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Pavillon France/Lille Europe: La vitalità del mondo della moda francese dal cibo alla fibra

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Definire cosa sia il fashion ed il glamour e quali ne possano essere gli ingredienti fondamentali cercandone sempre di nuovi non è compito facile. Ma di sicuro dal 2010 in occasione di Expo Shangai 2010, la città francese di Lille decise di aprire una propria “rappresentanza” anche nel centro della città dandone un esempio, seppur tipicamente francese. Nacque quindi il padiglione Lille Europa, uno dei cinque di quelli della Francia dove la popolazione avrebbe potuto avere un “assaggio” dell’essere glamour in Francia. Anche quest’anno è stato seguito lo stesso criterio ed in pieno centro a Milano, città del nuovo Expo, nella zona decisamente glamour di corso Magenta, ecco il bel Pavillon France/Lille Europe.

Tanti i protagonisti mood che si possono incontrare tanto nel padiglione che nel bel chiostro divenuto per l’occasione una installazione a cielo aperto in una sorta di coloratissimo e particolarissimo bistrot fashion. Inoltre per chi è sempre a caccia di mood, è possibile visitare anche una bella mostra dal titolo “Textifood”, in chiusura in questi giorni che offre una testimonianza del futuro del tessile declinato con i temi del cibo come nutrimento del pianeta, proposti da Expo2015. Ma può la moda, essere nutrita dal cibo? E da quale cibo? Può una pianta vegetale o una sedimentazione animale , diventare un tessuto “adatto e portabile” per l’uomo? Ne sono convinti oramai da molti anni gli organizzatori che, attraverso questo processo partecipativo dell’Expo di Milano, sta permettendo di creare aree visitabili attrono al tema del nutrire il pianeta declinandolo in modo eccezionale: moda, musica, teatro, arte, letteratura come non si è abituati a vedere.

Non solo quindi un sito espositivo alla fermata di rho fiera, ma una città che pulsa, vive e si nutre di segni tangibili di un futuro ecostenibile anche per quanto riguarda la maoda. I protagonisti della mostra “textifood”, offrono un approccio nuovo dei tessuti del futuro: limone, birra, arancia, ortica, riso, vino, crostacei che se è vero che si possono mangiare ora si possono anche tessere. Lille3000 offre una bella sezione in proposito. Attraverso delle teche, il visitatore è guidato dalla fibra grezza alla tessitura che oltre a vederli, puo’ anche toccarli come fanno solo i chimici nelle fabbriche del tessile: su piccoli campioni a disposizione, con la materia grezza, tessuti e filati sulle così dette “pezze” fino alla visione, non toccabile, degli abiti realizzati ed esposti. Chi segue la moda conosce il lavoro degli stilisti e la passione dei sarti. Ma guardando gli abiti in mostra, balza immediatamente agli occhi che c’è di più. C’è la voglia di seguire il mood del momento, l’Expo. La voglia di superare l’insuperabile: creare indossabilità di capi non propriamente comodi o semplici dalla materia prima vegetale o animale, dal cibo.

Certo ne sarebbe orgoglioso un francese d’eccezione, Pasteur che negli anni ’50 del’ 800, studiò per primo le anomalie della fermentazione della birra e della fermentazione del vino, chissà, forse il team di ricercatori della università Australiana capitanati da Garry Cass e coordinati dall’artista Donna Franklin, hanno voluto rendegli in questo modo omaggio nel realizzare i du abiti all’ingresso: abiti creati con vino e birra. E se quello del vino, realizzato sul corpo della modella tanto che occorre bagnarlo per rimetterlo “in forma” una seconda volta, ha come una patina di tessuto che a prima vista pare sangue coagulato, quello creato con il processo di fermentazione battericida della birra somiglia al fiore bianco del luppolo in modo decisamente più poetico e romantico. Interessante infine è l’abito di Coralie Marabelle da sempre famosa per il suo distinguersi come stilista di “designer per l’abbigliamento femminile”. Francese, attualmente lavora ancora a Parigi e dopo aver lavorato per alcune case della moda, tra cui Hermès e Alexander McQueen, è la vincitrice della sezione “pubblico” del prestigioso Hyères Festival Internazionale della Moda e della Fotografia del 2014, (per la sua collezione donna), oltre che finalista al Grand Prix de la Création de la Ville de Paris 2014, mentre la sua seconda collezione è stata presentata quest’anno sempre al Festival di Hyères 2015.

Il mood del fuorisalone francese quindi e della mostra di Textifood, insomma, rimane lo spirito con cui è stato fatto: testimoniare la mutazione di questo ventunesimo secolo attraverso la vitalità dell’uomo ed in questo caso, della moda.

di Critina T. Chiochia per DailyMood.it

Photo Credit: www.lille3000.eu/milan2015/fr/pavillon

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