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Barbie, ancora una volta sotto i riflettori

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Andy Warhol nel 1985 la immortala in un celebre quadro, la band danese Aqua nel 1997 la inchioda alla storia del pop con “Barbie Girl”, un inno alla bellezza della plastic life spesa tra un party e l’altro, i Simpson ne fanno una parodia. Perfino il maestro del cinema Stanley Kubrick la cita nella chiusa di “Eyes Wide Shut”.

Dal 1959 a oggi, sono state prodotte circa un bilione di Barbie. Di bambole cult che ci ha seguito nell’evoluzione della società, adeguandosi ai tempi, sopravvivendo anche al web. Basti pensare che ha più di 300 pagine dedicate su Facebook e un migliaio di canali su YouTube.

Oggi, Barbie fa tappa a Napoli. L’icona pop dell’infanzia delle generazioni post moderne arriva al Museo PAN di Napoli dal 12 al 15 settembre, per una mostra interamente dedicata a lei. Tra un selfie nei Quartieri Spagnoli e qualche immagine rubata durante una gita sul Vesuvio, la bionda più amata di tutti i tempi svela il suo feeling con l’epoca digitale, con il mondo 2.0 dei social network attraverso una serie di scatti, tra nostalgia e avanguardia.

In attesa di contemplare l’immortalità di questa bambola senza tempo, riavvolgiamo il nastro. Barbie nasce già signorina nel 1959 sugli scaffali di New York e segna una rivoluzione nei costumi. Il vero nome di Barbie è Barbie Millicent Roberts, nasce del Wisconsin sotto il segno dei pesci.

Il debutto di Ken è datato due anni dopo il suo esordio, nel 1961. Nel mondo di Barbie nasce quindi prima la donna, a dispetto dell’antica Genesi. La biografia racconta che la moglie del proprietario della Mattel, Ruth Handler, guardando sua figlia che ritagliava le figurine di carta e poi le vestiva in ogni modo, decise di creare una minidonna alta 29.5 centimetri. Era nata la prima fashion doll. Barbie, con le sue curve perfette, il ricco guardaroba, le pettinature leziose, insegna alle piccole donne l’arte della civetteria. Denigrata dalle femministe, studiata dai sociologi, ha ispirato gli artisti perché Barbie è soprattutto un’icona di moda. “Simbolo della perfezione estetica” ha dichiarato Franca Sozzani direttore di Vogue. E’ stata la musa di Karl Lagerfeld.

Vestita da più di 70 famosissimi stilisti, Barbie ha ricoperto più di 108 carriere lavorative, tanto per incoraggiare il motto “potere alle donne”. Da modella e casalinga degli anni ’60, con abitini ispirati a quelli di Jackie Kennedy o di Marilyn Monroe, diventa astronauta nel 1986 e dottoressa nel 1988. Se prima era hostess, adesso è anche pilota. Le donne entrano in ogni professione e carriera in nome dell’uguaglianza e delle pari opportunità e Barbie le accompagna con mises che la agevolano nelle rapide trasformazioni: top manager con computer di giorno in ufficio, ai cocktail party sfoggia abiti da sera firmati da stilisti come Yves Saint Laurent, Dior, Valentino, Kenzo, Prada, Versace, Balenciaga; rockstar dagli audaci abbigliamenti stile Madonna – o è Madonna che si è ispirata a Barbie? – e istruttrice di aerobica, marine in mimetica e perfino austera candidata alle elezioni presidenziali degli Stati Uniti.

Curiosi di rispolverare i 4800 accessori della sua linea? Napoli val bene una messa, avrebbe detto Queen Barbie in persona.

di Valeria Ventrella per DailyMood.it

Vademecum:

Dove: Palazzo delle arti, in via dei Mille 60, Napoli

Quando: dal 12 al 14 Settembre 2015

Ingresso gratuito.

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