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Ennio Morricone e le note della nostra vita. Addio Maestro

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Soltanto un grande come lui poteva scriversi da solo il necrologio. “Io, Ennio Morricone, sono morto”. Inizia così il testo che il leggendario compositore romano ha lasciato dopo la sua morte, avvenuta questa mattina, all’età di 91 anni. Poche parole, dirette, semplici, esattamente com’era lui. Un artista che non cercava il successo ma che nel suo lavoro aveva trovato il terreno perfetto per esprimere se stesso, le sue emozioni. Emozioni che grazie alle sinuose melodie dei suoi spartiti sono diventate anche nostre, di tutti. Le colonne sonore dei film da lui firmate hanno formato la colonna sonora della nostra vita e continueranno a farlo, perché, come solo la grande musica può fare, hanno vinto la prova del tempo. La sua arte musicale, variegata, versatile, sempre aperta al rinnovamento, ha sempre colto nel segno: note e sonorità nate per il grande schermo ma talmente evocative da riuscire a vivere anche senza il supporto delle immagini.

Arrangiatore, direttore d’orchestra, compositore. Ennio Morricone ha abbracciato la musica sotto ogni aspetto. Ha nobilitato la musica popolare, le canzonette, sviluppando imprevedibilmente la loro architettura sonora, e contribuendo al successo di artisti come Gino Paoli, Edoardo Vianello, Gianni Morandi (anche la mitica Sapore di sale deve il suo successo al suo tocco). E poi ovviamente ha dedicato la maggior parte della sua carriera al cinema, esordendo nella musica da grande schermo con Il federale di Luciano Salce. Una prima esperienza che già lasciava intravedere il suo immenso talento, una melodia in cui si potevano apprezzare in nuce le sperimentazioni timbriche che avrebbero poi caratterizzato il suo repertorio.

Da quel film ad oggi, è storia. Storia della musica, storia del cinema, storia dell’immaginario collettivo. Due premi Oscar, uno alla carriera nel 2007, uno per la colonna sonora di The Hateful Eight di Quentin Tarantino nel 2016; Leone d’Oro alla carriera alla Mostra di Venezia; tre Golden Globes; dieci David di Donatello e altrettanti Nastri d’Argento; la stella sulla mitica Walk of Fame di Hollywood. Questi sono solo i più importanti riconoscimenti assegnati ad un talento enorme, celebrato e onorato in tutto il mondo. Un’eccellenza italiana che ha rivoluzionato la musica da film, inserendo nelle melodie i vocalizzi dei cantanti, i suoni della natura, i rumori reali, portando la chitarra elettrica nel western, dedicando ad ogni personaggio un proprio brano.

Ha creato le atmosfere più diverse, passando con disinvoltura dal western al thriller, dalla commedia al cinema politico, dai film sentimentali agli affreschi storici. Il sodalizio che l’ha reso mitico è stato, ovviamente, quello con Sergio Leone, ma Morricone nella sua carriera, con oltre 500 colonne sonore, ha lavorato per i più grandi registi italiani e stranieri: Gillo Pontecorvo, Elio Petri, Dario Argento, Bernardo Bertolucci, Marco Bellocchio, Carlo Verdone, Lina Wertmüller, Pier Paolo Pasolini, Giuseppe Tornatore, Oliver Stone, Brian De Palma, John Carpenter, Mike Nichols, William Friedkin.

Amante di Roma, la sua città, e della Sicilia, apprezzata grazie alla moglie Maria e al cinema di Tornatore, Morricone ha ampliato i confini del pensiero musicale, arricchendolo di incontri tra linguaggi espressivi diversi, sonorità originali e imprevedibili. Indimenticabili rimarranno il tema principale de Il buono, il brutto, il cattivo, costruito sull’ululato del coyote, quello di C’era una volta in America, suonato da un flauto di Pan, quello dell’oboe di Mission, la melodia sincopata di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, il soave clarinetto di Nuovo Cinema Paradiso. Composizioni che hanno segnato ciò che siamo, che hanno commentato sessant’anni di storia e che la descriveranno con liricità e passione alle prossime generazioni. “Io penso che, quando fra cento, duecento anni, vorranno capire com’eravamo, è proprio grazie alla musica da film che lo scopriranno”, dichiarò Morricone. Grazie alla sua, di musica, sicuramente. Addio, Maestro.

di Antonio Valerio Spera per DailyMood.it

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