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Intervista a Jay C Lohmann. L’introspezione fotografica attraverso la pittura

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L’atto fotografico come pittura in movimento per Jay C Lohmann

Il colore abbagliante della pelle umana. La giovinezza disarmante di una donna o di un amante bambino forse, la bellezza maschile o femminile amputata del suo fiore piu’ bello o forse, colto troppo presto. Il percorso dei tanti personaggi, come novelli “Odisseo” dei quadri dell’americano Jay C Lohmann in mostra a Milano, in una collettiva.

Una parete a disposizione. Una immensa tela di emozioni. Ecco in estrema sintesi il lavoro di questo artista di New York che parte dal collage per arrivare all’introspezione fotografica attraverso la pittura. Ci accoglie davanti alle sue tele appese nello spazio Pau Design Container. Pronto a raccontarsi.

Domanda: Benvenuto e grazie per aver accettato l’intervista. Iniziamo con il dire che essere davanti al Suo lavoro, è come essere davanti ad uno “spazio vivo” creato anche grazie alla tecnica del collage. E’ voluto?

Risposta: Grazie a voi. Il mio lavoro parte dal rivestimento delle mie tele e dalla tecnica antica del collage che ben mi rappresenta. E per questo ho rivestito i miei quadri con le pagine della “La divina commedia” di Dante Alighieri e che da qui, da quel lasciare intravedere alcune pagine, parte il mio lavoro.

Domanda: Nei suoi lavori ci sono storie raccontate per immagini, anche molto forti. Come mai?

Risposta: I soggetti rappresentati sono stati presi da antiche fotografie di inizio Novecento. Mi piacevano le pose ed in modo particolare quel senso di innocenza che trasmettevano nonostante la semi o totale nudità esplicita. Attraverso la mia tecnica pittorica, con tutte le sue variazioni, ho cercato di rappresentare storie che valgono la pena di essere raccontate, proprio come in un libro.

Domanda: E come mai ha scelto proprio l’incolaggio, ovvero la tecnica francese del collage, come base della sua produzione artistica?

Risposta: Perchè mi rappresenta come artista. La uso da sempre, dai miei anni di studi di affresco. Sono americano e vivo tra Milano e New York da molti anni. Ho sviluppato una mia ricerca stilistica partendo dai miei studi e quello che rappresento tra queste due culture tanto che vorrei farne un libro biografico. I miei lavori parlano di me e di questa ricerca. Inoltre condivido un bel progetto con Ilaria Bochicchio, giovane di talento, in vero spirito artistico.

Domanda: Ci parli di questo progetto.

Risposta: Il progetto è sintetizzato in una performance che unisce diversi linguaggi artistici. E’ da provare, da vedere, da fare esperienza. Il titolo “No.Body” dice molto.

Domanda: I suoi personaggi sono amputati fisicamente o in un loro modo di porsi ed offrirsi. Come mai?

Risposta: Proprio per questo, esploro i loro corpi partendo dalle fotografie che però non riproduco, interpreto attraverso le sensazioni che mi fanno provare, guardandole. Senza voler apportare “migliorie” o modifiche alle immagini preesistenti, senza imposture nè manipolazioni, ma facendole diventare qualcosa di nuovo.

Domanda: Concludendo, l’atto fotografico come pittura in movimento?

Risposta: L’atto creativo non si puo’ separare dal suo contesto che, in questo caso, è il punto di partenza, ovvero il collage del fondo ed i soggetti in posa delle vecchie fotografie. Ma la pittura, la scelta del colore, le parti che mancano, fanno il resto e si, creano un movimento pittorico.

Chi è quindi Jay C. Lohmann? Sicuramente un artista dalle molte sfaccettature, intenso, che lavora per sottrazioni fisiche facendo della sua arte un continuo ascolto di un fattore umano di cui esplora i confini con originalità ed orgoglio.

di Cristina T. Chiochia per DailyMood.it

Credit Photo: http://jayclohmann.tumblr.com/

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