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Dal cinema alla tv, passando per il teatro: l’intervista alla brillante attrice Giulia Greco

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Interprete eclettica e poliedrica, Giulia Greco è uno dei talenti emergenti dell’attuale panorama italiano. Brillante, intensa e dal volto acqua e sapone, sino ad oggi si è mossa con disinvoltura tra commedie di successo e teatro d’autore, partecipando anche ad alcune delle serie televisive più popolari degli ultimi anni (Carabinieri, Il commissario Rex). E dopo aver lavorato al fianco di Carlo Verdone, Gigi Proietti e Antonio Albanese, è pronta a stupirci sotto la direzione di uno dei nostri registi più amati.

DailyMood.it: Come nasce la tua passione per la recitazione? Hai iniziato giovanissima…
Giulia Greco:
Da un volantino! Ebbene sì, vorrei poter dire che la mia passione nasce da giovanissima, che imitavo tutte e tutti e che vestivo i panni della mamma per interpretare donne dai tacchi alti e dalle collane vistose, ma, ahimè, non è proprio così. Un giorno, uno dei primi giorni che frequentavo l’Università, mi arrivò tra le mani un volantino per partecipare alle audizioni di una scuola di recitazione che aveva a disposizione due posti finanziati dalla Regione Lazio. Io telefonai per pura curiosità e quando mi comunicarono la retta dell’Accademia, pensando che fosse troppo alta, strappai il volantino e lo lasciai sulla mia scrivania. Sapete com’è finita? Che mia madre ricompose quel famoso volantino e mi fissò l’appuntamento per il provino. Ci andai. Vinsi la borsa di studio. Cominciai a studiare, mi diplomai e poco a poco, come in quelle storie dove l’amore cresce saldo e forte giorno dopo giorno, mi innamorai di questo lavoro…

DM. Tu spazi dal teatro al cinema fino alla televisione. Sicuramente i primi due sono stati colpiti duramente dalla pandemia. In che modo, a tuo parere, cinema e teatro potranno ritornare a fare breccia sul pubblico, a riportare la gente nelle sale?
GG. Non voglio fare polemiche, ma ritengo inconcepibile e profondamente ingiusto il modo in cui siano stati chiusi i cinema e i teatri, rispetto a tutte le altre attività che pian piano hanno avuto spazio dopo la terribile epidemia che tutti quanti conosciamo bene. Oltretutto è stato dimostrato che i contagi sono stati quasi inesistenti nelle sale teatrali e cinematografiche. Credo sia innegabile la crisi che si trova ad affrontare il nostro settore… Come riportare la gente nelle sale? Non esiste una formula magica ma, forse, basterebbe incentivarli con iniziative promozionali mirate e con rassicurazioni ufficiali relative alla sicurezza dal contagio. La gente vuole la magia dell’arte. Vuole la magia di perdersi nelle storie.

DM. Per quanto riguarda la tua carriera, riesci a passare dal teatro d’autore a cinema e televisione di stampo più popolare. A quale tonalità ti senti più vicina come attrice?
GG.
Non credo ci sia una tonalità a cui un attore si senta più o meno vicino. L’attore è.
Nel bene e nel male. Segue questa “maledizione” più che vocazione (perché recitare è un mestiere che ha poco o nulla di romantico. Credo sia una strada che, come tante, ha difficoltà quotidiane e molto spesso ti metta davanti a bivi duri da affrontare) e non importa se si recita e si interpreta per il teatro o per il cinema o per la tv… cambia la tecnica. Questo si. Ma il modo di vivere e affrontare un personaggio, quello no. Quello per tutte le situazioni nasce e rimane il viaggio più bello di sempre.

DM. Hai recitato in prodotti generazionali come Universitari di Federico Moccia o in Immaturi – La serie. Ecco, secondo te, il cinema e la televisione italiani riescono oggi a raccontare le nuove generazioni? Cosa potrebbero fare di più per raccontarle meglio?
GG. Le nuove generazioni si devono difendere, si devono proteggere da accuse sempre più feroci e ingiuste. Odio sentire frasi tipo “Ai miei tempi non eravamo così…” oppure “Quando eravamo giovani noi le cose andavano meglio…”. I giovani di oggi si trovano ad affrontare un mondo totalmente diverso. E non sempre si tratta di una diversità tragica o pericolosa, ma creativa, stimolante, intelligente, intuitiva. Le nuove generazioni vengono raccontate sicuramente in molti modi. C’è chi continua a dipingerle ancorandole ad un modus vivendi di mille anni fa, quando regnavano i cliché e le dinamiche comportamentali già trite e ritrite e chi, per fortuna, ha dato un bel taglio a tutta questa retorica e ha reso viva una generazione con le sue paure, i suoi amori e le sue ambizioni. Cosa potrebbero fare di più? Beh, direi che prima di raccontare bisogna sempre ascoltare e vedere la vita senza pregiudizi e luoghi comuni. Largo ai giovani, sempre e comunque.

DM. Hai un sogno nel cassetto? Un progetto a cui vorresti partecipare o un regista da cui essere diretta?GG.
Certo che ho un sogno! E mica solo uno… Ma mio padre era un lucano scaramantico e ho una paura matta che se li svelo non si avverano! Ma giuro che se un giorno ne realizzerò uno lo dirò.

Difficilissimo dire con chi vorrei lavorare, sono talmente tanti i registi che amo e stimo. Anche se ammetto che forse il mio più grande amore sia per Pedro Almodóvar. Ho imparato lo spagnolo solo per vedere i suoi film in lingua originale, e la mia tesi di laurea era proprio sulla sua linguistica.

DM. Progetti futuri? Dove ti vedremo quest’anno?
GG
. Con fierezza e anche un po’ di vanità sono così contenta di dire di far parte del cast de Le fate ignoranti, la serie di Ferzan Özpetek che uscirà il 13 aprile su Star di Disney+. È stato per me un grande regalo, sia per la mia vita personale che per quella professionale.

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