti Fotografici: Archivio Massimo e Sonia Cirulli
Gianni Dova Progetto grafico per tessuto per l’XI Triennale di Milano, 1957 china su carta Bologna, Fondazione Massimo e Sonia Cirulli Crediti Fotografici: Archivio Massimo e Sonia Cirulli
Roberto Crippa Progetto grafico per tessuto per la X Triennale di Milano, 1954 circa tempera su carta Bologna, Fondazione Massimo e Sonia Cirulli Crediti Fotografici: Archivio Massimo e Sonia Cirulli
Bruno Munari Progetto grafico per tessuto, 1950 circa tempera su cartoncino Bologna, Fondazione Massimo e Sonia Cirulli Crediti Fotografici: Archivio Massimo e Sonia Cirulli
Ettore Sottsass jr. Rubini e Smeraldi. Progetto grafico per tessuto per la X Triennale di Milano, 1954 tempera su carta Bologna, Fondazione Massimo e Sonia Cirulli Crediti Fotografici: Archivio Massimo e Sonia Cirulli
Fausto Melotti Progetto grafico per tessuto per la X Triennale di Milano, 1954 circa tempera su carta Bologna, Fondazione Massimo e Sonia Cirulli Crediti Fotografici: Archivio Massimo e Sonia Cirulli
Franco Gentilini Ragazza di fronte su fondo rosso, 1959 Foulard in seta prodotto da Edizioni del Cavallino Venezia, Collezione Cardazzo
Lucio Fontana Concetto spaziale rosso, 1960 Foulard in seta prodotto da Edizioni del Cavallino Venezia, Collezione Cardazzo
Roberto Crippa Groviglio su fondo bianco, 1952 Foulard in seta prodotto da Edizioni del Cavallino Venezia, Collezione Cardazzo
Giuseppe Capogrossi Superficie, 1958 Foulard in seta prodotto da Edizioni del Cavallino Venezia, Collezione Cardazzo
Giuseppe Capogrossi Superficie tondo azzurro, 1958 Foulard in seta prodotto da Edizioni del Cavallino Venezia, Collezione Cardazzo
Edmondo Bacci Avvenimento fondo giallo, 1961 Foulard in seta prodotto da Edizioni del Cavallino Venezia, Collezione Cardazzo
Gianni Dova Senza titolo, 1954 Progetto grafico per tessuto stampato – Manifattura Jsa tempera su carta intelata Busto Arsizio (Varese), Collezione Branchini-Grampa
Gianni Dova Senza titolo, 1955 Progetto grafico per tessuto stampato – Manifattura Jsa tempera su carta Busto Arsizio (Varese) Collezione Branchini-Grampa
Lucio Fontana Galassia, 1955 Velluto verde di cotone stampato a mano prodotto dalla Manifattura Jsa Busto Arsizio (Varese), Collezione Branchini-Grampa
Lucio Fontana Progetto grafico del tessuto per lo schienale della poltrona P40. Concetto spaziale, 1957 pastello a olio con motivi decorativi di colore rosso su carta Busto Arsizio (Varese), Collezione Branchini-Grampa
Lucio Fontana Progetto grafico del tessuto per lo schienale della poltrona P40. Concetto spaziale, 1957 pastello a olio nei toni del verde e del nero su carta Busto Arsizio (Varese), Collezione Branchini-Grampa
Piero Dorazio Roma notturna, 1957 Progetto grafico per tessuto stampato – Manifattura Jsa tempera su carta Busto Arsizio (Varese), Collezione Branchini-Grampa L’opera vinse il Secondo Premio del Concorso Jsa all’XI Triennale di Milano.
Bruno Munari Solfeggio con variazioni, 1955 Progetto grafico per tessuto stampato – Manifattura Jsa tempera su carta Busto Arsizio (Varese), Collezione Branchini-Grampa
Antonio Ascari Sinfonia spaziale, 1957 Progetto grafico per tessuto stampato – Manifattura Jsa tempera su cartoncino Busto Arsizio (Varese), Collezione Branchini-Grampa
Aldo Bergoli, Tramonto, prima metà degli anni cinquanta del Novecento, poltrona foderata in raso di cotone stampato a mano. Busto Arsizio (Varese), Collezione Branchini-Grampa. Aldo Bergoli, Progetto grafico di tessuto per poltrona, prima metà degli anni cinquanta del Novecento, carta intelata. Busto Arsizio (Varese), Collezione Branchini-Grampa.