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Padiglione del Giappone: L’origine della vita al fuori salone più cool di Expo2015

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Che il padiglione del Giappone ad Expo fosse “cool” lo si intuisce dall’enorme fila sotto il sole afoso di Milano e da quell’allegria con cui le hostess invitano, dai loro microfoni, ad entrare (o dall’omaggio del portachiavi a cerniera su cui è stampato il logo-marchio del padiglione Giappone per Expo 2015 Milano e che ben esemplifica la cultura culinaria giapponese: la famose bacchette orientali all’insegna dei piaceri del cibo per l’uomo nella sigla “E” come Expo.

Ma a Milano c’è anche un altro posto dove il meglio del “cool” made in Japan ha trovato spazio in questa esposizione universale, ovvero il salone Giappone in pieno centro a Milano e facilmente raggiungibile dalla metropolitana rossa collegata direttamente all’Expo. Da segnalare anche la bella installazione all’ingresso dell’artista Yamamoto Motoi, nato nel 1966 ad Hiroshima, celebre purtroppo per la bomba atomica. Della sua terra conserva quell’amore dello spazio indeterminato dove tutto potrebbe essere. L’opera, dal titolo accattivante di Shio, che con due diversi ideogrammi significa “sale” ed “onda” . Sebbene tutti ricordino questo artista per il celeberrimo “labirinto” creato sempre con il sale e che venne sviluppato sulla suggestione di rendere palpabile la memoria e lasciarne una traccia (quasi a toccarla con mano) nel 2003 a New York, anche in questa installazione, ripercorrendo il significato che il sale ed mare con la loro importanza significano per questa nazione, con la mano decisa di un artista che realizza le installazioni con una precisione dovuta al fatto di vivere il tempo per realizzarla quasi come a cristallizzarsi (un’ora? un secondo?) e viceversa, renderla liquida. Ed il gioco è fatto.

Così nella installazione del salone satellite si viene avvolti nella sensazione, tipicamente orientale di accarezzare un ricordo, qualcosa che non è palpabile ma diventa quasi cristallizzato con la plasticità della forma. L’installazione quindi non lascia adito ad interpretazioni se non emozionali di quello che è il concetto, tutto giapponese del SHIO, ovvero dell’origine stessa della vita, come simbolo del mare. L’artista, celebre quindi per i suoi labirinti, qui cura ogni aspetto dell’installazione che, proprio per questo diventa ancora più concettuale non solo nella tipica realizzazione passo passo, di ogni singolo particolare, ma nella percezione che se ne ha nella sua totalità, quasi fosse trascendenza pura.

Il campo dell’arte moderna da ormai decenni gli tributa onori, tanto che i suoi lavori sono stati ospitati a Gerusalemme, San Pietroburgo al museo dell’Hermitage e nel 2003 a New York al Moma per PS1 quasi che la scelta di materiali e piani “difficili” diventassero, come lo era per Keith Haring, fotografie della mente universali a prescindere da dove venissero realizzate. Ed è in questo eterno ritorno , che forse la scelta di vedere e “gustare” un’opera come quella di SHIO in Italia rappresenta davvero un bel punto di partenza per il padiglione Giapponese o di arrivo, per il tema di Expo di quest’anno.

di Critina T. Chiochia per DailyMood.it

Photo Credit: www.facebook.com/pages/Yamamoto-Motoi/314200511967027?sk=photos_stream&tab=photos

Japan Salone – Milano – Making 02 2015.06.23 from Tadahiro Konoe on Vimeo.

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