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Coda – I segni del cuore: Guardare le nuvole da entrambi i lati, in un film da Oscar

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“A voice like sand and glue”, “una voce di sabbia e colla” cantava David Bowie in Song For Bob Dylan. Il menestrello di Duluth aveva una voce così. Ma era la sua, unica, inconfondibile. Così anche Ruby, la protagonista di Coda – I segni del cuore, deve riuscire a trovare la sua voce. Cioè la sua identità, la sua personalità, il suo posto nel mondo. Coda – I segni del cuore è il film che ha appena conquistato tre Premi Oscar: Miglior Film, Miglior Sceneggiatura non originale e Miglior Attore non Protagonista, assegnato a Troy Kotsur. Coda – I segni del cuore, diretto da Sian Heder, arriverà al cinema da giovedì 31 marzo distribuito da Eagle Pictures. Un’occasione da non perdere per vedere in sala un film da Oscar.

Ma perché per Ruby Rossi (Emilia Jones) è così difficile trovare la propria voce? Perché Ruby è l’unica persona udente nella sua famiglia. C.O.D.A., infatti, è l’acronimo di Child of Deaf Adults (bambino in una famiglia di non udenti). Ruby, diciassette anni, si sveglia ogni giorno alle 3, e nelle prime ore del mattino lavora sulla barca di famiglia per aiutare suo fratello e i suoi genitori nell’attività di pesca sulla costa del Massachusetts prima di entrare a scuola. Un po’ per gioco, un po’ per frequentare nuove amicizie, Ruby entra a far parte del coro della scuola. La prima volta che prova a far sentire la sua voce, si vergogna e se ne va. Ma poi lo capisce: ha una voce, la sua voce, una splendida voce. Il suo maestro Bernardo crede in lei e la spinge a considerare una famosa scuola di musica per il suo futuro.

Non è stato facile per Ruby tirare fuori quella voce. Perché, all’inizio, essendo figlia di sordomuti, parlava male, con una voce diversa, la voce che spesso tira fuori chi è non udente. E quindi di quella voce, all’inizio, si vergognava. E allora il maestro Bernardo Villalobos, per tutti Mr. V., le dice di non trattenerla, quella voce, di non creare un suono carino. No, la voce di Ruby non è affatto “sabbia e colla”. E allora proverà a tirarla fuori, a cantare sulle note di Marvin Gaye, su Let’s Get It On e You’re All I Need To Get By, magari in un duetto con quel ragazzo, Miles (è interpretato da Ferdia Walsh-Peelo, l’attore irlandese ancora una volta cantante dopo il bellissimo Sing Street), che può diventare qualcosa di più che un compagno di canto. È musica soul. Soul vuol dire anima. Ed è quella che Ruby dovrà tirare fuori.

Non è facile per lei. Perché la sua famiglia è così particolare, diversa agli occhi degli altri. “Noi siamo i sordi, ci guardano come una barzelletta” dice il padre a un certo punto. E magari è vero: gli altri li vedono così, quando arrivano a scuola con l’autoradio a tutto volume, perché non sentono. Ma i Rossi sono pieni di passione e di energia: son affiatati, sboccati, parlano, a gesti, di sesso e di preservativi. I coniugi Rossi (Troy Kotsur e Marlee Matlin, l’attrice diventata famosa con Figli di un Dio minore) si amano, non riescono a trattenere la passione.

E per Ruby la famiglia è tutto. È tutto al punto che non ha mia fatto niente da sola. Ma non perché abbia paura di lasciare il nido. È perché è da quando è nata che fa l’interprete, che si occupa di loro. “È una bambina” dice la madre quando capisce che lei vorrebbe andare all’università. “Non è mai stata una bambina” ribatte il padre. Ed è proprio così.

Coda – I segni del cuore è il remake del film francese La Famiglia Belier, ed è un film speciale anche perché vede nel cast anche degli attori sordi, tra cui il premio Oscar Marlee Matlin e il neo premiato Troy Kotsur che ha dedicato il premio alla Comunità C.O.D.A (Children of Deaf Adults), alla Comunità Sorda e a tutte le persone con disabilità. Coda – I segni del cuore è un gran bel film, che scorre dolce, lieve e piacevole, una tranche de vie intensa ma senza scossoni emotivi e drammatici, con notevoli punte di ironia “I tuoi capiscono la musica?” “A mio padre piace il gangsta rap per via dei bassi”). È un film empatico. È un film caldo.

È anche un film semplice, di buoni sentimenti, edificante, come ne abbiamo visti tanti, e li abbiamo visti spesso anche vincere gli Oscar. Se la regia asseconda l’ottima sceneggiatura e l’ottimo cast, ci piacciono anche alcune scelte. Come la scena dello spettacolo di fine anno, in cui a un certo punto ascoltiamo le canzoni dal punto di vista, cioè di udito, dei genitori di Ruby. Così, mentre dal film scompare l’audio, per un attimo vediamo attenuarsi anche l’immagine, e Ruby e gli altri cantanti appaiono fuori fuoco. E seguiamo il finale dell’esibizione senza sentire alcun suono. E vediamo i due genitori guardarsi attorno e vedere tutti conquistati dalla musica, commossi da qualcosa che loro possono solo intuire. E trovarsi così a leggere le emozioni attraverso le reazioni degli altri. Più tardi vedremo papà provare a capire il dono di Ruby posando le mani intorno alla sua gola mentre canta, provando a cogliere la vibrazione. E vedremo Ruby usare i segni per far capire ai suoi almeno le parole, mentre canta Both Sides Now di Joni Mitchell. Parole immortali, che sembrano proprio parlare di lei. “Ho guardato le nuvole da entrambi i lati ora, da sopra e sotto. E ancora in qualche modo sono illusioni di nuvole che ricordo. In realtà non conosco affatto le nuvole”.

di Maurizio Ermisino per DailyMood.it

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